Wargame
Parte seconda

Quando il gioco non è un gioco

Nell'articolo comparso sul numero scorso e dedicato a una "analisi politica della situazione" attraverso lo strumento wargame, la descrizione dello scenario e il racconto che in esso si dipana si interrompe al punto in cui le forze in campo stanno attraversando un confine: quello degli insiemi non definiti. La contraddizione logica, una di quelle che impediscono una buona formalizzazione del modello di realtà sotto osservazione, era data, in quel modello, dalla differenza fra la realtà percepita dalla classe dominante (tramite la potente arma dello stato rappresentato dalla polizia) e quella percepita dall'insieme delle altre classi od ordini sociali.

Si era perciò arrivati a un vicolo cieco, quello sperimentato fino alla nausea con l'impasse dovuto all'incapacità delle parti sociali di rappresentare chiaramente i propri interessi, contingenti e storici, premessa necessaria alla formazione di una polarizzazione sociale con la separazione e la contrapposizione delle classi in una lotta senza compromessi.

L'osservazione è generalizzabile, ed è utile sottoporla a un supplemento di indagine alla luce di ciò che mostra il modello teorico. Per lo stato di diritto, quello che per tradizione rivoluzionaria borghese fu collocato al di fuori delle classi per giudicarle secondo imparzialità, era ed è "giusto" ciò che oggi ha pienamente realizzato la polizia nel citato articolo precedente, cioè un partito "azzurro" per la borghesia e un partito "arancio" che comprende i senza-riserve, cioè il proletariato, le mezze classi e i rovinati di tutte le classi.

Questa distinzione un po' manichea è oggi necessaria alla borghesia perché la società è cambiata, non è più quella della vittoriosa classe rampante che trascina nella sua rivoluzione le altre classi obbligandole a servirla in cambio di qualche offa.

Con questa nuova visione del mondo è stata costretta a fingere una situazione inesistente: gli azzurri non sono tutti da una parte (quella del potere, ordinata) e gli arancioni non sono tutti dall'altra (quella caotica, disordinata). Quella ordinata che si muove secondo gli indirizzi teoretici della "sua" scienza; quella disordinata che si muove secondo le pulsioni primordiali dettate dalla natura e raccontate come affabulazioni.

La Teoria dei giochi logico-matematici studia il comportamento di individui – o raggruppamenti di individui – in scenari di conflitto, e ne rivela il comportamento ottimale di fronte a decisioni in grado di cambiare radicalmente l'andamento del gioco. Perciò la teoria si applica soprattutto quando si tratta di risolvere i problemi inerenti alla politica, all'economia o alla guerra, tutte situazioni in cui una determinata decisione comporta la comparsa di una biforcazione improvvisa: o sì o no, o nero o bianco. Ovviamente la linea che corre sul filo del tempo verso la biforcazione è perfettamente determinata. Ciò che risulta difficile da formalizzare è il percorso futuro su quella traiettoria, non perché entrino in scena il caos, l'indeterminismo o criteri collegati in qualche modo all'impossibilità di conoscere perfettamente sistemi complessi; ma semplicemente perché gli strumenti di misura non permettono mai una precisione assoluta, offrono soltanto un'approssimazione, che rientra sotto controllo attraverso un sistema di tolleranze, come in meccanica. Tolleranze che si possono esprimere in unità di misura tangibili come il metro o immateriali come il tempo.

È invariante il movimento, non la sua causa

Di fronte alla complessità che possono assumere i sistemi dinamici osservati nel contesto di quanto andiamo affermando, ci sono dunque dei limiti fisici in grado di rendere problematica ogni previsione. Questo scoglio si può aggirare.

Figura 1 Figura 1. Venn Diagram of Wargaming Literature, Purposes and Populations, Wargaming in higher education: Contributions and challenges, Philip Sabin, 2015

In genere ogni "giocatore" deve scegliere la sua strategia valutando la possibilità di coalizioni (giochi cooperativi o giochi non cooperativi), tenendo conto delle possibili risposte degli altri giocatori e vagliando le mosse possibili in relazione alle aspettative. I possibili sviluppi vanno dalle situazioni più semplici, come i giochi finiti e a somma nulla (in cui le vincite di ogni giocatore sono proporzionali alle perdite dell'altro), fino a situazioni di giochi infiniti a somma non nulla, nei quali appaiono tutti i parametri riscontrabili nei problemi del mondo reale, mondo che può essere rappresentato da un insieme di insiemi sovrapposti. In tal modo si generano modelli approfonditi e/o complessi quanto è richiesto dalle nostre esigenze. In figura 1 si mostra un diagramma di Eulero-Venn che mette in evidenza come, partendo da tre soli grandi insiemi: teorico, militare e ludico, si giunge a un livello dieci volte più particolareggiato con una sola sovrapposizione.

In figura 2 si evidenzia la struttura di un wargame disponendo su assi cartesiani la complessità dei parametri e il grado di responsabilità di chi deve prendere delle decisioni in un determinato contesto.

Figura 2Figura 2. Strengths, weaknesses and overlaps between wargaming, modelling and synthetic environments. Wargaming Handbook, UK Ministry of Defence, 2017

Per dare il via al nostro wargame abbiamo dovuto stabilire un punto significativo sul tracciato degli eventi deterministicamente concatenati, in modo da sfruttare le conoscenze acquisite e proiettarle nel futuro. Il punto che abbiamo scelto è uno qualsiasi della catena di eventi che stavamo osservando per capire il graduale accumulo di tensione che, durante la pandemia, aveva infine portato alla repentina trasformazione di un generico rifiuto della politica sanitaria dello stato a un più circostanziato insieme di denunce la cui portata e significato, già visti su queste pagine, si collegavano al tema della libertà nell'accezione borghese corrente. Nella definizione di un modello astratto non era importante il motivo delle manifestazioni gridato dai manifestanti stessi quanto il più o meno evidente inserirsi di un elemento di continuità nel ciclo di sollevazioni, di scontri e spesso di oceaniche discese in piazza a partire dall'incendio delle banlieue francesi nel 2005 per finire, nell'autunno scorso, in un'ondata populista in reazione alla folle politica sanitaria che accomunava paesi ricchi e poveri, moderni e arcaici, popolosi o deserti. Quindi era possibile constatare un primo, importante punto fermo: l'invariante che si conservava nel tempo era il movimento di massa e non il motivo che lo suscitava. Qualche tempo prima a Hong Kong, per esempio, per diversi giorni milioni di persone (su sette milioni di abitanti) erano scese in piazza per rivendicare autonomia rispetto al governo cinese del continente. In India avevano scioperato a oltranza cento milioni di salariati contemporaneamente. In Romania, Stati Uniti, Bulgaria, Francia e altri paesi le piazze si erano repentinamente riempite, svuotate e di nuovo riempite al grido di slogan cangianti a seconda del contingente motivo di disagio, rabbia, odio. A Washington era stato assaltato il Campidoglio da populisti di varie tendenze e c'erano stati cinque morti.

Trenta milioni di morti?

In Italia si era vicini al picco dei due anni di pandemia: 30.000 contagiati in un giorno. Anche se i morti erano scesi di numero, la cifra era preoccupante. La tensione era alta.

Nel punto critico che prendiamo in esame come facciamo con la mappa per prendere la metropolitana, la situazione era indistinta, ma i protagonisti erano reali, e c'erano tutti, anche solo in delegazione informale. Alcune decisioni erano state prese e c'era attesa per la loro materializzazione. Diamo per scontato che il lettore conosca l'ambientazione e la dinamica dei comportamenti descritti nell'articolo che precede. Ripetiamo solo alcuni elementi della scena come raccordo con la situazione ipotetica che andremo a costruire con elementi di realtà. La fotografia del sistema al punto zero era scattata in un sabato di fine ottobre del 2021. Una reale manifestazione si era appena conclusa e parte dei manifestanti aveva lasciato la piazza scelta come teatro di un'assemblea che però non aveva ricevuto attenzione dai suoi stessi promotori. Per mancanza di interesse si stava sfilacciando anche il residuo corteo. Come del resto succede da anni, oltre al fatto che rimanevano indistinte le motivazioni della manifestazione e le sue parole d'ordine, mancava un coordinamento, un centro conseguente a un progetto sociale qualsiasi che corrispondesse alle forti spinte che stavano provocando e provocheranno ancora le proteste.

Occorre ricordare che, nella finzione del gioco, dall'arrivo in piazza in poi la scena e gli eventi sono una completa simulazione e che non c'è alcun rapporto con fatti accaduti, a parte, naturalmente quelli ricreati artificialmente con gli elementi della vita quotidiana e dei rapporti fra popolazione e stato.

Nel numero precedente abbiamo visto che negli uffici di una Questura virtuale, in un grande ambiente, un gruppo di persone operava davanti a numerosi computer. Si trattava dei responsabili del wargame che rifletteva nelle memorie dei computer la situazione in piazza e, con assai meno precisone, quella sociale cui i manifestanti erano legati come parte statistica.

Sullo schermo dei computer scorrevano le ultime immagini della manifestazione e si muovevano mappe selezionate con vari colori. I manifestanti si raggruppavano in capannelli, si disperdevano, tornavano a raggrupparsi senza un motivo apparente che ormai li tenesse nella piazza. Erano tutti disinformati sulla pandemia da influenza, e quindi incuranti dei suoi effetti; perciò, parlavano del virus come si parla di un animaletto che "fa" questo e quest'altro, che ammazza qualcuno, ma non tanto di più rispetto a un'influenza stagionale. Inutile confutare, inutile ragionare, inutile far notare che il numero dei morti era sì falso, ma di segno opposto rispetto a quello presentato come dimostrazione della ballistica virale: l'influenza "stagionale" aveva superato i due anni e faceva registrare, se contati con modelli matematici che tenessero conto di opportuni correttivi, il triplo dei morti ufficiali, qualcosa come venti-trenta milioni (dati da The Economist e The Lancet).

La negazione del virus ha ucciso più del virus

Siamo ormai tutti abituati a vivere sotto osservazione, e l'effetto del maledetto virus è quello di una situazione pandemica simile a quella che stava provocando il malessere dei manifestanti. Anzi, i due fenomeni, quello dell'informazione fasulla e quello del virus verace, sono come incompatibili elementi separati che colpiscono insieme. Vivono di energia autoprodotta, una specie di religione. Il paragone più indovinato è proprio quello di un sistema in sé compiuto che non richiede ai suoi assiomi di essere dimostrati.

