Newsletter numero 212, 4 dicembre 2014

Ferguson

Poliziotto bianco ammazza ragazzo nero disarmato e poi viene assolto; esplode la rivolta dei neri. Fine della cronaca? No, la cronaca non finisce lì. Le amministrazioni americane locali sono in bancarotta. Sull'orlo del fallimento sono anche gli stati. La miseria cresce, le tensioni sociali si accumulano, esplodono le rivolte, la polizia si equipaggia come un esercito. Ad alto prezzo. La ribellione sociale endemica viene usata come fonte di prelievo fiscale mascherato. Si sa, miseria e "crimine" vanno a braccetto e specialmente il nero è fisiologicamente fuorilegge. Quindi paga multe, cauzioni o risarcimenti salatissimi. Ferguson è una cittadina al 67% di neri. Ogni abitante, uomo, donna o bambino, paga in media 124 dollari all'anno per i suoi misfatti. Il Comune incassa. Persino il tradizionalista The Economist s'indigna: "Il sistema della giustizia sta diventando un elaborato meccanismo per criminalizzare la povertà. Le piccole città dovrebbero smetterla di usare le forze di polizia e i tribunali come esattorie, [smetterla] di armare le polizie con equipaggiamenti da esercito". Sangue di negro del Missouri; più tre punti a Wall Street.

2006: La banlieue è il mondo

Regin

È il nome di un virus per computer. L'hanno trovato in Russia, in Arabia Saudita, in Irlanda e in diversi altri paesi, specie dell'Asia. Per com'è progettato, dicono gli esperti, ha origine fra i servizi segreti di qualche stato, quasi sicuramente USA e Inghilterra. Sembra che sia operante, nascosto nei server di Internet, da almeno sei anni. I computer sono mediamente zeppi di dati, e per gli spioni navigare selezionando e copiando è meglio che fare lavoro sul campo. Quindi un virus che resiste tanto alla scoperta è una manna. Nella guerra perenne fra industrie e nazioni, è meno costoso di una spia, meno vulnerabile, soprattutto automatico: lavora 24 ore su 24. Naturalmente, se Regin è americano e/o inglese, altri ve ne saranno in giro per il mondo firmati Pechino, Mosca o Berlino. Se non si posseggono capacità e capitali sufficienti, il mercato ne offre in abbondanza, personalizzati, a prezzi modici, o addirittura gratis a chi è appassionato del peer to peer sulle reti illegali. È un'arma micidiale che sta su una chiavetta da un euro. A differenza di un tank da 50 tonnellate di acciaio si può spedire con una e-mail.

2002: "Ormai il dentifricio è fuori dal tubetto"
2005: L'autonomizzarsi del Capitale e le sue conseguenze pratiche

Colossi

Google, secondo alcuni governi, sta diventando troppo potente; fornisce troppi servizi integrati in un sistema. Raccoglie troppa pubblicità. Tratta direttamente con gli stati. Microsoft continua ad essere monopolista assoluta, è già stata nel mirino dell'antitrust europeo più volte. Apple continua ad occupare la sua fascia di mercato e ha raggiunto un prezzo azionario pari a 700 miliardi di dollari, il più alto del mondo. Amazon, già maggiore distributore di libri cartacei ed elettronici, sta monopolizzando anche il mercato editoriale, ma vende ormai prodotti di ogni genere con tecniche aggressive, al limite del dumping. Facebook sta sconvolgendo le cifre della raccolta pubblicitaria. Fra poco arriveranno i colossi cinesi della vendita online come Taobao marketplace, che ha in catalogo attualmente 760 milioni di articoli ed è visitata da 100 milioni di "utenti unici" al giorno. La bramosia di vendere provoca un sacco di traffico nell'Olimpo industrial-commerciale. La contraddizione è assai classica: la produzione non ha teoricamente limiti, il mercato sì.

2000: Massimo di centralizzazione

Jobs act

La montagna ha finalmente partorito il topolino. Dopo tante sbruffonate, politicanti destri e sinistri, sindacati ultracorporativi, difensori del capitalismo in genere, non hanno avuto il coraggio di fare il proprio mestiere. Delle riforme strombazzate alla Leopolda, nemmeno l'ombra. Non c'è il salario ai disoccupati. Non c'è lo sfoltimento drastico delle micidiali tipologie contrattuali. Non c'è il contratto unico al di là dei mestieri. Non ci sono i provvedimenti strutturali per limitare la forbice dei redditi innalzando keynesianamente quelli bassi (a parte gli 80 euro contingenti). I sindacati, FIOM in testa, che potevano assecondare la propria natura corporativa sedendosi al tavolo di una succulenta "vertenza" alla Bottai, hanno preferito defilarsi non appena gli è stato fatto notare che il governo non è l'interlocutore naturale del sindacato. Alla fine è venuto meno il principio generale che piaceva alla Confindustria: mercato del lavoro selvaggio e "stato compassionevole" che ne rattoppa le conseguenze. Così niente mercato e niente rattoppi. Insomma, un pasticcio.

