Newsletter numero 245, 19 gennaio 2022

Liliana Ragatzu

In memoria di Liliana Ragatzu, con affetto. Aveva aderito al Partito Comunista Internazionale nel 1969. Nel 1980, quando il partito aveva imboccato apertamente la strada della dissoluzione in seguito a una rovinosa reinterpretazione del programma se ne era allontanata. Come tutti coloro che non avevano accettato il nuovo corso, aveva mantenuto un rapporto con i compagni della diaspora. Di carattere combattivo e intransigente specie per quanto riguarda la nozione organica di partito, negli ultimi tempi aveva superato una serie di attacchi alla salute che alla fine hanno prevalso sulle sue risorse difensive.

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LA LIBERTÀ

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale. Che sono di due tipi: quella di uno stato che non riesce a fare gli interessi della classe di cui è strumento di potere e quella delle non-classi che sentono come angheria l'indifferenza dello stato di fronte alla loro pauperizzazione. Il proletariato assente, o meglio, pencolante fra temi non suoi, metabolizzati malamente.

Scriveva Engels nel 1894 a proposito delle frange non inquadrate nelle classi:

"E come in tutti i paesi accorrono in folla verso il movimento operaio tutti gli elementi che non possono aspettarsi nulla dal mondo ufficiale, avversari della vaccinazione, astemi, vegetariani, antivivisezionisti, medici naturisti, predicatori di libere comunità abbandonati dai loro stessi proseliti, autori di nuove teorie sull'origine del mondo, inventori senza successo o falliti, vittime di reali o presunte ingiustizie, che dalla burocrazia sono qualificati come "inutili querelanti" pazzi onesti e imbroglioni disonesti - così andavano le cose anche per i primi cristiani. [...] E, come le nostre prime comunità operaie comuniste, anche i primi cristiani erano di un'inaudita credulità per le cose che toccavano la loro vita di ogni giorno" (Sulle origini del cristianesimo).

I primi cristiani e i primi comunisti delle società segrete non erano i rappresentanti delle classi sfruttate ma coloro che, già insoddisfatti da ciò che loro concedeva la società, cercavano disordinatamente di opporsi all'espropriazione della loro identità. Essendo in genere elementi delle classi inutili alla produzione e riproduzione sociale, erano i primi a rimetterci quando la società andava in crisi. Oggi la stratificazione sociale è più complessa proprio perché complesso è il sistema. E però nello stesso tempo è più semplice a causa della compattazione in una classe media ben definita: Engels, infatti, per il periodo delle origini non elenca classi ma individui sparsi, che si raggruppano con criteri inerenti alla loro collocazione specifica. Il capitalismo ha profondamente cambiato la fascia sociale intermedia fra borghesia e proletariato. Offrendole uno statuto ufficiale di classe-cuscinetto fra le due portanti, le ha dato la possibilità di contare qualcosa nello scontro perenne fra sfruttatori e sfruttati. Se viene a mancare del tutto la coesione già precaria della piccola borghesia, la situazione sociale regredisce allo schema di Engels ed emergono nuovamente la confusione ideologica e l'inaudita credulità di chi non sa più a che santo votarsi per evitare il collasso economico personale o l'esproprio della propria attività.

La pandemia aggrava enormemente lo scenario. Dato che la borghesia non può permettere che si blocchi la riproduzione del capitale, chiede allo stato e da questo ottiene che si proceda alla chiusura delle attività che meno incidono sulla formazione del Prodotto Interno Lordo. E sono quelle che quasi al completo forniscono il reddito alla classe media. Si tende quindi a tenere aperti i luoghi dove si applica lavoro produttivo (in prima linea le fabbriche) e a minimizzare i danni dei blocchi per le attività secondarie il cui contributo reale al PIL è modesto (servizi, turismo, distribuzione). La scuola è un settore particolare: è improduttivo ma permette di tenere occupati gli studenti mentre i genitori salvano l'economia nazionale nei settori produttivi. Si calcola che le scuole aperte contribuiscano al traffico per 9 milioni di spostamenti-uomo in più ogni giorno (i mezzi pubblici stipati di pendolari sono una delle maggiori fonti di contagio). Lo stesso vale per le aule, nonostante alcuni accorgimenti. Osservando i grafici si notano sbalzi pronunciatissimi in prossimità dell'apertura e chiusura delle scuole. Tra richieste di apertura e di chiusura, dopo due anni non c'è ancora qualcosa che assomigli a una pianificazione "intelligente" (cioè a un modello di funzionamento che eviti i continui provvedimenti adattativi).