Finalmente. Era da un secolo che aspettavamo segnali in questo senso. Andata in pensione la vecchia, grintosa, dittatura del proletariato, ci voleva un qualcosa di meno "politico", qualcosa che non presentasse contraddizioni di sorta. L'immagine romantica del partito che guida il proletariato alla vittoria assaltando Palazzi d'Inverno lascia il posto a quella delle molecole sociali surriscaldate che producono statistica rivoluzionaria, compreso il partito. Cadono le spiegazioni dei fenomeni come se fossero legati alla volontà dei singoli e delle organizzazioni, si impongono quelle del determinismo che legano la volontà al cambiamento in corso. Tutto ciò è difficile da spiegare quando la società è in stallo, e non c'è tempo quando la società è in guerra. Bisogna che gli ingredienti della rivoluzione maturino prima che quest'ultima esploda. Siamo entrati nell'orbita del mitico soldato di John Reed, quello che non voleva lasciar passare i chiacchieroni e metteva il fucile di traverso al passaggio avendo una sola certezza: che c'erano due classi. E ne traeva le conseguenze. Un operaio-soldato così vero da sembrare inventato. Infatti, da John Reed a Sergei Eisenstein, da Warren Beatty a Sergei Bondarchuk, da un secolo l'adottano come esempio di mistica comunista. Da un punto di vista generale è vero: l'essere seguaci di una dottrina che muove milioni di uomini senza offrire spiegazioni sulla natura del suo programma, sui fini e sulla concezione del mondo, è una specie di religione. Il comunismo terzinternazionalista, non riuscendo a cancellare la dicotomia tra sapere e fare, capitombola sul fatto contingente di arruolare militi non edotti sui fini; quindi, aperti alle spiegazioni semplificate della cultura proletaria. Non si differenzia in questo dal pensiero borghese, è solo più rozzo. Il comunismo autentico, travolto dalla grande mistificazione, recluterà i suoi militi senza fornirli di spiegazioni sulla scienza rivoluzionaria, ben sapendo che non è la mancanza di cultura che frega l'operaio ma quel poco di cultura borghese che gli è trasmessa dalla classe dominante. Se non fosse così, saremmo costretti ad aspettare che una didattica comunista renda edotto ogni proletario. Lenin diceva "educare il proletariato", ma le cose stanno in un altro modo: fortunatamente.

Sarà l'effetto del virus, ormai oggetto di osservazione più da parte degli economisti che da quella degli scienziati. Saranno i grandi numeri (una volta chiamavamo così i big data) che coprono le individuali miserie e mostrano soltanto lo tsunami. Sarà l'economia che mostrerà di non essere una scienza senza essere invitata a farlo. Quando le cose si dimostrano da sé… dice Marx, non c'è cannone che le fermi. Noi non siamo mai stati tra quelli che suggeriscono al proletariato ciò che dovrebbe fare di volta in volta. Non siamo degli "educatori", siamo dei "detector" diceva Bordiga, tentiamo "semplicemente" di superare la contraddizione manifestata da un miliardo di soldati-Reed che dal 2005 a oggi hanno riempito le piazze evidenziando un'unica compatibilità dell'insieme: il mondo è stufo di condurre una vita senza senso e non può più lottare per la solita rivendicazione compatibile con il capitalismo: il sistema ha fatto il suo tempo.

Stranamente, l'economia non si occupa dei manifestanti che sfilano, eppure è chiaro che gridano slogan non corrispondenti al motivo delle manifestazioni. Ieri era un governo o qualcosa che non funzionava nel tran-tran dello sfruttamento quotidiano. Oggi sono alla ribalta la libertà, la tessera verde, le vaccinazioni, i complotti e lo Stato Padrone. Si capisce che i motivi non c'entrano, al di là di quanto possa credere il singolo, si capisce che la "pancia del popolo" brontola per qualcosa di non espresso, che fatica a essere comunicato, riconosciuto, adoperato, capito.

Nella prima parte di questo articolo abbiamo seguito il corteo sino a quando esso si scioglie in una piazza ma i partecipanti non se ne vanno. È qui che il racconto si biforca: da una parte continuano le notazioni politiche generali riguardanti ogni movimento sociale che rappresenti una dinamica di cambiamento, dall'altra si svolge il wargame tra la piazza (insieme Arancio) e lo stato (insieme Azzurro).

La stupidità spiegabile è sempre stupidità

Il wargame che stiamo utilizzando come strumento di conoscenza è un metodo qualitativo poggiante su dati sperimentali quantitativi. Si può fare l'esempio di uno scenario in cui pochi operai isolati proclamano senza preavviso uno sciopero a oltranza, cioè che non termina fino a che non sono soddisfatte le loro richieste. Una situazione del genere è senz'altro un'eccezione entro il quadro corporativo corrente; perciò, introduce nella valutazione degli eventi una frattura visibile ma non quantificabile. Finché dura nel tempo il carattere di eccezione non si può attribuire a questo sciopero un valore "sovversivo", cioè in grado di provocare cambiamenti tali da ribaltare il quadro di riferimento. Uno sciopero atipico può essere oggetto di studio, servire da esempio o diventare modello di comportamento, ma non può essere soggetto di cambiamento nel senso storico del termine. Le Tesi di Roma, che abbiamo utilizzato come impalcatura dell'edificio tattico del partito rivoluzionario, tengono conto del movimento atipico nell'ambito del movimento generale e individuano la biforcazione come evento eccezionale, il solo che può trasformare l'energia potenziale della classe in energia cinetica tramite il partito.

L'elemento quantificabile non è il banale conteggio degli scioperanti, delle ore di sciopero o degli stabilimenti coinvolti, come voleva l'Internazionale con la sua teorizzazione della "conquista della maggioranza del proletariato", lanciata come parola d'ordine; è la massa critica di tutti i fattori, quella che solo un partito preparato allo scopo può valutare. La stupidità della ricordata parola d'ordine sembra inverosimile, ma è perfettamente spiegabile se si parte dal presupposto democratico che abbassa il rapporto qualità/quantità a mero confronto di quantità numerabili, misurabili (nella motivazione del rifiuto delle Tesi di Roma l'IC accenna a qualcosa del genere).

Abbiamo detto poco sopra che un evento atipico provocato da pochi operai, anche se inaspettatamente condiviso da 10.000 operai, non può dare luogo a modelli standard riproducibili, quindi ogni aspetto può essere padroneggiato da un giocatore e orientato. Ciò non stravolge l'impianto deterministico ma introduce elementi di "volontà", anche se con effetto entro un raggio necessariamente breve. A differenza di un modello statico, il wargame è interattivo, permette al giocatore di dare risposte differenti a scenari uguali, il che vuol dire affrontare eventi casuali che fanno di ogni "partita" un modello a sé, anche quando il modello di partenza è lo stesso. L'impossibilità di previsione dovuta al comportamento "creativo" dei giocatori produce situazioni dalle quali nascono suggerimenti che in seguito vanno a influenzare la struttura matematica:

"Tali variazioni devono essere bilanciate dall'invarianza sottostante e dalla opportunità di esplorare il grado di determinismo inerente ad ogni situazione. I wargame sono qualitativi; se l'output richiesto da un evento è di tipo numerico, è improbabile che un wargame sia lo strumento appropriato. Mentre la maggior parte dei wargame include sistemi matematici che producono risultati numerici, i sistemi matematici non sono adatti a inglobare tutti i dati qualitativi dei wargame." (Wargaming Handbook, UK Ministry of Defence, August 2017)

I risultati numerici possono variare, ma quelli qualitativi sono variabili per definizione: possono completare, ma non sostituire l'analisi severa e minuziosa. I wargame danno il meglio di sé quando sono usati per l'assemblaggio di informazioni utili a prendere decisioni, per formulare domande; i modelli matematici se la cavano meglio con le risposte tendenzialmente definitive. Per questo motivo, i wargame non sono gli strumenti più adatti per le previsioni basate sulla proiezione nel futuro di dati del presente. Essi permettono di dedurre un ventaglio di eventualità, per cui c'è anche il pericolo che giocando più mani della stessa partita non sia possibile ricavare indicazioni sicure perché i risultati sono troppo dipendenti dalla probabilità. Una singola esecuzione del gioco può dare indicazioni errate che più esecuzioni eviterebbero, così come più esecuzioni con wargame diversi possono dare una migliore garanzia di successo.

La farfalla di Lorenz

"Dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali". Questa la definizione famosa per un sistema instabile. Esso può condurre all'effetto farfalla, il battito d'ali che provoca un uragano agli antipodi. Per la nostra simulazione consideriamo una situazione di partenza come quella ipotizzata nella prima parte di quest'articolo pubblicata sul numero scorso: in una zona anonima della città simulata (che può essere in Italia o altrove in Europa), una zona con molto traffico e attività industriali e commerciali varie, è situato un laboratorio per la riparazione di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Si tratta di una Cooperativa costituita nel 2011 da alcuni giovani che provengono da varie esperienze politiche. Nel settembre di quell'anno nasceva a New York Occupy Wall Street, ed essi si erano trovati, senza conoscersi precedentemente, a collaborare con il nuovo movimento. Quando OWS terminò la propria attività, non avevano smesso di vedersi e avevano anzi costituito la Cooperativa. Date le conoscenze comuni, offrivano consulenza telematica, riparavano frigoriferi e riciclavano computer. Il sodalizio con Occupy Wall Street non aveva funzionato, e del 2011 americano non era rimasto nulla, non solo nel paese d'origine ma nemmeno altrove. L'attività in rete l'avevano mantenuta, acquistando esperienza fino a diventare un riferimento per il mondo del riciclaggio contro lo spreco della "obsolescenza programmata", che stava diventando di moda con motivazioni moralistiche ma dal quale ottenevano un reddito passabile. Tanto più che tutti i membri della Cooperativa erano anche membri del Movimento per la Vita semplice: potevano possedere solo cento oggetti, dalla casa allo spazzolino da denti, oltre ovviamente al cellulare, indispensabile per il cambio di paradigma in corso. Riportando le considerazioni del mondo ecologista a una dimensione scientifica, quindi critica, come risultato non voluto si erano ritrovati a condurre una rete di contatti abbastanza consistente. Inutile dire che un'attività critica su quello che era diventato un argomento scottante si autoalimentava, quindi a un certo punto era scattato il confine tra la critica al sistema politico e quella al sistema entropico. Il loro network stava diventando consistente.

"Consistente" voleva dire con qualche migliaio di followers, di cui mezzo migliaio interattivi. L'aggiornamento della banca dati avveniva una volta alla settimana e su quella base il programma non segnalava novità se non quelle introdotte appositamente come test per controllare se il programma reagiva. E a modo suo reagiva. E reagivano a volte anche i follower, secondo alti e bassi che nessuno poteva spiegare razionalmente.

Il passo successivo era stata la scoperta di non essere soli. Molto del materiale che producevano veniva copiato e diffuso senza che ne venissero informati; e loro facevano altrettanto con materiale altrui. Circolavano testi riconoscibili come se qualcuno avesse deciso di allargare la base del lavoro comune. Nessuno si lamentava della violata proprietà intellettuale. Anzi, proprio il lavoro anonimo di copiatura e riproduzione rispondeva ai caratteri avanzati di uno strumento come la Rete.

Questo per diversi anni. Qualcosa al momento invisibile stava maturando. Residui di vecchie concezioni entravano in contrasto con il modello di un mondo non solo possibile, come diceva qualcuno, ma in atto. Il futuro era già presente come anticipazione, bastava riconoscerlo.

Qualcuno aveva aggiunto: "e liberarlo".

Come? Era un caso che avessero partecipato, da soli, al movimento OWS in un paese come l'Italia, piuttosto refrattario alle novità politiche. Era un caso che dal movimento OWS avessero distillato un cocktail di pragmatismo americano e teoria europea. Era un caso che il movimento ecologista internazionale avesse aperto uno spiraglio per la critica non moralista a sé stesso. Era un caso che fosse scaturita l'esigenza di modellare il mondo secondo i criteri scientifici di varie teorie che nessuno applicava sistematicamente al problema dell'armonia "tra uomo e natura". Era un caso che qualcuno trovasse erroneo quel modo di dire: l'uomo non è un qualcosa di diverso dalla natura, è una sua parte. E così via.

