Il gemello digitale
Introduzione
Siamo abituati ad intendere la tecnologia come un nostro sviluppo extra-organico, come un qualcosa di esterno, ma in realtà essa è parte di noi. Il rapporto mano-cervello ha potenziato la nostra conoscenza, ci ha fatto divenire quello che siamo. Gli strumenti di cui ci siamo dotati (come, ad esempio, la matematica) sono dunque degli organi supplementari, e quindi parte integrante dell'evoluzione della nostra specie (nel saggio Il gesto e la parola Leroi-Gourhan si cimenta in una vera e propria biologia della tecnica). Marx nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 descrivendo il divenire dell'uomo-industria, afferma che l'industria è la vera antropologia.
La società industrial-tecnologica non è qualcosa di negativo in sé, come sostengono gli anarco-primitivisti, ma un particolare stadio evolutivo dell'umanità, che non è stato compreso a pieno dalla stessa, e quindi produce alienazione. Il capitalismo è la preistoria dell'umanità, ma esso sviluppa le basi della società futura. Come la mano sviluppa il cervello, così il computer potenzia il cervello, fondendosi sempre più con esso. Un insieme di computer abbinati a un insieme di cervelli produce un cervello sociale bio-tecnologico, e questo produce degli effetti nella società, che vanno dalla paura allo stupore.
Lo sviluppo tecnologico determinerà un cambio di paradigma, lo sta già facendo. Queste affermazioni non sono da confondere con il "tecno-soluzionismo" che va per la maggiore in alcuni ambienti della Silicon Valley, una nuova religione che ha sostituito Dio con l'intelligenza artificiale. Pensiamo alle dichiarazioni di Eric Schmidt, ex amministratore delegato di Google, intervenuto al summit AI+ Energy 2024 a Washington, dove ha sollecitato un maggiore sviluppo dell'intelligenza artificiale, nonostante i data center (che forniscono la potenza di calcolo necessaria) richiedano sempre più energia, minacciando gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio. Nessuna preoccupazione, dice Schmidt, in mancanza di un coordinamento globale sarà l'intelligenza artificiale a risolvere il problema dell'energia necessaria al suo sviluppo. Contribuirà inoltre a salvare il mondo dal cambiamento climatico. Abbiamo qualche dubbio a proposito, essendo dell'idea che in questo modo di produzione le macchine affamano il mondo ("Mai la merce sfamerà l'uomo", 1953-1954).
Esse però, come vedremo, sono un grimaldello per far saltare i vigenti rapporti sociali. Le nostre ricerche sui "saggi di organizzazione futura" sono volte a rilevare ed evidenziare i segni di cambiamento che si presentano all'interno del presente modo di produzione.
Nel corso del lavoro di "patrolling" in Rete volto alla ricerca di materiali sulle "terre di confine" tra capitalismo in coma e società futura, tra i tanti video sulle nuove tecnologie presenti su YouTube, uno in particolare ha attirato la nostra attenzione: si tratta di una tavola rotonda tra redattori e collaboratori della rivista Limes, intitolata "L'intelligenza non è artificiale", che ci rimanda ai temi che abbiamo affrontato nell'articolo "Un sistema che ingegnerizza sé stesso", in cui abbiamo scritto:
Al di sopra della borghesia, perciò dei circuiti dei capitali che con i loro proprietari agiscono sulla superficie del Globo, non può esservi altro che un ipotetico circuito spaziale. Sembra una battuta, ma le avvisaglie mostrano che il percorso è già iniziato. E non da adesso: per l'espansione del mercato si trovano sempre tre caravelle e un porto dal quale farle partire. Comunque, già oggi una buona parte del capitale ha ormai i suoi strumenti nello spazio ma dove su orbite di ogni ampiezza ruotano migliaia di satelliti artificiali per ogni tipo di servizio. E gli investimenti in questo campo continuano a dispetto di una crisi che ha messo in ginocchio l'economia mondiale."
Da un po' di tempo a questa parte, infatti, il capitale investe massicciamente nello spazio. Non solo gli stati ma anche i privati, come Elon Musk e Jeff Bezos, lanciano in orbita satelliti.
Nel video, il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, dopo una breve presentazione lascia la parola agli ospiti, tra cui l'amministratore delegato di Leonardo , Alessandro Profumo, il quale spiega che cos'è un "gemello digitale": con un sistema di satelliti spaziali e sensori terrestri, attuatori e protocolli di comunicazione, trattamento dei dati, autoapprendimento, ecc., si può creare un "digital twin" di tutto, una copia cibernetica di qualsiasi oggetto, sia in ambito civile che militare.
Non ci facciamo affascinare dalla presentazione che i borghesi fanno delle "loro" tecnologie, su cui ripongono grandi speranze per la salvezza di un capitalismo con l'acqua alla gola, ma non siamo nemmeno indifferenti ad esse: sappiamo infatti, dal Capitale di Marx in poi, che lo sviluppo tecnologico non salva l'attuale modo di produzione dalle sue contraddizioni, semmai è uno degli elementi che lo affosseranno. L'infrastruttura tecnologica che rende possibile i nuovi modelli di business è, allo stesso tempo, la base di una differente organizzazione sociale.
Con il passaggio all'estrazione massiccia di plusvalore relativo (intensificazione dello sfruttamento mediante macchine), si negano le basi del capitalismo, come messo già in luce nei Grundrisse di Marx:
Nella stessa misura in cui il tempo di lavoro - la mera quantità di lavoro - è posto dal capitale come unico elemento determinante, il lavoro immediato e la sua quantità scompaiono come principio determinante della produzione - della creazione di valori d'uso - e vengono ridotti sia quantitativamente a una proporzione esigua, sia qualitativamente a momento certamente indispensabile, ma subalterno, rispetto al lavoro scientifico generale, all'applicazione tecnologica delle scienze naturali da un lato, e rispetto alla produttività generale derivante dall'articolazione sociale nella produzione complessiva dall'altro - produttività generale che si presenta come dono naturale del lavoro sociale (benché sia, in realtà, prodotto storico). Il capitale lavora così alla propria dissoluzione come forma dominante della produzione."
La società d'oggi utilizza gli importanti traguardi della scienza per fini angusti, per accumulare più capitale, per l'appropriazione privata del valore prodotto socialmente, incurante delle conseguenze di tale operato, che sono crisi sempre più estese, guerre devastanti e svariate tipologie di catastrofi sociali. Ma la scienza non è il problema, è parte della soluzione.
La conoscenza umana, finché rimane all'interno dei limiti meschini della presente forma sociale, non è veramente conoscenza. Seppure siano numerosi i modelli in dotazione a Leonardo per la simulazione di fenomeni fisici e biologici, nessuno di questi è in grado di operare come modello che organizza la società nel suo insieme. Questo è il problema centrale del capitalismo: l'impossibilità di estendere il piano di produzione interno alla fabbrica all'intera società.
Il limite della società borghese è quello messo in luce da Engels, ovvero lo sciupio insito in un mondo che è diviso in gruppi e sottogruppi ("Capitale e teoria dello sciupio", n+1, n. 41). Il capitalismo è sempre più leggero e smaterializzato, ma d'altra parte abbisogna di una quantità enorme di energia per andare avanti. Se, ad esempio, si passasse dalle abitazioni progettate per il nucleo famigliare "autonomo", che poi vuol dire "isolato", a forme di cohousing integrale con servizi e spazi in comune vi sarebbe immediatamente un cospicuo risparmio di energia. La Sinistra Comunista "italiana" ha prodotto materiale importante sul tema della dissipazione capitalistica, oggi tema all'ordine del giorno degli stessi summit della borghesia mondiale. Pensiamo all'industria della disoccupazione, che prospera con l'aumento del numero di persone senza lavoro: agenzie per il lavoro, corsi di formazione, enti bilaterali, uffici di collocamento, ecc. Senza contare l'immane spreco di energia sociale determinato dal dilagare delle guerre: la specie dissipa sempre più energia per tenere in piedi un sistema antiumano.
Il Fondo Monetario Internazionale ha lanciato l'allarme per il consumo di elettricità a causa dell'industria dei Bitcoin e dell'aumento della potenza dei data center. C'è inoltre il problema del consumo d'acqua: ad esempio nello stato della Virginia, i giganti del tech come Amazon, Google e Microsoft, per evitare il surriscaldamento dei loro server, hanno consumato qualcosa come 7 miliardi di litri di acqua nel 2023, e tale cifra è destinata a crescere.
Evidentemente, per arrivare a un'organizzazione sociale differente, che sia orientata ai bisogni di specie e non a quelli del capitale, deve esserci un cambio di paradigma, che non si è ancora imposto a livello generale, ma che si sta facendo strada tra le pieghe del capitalismo, e di cui avremo modo di parlare nel corso del presente lavoro.
Lezioni di presente
Siccome siamo abituati a procedere nel lavoro per argomenti concatenati, come ci ha insegnato la corrente cui facciamo riferimento, risulta naturale stabilire delle connessioni con precedenti semilavorati. Nel 2016 abbiamo tenuto un paio di relazioni sul tema "Lezioni di futuro", prendendo spunto da una serie di quaderni pubblicati dal Sole 24 Ore, da cui è uscita una recensione sulla rivista che abbiamo intitolato "Lezioni di presente" (n+1, n. 39).
A ben vedere si trattava di lezioni basate sull'oggi perché quelle prese in esame non erano tecnologie di domani ma tecnologie già esistenti e ampiamente utilizzate nelle fabbriche, negli uffici e nelle università.
È importante per i comunisti non confondere il presente con il futuro o, peggio ancora, con il passato.
Noi, ripetiamolo pure, studiamo lo sviluppo di queste tecnologie in relazione alla dinamica di sviluppo-morte del capitalismo (esse sono mine che faranno saltare l'attuale società) ma, soprattutto, per capire come potranno essere utilizzate nella società futura, che vantaggi possono rappresentare per un'umanità emancipata dal capitalismo. Esse ci danno l'idea di quanto questa forma sociale sia gravida di quella futura. L'elenco delle tecnologie che stanno trasformando la nostra società è lungo, si va dalla Blockchain, un sistema decentrato e disintermediato per lo scambio tra pari, all'Internet delle cose, ovvero alla connessione degli oggetti attraverso la Rete. Strumenti che hanno la particolarità di mettere in connessione oggetti ed esseri umani, stringere legami tra cose che prima erano separate, superare le barriere nazionali.
Amadeo Bordiga diceva che ogni volta che cade una barriera, la rivoluzione avanza.
Per comprendere l'origine delle tecnologie di cui stiamo parlando bisogna fare un passo indietro, cogliere la dinamica storica sul filo del tempo. Per capire l'oggi, e soprattutto il domani, bisogna avere conoscenza di quel che è successo ieri. È quindi fondamentale comprendere come si sia arrivati all'immane quantità di dati prodotti dall'industria ormai completamente socializzata (tutti siamo potenzialmente operai parziali di un unico piano di produzione globale) e che oggi ne rendono possibile il funzionamento.