Così, concedendo a dritta e manca per accontentare tutti, non si ha neppure la certezza quantitativa del fenomeno "pandemia". Pochi giorni fa è stato raggiunto in Italia il picco dei contagi: 219.000 in un giorno. Per tutta risposta è stato proposto di cambiare i criteri di monitoraggio per i ricoveri Covid. Quanti siano veramente i contagi nessuno lo sa. La cifra ufficiale è una elaborazione dell'OMS su dati nazionali, che a loro volta…

Ma leggiamo che cosa scrive The Economist, sulla sua pagina web dedicata alla Covid 19:

"Da quando il virus è emerso, cioè dal dicembre del 2019, ha ucciso ufficialmente più di cinque milioni di persone. Tuttavia, le nostre stime [la rivista si basa su di un proprio modello matematico] suggeriscono che in realtà la cifra supera i 17 milioni."

La rivista più importante del mondo aggiusta il tiro moltiplicando per tre la cifra dell'OMS. È evidente che la grande civiltà del capitale non ci capisce più niente. I dati cambiano giornalmente e potrebbero cambiare non solo a causa di fluttuazioni del rilievo automatico ma per eventi imprevisti. La variante Omicron del virus, attualmente la più attiva, provoca sintomi meno pesanti delle precedenti, ma contagia più facilmente e velocemente. Essendo relativamente asintomatica è più pericolosa nelle situazioni in cui vi sono le condizioni per il contagio di massa. Un dato significativo è la stretta relazione fra il perdurare della pandemia e l'isolamento obbligato. Sembra che in queste condizioni il nostro organismo risponda con un aumento di altre patologie, specie quelle che normalmente sono la maggiore causa di morte nei paesi sviluppati. L'aumentata incidenza di cardiopatie o tumori dovuta alla Covid non è attribuita al virus ma all'isolamento che il virus comporta (PSI, Pandemic Stress Index).

La maggior parte della denuncia e della critica all'atteggiamento borghese di fronte alla pandemia è motivata, anche se proviene dalla stessa borghesia. Interessi contrapposti possono produrre un simile paradosso. Ma quando la critica è basata su informazioni discordanti, diventa per ciò stesso non falsificabile, cioè inconfutabile. Non siamo certamente degli estimatori di Popper, ma in questo caso è effettivamente impossibile stabilire la verità sulla base di informazioni che si contraddicono. Perciò la critica è valida, nessun esperimento è risolutivo.

Il capitalismo non è più riformabile da almeno un secolo, se mai lo è stato, e anzi sta andando verso la sua annunciata catastrofe. Il capitalismo non è solo basato sull'avidità di profitto, non è solo accumulazione di ricchezza prodotta con la forza lavoro sfruttata. Il capitalismo è un modo di produzione, cioè un sistema economico-sociale, è una possente struttura storica. Non è una persona o un gruppo di persone alle quali si può chiedere qualcosa. È giustamente un sistema, come si usa dire qualche volta. Un sistema di relazioni, non di semplici "cose". Ed è marcio. Avverte vagamente di essere fuori controllo, sbatte la testa qua e là come uno zombi e ammorba l'aria. Logica vorrebbe che un tale sistema complesso e terribile fosse affrontato come minimo con gli strumenti adatti: se è un sistema lo si dovrebbe affrontare armati di una teoria dei sistemi.

Non è una frase retorica: la putrefazione è reale, è un cambiamento delle qualità organolettiche della materia vivente, una profonda trasformazione chimica irreversibile. Il capitalismo non tornerà mai più giovane. La putrefazione si addice ai cadaveri, la macabra immagine è di Marx. Lo zombi soffoca con la sua inutile persistenza una nuova forma vivente; e, riprendendo un'immagine di Lenin, è un involucro che non corrisponde più al suo contenuto. Il comunismo non è una forma di governo che emette leggi differenti da quelle di altre forme. È il passaggio dalla necessità (determinismo) alla libertà (progetto). È la consapevolezza che ci possiamo liberare della sua dittatura soltanto lasciando che ci assoggetti completamente (Marx e nostra Lettera ai compagni "Demoni pericolosi"). In un mondo che sta per nascere nuovo fiammante in mezzo a intralci che sono vere e proprie catene dell'ulteriore sviluppo, non più quantitativo ma qualitativo (di nuovo Marx), sembrerebbe facile avere come riferimento il nuovo e non il vecchio. Invece no, sembra sia difficilissimo. Citiamo dal periodico di un organismo politico che si definisce partito comunista:

"Ci rivolgiamo, perciò, in particolare al proletariato indicandogli l’unica via perché la sua lotta classista abbia un peso nella società e un futuro nella prospettiva dell’emancipazione di classe: la via della lotta in difesa esclusivamente degli interessi proletari a partire dal terreno immediato."

Perbacco. In tre righe un programma di azione per indicare la via al proletariato affinché abbia un ruolo decisivo nell'emancipazione ecc. Forse nella foga retorica s'è lasciato indietro un particolare: il capitalismo è giunto a una fase della sua storia che non compromette più soltanto il livello del salario o delle condizioni di lavoro di una classe; sta minacciando gli equilibri della biosfera di questo pianeta, comprese le specie viventi che la abitano.

Non abbiamo a disposizione altri due miliardi di anni per rifare quello che è stato distrutto in due secoli.

A forza di ripetere che non vale la pena prendersela per fenomeni secondari, ci dimentichiamo che tali fenomeni esistono. Che sono contagiosi. Che trasmettono dei virus memetici insediati da qualche parte del cervello. Che trovano degli adepti. Che sanno di magia né più né meno degli esorcismi. Che sono gli stessi gridati nelle piazze in questi giorni.

Possa il proletariato marciare sulla via della rivoluzione! (Quella del XIX secolo).

Possano le non-classi riavere la loro libertà! (Quella del XVIII secolo).

Gli attivisti con i piedi per terra amano chissà perché, i punti esclamativi. Forse è perché i punti interrogativi implicano delle risposte. Un partito che si candida a guida della prossima rivoluzione, dopo aver proclamato in quel modo la propria ragione di essere dovrebbe affrontare il perché e il percome si possa ottenere tutto ciò. A partire naturalmente dal terreno immediato, visto che per esempio c'è una pandemia in corso. L'ultima considerazione nella frase citata non è lì per caso: non c'è conquista senza lotta, si dice, e perciò si può giungere ad indicare la via solo passando dal terreno immediato. Siccome l'ortodossia vuole che in ogni rivoluzione ci debba essere un organismo intermedio fra il partito e la classe, sindacato, soviet o altro, ecco che di fronte alla situazione d'oggi compare la rivendicazione immediata: esemplari la garanzia dell'agibilità sanitaria del posto di lavoro e il rimborso del tampone periodico.

Ricapitoliamo: viviamo in una società che fa della morte la propria bandiera fino al limite di rischiare l'estinzione della specie umana. Tutti i parametri del capitalismo crollano senza che riescano a risollevarne le sorti a causa dell'altissima dissipazione sociale. La stessa legge del valore-lavoro è messa in forse dall'automazione.

Il tampone gratis! Farà risparmiare qualche euro, ma siamo sicuri che non sia questo il problema vitale per il proletariato. Nella situazione in cui si trova, avrebbe davvero bisogno di pensare un'insurrezione, altro che la disinfezione del posto di lavoro. Semmai la disinfezione della scatola cranica dall'interno, dove risiede l'ideologia.

Svolgendo un lavoro aperto e pubblico, siamo coinvolti volenti o nolenti nelle discussioni. Ci è stato chiesto, è ovvio, quale fosse il nostro atteggiamento sia di fronte alla pandemia, sia di fronte al tentativo di movimento sociale contro i provvedimenti governativi. L'abbiamo detto, ne abbiamo scritto, ma la domanda era orientata in modo preciso: cosa ne pensate dell'obbligo di vaccinazione e di lasciapassare? A ben vedere la domanda è stata più chiara quando è stata più specifica: non ci è stato chiesto quale fosse una nostra valutazione generale sul virus e le sue implicazioni ma che cosa pensassimo delle leggi per l'obbligo.

Chiunque si definisca marxista non ha scusanti di fronte all'ondata di istanze per la libertà. Nemmeno i sanculotti facevano proprie le richieste in tal senso. L'illuminismo si era fatto strada nei salotti dei transfughi feudali, i borghesi erano impegnati con i loro affari e il resto della società, quello dei rovinati, appendeva i nobili "alle lanterne".