NON era un caso che le varie catene causali si mostrassero come casuali prima di incontrarsi in un punto determinato. Ovviamente non erano casuali neanche prima di incrociarsi, quindi sarebbe stato possibile simulare un sistema in cui gli eventi facessero parte del tutto pur essendo il risultato di determinazioni parziali. C'era ora bisogno di un espediente che mettesse d'accordo il determinismo con il libero arbitrio. Esisteva un sistema, una teoria che riassumesse in sé il famoso enunciato di Marx?

"Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, bensì nelle circostanze che trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti e dalle tradizioni." (Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte)

Esisteva. C'erano le condizioni materiali date e c'erano gli uomini che su quelle agivano, facevano programmi, progettavano. C'era una Teoria dei giochi e c'era un'applicazione sua parente chiamata wargame. Catene di eventi causali passate andavano a comporre una configurazione dinamica su di una mappa. Due o più giocatori, basandosi su mosse appropriate, sceglievano quelle che secondo loro potevano portare risultati favorevoli ai fini della vittoria. Lungo i percorsi delle varie pedine vi erano tratti decidibili soltanto affidandosi al caso. Venivano allora estratte delle carte da un mazzo, lanciati dei dadi, generate serie casuali di numeri al computer. Il misto di caso e necessità era calibrato sulla storia precedente.

All'interno di un sistema caotico si formano configurazioni spontanee che possono generare l'effetto farfalla di Edward Lorenz. Le teorie sul caos non invalidano il determinismo, pur essendo difficile, a volte impossibile, individuare cause ed effetti su di una realtà troppo complessa (i fisici d'oggi tendono a dire che riusciamo a modellizzare di tutto, la difficoltà non è nel trovare delle risposte, ma nel saper fare le domande).

Coscienza in dotazione

Nello scenario del nostro gioco, scenario che si autorealizza mentre scorre il tempo, in una piazza che sta per essere occupata in seguito a un flash mob fallito e recuperato, ci sono 300 poliziotti che dovrebbero sbarrare dieci strade per impedire ad almeno 2 o 3 mila manifestanti di accedere (ricordiamo che in piazza ce ne sono già 2.000): la polizia utilizza di certo un programma evoluto, mentre il programma di cui dispone la Cooperativa è un vecchio wargame industriale. Il programma poliziesco sarà aggiornato, ma le configurazioni previste dalla polizia sono obsolete, dettate da una consuetudine che non contempla soluzioni "suggerite" come quelle che si incominciano a intravedere in occasione di scontri che accendono una pericolosa escalation e che quindi vanno "spente". Questa tattica è risultata del tutto evidente in diversi casi censiti dai membri della Cooperativa, come quelli di Hong Kong e di Washington, dove la polizia ha impedito l'aumento della tensione permettendone lo sfogo, individuato nell'occupazione, da parte dei manifestanti, di due obiettivi "sensibili" come i parlamenti.

Il movimento interclassista attuale, nato in seguito alla storia della pandemia, non ha nemmeno idea di che cosa sia un wargame. Neppure i movimenti nati e defunti negli ultimi dieci anni avevano idea di che cosa fosse: specialmente i movimenti "di sinistra" teorizzavano come sempre che la rivoluzione non è una questione di conoscenza, di programmi, di macchine ma di uomini dotati di "coscienza di classe" che continuano ad essere contrari all'utilizzo di quella che viene aggettivata come "scienza borghese" anche solo per contare gli effettivi del movimento.

Così, sopravvalutata la coscienza in dotazione alla non-classe accorsa, almeno 5 mila persone si ritrovano in piazza e a mezzanotte passata e telefoni accesi, ne arrivano ancora. I filmati che riceve la Questura sono eloquenti: c'è una discreta folla, ci sono gli agenti con i loro scudi e furgoni, ci sono i capannelli, i sit-in, i bar semi aperti e le automobili con le porte spalancate e la musica a tutto volume. Come ogni sabato sera o quasi. La polizia decide di chiudere un occhio sul fatto che quella folla si è raccolta in una manifestazione non autorizzata. Gli agenti in piazza ricevono l'ordine di non intervenire. I vigili urbani provano a disciplinare almeno gli eccessi, ma senza risultato, anche loro come ogni sabato, appunto.

I singoli piccoli eventi incominciano a formare legami casuali per addivenire a un ordine sempre più riconoscibile. Il libero arbitrio scompare, entrano in gioco la meteorologia, la dinamica dei fluidi, il cozzare delle molecole di un gas riscaldato fra di loro e fra loro e il recipiente che le contiene. Verso le due il gioco fa in modo di trattenere la folla. C'è ancora tutta, chi se n'è andato è stato rimpiazzato da altri. Un grosso capannello si è formato: gli occupanti chiedono al proprietario di un ristorante rimasto semi-aperto se fosse disposto a fare una spaghettata, ma intervengono vigili e poliziotti negando l'autorizzazione. La reazione è automatica: la temperatura sociale sale di qualche grado.

Nel programma della polizia, la situazione generale della piazza è stata integrata con alcuni parametri di criticità: manifestazione a parte, da anni i bottegai lottano per tenere aperti i loro esercizi con qualche concessione riguardo al rumore e alle restrizioni per gli alcoolici.

Come negli eventi caotici la farfalla di Lorenz scatena un uragano, dopo dieci minuti la piazza è un campo di battaglia. Nessuno è riuscito a capire quale meccanismo abbia scatenato il putiferio, ma è facile immaginare che i gestori di attività varie, da due anni drasticamente decurtati nel loro reddito, gli stessi che hanno organizzato la manifestazione chiusa la sera precedente, esasperati, si siano scagliati sui vigili, i quali, travolti, sono stati letteralmente salvati dai poliziotti. In trecento questi non hanno potuto che arroccarsi con gli scudi a testuggine, protetti alle spalle dai furgoni.

Morte allo stato

Siamo alle prime verifiche rispetto a ciò che sta accadendo e che accadrà. Lo esponiamo in forma di racconto. Può darsi che così si sminuisca la portata di quel che andiamo dicendo e dimostrando. Può darsi che il racconto somigli troppo a una cronaca giornalistica. Può darsi che si dia un'idea di superficialità. Tutto ciò sarebbe il contrario di quel che vorremmo ottenere. Ma crediamo sia indispensabile cercare di esporre con altre parole quel che Marx diceva a proposito dei moti sociali: le grandi idee sostenute con grandi discorsi, magari sulle barricate, sono sensibili alle cannonate, non appena si faccia sul serio si squagliano come neve al sole. Ma non appena si siano affermate presso la popolazione, non appena siano entrate nel cuore della gente dimostrando nei fatti ciò che le parole non riuscivano a dimostrare, ecco allora che nessuno può più fermarle. Marx era molto giovane quando esponeva ciò che cerchiamo di riassumere; quindi, usava un linguaggio che non useremmo più. Ma il concetto è inequivocabile: anche nelle rivoluzioni, non solo nella produzione, l'uomo prima fa e poi teorizza su ciò che ha fatto.

I rinforzi erano arrivati quasi subito, la polizia era in allarme, ma nel frattempo, al grido ritmato di "Libertà, libertà" e "Morte allo stato" i manifestanti, incitati dai bottegai, avevano attaccato incominciando a disselciare la piazza. L'evento era comunque previsto e collegato ad alcuni coefficienti di attenuazione, sufficienti a non segnare come pericolosa la situazione con 300 agenti e la piazza affollata anche solo in parte.

Il computer della Cooperativa non ha le risorse in quantità di dati che ha quello della polizia, soprattutto non è alimentato dalle notizie dal vivo. Queste sono disponibili, quando ci sono, su di un sito anarco-comunista che gestisce un tam-tam informale ma abbastanza efficiente: diffonde il suo bollettino on line, gratis.

La situazione che si è venuta a creare nella Grande Piazza, nei dintorni e nei programmi dei computer è estremamente dinamica. I wargamers nelle rispettive sedi sono in grado di accumulare grandi quantità di informazioni di vario tipo ma sono costretti a vagliarne solo una parte, come in un giornale attraverso il titolo della pagina e al massimo il cappello. È un dato oggettivo: i big data vanno ordinati e l'ordine risente dell'influenza di chi applica il setaccio. Così la notte finisce con l'autorizzazione alla spaghettata, anzi, alle spaghettate, insomma finisce a tarallucci e vino, con il permesso dello stato. Per questa volta.

Gli uomini dormono, i computer no. In Questura e nel seminterrato della Cooperativa si tirano le somme, aiutati da molte tazze di caffè. I due programmi, però, mostrano delle incompatibilità. Ricordiamo che entrambi sono basati su due partiti, quello Azzurro e quello Arancio, e che funzionano separatamente, cioè con quattro giocatori, ma due da una parte e due dall'altra.

Il gruppo della Questura (Azzurro) possiede dati statistici rilevati dall'ISTAT, già parzialmente rinnovati in base ai movimenti spontanei di piazza.

Il gruppo della Cooperativa possiede gli stessi dati, ma interpretati attraverso l'esperienza storica, non contingente. Volente o no, agisce in base a un accumulo di tradizione.

Anche il gruppo della Questura è abituato a un tipo di scontro che si ripete sempre secondo gli stessi criteri: manifestazione, intervento della polizia, trattativa, documento finale, accordo.

Il gruppo della Cooperativa è un organismo spontaneo il cui unico programma è conservare la memoria di ciò che era Occupy Wall Street e prepararsi alle conseguenze se si dovesse ripetere quell'esperienza a un livello più alto (cosa che peraltro è prevista, dato che non sono cambiate le determinazioni dello scontro).

Il movimento americano era nato pacifico e non violento ma, seppur confusamente, aveva dovuto registrare alcune caratteristiche invarianti del rapporto fra lo stato e la popolazione. Tra il Biennio Rosso europeo e la Comune di Oakland c'erano quasi cent'anni, e la versione transatlantica dell'anticapitalismo era certo più fresca e meno inquinata di quella assediata dall'opportunismo della metropoli europea. Ma nel DNA del movimento americano c'era un'altra concezione della lotta di classe. Non migliore o peggiore: diversa. Un famoso capo sindacale americano aveva detto: vogliamo le paghe aumentate e migliori condizioni; se per ottenere questo dobbiamo cambiare il sistema, lo facciamo. C'era un errore di logica (realizzare il gradino superiore per ottenere quello inferiore), ma il messaggio era chiaro: siamo disposti a lottare anche per risultati estremi. Nel sindacalismo americano questo "estremismo" c'è sempre stato, in Europa sarebbe impensabile. Il movimento OWS ha evocato anche un po' di sindacalismo di stampo storico, ad esempio con Occupy Oakland, con 99 Picket Lines a New York, nella West Coast con lo sciopero generale.

Gli uomini dormono, i computer no. La notte trasgressiva nella Grande Piazza ha permesso di evitare uno scontro che poteva essere molto violento, quindi è stata classificata, messa in relazione con gli eventi di contorno e memorizzata per gli operatori che l'indomani, con un paio d'ore di data entry, avrebbero aggiornato le memorie e attivato nuove connessioni. Punteggio: Azzurri 1, Arancioni 0.