Le tecnologie di cui ci stiamo occupando in questo lavoro, tra cui il "gemello digitale", non sarebbero possibili senza la Rete e senza un'immane produzione e registrazione di bit, generati da un'umanità sempre più connessa ed interattiva. Come vedremo, i big data definiscono il nuovo orizzonte di "sviluppo" (forse sarebbe meglio dire di transizione) del capitalismo. Data la centralità che hanno assunto nella società attuale, gli economisti affermano che ormai esiste una catena del valore del dato.
Ricordiamo comunque, che la storia dei dati è tutt'uno con la storia dell'uomo, il quale fin dall'antichità ha avuto bisogno di contare e di tenere traccia delle operazioni matematiche, che svolgeva su diversi tipi di supporto.
Comunismo (già ora) realizzabile
Il comunismo, come realtà in marcia e non come ideologia, è talmente maturo che addirittura i capitalisti si rendono conto che bisogna apportare dei cambiamenti socioeconomici significativi altrimenti l'attuale modo di produzione deraglierà.
Solo che questi cambiamenti, se sono veramente tali, non possono che essere anticipazioni della futura forma sociale.
Qualche "gigacapitalista" (Elon Musk, Sam Altman, ecc.) lancia l'allarme sulla crescita della "disoccupazione tecnologica", proponendo l'erogazione di un reddito di base universale sganciato dalla prestazione lavorativa. Ci pensano anche i presidenti a fare proposte analoghe: nell'ottobre del 2023, in occasione del Democracy Forum, Barack Obama discutendo dell'impatto dell'automazione, aveva proposto una riflessione riguardo la settimana lavorativa corta e il reddito di base universale. Il cambiamento bussa alla porta e tutti, dai politici al Papa, si rendono conto che bisogna apportare molti aggiornamenti nell'agenda politica degli Stati, il problema è che nessun rappresentante del Capitale è in grado di affrontare il problema alla radice essendo legato da mille vincoli a interessi borghesi.
Il capitalismo senza capitale si caratterizza oggi per una forte redistribuzione della produzione e del reddito e, come scrivono Haskel e Westlake, per un incremento della diseguaglianza tra paesi e all'interno di essi. Come rilevato dall'Ocse in uno studio del 2016 (Automation and Independent Work in a Digital Economy. Policy Brief on the Future of Work) il nuovo capitalismo induce una significativa disoccupazione di breve periodo dovuta alla sostituzione di vecchie mansioni e al ritardo nella transizione a nuove professionalità. Il processo di acquisizione ed elaborazione algoritmica dei dati si sta, infatti, allargando anche al mondo delle professioni. Secondo il Center for Strategy and Competitiveness di Stoccolma, molte delle funzioni che ora vengono svolte dagli uomini saranno presto automatizzate. E non parliamo soltanto di compiti routinari e manuali, ma anche di attività cognitive di tipo non routinario." (Delmastro, Nicita, Big data. Come stanno cambiando il nostro mondo)
In ambito accademico qualcuno cerca di capire la natura del cambiamento e proporre delle soluzioni: è il caso di quanto scritto dal filosofo Maurizio Ferraris (vedi nostra recensione al saggio Documanità. Filosofia del mondo nuovo nel n. 50 di questa rivista) in alcune sue affermazioni controcorrente, come quella che "siamo più vicini al comunismo realizzato di quanto non credano i rassegnati", e che "il comunismo è una realtà già presente nel nostro mondo".
Il filosofo è un po' confuso, pensa alla Cina come ad un paese socialista, ma le affermazioni che abbiamo citato sono a tutti gli effetti delle capitolazioni ideologiche di fronte al marxismo, un'eco delle cose che la Sinistra Comunista e n+1 dicono da tempo, ovvero che la società futura agisce su quella presente.
Per Ferraris, anch'egli un sostenitore del reddito di base, il Web è il più grande apparato di registrazione che l'umanità abbia finora sviluppato: non c'è mai stata un'epoca nella storia in cui si siano registrati così tanti dati come oggi, e questo comporterà dei cambiamenti sostanziali nella struttura materiale della società. Nel mondo ci sono circa 23 miliardi di dispositivi connessi ma gli esseri umani sono solo 8 miliardi. Questi apparecchi producono miliardi di connessioni ogni giorno, un numero di dati più grande di quanto prodotto in termini di manufatti da tutte le fabbriche del mondo. Una quantità immane di transazioni e di tracce codificate che ammonta a 2,5 quintilioni di byte.
Sono numeri che vengono messi in connessione tra di loro per mezzo di algoritmi e da cui si ottengono schemi e quindi nuova informazione. Il "nuovo" capitale per Ferraris non è più qualcosa di materiale ma è l'informazione (che per noi è sinonimo di neg-entropia) e la capacità di trattarla.
Siamo sempre connessi
Se vogliamo trovare una data simbolo in cui cambia il nostro rapporto con la Rete e anche con il mondo, questa è la presentazione, il 9 gennaio del 2007, del primo "furbofono" di casa Apple. Steve Jobs mostrò al pubblico l'iPhone e lo descrisse come la fusione di tre dispositivi: iPod con schermo tattile, telefono cellulare e Internet. Nel breve tempo ci si è resi conto che lo smartphone non è più un semplice mezzo di comunicazione ma un mezzo di produzione (pensiamo ai rider che consegnano il cibo a domicilio: essi prendono gli ordini da un'app). Il 9 gennaio segna dunque l'inizio di una rivoluzione, preparata del resto dall'avvento del primo personal computer. Prende avvio la rivoluzione degli smartphone, e altre grandi aziende di lì a poco cominceranno a produrne in massa.
Nel giro di pochi anni tutti ne possiederanno uno. Esso in breve tempo diventerà parte di noi stessi, della nostra quotidianità, non se ne potrà fare a meno. Prima dell'avvento del "furbofono" c'erano due mondi nettamente separati: se ci si doveva connettere ad Internet si doveva essere a casa, oppure in un Internet Point, oppure in qualche sala computer. C'era un confine netto tra mondo offline e mondo online. Chi era in movimento non era connesso, chi era connesso era immobile.
Adesso gli Internet Point al pari delle cabine telefoniche sono spariti: sembra passata un'era geologica da quando si usava il gettone oppure la tessera di plastica per telefonare, ma sono trascorsi solo pochi anni. Con l'Internet mobile grandi accelerazioni storiche sono avvenute in relativamente poco tempo, addirittura spazzando via chi non ne teneva conto. Alcuni nostri critici anni fa ci accusavano di sopravvalutare il potenziale della Rete e delle nuove tecnologie, molti di questi ormai non esistono più in quanto soggetti politici, si sono estinti.
Con l'avvento dello smartphone un dualismo viene a cadere: siamo continuamente connessi, a casa, al lavoro, per strada. Da tempo ormai l'utilizzo di Internet da postazione mobile ha superato l'accesso da postazione fissa. E siamo diventatati trasparenti per il sistema: ogni nostra ricerca o conversazione può essere registrata e trasformata in dati. I cellulari sono le nostre protesi digitali, collegate ai centri di elaborazione dati delle aziende e degli stati, per cui il Capitale ci "invade" sempre più.
Fisico e digitale si intrecciano fino a divenire un'unica realtà.
Verificatosi questo intreccio, si sono determinate le premesse per l'avvento di una "singolarità storica", superata la quale, si scatterà in un altro tipo di realtà, in cui uomo e macchina si fonderanno. Alcuni ci accusano di avere una visione simile a quella dei transumanisti, avremmo cioè una visione acritica del "progresso" tecnologico. Non crediamo sia un problema di tecnologia ma di chi la utilizza e per quali fini.
Nel video di Limes ricordato all'inizio, viene detto, tra le altre cose, che è in corso una nuova rivoluzione che potenzia i nostri cervelli, che li estende, liberando l'umanità dal lavoro coatto, che è capace di portare i nostri occhi in alto nel cielo, lontano dalla Terra, grazie ai satelliti. Viene in mente quanto diceva James Lovelock nel libro Gaia. Nuove idee sull'ecologia: la biosfera prende coscienza di sé quando i primi astronauti vedono la Terra dallo spazio e la fotografano mandando le immagini agli uomini sulla Terra. È come se il Pianeta per la prima volta si fosse guardato allo specchio e avesse visto come era fatto.
Seguendo il ragionamento di Lovelock, possiamo intendere gli astronauti a bordo della navicella come parte di Gaia, del pianeta Terra, un suo prolungamento, come lo sono i satelliti, i quali producono dati che noi mettiamo in relazione tra loro, su cui vengono fatti calcoli tramite elaboratori elettronici, i quali permettono di fare delle previsioni che prima erano impossibili. L'uomo grazie all'industria si potenzia, evolve come specie, diventa veramente sé stesso, continuando l'esplorazione di ciò che ha intorno: terre, mari, oceani e… spazio.
La capacità di fare previsioni scientificamente fondate, è il prerequisito di qualsivoglia "rovesciamento della prassi", che per la corrente cui facciamo riferimento è sinonimo di progetto sociale. Lo sviluppo tecnologico, l'integrazione delle produzioni, la "retificazione" del mondo, richiedono un riassetto generale, una forza che capovolga l'attuale anarchica sociale e metta ordine.
La specie umana sta producendo tecnologie che vanno a cozzare contro gli attuali rapporti di produzione. Il contenuto comunista preme per liberarsi dall'involucro capitalistico. Perciò la rottura politica verrà di conseguenza: se dicessimo che oggi predomina il caos ma che al suo interno possiamo intravedere l'emergere di un ordine, significherebbe che accettiamo il miracolo di una specie di transustanziazione comunista: invece il comunismo c'è. Si tratta di avere la chiave di lettura. Come è scritto nella home page del nostro sito Internet, la struttura della società di domani è la miccia che farà saltare quella di oggi. Dalla fibrillazione caotica degli atomi sociali sorgeranno nuove strutture.
Il caos rappresenta la transizione verso una nuova forma sociale. I teorici dell'autorganizzazione, ad esempio Stuart Kauffman, descrivono il margine del caos come quella "terra di confine" che rende possibili nuove configurazioni della materia.
L'enorme mole di dati prodotti in questi ultimi anni ha comportato la necessità di una scienza dei dati: la capacità di analizzare, estrapolare e mettere in relazione dati eterogenei, al fine di scoprire i legami tra fenomeni diversi, e prevedere quelli futuri. Tale nuova scienza si basa su sofisticati metodi statistici, sull'informatica, la matematica e la teoria dell'informazione.
Occhi "artificiali" nello spazio
I satelliti osservano la Terra, traggono dati utili da essa, che vengono elaborati da supercomputer, come quello di Leonardo a Bologna (classificato come il quarto più potente al mondo per capacità di calcolo). Una serie di collegamenti in doppia direzione parte dalla Terra allo spazio e viceversa. Si è capito che, se non si ha la capacità di calcolo necessaria a trattare un flusso di informazione crescente, si può ovviare al problema mettendo in relazione più calcolatori e simulando le reti neurali.
Oggi i satelliti danno alla borghesia la possibilità di osservare piccoli movimenti sulla Terra, mappare territori, individuare rischi, agevolare ad esempio l'agricoltura di precisione (ottimizzare la produttività del suolo con l'analisi chimica e fisica del pianeta, compresa la composizione dell'aria).
