Il lavoro da svolgere oggi

Ciao compagni,

da un po' di tempo mi sono interessato alle tesi e ai lavori della Sinistra Comunista "italiana", e sono andato a leggere qui e là quanto scritto dalle varie organizzazioni che affermano di aderire a questa tradizione.

Personalmente non mi fido delle organizzazioni che pretendono di essere partito nell'attuale epoca storica, poiché oggi non c'è innanzitutto la possibilità che esista una simile avanguardia.

Nel sito di n+1 ho notato un lavoro continuativo e di alta qualità, con articoli interessanti che abbracciano un po' tutti gli argomenti.

Attualmente sono membro di un'organizzazione stalinista-opportunista, e sono giunto alla conclusione che non farò opera opportunista se mi impegno nella formazione di un circolo di marxisti nella mia città (anche se questo può dimostrarsi solo un'illusione).

Vi scrivo questa mail dall'estero per creare un collegamento con voi, sperando di poter ricevere alcune indicazioni per la mia attività politica. Una risposta sarebbe molto apprezzata!

Saluti rivoluzionari.

 

Caro compagno,

leggiamo con interesse la tua lettera che, insieme alle altre ricevute in questo periodo, rappresenta un primo segnale di qualcosa che sta cambiando nell'asfittico panorama politico internazionale.

Hai centrato il punto: siamo un lavoro, non siamo un partito, riteniamo però impossibile un cambiamento sociale senza che in futuro si sviluppi il partito rivoluzionario. Tale organismo non si può "fondare" o "costruire", ma emergerà dallo scontro di grandi forze messe in moto dalle contraddizioni dello stesso capitalismo.

Nell'epoca di Internet le distanze e i tempi si accorciano, e ciò ha dei risvolti pratici. Come dimostra il funzionamento di Wikipedia, si può partecipare alla realizzazione di un progetto pur abitando in paesi o in continenti diversi. Il metodo di lavoro, che abbiamo ereditato dalla Sinistra Comunista "italiana", consiste nel procedere per argomenti concatenati: questo ci permette di affrontare i temi più svariati integrandoli nella dinamica storica del tutto. Come scrive Marx nei Manoscritti del 1844, un domani, superata la divisione sociale del lavoro, vi sarà una sola scienza.

Non siamo noi ad avere scelto di essere comunisti, è il demone del comunismo ad averci agguantati, mentre la conoscenza della teoria è avvenuta in un secondo momento. Se ti sei rivolto a un lavoro come il nostro vuol dire che sei in qualche modo attirato dal futuro. Il passaggio successivo è scrollarsi di dosso i residui (politici, organizzativi, ecc.) del passato diventando "esploratori nel domani". Come abbiamo scritto nella Lettera ai compagni, "Demoni pericolosi" (1995):

L'abbandono di una via per aderire all'altra è prodotto determinato che varia da individuo a individuo, come varia la comprensione e il coinvolgimento nei confronti del programma rivoluzionario, ma sempre ci si trova di fronte ad una situazione che esclude la 'scelta'. Si può dire che al programma rivoluzionario non si 'aderisce' neppure, ci si trova oggettivamente 'dentro', nel senso descritto da Marx."

In un periodo di marasma sociale e guerra come quello che stiamo vivendo, è difficile orientarsi senza una bussola teorica; per questo parte del nostro lavoro è dedicata all'archivio storico della Sinistra Comunista "italiana", cioè alla sua classificazione e traduzione, e al controllo dei testi pubblicati e da pubblicare.

Restiamo in contatto. Se hai delle domande non esitare a scriverci, saremo lieti di risponderti.

Un caro saluto.

 

Compagni, grazie per la risposta!

Capisco le implicazioni politiche dell'affermazione "scrollarsi di dosso i residui (politici, organizzativi, ecc.) del passato", un processo su cui sto lavorando e che spero porterà a risultati positivi (o, in caso contrario, mi porterà semplicemente a maggiore chiarezza, derivata dall'articolare le mie posizioni e difenderle).

Ho una domanda relativa ai principi organizzativi. Le posizioni che avete sviluppato prevedono la pratica dell'astensionismo, l'indipendenza del movimento di classe, il rifiuto dell'attivismo e altri principi correlati; cosa costituisce allora il lavoro necessario che i comunisti devono svolgere oggi?

Come sempre, una risposta sarà molto gradita. Cari saluti.

 

Caro compagno,

siamo lieti di risentirti. Tagliare i ponti che ci legano ad ambienti non socialisti era il programma del movimento giovanile socialista nel 1913, ma resta valido anche oggi, non a caso nel 2009 abbiamo pubblicato sulla rivista un articolo intitolato "Un programma: l'ambiente".

Per quanto riguarda la "domanda relativa ai principi organizzativi", in continuità con le tesi della "nostra" corrente (Considerazioni sull'organica attività del partito, 1965), rivendichiamo tutte le forme di attività proprie dei momenti favorevoli nella misura in cui i rapporti reali di forze lo consentono.

Per noi è prioritario difendere il patrimonio storico lasciatoci in eredità dalla Sinistra, continuando l'elaborazione su temi quali il riscontro, nel capitalismo avanzato, di settori senza scambio di valore (comunismo), la ricerca sulle capitolazioni della borghesia di fronte al marxismo, la ricerca sui meccanismi del capitalismo ultra-maturo (mercato mondiale, finanza, ecc.), lo studio dei fenomeni politici legati alla "democrazia fascista", ecc.

Abbiamo accolto con interesse e giustificata emozione la nascita nel 2011 del movimento anticapitalista Occupy Wall Street, che ha rifiutato i triti schemi politici (ad esempio la figura del leader), si è organizzato a rete, ha voltato le spalle alla "politica" e ha mantenuto un profilo anonimo. Ciò non è avvenuto per la genialità degli organizzatori, ma per il fatto che tale movimento, essendo nato nel cuore del capitalismo, a New York, si è basato sul massimo livello raggiunto dalla forza produttiva sociale. La prossima rivoluzione, più che sugli insegnamenti dalle passate esperienze, dovrà trarre ispirazione dal futuro, che è una forza reale in grado di modificare il presente.

Per questo critichiamo il "terzinternazionalismo", ovvero il voler riproporre la tattica e i modelli organizzativi riferiti ad un mondo che non c'è più.

Un caro saluto.

Rivista n. 56