Connettere le linee di forza

Quello delle connessioni è un problema: sia secondo lo schema della polizia, sia secondo quello della Cooperativa la situazione è aperta, cioè non presenta dinamiche tese a raggiungere collettivamente uno scopo. Detto in parole povere ma immediatamente comprensibili, i manifestanti non "chiedono" la soddisfazione di un bisogno, non rivendicano denaro, leggi, garanzie o miglioramenti della propria condizione. Lo sciopero dei corrieri americani della UPS (1997) era stato uno degli ultimi episodi a sfondo sindacale classico di grande rilevanza e anche in quel caso con delle importanti novità, dato che era la prima grande battaglia sindacale condotta sfruttando la rete di geolocalizzazione abbinata all'algoritmo dell'ottimizzazione dei percorsi per le consegne. Uno sciopero che non bloccava più soltanto il flusso della produzione (comunque una rete anche quella) ma l'intero sistema delle consegne, utilizzando lo strumento di lavoro per organizzare picchetti volanti e manifestazioni.

L'incendio delle banlieue francesi era stata una manifestazione di furia distruttiva senza rivendicazioni e interlocutori, spiegabile solo con la condizione di una vita sprecata. Anche la sollevazione delle capitali arabe, contro stati e governi più somiglianti a satrapie corrotte e dissipatrici che guide di moderni paesi capitalistici, aveva rappresentato una svolta mettendo le masse enormi, anonime, in cieca contrapposizione con indefinibili poteri. E lo stesso vale, seppur con modalità diverse, per gli Indignados spagnoli, per i presidianti di Nuit Debout, per gli Ombrelli cinesi, per i Gilet jaunes, per i Cinque stelle.

Con un pasticcio interclassista del genere è difficile far quadrare le concatenazioni deterministiche materiali, dato che il mondo sembra essere andato fuori di testa. Però qualcosa si può fare, sempre che il mondo vada da qualche parte e non rimanga una palude immobile (cosa, questa, piuttosto improbabile).

Nella Cooperativa alcuni appunti scritti su post-it risaltano dal pannello su cui sono esposti. Riguardano il contenuto di alcuni slogan estemporanei gridati alla manifestazione e sfuggiti alla codificazione del momento: "Morte allo stato", "Libertà", "No alla scienza", "Il virus vi seppellirà", "La legge la fa il popolo", "È l'algoritmo, bellezza".

In Questura i cartelli con gli slogan sono pignolescamente registrati ma non collegati a qualcosa che li spieghi. Alla Cooperativa li hanno evidenziati in quanto il programma chiede se la tendenza è una radicalizzazione dello scontro. Ma la comparsa di qualche slogan è ancora troppo poco per individuare una svolta radicale, e quindi l'interpretazione si ferma sui foglietti appiccicati alla lavagna bianca in attesa di essere "adoperati". A quel punto, una volta individuate le linee di forza del movimento, sarà possibile stabilire se esso è pericoloso per lo stato o no.

Per la polizia il wargame è basato soprattutto sull'individuazione di insiemi coerenti derivati dall'osservazione e valutati secondo il criterio generale "O con lo stato o contro lo stato". Tra i due estremi vi sono canali comunicanti e coefficienti vari, ma l'insieme è piuttosto manicheo o, se si preferisce, visto che il quadro è informatizzato, booleano (sì o no, acceso o spento, uno o zero). Il pensiero unico della borghesia, che è quello dominante, si accontenta al momento di questa approssimazione. Non va oltre perché in questo campo non gli serve, ma qualora fosse utile approfondire dispone di mezzi sofisticati ed efficaci: al posto dei bigliettini ha a disposizione tutti gli uffici statali di raccolta dati e, nei casi dove occorre molta elaborazione e potenza di calcolo, sistemi esperti in determinati settori (Machine learning, apprendimento umano mediante macchine che apprendono). Perciò, nel contesto dato, il pensiero unico suggerisce: "In questa società ci sono due classi: una pro e l'altra contro". La società stessa, per adesso non ha importanza se questi due insiemi non corrispondono alle classi sociali ma solo a classi statistiche. Del resto, non c'è nulla di strano, anche il proletariato se non agisce per sé stesso è soltanto un insieme statistico al servizio di altri.

Per la Cooperativa, che di qui in poi chiameremo OGP (Occupy Grande Piazza) è un momento di crisi: non ha potuto ne voluto separare drasticamente le proprie attività da quelle dei collegati in rete, perciò soffre di una malattia abbastanza comune a chi ha lavorato assiduamente on line: la crisi informatica di identità. Che presenta due facce opposte della stessa medaglia: da una parte l'ipertrofia dell'Ego, quando ci si rende conto che la potenza del mezzo si trasmette all'influencer individuale e viceversa, in una simbiosi irreale; dall'altra la dissoluzione dell'Ego, o meglio la sua ricomposizione attraverso l'appartenenza della cellula individuale a un corpo vivente più grande. Due condizioni originariamente non presenti in natura, la prima capace di vendere da sola un milione di cellulari o di altre batraccole, la seconda capace di auto-annientarsi con la semplice mossa di spegnere l'interruttore della doppia direzione e rinforzare quello della sola ricezione. Salvo poi chiamare il risultato "Trionfo della volontà", come nel film di Leni Riefenstahl, dove la massa nazista assorbe l'individuo con buona pace dell'oltre-uomo.

C'è qualcosa di patologico in tutto ciò, ma la salute mentale o fisica non c'entra: siamo di fronte a fenomeni evolutivi materiali che non chiariscono ancora la natura dell'uomo post-capitalistico anche se tentano di spiegarla. L'uomo politico non può che generare il partito politico; è l'uomo di specie che può generare il partito di specie. Marx affronta il problema scrivendo che la vera antropologia è l'industria, che la vera essenza del comunismo è il lavoro dell'uomo per l'altro uomo e che l'ipercomunicazione e la mancanza di comunicazi0ne sono inadeguati per l'uomo di specie.

Sessantaquattro per cento

Nel frattempo, dato che la creazione dal nulla è prerogativa del Padreterno, occorre una paziente introduzione al domani, che si ottiene soltanto con un'adesione totale al programma. Le Tesi di Roma affrontano di petto il compito e dimostrano come i dirigenti dell'IC non potessero nemmeno capire quel tipo di lettura del momento storico. Nella versione populista del marxismo, cioè lo stalinismo, la volontà, intesa come libero arbitrio è un momento contingente, serve ad attribuire la gloria al vincitore e il peccato al peccatore, alimenta culti della personalità, processi e torture, prigioni e lager. Ecco perché su di un problema nettamente strategico compare la parola "tattica". La Sinistra Comunista "italiana" aveva attribuito i disastri della controrivoluzione a cause materiali storiche, non a persone. Aveva dimostrato che il potenziale energetico necessario a plasmare il partito della rivoluzione e i suoi militanti era una realtà. La società futura aveva davvero la possibilità di influenzare la forma partito di oggi. La sconfitta politica non cancellava la vittoria teoretica, il patrimonio si era salvato, l'invarianza aveva radici robuste e finalmente si presentava come acquisizione permanente, sia nelle "capitolazioni" della borghesia che inglobava di fatto schegge della futura società (Proprietà e Capitale), sia nelle tendenze presenti nel fermento politico, nel movimento di miliardi di persone ( Marasma sociale e guerra).

La tattica frontista, la conquista della maggioranza e l'obbiettivo del governo operaio registravano l'impossibilità di assumere la libertà/volontà come progetto/rovesciamento della prassi. Era una questione materiale di potenza degli schieramenti, non colpa di qualcuno. Se pure avessero vinto le forze di opposizione a Stalin, avremmo probabilmente avuto un "marxismo" con i relativi processi di Mosca anticipati di dieci anni. E magari il "colpevole Stalin" sarebbe stato ucciso dai suoi sostenitori del giorno prima, come si usava. Fuori dalla Russia qualcosa era rimasto e avrebbe potuto saldarsi a ciò che era all'inizio, una scintilla di socialismo che dall'utopia stava andando verso la scienza. Stalin avrebbe potuto essere un orrido esempio di cosa non fare invece che un eroico burattinaio.

Nella situazione che si è creata negli ultimi quindici anni non c'è stata una critica esplicita dello stalinismo, ma forse un qualcosa di più radicale: l'impossibilità di considerare lo stalinismo una merce vendibile sul mercato dell'ideologia. Nelle migliaia di manifestazioni che hanno riempito le piazze del mondo in questo periodo, è difficile scovare fenomeni un tempo normali, come i gruppi che si presentavano innalzando ritratti di Marx, Engels, Lenin e Mao o praticando i metodi politici correnti.

È come se una mano invisibile avesse cliccato sul pulsante "Reset", come registra il nostro wargame.

Il sabato successivo alla manifestazione terminata nella Grande Piazza con i tafferugli "per gli spaghetti", un altro flash mob sta facendo affluire una discreta folla. Anche questa manifestazione non è autorizzata. La polizia vigila rimanendo defilata. Essendo il movimento senza programma e senza leader, è inutile cercare un interlocutore. La folla non accenna alla formazione di un corteo. Le motivazioni gridate e scritte sui cartelli sono le stesse del sabato precedente: fine delle restrizioni ai movimenti delle persone con la "scusa del virus" eccetera. Soprattutto "Libertà", nell'accezione borghese degenerata rispetto allo spirito giacobino.

In Rete, intorno al sito di OGP c'è movimento. Durante la settimana la curva dei contatti non ha presentato sorprese: un aumento anomalo subito dopo l'epilogo del precedente sabato notte e alcuni giorni di calma piatta, poi un'impennata verticale venerdì in attesa di notizie per l'indomani. La crescita dei contatti si può spiegare con l'aspettativa creata dall'episodio, ma una crescita con quel tipo di curva si spiega soltanto con una novità trasmessa con il tam-tam della Rete. E l'unica novità, sui tre o quattro siti o blog locali che diffondono quel tipo di informazione, è un messaggio scritto da OGP e diffuso senza paternità, per vedere se diventava un meme, un granulo di realtà invisibile che diventa fattore di eventi: "Basta con i cortei senza scopo, occupare la piazza." A un rapido controllo, risulta che il messaggio è stato diffuso anche da altri siti. Nella piazza l'afflusso dei manifestanti incomincia visibilmente al mattino, anche se l'appuntamento è per il pomeriggio.

Determinazioni precise, anche se non immediatamente visibili conducono facilmente a risolvere in fretta problemi che un momento prima sembravano insolubili. Gruppi di curiosi, come sempre, stazionano ai bordi della piazza. Gli individui sono separati e mescolati, come le proverbiali molecole di gas riscaldate. Incominciano anche a muoversi. I bar sono presi d'assalto, i ristoranti esauriscono i posti da prenotare. Come dire che c'è più bisogno di socialità effettiva che di espedienti per descriverla.

La manifestazione è convocata per le 15, se l'afflusso continua con questo ritmo, per quell'ora le persone saranno molte migliaia, ci sarà un problema logistico elementare: mangiare, bere, necessità fisiologiche. Così la manifestazione, non ancora incominciata, si auto-alimenta, ma unicamente dal punto di vista dei numeri: la sola notizia che la piazza si sta riempiendo contribuisce a riempirla di più ancora. Alle 15 la folla ha raggiunto dimensioni considerevoli.