E, naturalmente vengono utilizzati in guerra, come nota Limes in un numero intitolato "Lo spazio serve a farsi la guerra" (2021). Un collaboratore della rivista italiana di geopolitica, Marcello Spagnulo, membro del tavolo tecnico del Comitato Interministeriale per le politiche spaziali e aerospaziali, nel saggio Capitalismo stellare. Come la nuova corsa allo spazio cambia la Terra,ci informa che lo spazio non è più un ambito di pertinenza esclusiva delle agenzie statali ma che ormai anche l'industria high-tech privata sta investendo massicciamente nella corsa alla sua conquista (se si può chiamare conquista un salto di qualche centinaio di chilometri in rapporto alle distanze galattiche), sia per la ricerca di materie prime che per occupare con i propri satelliti le orbite intorno alla Terra.
Per Spagnulo, le giga-aziende stanno usando i satelliti"per plasmare un nuovo modello economico", e forse l'esempio più chiaro è quello rappresentato dalla società californiana SpaceX fondata nel 2002 da Elon Musk. Che non è l'unico protagonista di questa storia. Anche Jeff Bezos, a capo di Amazon, sta investendo nella progettazione di astronavi e razzi, e lo stesso sta facendo il capitalista Richard Branson con la sua Virgin Galactic.
Lo spazio, riporta Spagnulo, si sta riempiendo di satelliti:
Pensiamo al fatto che entro questo decennio sarà lanciato in orbita intorno al nostro pianeta un numero di satelliti smisuratamente superiore a tutti quelli lanciati nell'ultimo mezzo secolo. Dal 1957 al 2018 il numero di oggetti messi in orbita ogni anno non ha mai superato le 200 unità, ma dal 2019 è schizzato a 1600 unità con una crescita esponenziale che non pare arrestarsi."
Si è aperto dunque il business globale dei satelliti: Stati Uniti e Cina sono i maggiori player globali. Una società cinese ha venduto satelliti alla Wagner, che è una compagnia militare privata con base in Russia. E una compagnia statunitense, Interorbital System con sede in California, ha messo in vendita kit fai-da-te per assemblare microsatelliti.
L'Italia ha abbandonato da tempo la ricerca e la costruzione di vettori ma è ben presente con la componentistica satellitare. Ad esempio, la stazione orbitante Prisma (PRecursore IperSpettrale della Missione Applicativa) scansiona la superficie terrestre rilevando le sue qualità e soprattutto le variazioni tra queste, elaborandole come se si fossero trasportati direttamente in orbita i laboratori di analisi con i rispettivi mega-dati e le loro memorie.
Quello in cui viviamo è un sistema (potenzialmente) intelligente, seppur menomato dalla persistenza del capitalismo. Potremmo dire che il General Intellect di cui parla Marx nei Grundrisse si è spinto fuori casa e comprende ormai, se pur in quantità infinitesimali, anche lo spazio.
Black Mirror
Oggi si parla abitualmente di smart phone, smart card, smart city, smart car, ecc. Qualsiasi oggetto può diventare intelligente collegandosi in Rete. Il rovescio della medaglia è un sistema sociale sempre più stupido, che cioè utilizza l'intelligenza delle cose per fini antiumani, come la crescita a tutti i costi dei consumi.
Quando si parla di smart city si intende un'area urbana tecnologicamente avanzata che utilizza diversi metodi elettronici per raccogliere dati su sé stessa, elaborarli e progettare interventi di natura urbana, architettonica, relativi all'ambiente, all'efficienza energetica ecc. In ambito capitalistico questi dati servono anche a fini di controllo e hanno quindi una funzione sbirresca.
Qualche anno fa, Sidewalk Labs, società affiliata a Google, annunciò di voler realizzare un quartiere smart a Toronto, in Canada. Tramite sensori sparsi ovunque e l'utilizzo di materiali d'avanguardia, l'azienda puntava a rendere "intelligente" ogni singola parte dell'agglomerato urbano. Il progetto attirò molte critiche riguardo alla fine della privacy e al controllo totalitario di ogni singolo movimento o attività dei cittadini.
La Cina fa ampio uso di tecnologie per il controllo della popolazione: ha installato su tutto il territorio nazionale, principalmente nelle metropoli, 200 milioni di telecamere. Collegate a sistemi di intelligenza artificiale sono addestrate a riconoscere dai movimenti dei cittadini e dall'espressione dei loro volti la temperatura sociale (probabilità che si verifichino proteste o rivolte). Il governo cinese sta testando il sistema del credito sociale: con la collaborazione di Alibaba e Tencent, due società proprietarie dei social network più diffusi in Cina, traccia e giudica il comportamento dei cittadini assegnando premi o comminando penalità ad ogni loro mossa. Sperimentazione che ha lo scopo di valutarne la condotta anche da un punto di vista politico.
Ma tutti gli stati hanno utilizzato sistemi digitali di geolocalizzazione per controllare i movimenti e i contatti dei cittadini durante e dopo la pandemia.
Passando dagli stati alle aziende, da Oriente a Occidente, la società di e-commerce Amazon applica nei suoi magazzini un sistema di premi e punizioni basato sulle performance dei dipendenti, che vengono tracciate tramite lo scanner che usano per movimentare le merci.
Black Mirror, la serie promossa su Netflix, ha dedicato una puntata a questa realtà, "Caduta libera": la protagonista vive in una realtà distopica basata sui punteggi che si accumulano sui social. È facile dedurne che ormai la realtà è allo stesso livello o addirittura supera la fantascienza. Come scrive Fabio Chiusi nel libro Io non sono qui, la serie Black Mirror ci inquieta non tanto per lo sguardo sul futuro quanto per quello rivelatore sul nostro presente.
La Cina, abbiamo sottolineato, durante la pandemia ha adottato misure estreme di blocco dei movimenti, rese possibili in parte dalla sua struttura agraria e urbanistica, in parte dalle tecnologie. Ma gli straordinari risultati statistici sono stati raggiunti, più ancora che con l'utilizzo di queste ultime, grazie alla possibilità di deportare o bloccare centinaia di milioni di persone, il metodo brutale più efficace per affrontare qualunque pandemia.
Contro il controllo pervasivo, generalizzato a livello mondiale, un po' dovunque nacquero movimenti ibridi (no green pass)che rivendicavano il diritto alla privacy del cittadino, scandendo slogan contro la scienza e la tecnologia e a favore della "libertà".
La sociologa Shoshana Zuboff nel saggio Il capitalismo della sorveglianza, descrive come i colossi del Web estraggono continuamente dati dalle attività dei cittadini al fine non solo di comprendere le preferenze a livello commerciale ma anche di indirizzarle. Le aziende del Web hanno sviluppato tecniche estremante sofisticate in questo senso. L'autrice piange la morte della libertà individuale, del libero arbitrio, della democrazia, del diritto: in pratica, delle illusioni borghesi.
È un bene che cada questo velo di ipocrisia: sappiamo che il libero arbitrio è una finzione, che siamo determinati, soprattutto in questa forma sociale; che, se oggi siamo fortemente condizionati dagli influencer, prima lo eravamo non meno dalla famiglia d'origine, dal nostro villaggio o città, dalla scuola, dalla chiesa, dalla televisione, dalle mafie, dalle superstizioni delle generazioni passate.
Per quanto animati da un'insaziabile sete di profitto, i colossi del big tech, stanno contribuendo inconsapevolmente ma oggettivamente a traghettare l'umanità verso il futuro, costruendo infrastrutture che potranno essere utilizzate per altri fini, ad esempio per combattere i residui di comportamenti antisociali, oggi stimolati di continuo dalla necessità di competere con i propri simili.
La lettura del saggio sopra citato richiama alla mente il celebre film Matrix, nel quale si mostra come, sulla Terra, si sia stabilito un sistema dispotico controllato dalle macchine. Queste si alimentano a scapito dell'uomo, che è ridotto a una specie di batteria usa e getta e viene fatto vivere in una realtà virtuale affinché non si ribelli. Il cinema si è sbizzarrito sul tema, con molte varianti (Minority Report, Elysium, Ex Machina, Trascendence, ecc.), a dimostrazione che il problema è sentito come attuale.
Secondo opinioni diffuse, con lo sviluppo dell'intelligenza artificiale c'è il rischio che l'umanità diventi vittima di un Grande Fratello Digitale (vedi appunto il già menzionato "sistema di credito sociale" in Cina). I critici "democratici" delle misure di controllo sociale antivirus avevano posto l'attenzione sul rischio che la "sorveglianza pandemica" rimanesse anche ad epidemia superata (Gli occhi del virus. Pandemia e sorveglianza, David Lyon). Oggi, gli stessi, politicamente schiacciati, lanciano l'allarme sui diritti umani violati e sostengono la necessità di una "giustizia dei dati" (data justice).
Ma le rivoluzioni non poggiano sulle "opinioni".
Noi, appartenenti a una corrente nella quale ci riconosciamo come esploratori nel domani, guardiamo oltre il capitalismo, e registriamo che alle porte c'è già una relazione simbiotica con una tecnologia non più antagonistica. Questa, che può sembrare un'affermazione temeraria, va invece interpretata come realtà che si autorealizza. Nonostante le perplessità e discussioni sollevate, vale sempre ciò che Marx aveva affermato (saggi di futuro sono già presenti all'interno di questa società) ed Engels confermato (Bismarck lavora per noi).
Il saggista tedesco Alexander Pschera, che si è occupato di quello strano fenomeno definito "dataismo", una nuova filosofia secondo la quale il mondo è un flusso ininterrotto di dati, nel suo libro Dataismo: verso i big data: critica della morale anonima, ha scritto che praticamente tutti gli osservatori sono concordi nella critica alle modalità di raccolta, elaborazione e utilizzo dei dati, ma non prospettano alternative fondate.
"Il nostro rapporto con il mondo dei dati che ha assorbito il mondo della politica, della medicina e della cultura, è profondamente governato dalla paura", afferma. "Noi abbiamo paura di perdere qualcosa, che ci sfugga qualcosa senza vedere il guadagno produttivo che può derivare per la nostra società dalla raccolta e dall'analisi dei dati. Un progetto alternativo vede il volto umano nei big data. Formulare una libertà priva di paura nella sua proiezione etica è il compito primario della nuova disciplina postaccademica del dataismo."
Ovviamente non stiamo a criticare la borghesia e la piccola borghesia per la loro deriva moralistica e idealistica. Il passaggio dal regno della necessità a quello della libertà non è una questione di etica o di morale ma di maturazione delle forze produttive sociali. Ciò che conta è il movimento anonimo di milioni di individui (oggi miliardi). In tutte le pubblicazioni critiche che abbiamo citato riguardo alla società dei dati, vi è la preoccupazione per la formazione di un sistema panottico che tutti spia e controlla. Ma attribuire agli uomini una visione soggettiva del processo evolutivo significa negare ciò che abbiamo sempre affermato a proposito di libero arbitrio. Il voler ritornare ai "bei" tempi passati quando la tecnologia era meno "invasiva" non è possibile, non si può che procedere verso un'altra forma sociale.