Marx ed Engels spiegano ad ogni piè sospinto che i comunisti non rivendicano la giustizia sociale. Al proletariato non viene negata la giustizia, che comunque sarebbe di stampo borghese. L'operaio non ha da rivendicare "guarentigie" né in questa società, il che significherebbe consegnarsi alla borghesia, né in un'altra, prossima, poiché sarebbe un non-senso, come chiedere le garanzie a sé stessa.

Negli articoli che abbiamo pubblicato diamo una valutazione del problema in ordine alla risposta passiva (toppa = peggiore del buco) della classe al potere. Sono articoli in cui si sottolinea il comportamento obbligato della borghesia, comportamento nel quale si rispecchia quello di chi, accettando di lasciarsi coinvolgere sul terreno dell'avversario, è trascinato in contraddizioni insolubili. Senza la capacità di sviluppare un progetto sociale, la borghesia procede brancolando nel buio, non può rispondere a "rivendicazioni" che scaturiscono dal modo di essere di questa forma sociale.

Quindi ciò che ha mosso migliaia di persone verso la piazza non è stato l'insieme dei provvedimenti ma l'obbligo di applicarli, ovvero la "sbrindellata e conculcata libertà".

Conculcare vuol dire calpestare e l'uso del termine arcaico dà un'aria romantica all'espressione. La borghesia rivoluzionaria diceva: "non sono d'accordo con quanto dici, ma lotterò affinché TU possa dirlo." Tutto ciò mentre in Place de la Concorde la ghigliottina lavorava a cottimo. Nel caso attuale la dichiarazione sarebbe: "non sono d'accordo con quanto dici e lotterò affinché IO possa continuare a fare i cavoli miei sapendo di contagiare il prossimo." Sui principi liberisti di questo genere eccellono gli anarchici anche se, fortuna loro, hanno avuto militi come Errico Malatesta, quasi-comunisti residenti all'indirizzo sbagliato. Sull'interpretazione della libertà si era espresso per esempio l'anarchico Camillo Berneri con l'articoletto "Cretinismo anarchico". L'IO è la patria dell'egoismo, nella quale è lecito all'individuo emettere teorie personali dalle quali si traggono indicazioni per comportamenti collettivi.

Nel caso specifico: "Non è vero che c'è una pandemia, i milioni di morti fanno parte della campagna di disinformazione, ecc." Forse, dopo 17 milioni di questi morti, siamo riusciti a toccare il fondo di questa malattia. O forse c'è bisogno di andare più a fondo ancora. Lasciamoci guidare.

Marx sosteneva che il cretinismo parlamentare era la credenza secondo cui chiacchierando forbitamente in parlamento si decidessero davvero le sorti di un paese.

Il Coronavirus è conosciuto e addirittura previsto. Esistono dei protocolli e dei modelli matematici di simulazione. Si sa quale è la miscela di interventi più efficace. C'è un organismo mondiale che dovrebbe dirigere questi interventi. Di fronte all'emergenza la borghesia non sa neppure applicare le sue stesse prescrizioni. È una malattia peggiore del cretinismo rilevato da Marx. Inutile chiedere alla borghesia di essere razionale: quando è con l'acqua alla gola sterza velocemente su strade che riguardano più la religione che la sua stessa scienza. Il mare indistinto della piccola borghesia rappresenta il "bacino di utenza" in cui pescare complotti diabolici e rettili verdi, teorie del dominio totale e prassi inadeguata persino al dominio dei semafori sul traffico. E invece di essere interessata all'applicazione sociale di metodi tecnici che nelle sue fabbriche funzionano, alimenta la battaglia di opinioni. Queste dovrebbero essere ignorate, lasciate alle chiacchere televisive o parlamentari. Invece no, trasbordano dagli schermi e inquinano attraverso un gigantesco copia-incolla tra classi. Insomma, si è di fronte a una tragedia epocale e si fa poco di più che battezzare le nuove varianti del virus.

La borghesia è per sua natura una classe vile perché ha dovuto conservare il proprio dominio politico contro gli effetti rivoluzionari del suo modo di produzione. Oggi deve rischiare il tutto per tutto pur di sopravvivere a un pericolo di estinzione. Per sua fortuna ha di fronte un "nemico" che da una parte sale sullo scranno per ricordare al proletariato che è una classe rivoluzionaria, dall'altra chiede il rimborso del tampone. E pensare che è pronta da più di un secolo una interessante rivendicazione non legata all'immediatismo: si chiudano le vie del contagio e si dia a tutti la possibilità di vivere con un salario di base il cui importo è da stabilire socialmente.