Visto che i numeri stanno aumentando, la polizia si organizza per disciplinare i movimenti. Le manovre vanno eseguite con precisione, un elicottero invia dati sui movimenti, dalla Questura inviano il responso dal data base: alleggerire a tutti i costi la pressione. I manifestanti non hanno neppure incominciato a schierarsi per il corteo. Dall'elicottero arriva una stima numerica: trentamila con l'approssimazione di duemila in più o in meno. In assoluto non sono troppi, ma il computer in Questura è reso sensibile al numero per via di coefficienti aggiunti: precedenti, vitalità della folla, controllo dei capi, mappa dei luoghi. La piazza può contenere centomila persone ma, mancando di esperienze analoghe, decide di stabilire che la soglia del pericolo è a sessantamila presenze. Per una manifestazione non autorizzata sono troppe, ma occorre tener conto che il "troppo" va messo in relazione a fattori in parte inediti. La piazza non è tra gli scenari consueti delle manifestazioni, dei cortei e degli scontri, è troppo grande e gli organizzatori attuali non sono sensibili a certi particolari: se il contenitore ha centomila "posti", se ne vengono occupati cinquantamila l'effetto è "mezza piazza". Non essendo concordate le modalità della manifestazione, non c'è stato tempo per predisporre un piano dettagliato per il controllo dei passaggi. Un conto è il solito assembramento temporaneo per lasciare che si formi il corteo, dato che quest'ultimo, assottigliando la massa, la rende più facilmente frazionabile; altro conto è disciplinare una massa compatta, che adesso presidia un'area sulla quale sono state realizzate senza permesso strutture adatte ad essere permanenti, e questo lo stato non lo può permettere. Anche perché l'esperienza mondiale insegna che è meglio evitare il formarsi di punti focali la cui difesa è irrinunciabile, che sia vero o no.

Si è formata spontaneamente una struttura che accoglie e indirizza i nuovi arrivati e amministra il denaro donato. L'accrescersi della folla e il formarsi di strutture fisse come la cucina da campo, la tendopoli, lo spazio della stampa e della lettura, l'area informatica, sono tutti fattori registrati da una memoria collettiva che ha tramandato i modelli di Occupy Wall Street anche senza un ricordo diretto, dato che l'esperienza americana non si era radicata in Italia.

Alleggerire la pressione. Per la polizia è un ordine ragionevole, ma l'obbedienza sarebbe possibile solo se ci fosse qualcuno a capo del movimento, qualcuno che emanasse un ordine altrettanto ragionevole. La folla, però, non ragiona. E a questo punto gli agenti in borghese, sparpagliati sulla piazza ma in contatto con colleghi in Questura davanti ai computer, si dirigono dove la folla è più fitta gridando "Corteo! Corteo!" per smuovere la gente verso la principale via d'uscita, quella che in precedenza era indicata come possibile inizio del percorso.

Il corteo non si forma. In compenso molti elementi che finora sono rimasti sparsi si aggiungono ai capannelli e partecipano. Curioso: il corteo è vietato, ma chi ha proibito adesso acconsente, anzi, consiglia. Anche perché la folla si ingrandisce e il computer della polizia varia in tempo reale i dati sulla pericolosità della situazione.

Alle 15 si formano nella folla alcune ondate verso l'imbocco principale della piazza, che però si dissolvono contro il sit-in organizzato da OGP. Quando dagli altoparlanti portatili esce l'invito "Oc-cu-pa-re! Oc-cu-pa-re!" Tra "corteo" e "occupare" i manifestanti scelgono occupare. Siedono in terra e scandiscono all'americana: Occupy .

Dunque, si occupa. La scelta è compiuta velocemente, quasi un automatismo. Nel wargame di OGP fra le alternative di gioco c'è il ricordo di Occupy Wall Street; in quello della polizia c'è una scelta logica fra varie alternative. In entrambi i casi succede (e si aiuta a succedere) un evento che viene percepito come scelta scritta da qualche parte (memoria di fatti vissuti dai protagonisti o memoria elettronica) ma che in realtà è il risultato che si determina attraverso molteplici interazioni dopo che la farfalla di Lorenz ha battuto le ali. La storia, minuta o universale, registrerà solo il risultato; se va bene, attribuendolo al movimento in generale che avrebbe finalmente imboccato la strada giusta (ma questo lo si dice a fatti avvenuti); se va male, attribuendolo alla pensata del capoccia di turno.

Lo stesso vale per la embrionale organizzazione che anticipa gli eventi futuri prima che gli uomini se ne accorgano. C'è bisogno di organizzare cose pratiche: allora qualcuno se ne occuperà e dato che ha incominciato, diventerà punto di riferimento per quella materia. La logistica dell'occupazione diventa maestra; e se lo stato, cioè la polizia, non compie le mosse giuste, si accumulano fattori di auto-organizzazione che possono sfociare nel proverbiale "dualismo di potere" (espressione che, se non è molto ben spiegata, vuol dire tutto e niente).

Un wargame che si rispetti, rispondendo alle mosse degli operatori, arriverebbe, manco a dirlo, a una biforcazione: sarebbe un imbuto entro cui passano le scelte pericolose, quelle dannose, inutili, poco utili e infine quelle ritenute migliori, che vengono "setacciate" o ridotte a elementi semplici come dicevano i migliori filosofi, quelli che tra setacci e rasoi praticavano la scienza della loro epoca (oggi chiusa per sempre).

Per OGP si prospetta un'occupazione permanente in quanto la strada che porta a quella scelta è la stessa che aveva portato OWS a occupare Zuccotti Park, ex Liberty Square, una piazzetta usufruibile dal pubblico ma di proprietà privata. Uno spazio di lusso, una specie di salotto alberato e senza traffico fra i grattacieli di New York. Potenza dei simboli: gli spiantati d'America in agitazione contro il capitalismo finanziario delle grandi banche avevano occupato uno spazio il cui proprietario, la banca Goldman Sachs, era una delle maggiori esponenti del mondo che gli occupanti volevano abbattere. Date le premesse, l'occupazione non poteva essere solo simbolica, il wargame non si nutre tanto di simboli quanto di fatti. Zuccotti Park era diventato un centro mondiale di informazione e azione contro il capitalismo. Di lì si partiva per occupare case per i senzatetto, si montavano tende allo stesso scopo, si riempiva la piazza di tecnologie, si organizzavano manifestazioni, si stendeva una rete internazionale di contatti, si condividevano progetti di macchine senza brevetti, si coltivava terra incolta, si distribuivano pasti caldi, si organizzava una biblioteca di piazza, si organizzavano supporti esterni di picchettaggio per le fabbriche in sciopero, si raccoglievano fondi.

Tutto questo senza l'ombra di leadership, di democrazia, di concorrenza fra gruppi che conservano il passato. "Siamo alieni che vengono dal futuro", dicevano di sé stessi gli OWS. Un movimento del genere non poteva nascere in Europa. Qui si sarebbe imposto un dibattito sull'opportunità di eleggere un coordinamento, di costituire un soviet, di fondare un partito, di smuovere un sindacato. Non è il nome delle cose che conta, ma se si fa un po' di pulizia anche al linguaggio ne guadagna la chiarezza.

Tutto questo era presente nel programma di OGP, sia sotto forma di ripetizioni che di cose nuove. Queste ultime ci devono essere, non è possibile che una rivoluzione miri a cose vecchie. Qui di solito si fa confusione e bisogna stare attenti al trabocchetto: cento anni fa, il Partito Comunista d'Italia disse che il partito dev'essere plasmato dalla società futura. Questa "cosa" ha cent'anni ma è nuova, nessuno ha mai agito politicamente su dati del futuro. Per il PCd'I era un'aspirazione contro l'Internazionale che funzionava su base democratico-parlamentare; per Occupy Wall Street era pane quotidiano. Quando alcuni esponenti del Partito Democratico americano avevano chiesto un incontro con OWS per discutere probabili convergenze, il movimento non aveva nemmeno risposto. La richiesta di incontro fra uno dei due partiti che si dividevano la leadership e un movimento popolare era una novità, ma i supporter extraparlamentari a partiti parlamentari era una cosa vecchissima.

Occupando la grande piazza si sarebbero messi in moto meccanismi di sopravvivenza politica e di opportunità pratica: per tenere sotto controllo uno spazio così ci sarebbe voluta una grande forza, i calcoli opportunistici con il mondo della politica sarebbero stati smascherati perché troppo evidenti. Le modalità dell'occupazione suggerivano i passi da fare. Occupare la Grande Piazza senza soluzione di continuità avrebbe richiesto forze che al momento sembrava non ci fossero. E gli eredi di Occupy Wall Street non erano propensi ad atti di coraggio e nemmeno a farsi massacrare. Era la prima volta che la polizia usava in quantità industriali il peperoncino rosso o qualche sostanza artificiale analoga. Qualcuno aveva detto che erano gas fabbricati per gli arsenali militari, cosa poi verificata in Turchia, dove il liquido urticante era stato aggiunto all'acqua degli idranti mobili.

Sì, ci sarebbe voluta un po' più di forza e meno di forma.

Primo: demolire

Il succedersi degli eventi, nel wargame arrivato a questo punto, è inesorabile. La situazione sta diventando troppo complessa e quindi instabile. Sia il computer "azzurro" che quello "arancione" incominciano a stabilire dei limiti all'accumulo di segnali contraddittori. Da qualche ora la polizia ha smesso di applicare la tattica "francese". Le piccole cariche molto violente seguite da ritirate al rallentatore, come se i manifestanti stessero per sopraffare i poliziotti, sono cessate. Entrambi i protagonisti virtuali del wargame assumono comportamenti realistici: cessa lo scontro frontale oscillante che serviva ad attirare i manifestanti più violenti in sacche predisposte.

Alle 17 l'afflusso di persone continua, anche se rallentato. L'elicottero è ritirato, i poliziotti si raggruppano intorno ai loro veicoli. Nelle prossime ore manifestanti e polizia decideranno come affrontare e utilizzare lo schieramento formatosi così rapidamente. Dalla parte dei manifestanti le strutture fisse vanno difese a tutti i costi. Dalla parte dello stato vanno sgombrate a tutti i costi. Due necessità contrastanti a pari titolo, deciderà la forza. La polizia ha già pronti diversi scenari, deve solo collegarli alle probabilità di successo, calcolo che farà il computer in base alle mosse del partito "arancione".

Il quale, essendo un insieme informale di gruppi e persone largamente estranei alla tradizione, tende a comportarsi molto banalmente secondo principi pragmatici, quegli stessi che la politica tradizionale a tutti i livelli ha dimenticato. Viene perciò indetta un'assemblea immediata, lì sul posto. Nei discorsi che si susseguono agli altoparlanti viene sottolineata la parola democrazia. Va bene, eccola, più gente c'è più la democrazia funziona. O no? Ma perché fermarsi? Da settimane le manifestazioni chiedono libertà. Lo stato è il primo accusato di liberticidio. La manifestazione è contro lo stato, viva la libertà. E siccome siamo una società fondata sul lavoro, lavoro per tutti.

Democrazia, libertà e lavoro, il movimento si è cucito una bandiera con la stoffa che ha trovato già pronta, ma la società è cambiata, non hanno più effetto pratico le categorie su cui finora si è basato il dominio della borghesia. I sessantamila nella piazza sentono salire la tensione. È un fattore fisico, palpabile, polarizzante. Dovrebbero dibattere, votare, usare gli strumenti della democrazia, prima fra tutti quello del parlamento rappresentativo. Sessantamila in un parlamento di piazza. Nuit Debout ne voleva sessanta milioni, tanti quanti sono gli abitanti della Francia. Banalità? Può darsi, ma sono banalità che da trecento anni dominano. A questo punto del wargame alle sessantamila persone in piazza se ne aggiungono milioni altrove, sedute al computer a interagire con una rete i cui nodi non superano mai i sei gradi di separazione e sono influenti secondo leggi che la politica non ha ancora adottato e che ormai non adotterà più. Maggioranze o minoranze, quei criteri sono abbandonati. Altre leggi sono subentrate per governare il mondo e lo stesso termine di governo non ha più senso se usato alla vecchia maniera.