Assemblaggi
Geoff Mulgan nel saggio Big Mind. L'intelligenza collettiva che può cambiare il mondoaffronta l'evoluzione della vita sulla Terra e l'evoluzione della conoscenza attraverso un'unica chiave di lettura: l'assemblaggio.
In effetti, come il nostro cervello funziona per assemblaggi di molti elementi diversi tra loro, così fa quello sociale, che è l'insieme di uomini, macchine e reti. Al giorno d'oggi è difficile pensare a un'intelligenza biologica che non sia in qualche modo connessa con quella tecnologica. La nostra specie si è evoluta attraverso un feedback plurimillenario con l'utensile, realizzando con esso una relazione simbiotica. Allo stato dei fatti, già oggi non si tratta più soltanto di dare energia, forza e funzionalità all'uomo tramite protesi, ma si realizza il passaggio da un rapporto tra due soggetti distinti alla fusione in uno solo. Come nel caso degli esperimenti di Neuralink (azienda di neurotecnologie fondata da Musk), in cui un chip per la comunicazione uomo-macchina è stato inserito in un cervello umano.
Internet è il risultato dell'assemblaggio di cervelli e computer, che a loro volta sono assemblaggi di neuroni e microchip. La Rete è una delle più chiare manifestazioni del cervello sociale. Allo stato dei fatti l'ordine inserito nell'immane raccolta di informazioni in continua elaborazione si configura come crescente capacità di autoriproduzione. Ad esempio, la realizzazione di un programma come Google Maps ha richiesto l'assemblaggio di tecnologie differenti messe in relazione tra di loro, e a questo punto residenti in memorie che in ultima analisi sono non luoghi (server, satelliti, reti locali ecc.).
Il passaggio successivo di Google Maps fu sviluppare un'interfaccia di programmazione delle applicazioni per poter installare il servizio in altri siti. Nacque per opera di una startupin grado di fornire immagini e dati agli automobilisti e viceversa. Chiunque, dunque, può contribuire allo sviluppo del servizio.
La Rete ci porta a pensare in modi apparentemente nuovi ma in realtà antichi come la nostra specie. Nella Rete, ad esempio, cogliamo l'importanza dei collegamenti, vediamo il mondo come un insieme di relazioni così come l'umanità lo vedeva agli albori della propria evoluzione. Quindi, ciò che fa la differenza non è tanto la costruzione ex novo di strutture ma la messa in connessione di quelle già esistenti:
Molti esperimenti hanno studiato il modo in cui gruppi numerosi riescono a risolvere problemi complessi, ricorrendo all'aiuto di macchine intelligenti. Il movimento open source ha dimostrato che la collaborazione su vasta scala può essere pratica, efficiente e dinamica e ha fornito gran parte del software di internet. Il suo ethos è fondato sulla parsimonia – programmare 'con la pigrizia di una volpe', secondo la formula di Linus Torvalds, uno dei suoi pionieri –, ma l'esito cumulativo è straordinario. Altri hanno usato i computer per gestire persone, creando per esempio 'squadre lampo' (flash team) di solutori di problemi, suddividendo il lavoro in elementi modulari e gestendo poi la loro ricomposizione sequenziale. Alcuni tra i più interessanti assemblaggi ibridi usano piattaforme per aggregare e orchestrare la genialità su scala sempre più vasta." (Big Mind, Geoff Mulgan)
E gratis.
Possiamo pensare al nostro mondo come a un grande assemblaggio. Vi sono ancora delle barriere, rappresentate dai confini aziendali e nazionali, che ne impediscono il progredire verso un piano di produzione unico mondiale, ma l'attuale forma sociale non potrà bloccare questo processo ancora a lungo. Il comunismo è una forza materiale, si può rallentare, ostacolare, ma non si può fermare. Marx ed Engels, come abbiamo ricordato, dicevano che "se noi non potessimo già scorgere nascoste in questa società - così com'è - le condizioni materiali di produzione e di relazioni fra gli uomini, corrispondenti ad una società senza classi, ogni sforzo per farla saltare sarebbe donchisciottesco", come ripetiamo senza sosta.
Il libro di Mulgan descrive la formazione di un'intelligenza collettiva che emerge dalla combinazione di uomini e macchine. A livello globale, anche i borghesi cominciano a vedere come un'ampia gamma di risorse – dalle reti di satelliti ai laboratori delle università, dai funzionari della sanità pubblica agli insegnanti – potrebbe coordinarsi e formare qualcosa di simile a un unico cervello sociale; oppure, per usare un'altra immagine che ha attinenza con il mondo biologico, un sistema nervoso globale.
Metodiche come il "gemello digitale" sono possibili perché assemblaggi precedenti ne hanno a loro volta resi possibili di nuovi. Tale struttura auto-somigliante ricorda, a diversità di scala, quella descritta dal filosofo ungherese Arthur Koestler, il quale ha coniato il termine Olone per definire un sistema complesso composto da altri sottosistemi, che sono a loro volta degli oloni. Un'organizzazione olonica è dunque una "struttura auto-organizzante". Data la "retificazione" del mondo è impossibile analizzare una componente a sé, tutto è legato in doppia direzione. Serve appunto una teoria delle reti, un approccio sistemico per comprendere il divenire sociale.
Ma cos'è praticamente il gemello digitale?
Per realizzare un "gemello digitale" occorrono:
1) prodotti fisici nello spazio reale;
2) prodotti virtuali nello spazio virtuale;
3) sistemi di collegamento e scambio di informazioni tra i due piani.
Va precisato che deve essere possibile l'interazione del modello digitale con quello fisico tramite un'azione diretta su sistemi, infrastrutture o altro, per mezzo del coordinamento di macchine o uomini o con la combinazione dei due.
Dovrebbe ormai essere chiaro che i dati sono gli elementi più importanti per rendere possibile l'apparizione del "gemello digitale": essi sono il trait d'union tra fisico e digitale. Le origini dell'idea vanno ricercate nel saggio Mirror Worlds (1991) dell'informatico David Gelernter, ma il concetto di "digital twin" fu introdotto agli inizi del XXI secolo da Michael Grieves, esperto di ingegneria industriale, che durante un corso universitario lo descriveva come la copia virtuale di un oggetto fisico.
Secondo la visione di due filosofi che si sono occupati dell'argomento, Maria Pia Rossignaud e Derrick De Kerckhove, il "gemello digitale" è "un avatar, è la nostra vita raccontata dai dati. Significa l'accesso universale bidirezionale fra l'uomo e la rete" (Oltre Orwell. Il gemello digitale).
Il "digital twin" nasce in ambito industriale per la progettazione di macchine o parti di esse con l'idea di monitorare a distanza l'uso delle stesse. Esso riceve dati in tempo reale dal mondo fisico e li utilizza per modificare quello digitale; in questo modo può giungere a fare simulazioni e previsioni. L'aspetto più interessante del "gemello digitale" è la capacità di influenzare la simulazione sulla quale agisce, essa non è più scollegata dal suo oggetto o sistema fisico di riferimento. Il sistema è basato sulla retroazione (flusso bidirezionale) tra componente virtuale e fisica. Esistono "gemelli digitali" di componenti o di parti, di sistemi e di processi.
Un "gemello digitale" di processo è quello che simula il funzionamento di un piano di produzione, cioè di un insieme dinamico di parti e di sistemi. Di una fabbrica fisica esiste una copia virtuale all'interno di un sistema informatico. Il "gemello digitale" è costantemente aggiornato dal suo doppione fisico e viceversa. L'aspetto significativo è la capacità di trasformare i dati in qualcosa di misurabile. Ricordiamo che la scienza è basata sulla misura e quindi sui numeri.
Si possono creare modelli di simulazione digitale di un qualsiasi oggetto, modelli che cambiano quando cambiano le loro controparti fisiche. Il primo ambito di utilizzo dell'antesignano di un "gemello digitale" è quello della NASA descritto nel film Apollo 13 (Ron Howard): il 13 aprile 1970 tre astronauti che si trovavano in una navicella spaziale diretta sulla Luna, riferirono che un serbatoio di ossigeno si era rotto disabilitando alcuni dei sistemi e inviarono un messaggio che diventò poi famoso: "Houston, abbiamo un problema". Per aiutarli a tornare sulla Terra il centro di controllo missione della NASA utilizzò i simulatori del modulo di comando su cui l'equipaggio era stato addestrato per elaborare nuove procedure di manovra. I simulatori erano in gran parte modelli fisici, dato che i computer all'epoca erano meno potenti di quelli d'oggi. Ma era possibile utilizzare i dati trasmessi dalla navicella spaziale danneggiata per ricreare i problemi e quindi comprendere come risolverli. La missione Apollo 13 è stata definita dagli addetti ai lavori come "il fallimento di maggior successo della Nasa".
Oggi, non c'è più bisogno di modellini fisici, sono più funzionali quelli computerizzati, che si possono modificare rispetto al mutamento della realtà fisica. Il "gemello digitale", oltre a essere utilizzato per la progettazione di oggetti, può rappresentare in tempo reale lo stato o la posizione di oggetti o sistemi fisici.
I "gemelli digitali" in ambito industriale si sono sviluppati sull'onda dell'automatizzazione dei processi produttivi e della diffusione delle connessioni Internet. General Electric è stata una delle prime aziende che ha prodotto un modello in bit delle turbine degli aerei Boeing. Ciò ha reso possibile un controllo costante dell'oggetto da remoto. Individuare i problemi prima che si verifichino è funzionale sia in termini di sicurezza che di costi economici. Rende la manutenzione un'operazione mirata. Quando la turbina viene venduta si associa ad essa un modello in bit della stessa. La turbina fisica ha dei sensori posizionati in punti particolari che trasmettono di continuo dati ad una qualche sala di controllo dove è collocata la turbina digitale.
Come scrive The Economist, i "digital twin" monitorano costantemente lo stato degli aerei di linea, replicano la vasta catena di fornitura di Amazon in modo che l'azienda possa prevedere con precisione il volume di vendite con mesi o addirittura anni di anticipo. Nel caso di Uber, quando l'utente richiede tramite l'app una corsa, egli diventa insieme all'autista e all'automobile parte del "gemello digitale" dell'azienda.
Il "gemello digitale", come abbiamo visto, non sarebbe possibile se non ci fosse un'enorme quantità di sensori (un'auto da corsa di Formula 1 può avere più di 250 sensori che aggiornano il suo "gemello digitale" durante un gran premio ). Con questa tecnologia, basata sullo stato attuale dell'oggetto fisico, e data la velocità di elaborazione dei computer, si possono delineare degli scenari e intervenire prontamente per evitare danni o incidenti.