1993: Come un logaritmo giallo
2003: La legge Biagi o il riformismo illogico del Capitale-zombie

Guarentigie

Era tradizione del movimento operaio, delle sue organizzazioni immediate e del suo partito, lottare per il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita senza scendere a compromessi di principio con il nemico di classe. Questa impostazione era considerata naturale anche dai sindacati diretti da riformisti, come la vecchia CGL. Del resto Marx ed Engels l'avevano anticipato sul Manifesto: gli operai, lottando, non aspiravano a "guarentigie" all'interno del capitalismo ma si tenevano in allenamento per abbatterlo. In questa ottica le rivendicazioni erano conseguenti: organizzazione del sindacato sul territorio, e non in fabbrica per mestiere; accordi generali senza scadenza fissa, e non per categorie; massima importanza delle rivendicazioni per il salario e per il tempo di lavoro; salario ai disoccupati. Il fascismo cancellò questa tradizione e da allora si impostano le trattative con i criteri stabiliti da Mussolini: "Chi dice lavoro, dice borghesia produttiva e classi lavoratrici delle città e dei campi. Non privilegi… ma tutela di tutti gli interessi che armonizzano con quelli della produzione e della nazione" (16 novembre 1922). Così, da allora, con le "controparti" si partecipa, si discute su cosa e come fare per il piano industriale, magari si contratta un piano "equo" di esuberi. Il tutto con la tutela dello stato, pardon, in armonia con gli interessi della nazione.

1921: Ai lavoratori organizzati nei sindacati per l'unità proletaria
1949: Lotta di classe e "Offensive padronali"
2002: Una storia infinita di "articoli 18"

Ancora petrolio

Nella scorsa newsletter abbiamo parlato del prezzo di riferimento del petrolio giunto a un limite pericoloso di 86 dollari al barile. Infatti, al di sotto degli 80-90 dollari la maggior parte dei pozzi estrae in perdita. Mentre scriviamo, il prezzo è ulteriormente sceso a 69 dollari. Se il ribasso dovesse durare, la Russia e tutti i paesi petroliferi con alti costi di estrazione, come l'Iran, il Venezuela, la Gran Bretagna, la Norvegia, l'Iraq (per via della guerra), ecc. subirebbero perdite insostenibili. Ma il pericolo più grande per l'economia mondiale è costituito dalla struttura estrattiva degli Stati Uniti, ormai imperniata sulla dissipativa tecnica di estrazione da sedimenti bituminosi. Se, a causa del rifiuto OPEC di abbassare la produzione, chiudono i pozzi americani, vi sarà un contraccolpo di portata analoga a quello della seconda crisi petrolifera (1979-80), quando si innescò un aumento fino al 300%. Tutti dicono che sia in corso una "guerra del petrolio", ma è difficile stabilire di chi contro chi. Dell'Arabia Saudita contro gli Stati Uniti o di questi ultimi contro la Russia? Oltre alla rendita petrolifera, in gioco ci devono essere interessi geostrategici enormi se i protagonisti sono disposti a perdere miliardi di dollari al giorno con il rischio di scavarsi la fossa.

2012: Numero speciale sull'energia

Mafie

Hanno scoperto un giro politico-criminale a Roma. "Addirittura" legato a bande di delinquenti comuni. Come se ci fosse differenza con quelli un po' speciali. Titoli ad effetto: "Il mondo di mezzo"; "L'ombra della Magliana". Dunque c'era (c'è) una fascia di collegamento fra l'alta politica e il sottobosco delle mafie. O è il sottobosco della politica ad essere il tramite con le fasce alte delle mafie? Pignolerie: non c'è nessun mondo di mezzo, Tolkien non c'entra; nel mondo dominato dal capitale tutti obbediscono a ordini imperiosi, c'è un unico mondo integrato, compagni e camerati. Facciamo di tutta l'erba un fascio? Ma certo, proprio così. Un unico fascio di classi e mezze classi morte e putrefatte, che intossicano lo stesso sistema che dovrebbe rianimarle. E se qualcosa viene a galla, è solo per la concorrenza spietata fra le varie fazioni che si denunciano l'un l'altra.

2010: L'outsourcing globale

Macchine e potere

Stephen Hawking fa sempre notizia, anche un po' troppo. Non è in discussione il curriculum dell'"uomo più intelligente del mondo" (La Repubblica), ma qualche ipotesi strampalata l'ha fatta circolare. Ad esempio sulla capacità di auto-creazione della materia dal nulla. O quella sulla pericolosità di altre forme di vita intelligente nell'universo: se riuscissero a contattarci sarebbero così evolute che potrebbero distruggerci. Non proprio lineare è il suo rapporto con Dio che, nel tempo, è passato dal panteismo illuministico all'agnosticismo materialista alla Laplace, dall'ipotesi di una mente universale alla prova negazionista quantica (prima del Big Bang non esisteva il tempo, quindi nemmeno quello necessario per creare l'universo di particelle/energia). Ultimamente ha esposto un'altra teoria: le macchine intelligenti stanno prendendo il potere e distruggeranno l'umanità, perciò i governi dovrebbero applicare qualche forma di controllo. Vada per la creazione dal nulla; vada per gli alieni evolutissimi ma pericolosi; vada per un Dio multiforme, ma quella delle macchine no, sa troppo di fantascienza di classe b. Per adesso le macchine automatiche non sono altro che protesi dei nostri sensi e delle nostre facoltà, tendenti ad asservire l'operaio. Domani potranno contribuire a liberarci dal lavoro, a farci superare la preistoria umana. Dipende da chi le programma e in quale società.

2006: Genesi dell'uomo-industria
2009: Il mondo dell'uomo-industria

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