Secondo: disomologare

La mappa dei manifestanti è piuttosto complessa, al punto che in uno dei rilievi della polizia si ipotizza la presenza minima di organismi, movimenti, istituzioni, partiti e invece la presenza massiccia di persone slegate da ogni interesse presente in piazza ed esplicitato attraverso striscioni, slogan e cartelli. Ora, se c'è una cosa che le polizie sanno far bene è la metodica schedatura dei cittadini e la ricerca di relazioni fra ognuno di loro. Ogni società di classe conosce sé stessa attraverso le informazioni che servono alla sua classe dominante, e la composizione degli oppositori è la più importante di tutte. Perciò i wargamer che giocano a favore del sistema si trovano in difficoltà quando scoprono che manca loro l'informazione sulla stragrande maggioranza dei cittadini occupati in un determinato momento a lottare contro lo stato, cioè contro lo strumento di controllo più potente che sia mai esistito.

Con l'eredità della Terza Internazionale recuperata nel secondo dopoguerra, l'opposizione allo stato era estremamente semplificata: c'era un grande Partito Comunista ormai addomesticato e seguace della "coesistenza pacifica" propugnata dall'URSS, c'era il sindacato "comunista", allineato al partito, c'era il sindacato cattolico lontano parente del movimento popolare scaturito dalla Chiesa, c'era l'immancabile troncone sindacale socialdemocratico che si potrebbe forse definire laburista. Se si fosse trattato di compilare un programma di wargame nel secondo dopoguerra, la cosa sarebbe stata assai lineare, ma oggi quella condizione è sparita: ci sono macchine che elaborano con potenza straordinaria, ma non sono capaci di distinguere il governo dall'opposizione se entrambi dicono le stesse cose. È tutto così finemente amalgamato in una corrente mondiale senza colori distinti che scompaiono persino parvenze di contrapposizioni. In caso di rimescolamenti politici, gli addetti ai democratici lavori possono cambiare di posto senza cambiare una virgola a quello che dicevano ieri o diranno domani.

Se questa situazione si riflette sulle apparenti ribellioni che si formano di volta in volta senza produrre effettive battaglie organizzate, il movimento cozza contro un potenziale paradosso: le classi o stratificazioni sociali che scendono in piazza in quest'epoca possono essere scambiate per sovversive sulla base del comportamento, ma essere oggettivamente conservatrici per quanto riguarda il programma, sia che questo derivi da un'effettiva capacità di teorizzare una collocazione sociale, sia che questo carattere non esista che nel pensiero del poliziotto che deve produrre delle schede per l'archivio e per il wargame.

Abbiamo visto che Nuit Debout, letteralmente "Notte in piedi", aveva un nome un po' contraddittorio rispetto a quello che avrebbe voluto essere. A volte non è proprio possibile rispettare le tendenze fisiche, quelle che spingono i duri manifestanti, gli arrabbiati militanti o gli interpreti dei vaghi manifesti a escogitare qualche forma organizzativa, senza la quale ogni movimento è destinato a perire. Vale per tutti, anche e soprattutto per chi si mettesse ad analizzare i fenomeni sociali senza la dovuta attenzione verso un principio di realtà, incitando ad esempio i proletari a fare il loro dovere, che sarebbe quello di dar corso alla rivoluzione.

L'attivismo, il velleitarismo, l'immediatismo, il volontarismo, tanti nomi in -ismo fissati da un'esperienza passata nel lessico della rivoluzione, impediscono a volte di raggiungere la saldatura tra il dire e il fare, ritardando addirittura processi in corso. Questo perché introducono nei rapporti politici (e uno scontro con lo stato è un rapporto politico) dei parametri che, un tempo assenti, oggi possono scatenare manifestazioni con milioni di persone.

A New York, Zuccotti Park era diventato il punto di riferimento per i militanti di Occupy Wall Street e spontaneamente questi ultimi avevano prodotto un programma politico significativo (vedere i nostri articoli su questa rivista). In linea di massima il programma era stato metabolizzato, fallì perché ancora troppo indistinto, non orientato verso soluzioni oggettivamente già adombrate ma ancora immature.

Le decisioni, per esempio, scaturivano dalla massa dei manifestanti, erano fissate nell'assemblea generale di New York e adottate localmente in tutti gli Stati Uniti e nel mondo. Il passo successivo sarebbe stato quello dell'organizzazione legata a un programma, però tale organizzazione non esisteva e non si poteva inventare. Meglio così, perché sarebbe stata una ripetizione di cose già viste.

Qualcuno potrebbe dire "sarebbe stato meglio di niente." No, sarebbe stato peggio. Non è pensabile che nel paese leader dell'imperialismo mondiale, culla di tutte le teorie scientifiche dell'informazione, dell'organizzazione, dei sistemi, del governo organico della società e molte altre discipline, non è pensabile, dicevamo, che si torni indietro.

Sono discipline legate alla futura capacità di rendere "biologico" (vitale, organico, qualitativo) il governo del mondo (cibernetica, arte del timoniere), non è pensabile immaginare una rivoluzione che, invece di fondarsi sulle tematiche del futuro, si basasse sui partiti tradizionali. Che sono la negazione del carattere organico suggerito dai compiti futuri della nostra specie. Funzionanti con il meccanismo democratico delle maggioranze ottenute con voti personali, in contatto con i loro elettori tesserati tramite piramidi gerarchiche e portati al governo con un identico meccanismo, non sono neppure in grado di gestire una drogheria, altro che ipotesi unitaria della biosfera (Gaia), condizione di equilibrio e armonia sociale della specie (neg-entropia), interferenza positiva sui processi della trasformazione della natura da parte dell'uomo che ne fa parte (ecologia).

Bisogna far lavorare l'organo che, si dice, non è un semplice separatore di orecchie. Bisogna immaginare la rivoluzione in America come risultato dell'ideologia attuale. Il che vuol dire risultato della rivoluzione mondiale con gli strumenti teorici attualmente a disposizione.

Il movimento Nuit Debout, per essere al passo con i tempi, ha subìto una deriva interessante: invece di un parlamento solo, per essere più democratico ne ha costituiti alcune decine. Uno per ogni gruppo di lavoro. Altro che fantasia al potere, immaginiamo una fabbrica che funzioni con questa specie di democrazia distribuita. La società futura abbasserà il rendimento della produzione a favore di una vita migliore, non perché si darà alla dissipazione entropica.

"Voi siete poche decine," scriveva il movimento su di un suo manifesto contro il Parlamento, "noi siamo sessanta milioni." Eh, già: in democrazia la maggioranza vince. E se vincesse davvero?

Terzo: progettare

Immaginiamo per un momento di essere giunti alla fine del nostro wargame, avendo scelto modelli organizzativi diversi da quelli ipotizzabili proiettando il presente nel futuro. Quel futuro che per il capitalismo è già operante ma che per la rivoluzione è anticipatore di soluzioni (ricordiamo che il partito rivoluzionario non taroccato si lascia plasmare dal futuro, così come un progetto è deterministicamente imposto dall'oggetto che ne sarà il risultato, Partito e azione di classe, 1921).

Dunque, nello scenario ipotetico che sa di "Ottobre copia-incolla" hanno vinto i tradizionalisti della rivoluzione. Il "modello organizzativo diverso" si porta dietro questa contraddizione: vuole cambiare il mondo (quindi bene o male un progetto di futuro ce l'ha) ma vuole farlo, chissà perché, usando metodi e materiali del passato. In una eventuale ucronia, sul Campidoglio di Washington sventola il glorioso vessillo rosso con falce e martello (un robot al posto dei due strumenti introdurrebbe un elemento disarmonico nell'insieme). La nuova Armata Rossa Americana vigila sulla controrivoluzione, e il Congresso del Partito vota le risoluzioni per il prossimo Piano Quinquennale (l'immane programmazione capitalistica è scartata in quanto "borghese", però la meccanica di Galileo e Newton è ancora insegnata nelle scuole altrimenti non si saprebbe costruire neanche una bicicletta). Il mondo è ormai tutto comunista meno Taiwan. L'isola è bersaglio di invettive ma è un elemento essenziale della politica estera detta "coesistenza pacifica". Ai piedi dell'Empire state Building a New York l'orchestra dell'Unione Mondiale delle Cooperative, auspicata da Bucharin e Preobrazenski in ABC del comunismo, suona La Guardia Rossa scritta nel 1919 da un epico stalinista italiano. Cento bambini del coro sono sottoposti a educazione politica ottenuta con la vibrante emozione suscitata dal testo, specialmente dalla frase finale che illumina la via a un radioso stakhanovismo.

Quel che s'avanza è uno strano soldato.
Vien dall'Oriente e non monta destrier.
La man callosa ed il volto abbronzato,
è il più glorioso di tutti i guerrier.
Non ha pennacchi e galloni dorati,
ma sul berretto e scolpiti nel cuor
mostra un martello e una falce incrociati:
son gli emblemi del lavor!
Viva il lavor!
È la Guarda Rossa che marcia alla riscossa
E schiuderà la fossa
Alla schiava umanità

Non si schiude nessuna fossa con l'apologia quasi mistica del lavoro, cioè dell'unica fonte da cui il capitale ricava la sua ragione d'essere. Solo un'umanità impazzita può adorare, nel terzo millennio, una divinità vampira, un Moloch alimentato con sacrifici umani. Scriveva il socialdemocratico Turati nell'Inno dei lavoratori:

"O vivremo del lavoro o pugnando, pugnando si morrà."

E di proletari ne sono morti tanti. Non è solo una questione di linguaggio. Con le parole si potrebbe stigmatizzare anche più pesantemente di quanto stiamo facendo, ma le parole sono solo il riflesso di una realtà profonda: per fare in modo che non si ripeta una controrivoluzione di questa portata bisogna conoscere la natura dei fatti, cos'è successo veramente. Ogni rivoluzione si afferma trattando dati del futuro, quella iniziata in Russia fu abortita perché ancora basata su categorie del passato, a cominciare dalla democrazia.

Democrazia a comparti

A Zuccotti Park avrebbero potuto eleggere democraticamente il soviet cittadino, non l'hanno fatto. A Oakland hanno proclamato la Comune. Gesto simbolico, ma significativo; da leggere: no a parlamentini democratici, sì all'unico esempio di tentata dittatura del proletariato. Naturalmente agli americani non poteva venire in mente il nome originario, ma la rivoluzione non è questione di nomi. Essa produce caos e ordine, cancella e battezza, ma se si mette a cancellare, lo fa senza paura di avere mano pesante.

Un esempio importante del bisogno di rottura contro l'inquinamento centenario è venuto dalla Francia con il movimento Nuit Debout (ND). Ce ne siamo occupati sulla rivista, e qui ne faremo una sintesi.