L'intelligenza artificiale assiste tutte le fasi del progetto compresa la simulazione dello stato futuro di un oggetto o di un sistema rendendo molto più facile per tutti i tipi di azienda generare delle repliche informatiche e/o supervisionarle a una scala e ad una velocità a cui i singoli o i gruppi di tecnici non potrebbero mai arrivare. Il "gemello digitale" non è un semplice simulatore che si affianca alla copia fisica: esso rileva difformità di funzionamento o anomalie, elabora segnali e manda input a centrali di controllo. Non è semplicemente una modifica dei metodi precedenti: i "gemelli digitali" stanno rivoluzionando il modo di condurre una fabbrica-azienda. Questa non è più un'unità separata da ciò che le sta intorno: con l'accesso ai dati provenienti dai fornitori e dai clienti, il gemello aziendale del processo produttivo aiuta i tecnici ad ottimizzare i flussi e così evitare gli intoppi.
Da virtual Singapore a virtual capitalismo
La tecnologia del "gemello digitale" si può applicare anche all'urbanistica.
Si può ricostruire virtualmente una metropoli attraverso dati e immagini statistiche geologiche, spaziali e climatiche. Singapore è la città più connessa al mondo e si è costruita un "digital twin" a cui possono accedere architetti e urbanisti per progettare infrastrutture e vederne gli effetti futuri: si possono fare delle previsioni in base, per esempio, all'aumento del traffico.
In Europa, Zurigo è tra le città che hanno sviluppato un "urban digital twin" avanzato. Si sta elaborando un "gemello digitale" della Terra, un progetto della Commissione Europea, Destination Earth (DestinE), una replica virtuale e interattiva del Pianeta per permettere di individuare tendenze generali e regionali, simulare e predire l'interazione tra fenomeni naturali e attività umane. Con un gemello virtuale del Pianeta, le previsioni possono essere aggiornate in continuazione. E Destination Earth si corregge difatti in continuazione, come succede nei wargame computerizzati. Tali modelli ovviamente funzionano finché sono applicati a una realtà capitalistica perché questariproducono. Per avere una "gemellizzazione" in assenza di investimenti di capitale bisogna rivolgersi a un altro tipo di società.
Infatti, qualsiasi gemello virtuale realizzato in ambito capitalistico rileva ed elabora configurazioni e applicazioni capitalistiche. Per avere uno sguardo sul futuro esso non può prescindere, ad esempio, da una pianificazione degli accessi al credito garantiti dal sistema bancario, garantito a sua volta dallo stato. È proprio da questo che il capitalismo nella sua suprema fase attuale ha bisogno di uscire. L'esempio di Singapore, una città-stato dall'economia pianificata, e quindi socializzata, si presta bene a illustrare il modello, tanto che gli economisti borghesi chiamano il suo gemello permanente (scherzando ma non troppo) "nazismo dal volto umano".
Il gemello cibernetico della società attuale offrendo uno sguardo sul futuro suggerisce comportamenti obbligati; ma precisiamo che si tratta di indagini interne a un sistema preciso che può dare risposte soltanto con il suo linguaggio e le sue possibilità attuative. All'interno di questo schema è certamente possibile raggiungere un alto livello di realismo anche con la correzione della rotta prestabilita. L'abbiamo verificato con l'analisi di Mondo3 del MIT, realizzato con un modello mondiale, cioè con un "gemello digitale" del pianeta proiettato nel futuro. Mondo3 dimostrava che il capitalismo stava correndo verso la propria catastrofe e suggeriva le condizioni da adottare per riprendere la rotta. Ciò era vero per i compilatori del programma e per noi: la catastrofe era davvero all'orizzonte. Per la maggior parte dei borghesi però la rotta era modificabile e Mondo3 ricevette critiche ostili nel suo proprio ambiente. Mentre per noi il programma dimostrava con sufficiente accuratezza la fine che avrebbe fatto il capitalismo. In uno stesso sistema dinamico si potevano leggere due contenuti opposti: da una parte per noi e per la borghesia il disastro, dall'altra la sola salvezza con le correzioni di rotta. Ma queste ultime per i borghesi erano praticamente impossibili da realizzare (per esempio non avrebbero mai potuto eliminare il sistema del credito, né la dissipazione, né la mancanza del coordinamento indispensabile per influire sulla realtà) in assenza di un inimmaginabile governo mondiale il cui esecutivo potesse prendere misure in grado di cambiare la dinamica capitalistica in atto.
Oggi come allora il modello virtuale del capitalismo implementato dai dati che arrivano dai vari centri di ricerca borghesi, dimostrerebbe a chi lo ha programmato che il sistema è game over. Tale modello avrebbe sicuramente un andamento catastrofico, e potrebbe dare dei suggerimenti su come ritardare il crash ("cause antagonistiche alla caduta del saggio di profitto"). Ma potrebbe far sorgere dubbi all'interno della borghesia, tra i suoi tecnici più avveduti. La crisi del capitalismo senile aumenterà le capitolazioni ideologiche e pratiche di fronte al "marxismo" e con esso il fenomeno dei transfughi di classe.
Il sistema capitalistico, per quanto sia complesso, funziona secondo regole semplici come la terna "preleva", "elabora" e "immetti" informazione.
Immessi certi dati nei calcolatori, deterministicamente "escono" dei risultati. L'output è composto da diagrammi che parlano chiaro: la concentrazione di ricchezza a un polo e di povertà all'altro non è sostenibile a lungo, tutti i tentativi di riformare il sistema sono stati impiegati (socialdemocrazia, fascismo, demofascismo). Tra le ipotesi più realistiche il programma indica lo scoppio di una rivoluzione.
Oxfam, confederazione internazionale di organizzazioni non profit, pubblica ogni anno un rapporto sulle diseguaglianze. Quello del 2024 si concentra sul fatto che il potere politico è al servizio di pochi:
Elevate e crescenti disuguaglianze rappresentano un tratto tristemente distintivo dell'epoca in cui viviamo. Le recenti gravi crisi hanno ampliato disparità e fratture sociali, inaugurando quello che non stentiamo a definire come il 'decennio di grandi divari' con miliardi di persone costrette a vedere crescere le proprie fragilità e a sopportare il peso di epidemie, carovita, conflitti, eventi metereologici estremi sempre più frequenti e una manciata di super-ricchi che moltiplicano le proprie fortune a ritmi parossistici."
Ma il capitalismo è questo, non ce n'è un altro.
Cyber-security
I dati sono il nuovo capitale. Le aziende (come Facebook, Google, Amazon, Apple, ecc.) che li rilevano e li elaborano hanno un enorme potere di controllo sulla società, e in alcuni casi hanno un valore in Borsa che supera il PIL degli stati.
Sia le aziende che gli stati devono potenziare di continuo la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie per mettere in sicurezza i propri dati. Devono evitare gli attacchi degli hacker, che li danneggiano o rubano, e per questo incrementano il settore della cyber-security, volto a rilevare attacchi e rispondere immediatamente alle incursioni informatiche. Per fare ciò sono necessari degli automatismi, il tempo di scelta degli esseri umani può essere troppo lungo per sventare una minaccia cibernetica.
Pensiamo ai droni: già oggi vediamo in azione sciami auto-coordinati. Essi saranno impiegati sempre di più sia in ambito civile che militare e richiederanno delle difese adeguate. Gli esseri umani fanno fatica a monitorare e comprendere i loro stessi movimenti, serve dunque un sistema automatico per la difesa, che risponda velocemente alle minacce.
In un'intervista rilasciata l'anno scorso ad Arlington, il vicesegretario della Difesa di Washington, Kathleen Hicks, ha dichiarato che dati i progressi tecnologici compiuti dalla Cina, bisogna accelerare nella ricerca sul campo della "sciamatura", sia in ambito strategico che tattico:
Immaginate sistemi semoventi galleggianti o volanti, alimentati dal sole e da altre risorse virtualmente illimitate, pieni di sensori in abbondanza, sufficienti a fornirci nuove e affidabili fonti di informazioni in tempo quasi reale. Flotte di sistemi terrestri che forniscono un nuovo supporto logistico, effettuano ricognizioni per tenere al sicuro le truppe o proteggono le infrastrutture del Dipartimento della Difesa. Costellazioni di sistemi in orbita, lanciati nello spazio a decine alla volta, in numero tale da rendere impossibile neutralizzarli tutti. Stormi di sistemi che volano a ogni tipo di altitudine e svolgono una serie di missioni, sulla base di quanto visto in Ucraina. Potrebbero essere dispiegati da aerei più grandi, lanciati da truppe di terra o di mare, o decollare da soli".
La guerra del futuro, oggi in gestazione, sarà quella di algoritmi contro algoritmi, macchine autonome contro macchine autonome. Le campagne di arruolamento non puntano solo ad aumentare la fanteria, ma a dotare gli eserciti di hacker, tecnici informatici, ingegneri, in grado di maneggiare strumenti sofisticati. Nell'articolo "Wargame" (n+1 n. 50, 2021) abbiamo scritto:
Lo Stato Maggiore delle forze armate inglesi è convinto che giocare con i wargame sia utile alla Nazione perché abitua i cittadini a pensare in termini di conflitto e competizione anche per campi diversi da quello della guerra. Non è un modello qualsiasi, dice, ma un programma per pensare. Questo, con qualche modifica, sarebbe in linea con quanto diciamo anche noi: nel wargame l'uomo vive una situazione, il programma la calcola. Il programma non deve essere confuso con la simulazione costruttivista, la realizzazione di modelli artificiali di realtà. E nemmeno con un insieme di funzioni parziali semplici che, assemblate, conducono a risultati complessi. Una simulazione, per quanto perfetta, non è un wargame ma solo il suo motore, mentre i dati che l'informano sono il carburante."
I modelli "digital twin" oltre che in ambito civile, vengono impiegati massicciamente in ambito militare. Dobbiamo immaginarli come organismi, allo stesso tempo fisici e virtuali, che imparano a difendersi da un agente patogeno, tipo un virus informatico, e che si evolvono e anticipano le minacce del nemico.
In ambito civile come in quello militare stiamo superando il confine tra mondo biologico e tecnologico, come dimostrano ad esempio gli sciami di droni auto-organizzati di cui abbiamo parlato.
La nostra società è divenuta biotecnologica, forse lo è da quando l'uomo ha scheggiato la prima pietra per farne uno strumento utile, dando il via ad un processo che ha portato alla realizzazione di una copia digitale di sé, un duplicato virtuale che co-progetta il futuro con e per "noi". Come afferma Marshall McLuhan: "Creiamo i nostri strumenti, che poi a loro volta ci trasformano" (Gli strumenti del comunicare). Aveva scritto già nel 2001 Giuseppe O. Longo in Homo technologicus:
Tanto è importante la tecnologia, che essa contribuisce a formare le categorie cognitive (e attive) dell'uomo, condizionandone lo sviluppo. La distinzione tra uomo e tecnologia non è netta come talora si pretende, perché la tecnologia concorre a formare l'essenza dell'uomo, e inoltre l'evoluzione della tecnologia è diventata l'evoluzione dell'uomo. Se oggi l'evoluzione biologica è ferma, quella culturale è più rapida che mai: ma la separazione tra le due è artificiosa, poiché i due processi si sono ormai intrecciati in un'evoluzione 'bioculturale' o 'biotecnologica'".