Era una richiesta storica del movimento operaio contro la disoccupazione, la si può riprendere ed estendere.

È assolutamente ridicolo scendere sul piano rivendicativo spicciolo e chiedere… qualsiasi cosa faciliti l'ingresso in fabbrica. Di fronte al pericolo reale di un virus mutante che mette in pericolo la nostra specie, ogni tentativo, ogni ricerca che non sia utile allo scopo di evitarla è completamente fuori luogo. Il riformista, liberale, anarchico, socialdemocratico o fascista dirà che il tampone gratuito è possibile, mentre il salario di base è un'utopia.

Ci interessa comunque capire il significato della marea montante delle manifestazioni populiste senza adagiarci sul comodo ma inutile slogan "è tutta colpa del capitalismo". Anche lo sforzo compiuto per criticare l'incriticabile è degno di miglior causa: su quel terreno si alimenta soltanto qualche inutile discussione già in corso, che sta uscendo dagli argini e coinvolgendo aree che si estendono ben al di là di quelle attinenti al virus. Protestare contro gli obblighi con toni da crociata religiosa non ha senso, ma proprio per questa mancanza di senso sarebbe necessario capire la natura e il fine reale della protesta. Perché è chiaro che intorno alla parola "libertà" è calata una nebbia assai fitta. Per i comunisti la parola "libertà" ha un significato ben preciso e diverso da quello corrente, mutuato dal significato borghese.

La nostra rete ha adottato spontaneamente un atteggiamento e ha preso le misure necessarie. Ciò è ben diverso da quanto reclamano le frange arrabbiate della piccola borghesia: non abbiamo lasciato alcuna "libertà di scelta", abbiamo semplicemente detto ciò che risultava dal comportamento congiunto delle classi, del sistema economico, degli organismi mondiali, degli individui sotto pressione e ovviamente di un virus mutante. Solo una società disturbata può inneggiare alla libertà di salvaguardare la continuità economica, l'unica libertà effettiva del mondo borghese: la libera oscillazione del prezzo della forza lavoro intorno al suo valore. Chi segue il nostro lavoro sa che siamo vaccinati prima di tutto contro il virus dell'ideologia borghese che avanza spinto dall'infame motore della libertà, categoria filosofica di una specifica classe a suo tempo rivoluzionaria, ma oggi capolavoro di ipocrisia illuministica fuori epoca.

Qualche dubbio rispetto alla scienza del nostro tempo emerge regolarmente anche fra i borghesi. E bisogna dire che la classe dominante nel criticare sé stessa se la cava meglio di quella dominata. In passato, quando si era trattato di pubblicare gli articoli sulle biotecnologie (argomento sensibile), avevamo raccolto una robusta bibliografia. La presenza soverchiante era quella degli alternativi New Age, ma abbiamo letto anche testi di utile critica. Idem per quanto riguarda il lavoro in programma sul problema della salute da inserire nella "Serie di Forlì" (Il programma rivoluzionario immediato) la bibliografia è una tremenda rassegna sull'incredibile credulità umana, ma anche qui c'è del materiale "borghese" utile a una critica. E, venendo all'oggi, c'è materiale documentario sufficiente per una critica non solo all'approccio borghese sul tema della pandemia e della salute ma all'approccio a tutta la scienza di questa epoca.

Evidentemente, nella nostra cerchia si è verificato un riferimento organico a fondamenti comuni e ci fa piacere che qualcuno l'abbia notato. In genere, però, ci si trova di fronte ad atteggiamenti che ricordano più la religione che la scienza, e i più accaniti sono paradossalmente coloro che più si inchinano davanti ai risultati prodotti dalla nostra dottrina rispetto a una teoria della conoscenza.