Il movimento francese era iniziato come occupazione di una grande piazza, uno spazio parigino ritenuto adatto e per questo attrezzato con strutture fisse, come OWS in America e come quello che stiamo ipotizzando nel nostro wargame e che abbiamo chiamato OGP nello scenario ambientato in Italia ma valido per tutta Europa. In origine si era sviluppato senza grandi contraddizioni, a parte l'atteggiamento ambiguo di alcune frange a proposito della violenza dello stato e degli antagonisti. Dopo qualche tempo, si era constatato il convergere di posizioni particolari sulla democrazia interna. L'occasione era stata fornita dallo sviluppo dell'ondata di protesta avvenuta a causa degli scontri con la polizia. La discussione sull'uso della violenza non aveva contribuito a chiarire il problema e, anzi, l'allargamento del lavoro aveva suggerito ad alcuni di suddividere le assemblee in gruppi di discussione che avrebbero dovuto affrontare problemi parziali, unificare tendenze, produrre documenti e diffonderli, stabilire in base al feedback ricevuto, se fossero adatti al lavoro di ND.

La discussione sull'opportunità o meno di aderire a un movimento spontaneo come ND ora doveva allargare i propri orizzonti, altrimenti il movimento sarebbe stato stritolato dal solito dato di fatto numerico e dalla mancanza di sostegno politico ed economico.

Il nostro gioco sta prendendo la forma di un'ucronia. La rivolta del mondo ha raggiunto un dato livello: quali sono le possibilità che fanno evolvere la situazione verso sbocchi diversi da quelli che la mente sociale omologata può fare immaginare? L'attuale organismo informale che abbiamo inventato e chiamato OGP si era – poniamo – strutturato in un lavoro organizzato intorno a un programma tipo "gioco di guerra", ed era stato invitato a partecipare a una discussione in Francia. Era un benvenuto tentativo di internazionalizzazione e OGP l'aveva registrato come capace di introdurre causalità positive. La realtà era stata ricostruita dal modello su ipotesi diverse da quelle immaginabili mantenendo i vecchi criteri. Il grado di preparazione di questo organismo informale rispondeva alle necessità del momento, introducendo nella dinamica del modello le farfalle di Lorentz, apparentemente insignificanti ma cariche di energia polarizzante per la vittoria rivoluzionaria (la Sinistra ha sottolineato costantemente la necessità di una polarizzazione sociale). OGP aveva fatto notare che la Polizia studiava il passato di Occupy per capire il futuro di OGP e di tutto ciò che fibrillava in cerca di una funzione. Ma anche OGP studiava i movimenti della polizia, per cui c'era una oggettiva, visibile, divisione reale, molto più netta di quella immediatamente percepibile.

Potremmo continuare con il modello sempre più realistico, introdurre eventi che oggi qui potrebbero provocare robuste conseguenze, mentre allora non era successo nulla. A partire dalle realtà già intuibili, adesso è possibile immaginare una forte tendenza a superare la vecchia solfa delle manifestazioni che servono soltanto a sé stesse, cioè a niente. Una dinamica del genere sarebbe naturale, dopo decenni di finti scontri con una polizia che non ha bisogno di difendere lo stato per la semplice ragione che lo stato non è minacciato da nessuno.

Allora ci azzeriamo sul limite raggiunto e aggiungiamo al wargame gli elementi che mancano. Quelli possibili e, con cautela, quelli ipotizzabili. Allora vedremo, realisticamente, che il movimento insondabile, interclassista, oscillante, a-programmatico, si è per brevi istanti collegato all'immenso movimento che ha già metabolizzato il mondo delle non più nuove tecnologie; e che manca soltanto un detonatore per far esplodere l'altrettanto immensa contraddizione fra la massa degli otto miliardi di terricoli e quel dieci per cento di loro che produce quel po' di plusvalore necessario a non lasciar crollare la baracca. Plusvalore che, l'abbiamo calcolato, potrebbe essere più vicino all'uno per cento se passato al vaglio della nostra teoria (Scienza economica marxista come programma rivoluzionario). Allora prendiamo il nostro wargame, lo resettiamo sulla grande Piazza nel momento decisivo in cui la polizia, come a New York, distrugge le strutture che il movimento si è dato e si accanisce per sbriciolare terroristicamente cellulari e computer, cucine e biblioteche, tende e materiali vari. A New York gli OWS avevano detto che avrebbero ricostruito tutto in pochi giorni, poi non lo fecero. Ipotizziamo che qui invece l'esito sia del tutto diverso. Che si ricostituisca davvero tutto in pochi giorni, nella consapevolezza che ci sono milioni di persone con gli occhi puntati sugli eventi di quel genere. Di genere mai visto, cioè la negazione dei giochetti con la polizia, con sindaci e assessori, con gli opportunisti di ogni risma che arrivano con i condensati di un secolo di controrivoluzione. Eventi che non sono neppure da inventare perché sono già nell'aria, nella voglia di lasciarsi alle spalle la politica politicante e raccogliere le indicazioni di ciò che già il mondo ha preparato.

Nel wargame la gente non scende in piazza per niente. Anche se non ha ancora un progetto, ha chiaro che cosa non vuole. Nei momenti cruciali, la realtà impone quella linea di condotta che abbiamo chiamato polarizzazione. Gli atomi sociali si indirizzano, si orientano. Non hanno bisogno di ordini, sanno già che cosa fare, lo fanno tutti i giorni. È il capitalismo stesso che ha bisogno di insegnare loro come si fa. Nel wargame ci sono gli influencer che hanno imparato a sfruttare la propensione marginale all'inutilità. Che c'entra? Dirà qualcuno. C'entra. Nel wargame sarebbe un errore imperdonabile non inserire gli agenti d'influenza della polizia, ben addestrati dai servizi segreti. E se scoprissimo che gran parte delle guerre visibili sono il risultato di quelle invisibili condotte da specialisti? Come si vede, non è uno scherzo.

Nonostante i suoi limiti, il movimento generale, individuabile nella dottrina e nelle azioni inglobate negli eventi che si succedono, si dà un assetto organizzato, cercando confusamente di selezionare al massimo nella massa dei militanti e di rispondere razionalmente al moltiplicarsi delle pulsioni che accendono gli animi ma si allontanano dal programma della rivoluzione. È in questo frangente che di solito nelle rivoluzioni si prepara la crisi decisiva: la conquista del potere, data la situazione di dualismo, pretende chiarezza programmatica e azione unitaria.

Tale risultato si ottiene attraverso una scissione dalla (della) componente opportunista nel momento in cui essa si rivela come freno alla marcia verso il "rovesciamento della prassi".

La rivoluzione è in marcia quado incomincia a dissolvere i vecchi orpelli della politica. È allora che "appare" il partito della rivoluzione (Marx, Introduzione a Lotte di classe in Francia).

Noi ne parliamo con il senno di poi, ma il contenuto teoretico di questi enunciati è presente nel lavoro della Sinistra Comunista fin dal 1921-22, e non su articoli di giornale o documentazione contingente, ma su testi ufficiali di partito, pubblicati sulla sua rivista teorica e proposti all'Internazionale come contributi alla costituzione del partito mondiale.

La rete mondiale è un presupposto della rivoluzione in corso, ancora alla ricerca di un'identità teoretica, mentre sale il livello del bacino di reclutamento degli arrabbiati. Il movimento OWS e, più confusamente, gli altri sprazzi di ribellione sistemica che abbiamo definito "marasma sociale e guerra", ha sentito subito la necessità di collegarsi al potenziale internazionale e abbiamo affrontato l'argomento nell'articolo "Mille città".

Nei wargame che ci servono per ipotizzare i comportamenti delle piazze nel caso si verifichi una convergenza massiccia sulle caratteristiche dello scontro, questa tematica è affrontata in modo diverso dai partiti Azzurro e Arancione. Mentre il primo è espressione unitaria degli interessi di una classe ben precisa, anche se ne abbraccia diverse nel grande spazio intermedio fra borghesia e proletariato, il secondo è espressione di una sola classe, il proletariato, la parte che produce tutto il valore esistente nella società ed è caratterizzata dall'essere "senza riserve". La parte non produttiva del proletariato è socialmente aggregata ad esso ma, non producendo, è catapultata fuori dalla società. Mentre nel contesto del capitalismo la borghesia è una classe superflua e il proletariato una classe necessaria, la parte non produttiva del proletariato non è né superflua, né necessaria. Essa, passando da "esercito industriale di riserva", utile al capitalismo per tenere basso il valore della forza lavoro sul mercato, cioè da "sovrappopolazione relativa" a "sovrappopolazione assoluta", è diventata la parte maggioritaria della popolazione del pianeta, per cui forse il 10 per cento delle attività umane in essere mantengono sé stesse e il 90 per cento di elementi improduttivi.

Questo processo storico è irreversibile, perciò il marasma e la guerra sono parte integrante della dinamica sociale capitalistica.

Abbiamo visto che non si tratta di "innovare" buttando via cose vecchie. Le inascoltate Tesi di Roma sono modernissime e il ricorso alle metodologie suggerite dal wargaming non sono mode cangianti ma contraddittorie anticipazioni dovute al "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente". Abolisce, non rattoppa.

Ormai non c'è progetto che non sia Computer Assisted Design (e Manufacturing, progettazione e fabbricazione assistiti da computer CAD-CAM). Nell'attività dell'industria si può sostituire un operaio meccanico con un robot, ma non si possono sostituire tutti gli operai con robot, il capitalismo deve sfruttare lavoro vivo, le macchine sono lavoro morto. Non esiste una società capitalistica dove si vende soltanto e nessuno compra.

Il wargame, che da qualche anno sta assistendo l'uomo nella sua produzione, al momento capitalistica, è assimilabile a una macchina qualsiasi. Essa assiste un processo, non lo inventa. Nell'ambito della società borghese il wargaming è nato, come dice la parola, per simulare situazioni di conflitto (o gioco). Il wargame è un'arma. Ci sono dei rivoluzionari che per pigrizia o altro criticano l'approccio tecnico alla rivoluzione. È dannatamente improbabile che la borghesia lasci la scena storica senza difendersi con tutto ciò di cui dispone, e possiamo essere certi che non sarà sconfitta se sarà attaccata con archibugi e torri d'assedio.

Una volta innescato il processo di formazione del partito adatto e conseguente rispetto a suoi compiti storici, le modalità di livello inferiore, cioè eventuali organismi intermedi fra classe e partito, si adegueranno alla selezione necessaria. Non crediamo che avranno importanza esperimenti del passato come consigli, soviet, sindacati e simili. Anzi, è probabile che gli operai procedano alla trasformazione delle forme organizzative esistenti prima che queste siano coscienti del cambiamento imminente.

Occupy Wall Street ha provato a dare qualche picconata demolitrice con l'organizzazione leaderless, senza capi. L'ha fatto bene, non alla maniera anarchica moralista ma utilizzando le proprietà del networking dove vige un principio di autorità riconosciuto da tutti senza che si formino gerarchie di potere. Ha utilizzato la Rete per trasformare l'impianto assembleare in una serie di relazioni che superava la democrazia, realizzando un centralismo a multipla direzione delle istruzioni. Ha mostrato coraggio, intraprendenza e nello stesso tempo ha fatto ricorso alla dura tradizione sindacale americana con la costituzione di pattuglie di picchetti a disposizione degli operai in sciopero con l'incredibile proclamazione dello sciopero della West Coast, poco più che simbolico ma pieno di suggerimenti per simulazioni e azioni future.

Il wargame come simulazione e gioco è, lo ripetiamo, una macchina che assiste l'uomo in una delle sue attività. La prima cosa utile che "fa" è dimostrare quanto siano ridicole o perlomeno obsolete concezioni "non militari" della rivoluzione, come nell'esempio qui ricordato della tattica definita fronte unico, per la quale, in una rivoluzione in corso, ci si accorda con il nemico invece di abbatterlo o arroccare in posizioni inattaccabili. O come la conquista della maggioranza del proletariato nell'illusione che un supplemento di proselitismo possa cambiare gli schieramenti in guerra.