Gli attacchi hacker possono causare danni enormi ad infrastrutture strategiche di uno stato (reti elettriche, sistemi di trasporto, banche, ospedali, siti governativi), ne è un esempio l'attacco di "pirati informatici", presumibilmente iraniani, all'Albania nel 2022, che aveva bloccato le sue infrastrutture informatiche nazionali per settimane. Degli hackerpotrebbero colpire direttamente il "gemello digitale" di un individuo, di un gruppo o di un'azienda appropriandosi di dati sensibili e utilizzandoli per svariati fini.
Gli stati che dispongono di mezzi tecnologici avanzati hanno già cominciato un nuovo tipo di guerra. Significativo l'attacco (non rivendicato) di Israele in Libano ai cercapersone e ai walkie-talkie in dotazione ad alcuni membri della rete di Hezbollah.
Vengono prodotti "gemelli digitali" dei sistemi di sicurezza. Un sistema di cyber-security può generare un "gemello digitale" di sé, su cui simulare degli attacchi e testare come il sistema reagisce. Si possono individuare delle falle e cercare di porvi rimedio in anticipo. Si può compilare un "gemello digitale" di un software e sottoporlo a stress test.
Tutto sommato si tratta di metodi e obiettivi comuni a tutte le aziende di questo mondo per fornire ogni tipo di prodotto, ma la rivoluzione di cui parla Marx, e noi con lui, sta nella differenza sostanziale tra quelle che basano la loro esistenza sul gemello numerico (progetto) e le altre. La fabbrica si autoriproduce continuamente nella permanente officina-riparazioni, oggi computerizzata e automatizzata.
Dal portale Internet Difesa Online, ricaviamo ad esempio che nel settore militare, più di altri delicato e complesso, le simulazioni cyber sono congruenti con obiettivi estremamente differenziati entro però un sistema unico, dove unica è la linea di comando (gerarchia piramidale tecnologica e politica) e unica è la trasmissione in rete dell'informazione (invio e ricezione di dati tramite hub). L'integrazione avanzata delle funzioni fu ben individuata dal presidente Dwight D. Eisenhower nel suo discorso di fine mandato (17 gennaio 1961), riguardo al pericolo rappresentato dal "complesso militare-industriale".
La rete di aziende che lavorano nel campo della cyber-security pervade ormai l'intera società. Dal livello Lab, dove si elaborano nuovi metodi e tecnologie, viene reclutato personale direttamente nelle università, i laboratori sono connessi tra loro e con altri centri di ricerca. Si lavora a rete tra enti pubblici e privati, si mettono insieme competenze diverse, e ciò che emerge è un qualcosa che è più della somma delle parti.
La società attuale per difendere sé stessa è costretta a ristrutturarsi al fine di reggere il passo con le sfide del futuro. Il capitalismo adotta nelle strutture produttive all'avanguardia un funzionamento a rete. Come scritto nel Manifesto del partito comunista, la società borghese non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione e dunque tutti i rapporti sociali. Il capitalismo si è talmente sviluppato da essere costretto a negare sé stesso a un livello sempre più alto. Da forma totalmente disumana e quindi disorganica, percepisce che per ritardare la sua fine deve cercare di omeostatizzarsi, e lo fa copiando alla bell'e meglio il funzionamento della natura.
La biomimetica è quell'insieme di tecnologie che imitano il funzionamento della natura, che trae ispirazione da essa per risolvere problemi della società umana.
Potremmo dire che la Sinistra Comunista "italiana" presentando le Tesi sulla tattica del PCd'I (Roma, 1922) aveva fatto un'operazione di biomimetica in anticipo sui tempi storici contrapponendo al centralismo democratico (conquista della maggioranza del proletariato, discretizzazione) il centralismo organico (tutto è in relazione, continuità). Non si trattava di escogitare una particolare forma di organizzazione, ma di "copiare" il modo di funzionare della natura.
Oggi i borghesi si stanno accorgendo che lavorando con le reti bisogna adottare un nuovo tipo di paradigma. Alcuni studi accademici sull'autorganizzazione si concentrano sulla necessità che l'umanità si organizzi senza strutture verticistiche ma imitando il funzionamento "reticolare" della natura: informazione distribuita, unità che agiscono in maniera autonoma ma integrata, una sorta di "centralismo organico" applicato ad aziende, scuole ed eserciti. Il problema è che le strutture di questa società sono gerarchiche essendo il prodotto della divisione sociale del lavoro e, se devono adattarsi a una situazione troppo diversa rispetto alle loro origini, tendono a disgregarsi.
Se la controrivoluzione è attiva vuol dire che la rivoluzione è in marcia e che il capitalismo è costretto a lavorare per "noi", anche se questo oggi significa sfruttamento massimo (estrazione di plusvalore relativo) della forza lavoro attraverso la tecnologia. Dominio del lavoro morto su quello vivo.
Un gemello digitale di noi stessi
Allo stato attuale delle conoscenze è possibile riprodurre le caratteristiche di un essere umano copiando il suo patrimonio genetico, elaborando le informazioni prodotte quando naviga in Rete (il Web sa più cose di noi che non i nostri amici! ), monitorando le funzioni del corpo tramite dispositivi vari (per esempio sensori da polso "intelligenti").
Esplorando siti, facendo acquisti on line, mettendo like sui social network, insomma vivendo, seminiamo per il mondo tutte le informazioni necessarie a stilare il nostro profilo, ovvero lasciamo un'impronta digitale diffusa, che può essere parcellizzata in sottoinsiemi specifici.
Così come il corpo umano può essere monitorato con vari tipi di sensori più o meno intelligenti, e centralizzati, così lo può essere anche l'ambiente in cui viviamo al fine di riprodurre accanto al sistema reale modelli ad alta somiglianza con gli originali.
C'è chi si preoccupa, anche in ambienti marxisti, per l'addio alla privacy che la diffusione dei suddetti sistemi comporterebbe per l'utilizzo dei dati a fini di profitto. Ma non è semplicemente una questione di spionaggio sistematizzato. Quello che sta succedendo è molto più complesso e riguarda l'avanzare in questa società di un'intelligenza collettiva di un tipo finora poco considerato, e di cui abbiamo già parlato: la "sciamatura". All'intelligenza collettiva ormai consueta dei sistemi di macchine che imitano con grande esattezza le competenze dell'uomo si aggiungono sistemi che imitano con crescente accuratezza l'intelligenza biologica.
L'umanità è giunta al punto in cui si presenta una biforcazione: da una parte i sistemi che si sviluppano per autopoiesi (cioè, che si sostengono e riproducono utilizzando elementi e qualità interne proprie), dall'altra quelli che si sviluppano per progetto. L'avvento di uno sviluppo evolutivo basato su uno solo dei due rami della biforcazione porta al conflitto tra di essi. Se l'umanità vorrà superare il conflitto tra l'Ape e l'Architetto, cioè tra due potentissime forze dell'evoluzione, dovrà diventare consapevole del fatto che solo la simbiosi tra di esse potrà garantire una società basata sul rovesciamento della prassi, cioè un armonico sviluppo tramite l'importanza crescente dell'esistenza progettata rispetto a quella spontanea.
Dal Manifesto del partito comunista in poi, sappiamo che il proletariato non ha altro da perdere che le proprie catene, esso ha un mondo da guadagnare, da progettare, un mondo dove non vi sarà proprietà di nessun tipo.
È interessante il cortocircuito ideologico che si genera all'interno della classe borghese (in quelli che sono i suoi capisaldi ideologici), la quale intende la proprietà privata come un diritto inalienabile dell'individuo, ma poi non è in grado di garantirla dato che puntualmente scoppiano casi di dossieraggio e di spionaggio di massa. Oggi è difficile, se non impossibile, essere "proprietari" di tutti i dati che generiamo, come dimostra, ad esempio, il caso Cambridge Analytica, società che ha utilizzato i dati di milioni di utenti di Facebook per la campagna elettorale a favore di Donald Trump.
Marshall McLuhan diceva che lottare per la privacy all'epoca dell'elettricità è come lottare contro uno tsunami. Gli fa eco Mark Zuckerberg che afferma che oggi la privacy è praticamente finita come regola sociale.
Non tutti i borghesi però vedono l'epoca non privatistica che si sta aprendo come un fatto negativo. Jeremy Rifkin, ad esempio, affronta la questione nel saggio La società a costo marginale zero, andando controcorrente rispetto al pensiero dominante:
Collegare tutti e tutto in una rete neurale globale significa far uscire l'umanità dall'era della privacy, il tratto distintivo dell'epoca moderna, e proiettarla nell'era della trasparenza. Sebbene sia da tempo considerata un diritto fondamentale, la privacy non è mai stata un diritto innato. Anzi, nella storia dell'uomo, fino all'era moderna la vita era vissuta più o meno pubblicamente, come si addice alla specie più sociale della terra."
La proprietà privata è negata dallo stesso sviluppo capitalistico, che sta espropriando i piccoli e medi borghesi a favore delle grandi concentrazioni economiche, dei grandi monopoli finanziari. I due più grandi fondi d'investimento, BlackRock e Vanguard, gestiscono circa 1/5 della ricchezza mondiale. Hanno partecipazioni incrociate tra loro, motivo per cui non si capisce dove inizia e dove finisce la proprietà di uno e dell'altro. Tali agglomerati finanziari controllano le maggiori aziende del mondo, le banche e le infrastrutture pubbliche. Amazon si candida a diventare l'unico emporio dell'umanità, Facebook gestisce un social che mette in contatto tre miliardi di persone, Google punta ad essere il motore di ricerca più usato.
Il capitale si sta virtualizzando col digitalizzare ogni cosa, stiamo dunque entrando nell'era della trasparenza, tutto ciò che facciamo quando siamo connessi è registrato.
Se le descritte tecnologie sono oggi funzionali al controllo sociale e alla pubblicità mirata, non si può negare che essere dotati di un "gemello digitale" potrebbe dare ad ognuno di noi maggiori potenzialità individuali e collettive. La tendenza è quella a riunire tutti i dati che ci riguardano in un'unica piattaforma sul cloud.
Queste copie di noi stessi ci potrebbero aiutare a progettare, pianificare e decidere. Pensiamo a Google Maps che ci aiuta ad arrivare a destinazione trovando il percorso stradale migliore, quello con meno traffico. Se c'è un incidente il navigatore ci suggerisce una strada alternativa a quella inizialmente scelta. Li per lì, quando stiamo guidando l'automobile, non pensiamo che Google Maps stia negando il nostro libero arbitrio, eppure una parte non secondaria nelle nostre "scelte" di spostamento in automobile o sui mezzi pubblici è decisa da un sistema tecnologico connesso con altri sistemi.
Siamo noi a fabbricare questi calcolatori, ma in cambio loro ci costruiscono. Non sono più tanti i gesti quotidiani – acquisti, spostamenti, decisioni personali o professionali – che non sono orientati da un'infrastruttura di calcoli. Quando questa viene improvvisamente a mancare, come quando un guasto interrompe il traffico telefonico, restiamo smarriti." (Che cosa sognano gli algoritmi, Dominique Cardon)
Senza telefonino ci sentiamo incompleti perché è come se perdessimo un occhio oppure un arto, queste tecnologie fanno ormai parte di noi stessi, sono uno sviluppo dello strumento ancestrale con cui ci siamo evoluti nei millenni.Magari un domani mentre dormiremo o ci riposeremo avremo un "gemello digitale" che lavora per noi, oppure la specie deciderà che una tale presenza di tecnologia non sarà più utile. Ciò che è importante e che non essendoci più proprietà privata, nemmeno del proprio corpo, la società ragionerà in termini di soddisfacimento dei bisogni di specie.