I seguaci di Marx hanno un programma da rispettare, come tutti i militi di una qualche corrente, disciplina, teoria. Ma la teoria non è una confezione di pillole e non ci sono ricette pure, la realtà è complessa e problematica. Ci sono fatti che bisogna stigmatizzare affinché non si ripetano. Allenamento, sensibilità, esperienza (propria o altrui), abilitano alla comprensione di ciò che succede intorno a noi. E quello che succede oggi è già storia vecchia di due anni. Per non sbagliare oggi bisognava già capire allora. Ma è proprio da allora che tutto ha iniziato a convergere in direzione dell'apertura delle attività produttive, ricreative, burocratiche o culturali assecondando dunque oggettivamente la parola d'ordine: "Libertà!" Ma la libertà senza il soggetto cogitante da liberare è la libertà del cinghiale, diceva Marx.

E allora? Ricordiamo un attimo i giorni oscuri di Bergamo, quando l'esercito fu chiamato a smistare quasi clandestinamente le bare dei troppi morti; oppure di Milano, quando non si andò troppo per il sottile nello scegliere chi inviare agli insufficienti reparti di terapia intensiva. Quando l'Assolombarda chiedeva di non chiudere le fabbriche e lo stato dava assicurazioni in proposito, ben sapendo che è la separazione uno dei metodi più efficaci per evitare il contagio.

In quello stesso periodo si dichiararono ufficialmente consenzienti anche i sindacati con appositi protocolli. Mancava soltanto il consenso popolare, anzi, populista. Adesso c'è. Non c'è bisogno di essere complottisti per rispondere alla domanda fatidica: a chi serve la micidiale apertura di tutte le attività? I dati, anche se palesemente falsi come dimostra la rivista campionessa di rappresentanza capitalistica liberista, denunciano la convergenza.

Il fronte unito fra il Travet e il negoziante produce, al di là delle parvenze, più rumore che altro; per adesso le classi improduttive sono in conflitto con lo stato, ma non appena si va a scrutare a un livello più alto i servitori dello stato e quelli del capitale si ricompattano contro il proletariato.

La "libertà" sarà di nuovo invocata e sarà quella di porre i proletari di fronte all'alternativa del diavolo: o morire di Covid o morire di fame.

Corollario: i grafici che da due anni compaiono un po' ovunque dovrebbero da soli far tacere gli improvvisati esperti di fantavirologia. Solo su una cosa hanno automaticamente ragione: come dimostra The Economist le cifre sono false. Non tanto perché la borghesia voglia ingannare il popolo populista aumentando o diminuendo il numero dei colpiti a seconda di ciò che vuole dimostrare. Non tanto perché metà della popolazione mondiale non è monitorata e quindi non fa statistica, quanto perché la classe dominante incompetente, inconseguente, anarcoide, dissipativa non è capace di affrontare razionalmente la malattia.

Non abbiamo dati completi sulla pandemia, li abbiamo solo sulle aree del mondo in cui vengono bene o male rilevati. Se in queste aree, mediamente le più sviluppate del pianeta, una revisione del modello matematico ha comportato una "correzione" verso l'alto del 300% e più, possiamo immaginare quale possa essere il dato reale complessivo.

Il modello matematico dell'Economist tiene conto del differenziale di morti tra oggi e il periodo pre-Covid. Le statistiche demografiche sono particolarmente stabili e quindi affidabili. L'organo del capitalismo liberista mondiale ha tutto l'interesse a evidenziare l'andamento esponenziale dei deceduti e dei contagiati: se non si blocca l'andamento attuale si supera la soglia di sopportabilità sistemica. In Florida hanno provato ad allentare il controllo dei movimenti: i contagi sono cresciuti del 948% in due settimane. (Hopkins University). Questo esperimento è la prova a contrario del nesso strettissimo fra pandemia ed elementari provvedimenti come quello della separazione dei soggetti.

Dall'inizio della pandemia negli Usa i contagi sono stati oltre 56 milioni e le vittime del virus quasi 830 mila. Un contagiato ogni 5,9 abitanti, un morto ogni 400 abitanti, un morto ogni 67 contagiati. Nel grafico che riportiamo dalla rivista l'impennata finale è quasi in verticale. Se tale divenisse, il dato da leggere sarebbe "infinito". Tutte le crescite ad andamento esponenziale producono grafici che tendono all'infinito.

C'è solo un problema: in natura l'infinito non esiste. Mentre il capitalismo di infiniti ne produce tendenzialmente una quantità: popolazione, produzione, prezzi delle materie prime, saggio del plusvalore.

Grafico contagio

2020: Prove di estinzione (la dottrina del rimedio)
2021: La pandemia e le sue cause

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