L'approccio tipo wargame non nega, anzi potenzia la funzione del partito rivoluzionario. Mette in evidenza che la rivoluzione ha bisogno anche di preparazione tecnica. I militanti del partito bolscevico, che in queste due puntate abbiamo criticato per la tattica, sul fronte delle competenze erano elementi preparati. Lenin era un poliedrico esemplare di capo combattente. Trotzki era un buon capo militare, economista e umanista. Bogdanov uno scienziato impegnato in varie discipline. E centinaia, migliaia di militanti affiancarono gli addetti della società morente "mettendo loro una baionetta alla schiena", come disse Lenin.

Nei cambiamenti rivoluzionari i vincitori hanno sempre avuto dei grossi problemi con il controllo di una società che si avviava a realizzare i punti programmatici per l'attuazione dei quali si scatena una guerra diretta da un governo tecnocratico cibernetico (l'unico che avrebbe un senso nella rivoluzione attuale). Immaginiamo una società che abbia problemi di gestione. È vero che si può fare ricorso al normale mercato del lavoro qualificato dove sono presenti tutte le tipologie di soggetti dediti al management. Il guaio è che qualunque fosse la forma di controllo uscita da una rivoluzione avrebbe compiti un po' speciali da svolgere e non sarebbe possibile né consigliabile avere scarse conoscenze nel campo della direzione di una società.

Ci sono modelli gestionali di tutti i tipi e ne abbiamo citati alcuni nel corso del nostro lavoro. La Sinistra Comunista ha più volte fatto cenno a principi di organizzazione, e naturalmente non poteva inventarseli di sana pianta perché i metodi derivano dall'azione e non viceversa. Solo quando sono ben collaudati essi diventano attrezzatura corrente per la produzione. Questi metodi scaturiscono da informazione condensata, sono in fondo teorie sulle quali si fondano strategie per raggiungere dei risultati voluti.

I modelli di cui stiamo parlando, wargame compreso ma non unico, servono a costruire strategie di azione in tutti i campi che offrano la possibilità di approcci diversi e ottimizzabili. Si tratta di raccolta ed elaborazione di informazione per ottenere una buona gestione delle conoscenze.

Ognuna di queste strategie può essere adottata sia alla lettera sia come linea guida, ma sempre con l'obbiettivo di avere un percorso razionale e quindi ad alto rendimento, poco dissipativo.

Tali strategie si dividono in due classi:

1) Top-down, orientate a conoscere le determinazioni, gli effetti di un sistema a piramide gerarchizzata con vertice e base. La strategia top-down è utile quando si è in presenza di un sistema ben strutturato che si conosce perfettamente a partire dal vertice grazie a consolidata esperienza.

2) Bottom-up, orientate a conoscere le parti del sistema considerate come unità minime, assemblate tra loro fino a formare componenti più grandi e complesse, a loro volta interconnesse fino a ottenere un sistema completo. Le strategie basate sul flusso informativo bottom-up sembrano potenzialmente necessarie e sufficienti, poiché basate sulla conoscenza di tutte le variabili in grado di condizionare gli elementi del sistema.

Questi modelli si possono applicare alla ricerca intorno a problemi tecnici come il progetto di grandi complessi, la realizzazione di software o l'ingegnerizzazione che permette di realizzare un progetto per mezzo di specifiche risorse. Ma sono soprattutto utili in ambito più vasto e generale, quando il risultato da raggiungere investe problemi politici che non hanno soluzione se si discostano dal metodo scientifico, ad esempio tracciare lo schema geopolitico di un dato paese in una data epoca o realizzare al computer una simulazione mediante la dinamica dei sistemi. Non ci sono controindicazioni, anche un grande romanzo storico può essere abbozzato a partire dalle micro-situazioni per giungere alla costituzione di un impero; o può partire dall'impero costituito per studiare a ritroso nel tempo le cause del successo o del crollo. Il wargaming è particolarmente adatto a questo scopo, tanto che una buona parte dei giochi è basata proprio sulla nascita o lo sviluppo di civiltà antiche o future. Si possono creare modelli di eventi particolari, ad esempio battaglie storiche, e tentare di capovolgere la realtà facendo vincere chi ha perso in modo da mostrare curiose ucronie.

Nel modello top-down si inizia in genere da un sistema completo per quanto riguarda le parti essenziali, si precisano gli obiettivi da raggiungere senza approfondire ulteriormente le caratteristiche dei singoli particolari, si fissano i criteri che rendono il sistema funzionante e infine si va a rifinire il tutto rifinendo le parti. Non è necessario stabilire che cosa contengano le parti, può essere sufficiente sapere che cosa esse apportano al sistema: input, output e, fra i due flussi di dati, una scatola nera.

Terminiamo questo lavoro con un elenco dei modelli utilizzati dalla Sinistra Comunista "italiana" nel corso della sua esistenza. Era impossibile che non si formasse una corrente osmotica all'interno della società, che criteri della scienza e della produzione non filtrassero attraverso le barriere ideologiche fino a modificare anche il linguaggio. La borghesia trova senz'altro comodissimo il fatto che il proletariato ha mutuato il politicantismo e abbia completamente trascurato la scienza della produzione e della società.

Ci limitiamo a pochi accenni comparando due colonne, l'una riconducibile all'altra, l'una la negazione dell'altra.

Ambito scientifico corrente

In questa colonna il soggetto ispiratore è l'industria (Marx: la vera antropologia). La dinamica è quella che porta il socialismo dall'utopia alla scienza ("… il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente").

Sinistra Comunista Italiana

In questa colonna invece il soggetto ispiratore è il partito rivoluzionario visto dalla corrente storica di cui all'intestazione della colonna, misconosciuto quanto diffuso germe di futuro entro la società attuale (Partito e azione di classe, 1921).

Interfacciare

Collegare due o più discipline, specie per quanto concerne i loro punti di contatto e armonizzazione. Permettere la comunicazione fra elementi normalmente separati.
In informatica, altro esempio, stabilire un collegamento tra un operatore e una banca dati tramite la tastiera e lo schermo di un computer, l'uno in grado di tradurre le informazioni nel linguaggio dell'altro.

Lavorare a testi logicamente concatenati (ipertesti)

Gruppi di "negri" (militanti della SCI che lavoravano nella produzione di risultati teorici senza rivendicarne individualmente il contenuto, come nel laboratorio letterario di Alessandro Dumas e come in Wikipedia).

Il lavoro organizzato nasce prima delle teorie sull'organizzazione del lavoro. Il linguaggio è il risultato della produzione.

Interlacciare

Nella filatura a mano il capo di un filo veniva unito manualmente al capo di un altro. Nell'industria tessile il filato si produce normalmente per mezzo di turbolenze ottenute con aria compressa entro le quali avanzano fibre di varia lunghezza che si uniscono (allacciano) in un filo unico esente da discontinuità. Il filo interlacciato può essere portato a un alto grado di finitura e robustezza.

Segnale video in cui le linee pari e quelle dispari sono inviate separatamente e poi rimesse in sequenza dal ricevitore per ricreare il quadro d'origine.

Avviluppare, intralciare, intrigare ("le sue dita s'intralciarono nella corona", A. Manzoni).

Centralismo organico

È militante comunista chi ha saputo staccarsi da questa società e confonde sé stesso con l'arco millenario del divenire comunista. Il centralismo organico unisce i militanti del partito nella continuità, evitando la formazione di nodi. L'espressione "Filo rosso" ricorda il sottile canapo rosso inserito (interlacciato) in tutti i cordami della flotta imperiale britannica per simboleggiarne l'unità e la forza prima dell'avvento della macchina a vapore.

La stessa valenza simbolica era evocata con l'usanza di fare il pane aggiungendo nell'impasto una piccola massa dell'impasto precedente lasciata lievitare da un giorno all'altro. Questo ciclo virtualmente infinito in cui ci si immedesimava credendo di mangiare lo stesso pane (e bere lo stesso vino) per secoli ebbe successo con il cristianesimo quando celebrò la sua vittoria sul paganesimo.

Wargaming

Simulazione realistica di condizioni date, per conoscere il loro eventuale sviluppo. Un insieme di discipline recenti come la teoria dei sistemi, la teoria dei giochi, la teoria dell'informazione, la dinamica dei sistemi, i programmi biologici per la gestione di grandi organizzazioni, ecc.

Indagine sulla capacità autopoietica della materia; auto-organizzazione, auto-catalisi.

Tesi di Roma

Trattate in questo articolo e in quello precedente apparso sul n. 50 della rivista.

Furono scritte in polemica con l'Internazionale quando quest'ultima iniziò a deviare accettando compromessi sul terreno della socialdemocrazia.

Trattano scientificamente del divenire della rivoluzione, del partito e del rapporto fra questi e il proletariato.

Dinamica dei sistemi

Una delle simulazioni possibili nell'attività di wargaming elencate nella cella precedente.

Esperimento utile per ottenere una visione tecnica della società regolata dalla legge del valore. Testo di riferimento: I limiti dello sviluppo (Club di Roma).

Il testo è basato sulla dinamica delle curve che rappresentano i parametri di crescita di un sistema. Esse sono sempre una variante della cosiddetta logistica (forma a "S", sigmoide): andamento iniziale esponenziale, passaggio da un punto di flesso, continuazione verso una condizione asintotica. Legge della crescita, auxologia.

Simulazione al computer di una società in transizione

Tre imprescindibili testi di riferimento:

  • 1) Corso del capitalismo mondiale (1958);
  • 2) Proprietà e Capitale (1948);
  • 3) Scienza economica marxista come programma rivoluzionario (1959).

Cibernetica

Condizione presente ogni volta che in un sistema avviene una regolazione tramite feedback. Gli esseri viventi sono cibernetici in quanto interattivi tra di loro e con l'ambiente.

Particolare condizione di relazione politica fra il partito,
il proletariato e la società in genere

Tesi di Roma; Tesi di Milano (Doppia direzione); Fattori di razza e nazione (parte sul linguaggio come mezzo di produzione); schemi rappresentativi delle concezioni capitalistiche del mondo.

L'insieme dei testi "Sul Filo del Tempo" (1949-1955).

Strategie top-down e bottom-up

Strategie di conoscenza, specie negli ambienti di progetto. Schema di Galileo, invarianza storica, schema di Einstein.

Schemi della conoscenza di Einstein Schemi della conoscenza di Bateson

Due esempi di schemi della conoscenza, Einstein e Bateson.

René Thom e la Teoria delle catastrofi (Stabilità strutturale e morfogenesi).

Rovesciamento della prassi

Schema della Sinistra.

Schemi della della Sinistra

Il rovesciamento della prassi nella SCI.

Consigliamo vivamente di leggere la raccolta di testi Partito e classe. Scritti all'inizio degli anni '50, anticipano nel concetto e nel nome testi scientifici pubblicati molti anni dopo. Ad esempio una frase come "La nostra teoria delle catastrofi", scritta a proposito di cuspidi nelle transizioni di fase è piuttosto sorprendente, la teoria delle catastrofi ha effettivamente attinenza con le cuspidi, ma è stata pubblicata trent'anni dopo.

Wargame - prima parte (rivista n. 50)

Rivista n. 51