Una copia digitale del pianeta Terra
I critici neoluddisti delle nuove tecnologie dicono che ci troviamo di fronte ad un sistema che, se non riusciremo a controllare, ci controllerà. È vero: ma il problema - ribadiamolo - non è la tecnologia, bensì chi ne ha il monopolio.
Il lavoro morto domina su quello vivo, ma il lavoro morto è quello prodotto dalla nostra specie. Sulla copertina del numero 54 di questa rivista abbiamo riportato un'immagine che rappresenta lo spaziotempo di Minkowski, in cui si può notare una simmetria tra passato e futuro. In tale modello la parte inferiore del "cono di luce", il passato, contiene tutte le configurazioni degli eventi che hanno preparato la parte superiore, così come il futuro contiene il passato che l'ha determinato. Il "cono di luce" si presta ad alcune riflessioni sul ruolo della macchina, che può essere fattore di sfruttamento (capitalismo) o di liberazione (comunismo) a seconda del punto di osservazione.
Noi ci poniamo in n+1, è da questo punto d'osservazione che guardiamo l'attuale forma sociale, n. D'altronde, per comprendere un sistema bisogna porsi in un sistema di ordine superiore. Come si nota in "Traiettoria e catastrofe", nei Grundrisse di Marx leggiamo il romanzo del lavoro oggettivato:
In questa Trasformazione [dovuta all'automazione] la colonna portante della Produzione e della Ricchezza non è né il Lavoro immediato effettuato dall'Uomo, né il Tempo di lavoro impiegato, ma l'Appropriazione della sua propria Forza produttiva generale, la sua Intelligenza della Natura e il suo Dominio su di essa in forza dell'esistenza come Corpo sociale - in una parola, lo sviluppo dell'Individuo sociale".
La società borghese non ha più futuro, non può superare n, ovvero sé stessa. Il capitalismo si è sviluppato fino a produrre tecnologie che imitano il funzionamento del cervello; quindi, macchine che auto-apprendono copiando i meccanismi biologici.
La tecnologia ci sta pervadendo, e questo vuol dire che ci stiamo (potenzialmente) ricongiungendo con noi stessi, con il nostro essere uomo-industria. Persistendo il capitalismo però questo passaggio si fa molto delicato e anche pericoloso, perché di mezzo c'è il profitto e non il nostro benessere. Siamo la "scimmia nuda" di cui parla Desmond Morris che maneggia la bomba nucleare senza averne coscienza. Preoccupa che queste tecnologie siano in mano alla borghesia, classe che brancola nel buio, che non conosce la società che ha contributo a costruire. Significativa una frase di Bordiga pronunciata durante una riunione a Bologna il 13 novembre 1960, riportata nel numero 15-16 della nostra rivista: "Non possiamo lasciare in mano alla borghesia una potenza e, nello stesso tempo, un'ignoranza del genere, ne va del futuro della specie."
Ritornando ai "digital twins", come abbiamo visto, essi servono anche per testare i prodotti che un'azienda intende realizzare. Si sta trasformando il rapporto tra produttore e consumatore. Sta saltando anche questo dualismo. Il termine prosumer è stato coniato da Alvin Toffler nel libro La terza ondata: l'individuo diventa allo stesso tempo consumatore e produttore di beni. Una volta, il rapporto tra venditore e consumatore cessava con la vendita della merce. Adesso vi è un legame continuo tra produttore, venditore e consumatore, anche perché alcune merci sono diventate "intelligenti" e abbisognano di manutenzione continua. L'utilizzatore fornisce dati al produttore che consentono a quest'ultimo di adeguare il prodotto alle richieste.
Pensiamo al cellulare o al computer e agli aggiornamenti continui che vengono fatti dei sistemi operativi. Collegamento che serve sia all'utilizzatore che all'azienda.
La società futura è quella del continuo (Capitolo VI inedito del Capitale: merce continua). Essa si sta formando all'interno di questa rompendo i dualismi esistenti. Possiamo paragonare il Web al comunismo realizzato: la caratteristica della Rete è di mettere tutto in connessione, rompere le barriere.
Gli atomi stanno per essere duplicati in bit. Il vantaggio è che nel mondo virtuale si può tornare indietro, nel mondo fisico no, quantomeno a livello macroscopico. Il ponte costruito in cemento armato o in ferro è un'opera finita, il ponte virtuale lo si può costruire miliardi di volte, e ogni volta meglio della precedente. Ci si lancia nel mondo virtuale per risolvere problemi in quello fisico. Chi si occupa del progetto di replica virtuale della Terra sostiene che il problema più grande è collegare tutti i dati esistenti: dalla temperatura del Pianeta alle previsioni meteo, dall'energia ai trasporti. Si tratta di connettere satelliti, data center, stazioni di rilevamento a terra e in mare. Collegare tutti questi sensori richiederà tempo, ma il problema non è tanto tecnico, è politico. Servirebbe infatti un organismo unico mondiale per arrivare a questo risultato.
Utilizzando costantemente i social network siamo già proiettati nel "metaverso", e il "gemello digitale" è un prolungamento virtuale di noi stessi:
Per le sue caratteristiche e per l'opportunità di essere concretamente vissuto il Metaverso non è solo un modello dell'universo fisico, ne è invece il 'gemello digitale'. Abbiamo a che fare con uno spazio d'interazione che fa convergere e coinvolge insieme la dimensione fisica, comunque intesa, e quella virtuale: parlare di gemelli significa che non siamo di fronte a una semplice rappresentazione o simulazione, ma a un flusso bidirezionale di dati che genera una stretta interconnessione tra le due dimensioni. Lo scambio di informazioni non riguarda esclusivamente l'effettualità, quanto accade qui e ora, ma elabora anche scenari possibili, per cui è possibile ragionare in modalità predittiva, affrontando i problemi prima ancora che si verifichino e valutando in anticipo ciò che potrebbe accadere in seguito alle scelte effettuate e alle decisioni prese". (Metaverso e gemelli digitali. La nuova alleanza tra reti naturali e artificiali, Silvano Tagliagambe)
Strumenti per unire fisico e digitale
Nel campo della cosiddetta realtà aumentata l'attrezzatura necessaria rende possibile all'utente spaziare in diversi scenari che può variare a piacere secondo il programma preferito. Questo settore non ha avuto un grande successo di mercato, ma rende evidenti le possibilità di interrelazione stretta tra fisico e virtuale. Indossando l'attrezzatura dedicata (occhiali, guanti, tute, microfoni ecc.), usando comandi vocali o movimenti è possibile riprodurre musica, inviare messaggi e filmare ciò che si vede. Grazie all'intelligenza artificiale "generativa", i computer (indossabili o meno) stanno "imparando" ad ascoltare, leggere, guardare e riconoscere conformazioni ricorrenti.
Gli strumenti tecnici specializzati, hardware e software, che stanno alla base di quello che sembra un settore merceologico come gli altri, sono stati fino ad oggi utilizzati principalmente dai gamers, ma le caratteristiche del gioco computerizzato li sta facendo diventare di uso comune.
Si tratta di un ulteriore tassello verso un sistema cyber-fisico integrato. A ben guardare l'integrazione tra programmi, macchine e procedure sta galoppando e raccogliendo sottoinsiemi sempre più vasti, fatti di parti sempre più simili nella modellazione e nell'uso che se ne fa per scopi che hanno attinenza con il "gemello digitale" di cui ci stiamo occupando qui. Il modello wargame "Medio-Oriente" del Pentagono assomiglia sempre di più al modello wargame "Medio-Oriente" dell'appassionato di giochi di guerra (e viceversa). Se il gioco e i suoi scopi descritti nel progetto e nel regolamento sono sufficientemente dettagliati, e la potenza delle macchine utilizzate è compatibile con i dettagli, i due gemelli di realtà, l'uno residente a Washington e l'altro a casa del giocatore, non sono dissimili (Norbert Wiener, il padre della cibernetica, diceva che il miglior modello di un gatto è un altro gatto. Se noi adottiamo lo stesso criterio di tolleranza per le mosse consentite ai due giocatori, avremo l'altro gatto considerato nell'esempio di Wiener). Lavorando sulle differenze per ottimizzare i due modelli otterremo, al limite, due sistemi gemelli. È già successo nella realtà: gli Stati Uniti quando attaccarono l'Iraq nella Prima Guerra del Golfo ricevettero e accettarono una proposta di collaborazione da parte di un'azienda privata che produceva wargame.
Si possono fare altri esempi a proposito del "gemello digitale". L'ENI nel suo centro di addestramento in 3D di San Donato Milanese fornisce al personale che lavora negli impianti del gruppo visori per la realtà virtuale e un guanto sensorizzato che permette di operare nel "gemello digitale" di un suo impianto simulando degli interventi di varia natura. La stessa cosa si può fare in altri ambiti: fabbriche, eserciti, ospedali.
Nel passato ci sono già stati tentativi di controllo cyber-fisico della produzione industriale, ma si è trattato di esperimenti molto rudimentali rispetto ai mezzi oggi a disposizione. Stiamo parlando dell'esperimento Cybersyn project in Cile nei primi anni '70 sviluppato da Stafford Beer, un tentativo di funzionamento cibernetico dell'industria di un paese, attraverso i dati che venivano raccolti e poi smistati in una sala di comando.
Il tutto era stato reso possibile grazie ad un feedback tra centro e periferia.
Qualcosa di simile, del tutto spontaneamente, aveva fatto la FIAT, come abbiamo scritto nell'articolo "Immaginate una fabbrica…" (n+1, n. 2). Al posto della vecchia struttura verticistica essa diventava un insieme di cellule produttive integrate nel sistema complessivo che sembrava non avere confini: l'industria diventava un sistema di sensori-attuatori, una rete di relazioni simile a quella di un organismo biologico. Oggi la logistica è una catena di montaggio che dalla fabbrica è uscita; il mondo è un'intera rete, un'unica grande fabbrica. Il "gemello digitale" di un reparto potrebbe essere inglobato in quello dell'intera fabbrica, che a sua volta potrebbe essere inglobato in quello di un distretto industriale, e così via, adottando un'architettura frattale al processo industriale. È solo questione di tempo e si arriverà a questo risultato, molto probabilmente non nell'attuale forma sociale.
L'industria capitalistica si sta comunque adattando a una struttura a rete e all'automazione dei processi produttivi, ed è arrivata a duplicare sé stessa nel mondo virtuale.
In teoria potrebbe esistere un unico "gemello digitale" di tutta l'industria mondiale capace di elaborare i dati che arrivano dalla società e in grado non solo di essere reattivo ma anche predittivo, cioè di prevedere i comportamenti futuri, dare suggerimenti alla società per evitare i problemi prima che si presentino.
Gli algoritmi che sono stati generati suggeriscono come intervenire.
Un gemello digitale del partito di specie
Constatato che il futuro agisce sul presente, come abbiamo riportato nell'home pagedel sito, e approfondito in un lavoro specifico, quello sulla neg-entropia (n+1, n. 54), ci potremmo chiedere se un domani sarà necessario un "gemello digitale" del partito di specie, un "digital twin" dell'organismo rivoluzionario che suggerisca a quello reale le scelte da intraprendere.
La domanda sarebbe però mal posta, per il semplice fatto che non esisteranno due partiti, uno fisico e uno digitale, ma un unico partito dotato di molteplici strumenti per conoscere sé stesso e la realtà che lo circonda, ed intervenire di conseguenza.
Siamo sicuri che buona parte dei "comunisti" oggi in circolazione inorridirebbero all'idea che sia un nostro doppione digitale a dettare la linea da seguire, ma in realtà nella vita di tutti i giorni sono continuamente assistiti dalla tecnologia. Non è che l'uomo diventi impotente di fronte alla macchina, è che i mezzi che ha generato si sono potenziati a tal punto da diventare degli strumenti di cui non può fare a meno.
L'attuale società è già un cyborg, come dice il filosofo Andy Clark (Natural-Born Cyborgs), e il partito della rivoluzione ne avrà presenti tutti gli aspetti.
La nostra corrente in più occasioni ha scritto che dobbiamo pensare al partito-comunità di oggi in relazione ai compiti che dovrà svolgere nella società futura. In "Partito e azione di classe" (1921) Amadeo Bordiga scrive:
Per dare un'idea precisa, e diremo quasi tangibile, della necessità 'tecnica' del partito, converrebbe forse, se pure l'esposizione prendesse un aspetto illogico, considerare prima il lavoro che deve compiere il proletariato dopo essere giunto al potere, dopo aver strappata alla borghesia la direzione della macchina sociale."
Il partito comunista utilizzerà i dati in arrivo dalla società per organizzare le forze dell'antiforma, e, superata la divisione in classi della società, predisporre piani di vita per la specie. Input, elaborazione, output. La pandemia da Covid-19 ha dimostrato che il mondo è interconnesso ma che oggi un'azione coordinata tra stati non è possibile. Ognuno persegue i propri interessi: mors tua vita mea.
Abbiamo toccato con mano che per affrontare seriamente una pandemia ci vorrebbe un governo unico mondiale, un organismo "che svolge la difesa della specie umana contro i pericoli della natura fisica e dei suoi processi evolutivi e probabilmente anche catastrofici" ("Tesi di Napoli", 1965).
Siccome il programma rivoluzionario immediato (Punti di Forlì del 1952) non ammette più mediazioni, il partito rivoluzionario, o come si chiamerà un domani questa struttura, si dovrà necessariamente fare carico di problemi di natura sociale che le strutture tipiche della presente società non sono in grado di risolvere.
Se il capitalismo perde energia, e con esso gli stati, che in alcuni casi sono già collassati, qualche altro organismo riempirà il vuoto che si è determinato, liberandosi di ciò che non serve e rappresenta anzi un ostacolo (democrazia, parlamentarismo, nazionalismo, ecc.) all'avvento della società futura.
LETTURE CONSIGLIATE:
- - Bordiga Amadeo, "Partito e azione di classe", Rassegna Comunista, anno I, n. 4 del 31 maggio 1921.
- - Cardon Dominique, Che cosa sognano gli algoritmi. Le nostre vite al tempo dei big data, Mondadori, 2016.
- - Chiusi Fabio, Io non sono qui. Visioni e inquietudini da un futuro presente. Black Mirror, De Agostini, 2018.
- - De Kerckhove Derrick, Rossignaud Maria Pia, Oltre Orwell. Il gemello digitale, Castelvecchi, 2020.
- - Delmastro Marco, Nicita Antonio, Big data. Come stanno cambiando il nostro mondo, Il Mulino, 2019.
- - Donella e Dennis Meadows, Jørgen Randers, William Behrens, I limiti dello sviluppo, Mondadori, 1972.
- - Ferraris Maurizio, Documanità. Filosofia del mondo nuovo, Laterza, 2018.
- - Leroi-Gourhan André, Il gesto e la parola, Einaudi,1977.
- - Limes 12/2022, "L'intelligenza non è artificiale".
- - Limes 12/2021, "Lo Spazio serve a farci la guerra".
- - Longo Giuseppe, Homo technologicus, Ledizioni, 2018.
- - Lovelock James, Gaia. Nuove idee sull'ecologia, Bollati Boringhieri, 2021.
- - Lyon David, Gli occhi del virus. Pandemia e sorveglianza, Luiss University Press, 2022.
- - Marx Karl, Grundrisse della critica dell'economia politica 1857-'58, Einaudi, 1976.
- - Marx Karl, Engels Friedrich, Manifesto del Partito Comunista, Einaudi, 1962.
- - Marx Karl, Manoscritti economico-filosofici del 1844, Editori Riuniti, 1976.
- - McLuhan Marshall, Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, 2018.
- - Mulgan Geoff, Big Mind. L'intelligenza collettiva che può cambiare il mondo, Codice, 2018.
- - n+1, "Immaginate una fabbrica…", n. 2, 15 dicembre 2000.
- - n+1, "Capitale e teoria della sciupio", n. 41, aprile 2017.
- - n+1, "Wargame, non solo un gioco", n. 50, dicembre 2021.
- - n+1, "La montagna ha partorito un topolino", n. 50, dicembre 2021.
- - n+1, "Un sistema che ingegnerizza sé stesso?", n. 52, dicembre 2022.
- - PCInt., "Esploratori nel domani", Battaglia comunista n. 6 del 20 marzo - 3 aprile 1952.
- - PCInt., "Mai la merce sfamerà l'uomo", il programma comunista, 1953-54.
- - PCInt., "Tesi sul compito storico, l'azione e la struttura del partito comunista mondiale" (Tesi di Napoli), il programma comunista, n. 14 del 28 luglio 1965.
- - Pschera Alexander, Dataismo. Verso i big data. Critica della morale anonima, goWare, 2014.
- - Rifkin Jeremy, La società a costo marginale zero. L'internet delle cose, l'ascesa del "commons" collaborativo e l'eclissi del capitalismo, Mondadori, 2014.
- - Spagnulo Marcello, Capitalismo stellare. Come la nuova corsa allo spazio cambia la Terra, Rubbettino, 2023.
- - Stephens-Davidowitz Seth, La macchina della verità. Come Google e i Big Data ci mostrano chi siamo veramente, Luiss University Press, 2018.
- - Tagliagambe Silvano, Metaverso e gemelli digitali. La nuova alleanza tra reti naturali e artificiali, Mondadori, 2022.
- - Toffler Alvin, La terza ondata, Sperling & Kupfer, 1987.
- - Zuboff Shoshana, Il capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell'umanità nell'era dei nuovi poteri, Luiss University Press, 2023.
Note
[1] "Limes 12/22 - L'Intelligenza non è artificiale. Dibattito con Caracciolo, Profumo, Aresu e Spagnulo", Limes Rivista Italiana di Geopolitica (www.youtube.com).
[2] "La filiera produttiva non è più verticale all'interno della stessa fabbrica che brulicava di uomini, ma è una rete di fabbriche specializzate che producono in sequenza merci globalmente sempre più leggere con sempre più macchine e meno uomini. Ora, questa fabbrica globale, mossa da un operaio globale con un piano di produzione praticamente socializzato, è diffusa sul territorio, uscita dalle mura aziendali, estesa come fosse un tessuto organico, connessa attraverso logistica, sistemi, reti. Mare di comunismo con isole di capitalismo." (n+1, n. 52)
[3] Leonardo Spa è un'azienda italiana attiva nel settore della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza, il cui maggior azionista è il ministero dell'economia e della finanza; è la dodicesima impresa di difesa nel mondo e la prima in Europa per grandezza, a dimostrazione che l'Italietta, per quanto disastrata, ha ancora delle capacità e delle competenze sul piano industriale.
[4] "Scienza economica marxista come programma rivoluzionario". Quaderni di n+1.
[5] "Perché l'intelligenza artificiale ha rilanciato il reddito universale di base", Federico Nejrotti, 5 febbraio 2024 (www.guerredirete.it).
[6] "Digital Twin. Tutto ciò che è digitale è reale", Carlo Cavazzoni, 31 gennaio 2022, Limes, n. 12, 2021 (space.leonardo.com).
[7] "La nuova frontiera dello Spazio: le guerre stellari e la competizione multipolare", Limes Rivista Italiana di Geopolitica (www.youtube.com).
[8] "La libertà", n+1 newsletter n. 245, 19 gennaio 2022.
[9] Battaglia comunista, n. 6, 1952.
[10] "Che cos'è un gemello digitale?" (www.ibm.com).
[11] "Digital twins are fast becoming part of everyday life", The Economist, 29 agosto 2024.
[12] "Digital twins are making companies more efficient", The Economist, 28 agosto 2024.
[13] "Digital twins are speeding up manufacturing", The Economist, 28 agosto 2024.
[14] "I gemelli digitali come strumenti per la gestione delle smart city", Riccardo Lo Bue, 08 giugno 2023 (www.scienzainrete.it).
[15] "Nel teatro del Pacifico, gli Usa puntano sull'IA. Ecco Replicator", Lorenzo Piccioli, 07 settembre 2023 (formiche.net).
[16] Un modo per mettere al sicuro le informazioni che riceve e genera il "gemello digitale" è ricorrere alla Blockchain, ovvero ad un database in cui i singoli record, denominati "blocchi", sono collegati tra loro utilizzando la crittografia asimmetrica.
[17] "Cosa sono i modelli di simulazione: il contesto della difesa", Stefano Avolio, 16 febbraio 23 (www.difesaonline.it).
[18] La macchina della verità. Come Google e i Big Data ci mostrano chi siamo veramente, Seth Stephens-Davidowitz.
[19] Il programma comunista, nn. 19 e 20 del 1957.
[20] "Digital twins are enabling scientific innovation", The Economist, 28 agosto 2024.
[21] "Apple's Vision Pro headset ushers in a new era of personal technology", The Economist, 31 gennaio 2024.
[22] "Alle ore 10.00 del 2 agosto 1990, giorno in cui l'Iraq diede il via alla Prima Guerra del Golfo, lo Stato Maggiore degli Stati Uniti convocò l'autore del gioco da tavolo Gulf Strike pubblicato sette anni prima, nel 1983, per vedere se fosse utilizzabile come supporto. Il gioco era una completa finzione: i paesi presenti nell'area erano impegnati in una guerra a partire da sette configurazioni diverse, tutte di fantasia. Evidentemente i militari avevano osservato qualcosa di utile rispetto a ciò che stava succedendo. Così ordinarono una versione aggiornata del gioco, applicabile a una situazione in via di sviluppo. Il progettista fu in grado di consegnarla alle 15 del giorno stesso. Avviato il combattimento sul tavolo, in due sole sessioni di gioco la guerra era stata vinta dagli americani con perdite umane vicine allo zero." (n+1, numero 50, dicembre 2021)