Marxismo e questione militare (7)
Fase dell'organizzazione del proletariato in partito. Premessa
Il tema di cui dobbiamo trattare completa quella parte della questione militare che si riferisce alla fase storica in cui il proletariato, non ancora "classe per sé", si muove e combatte prima di tutto per questo primordiale obbiettivo. Questa fase storica si aprì con le rivoluzioni borghesi e si chiuse col 1848 e conobbe tre momenti essenziali: francese, inglese e tedesco.
Avendo già trattato dei primi due, ci interesseremo ora del terzo.
Col 1848 le tre componenti si fondono in un'unica risultante e nascono il partito comunista internazionale e la sua dottrina rivoluzionaria. Da questo momento il proletariato può dirsi veramente "classe per sé", in grado non solo di influire sull'evoluzione storica dell'intera umanità, ma di determinarla.
Prima però di giungere alla formulazione chiara del suo programma storico, il proletariato aveva espresso già il suo comunismo in due grandi tentativi: in Francia col partito di Babeuf ed in Inghilterra col Cartismo. Queste forme embrionali del partito, come vedremo a suo tempo, furono il prodotto di lotte sanguinose a cui il proletariato partecipò a fianco della borghesia. II processo di distacco e di contrapposizione ad essa, e di raggiungimento di posizioni autonome per la propria emancipazione sociale, si svolse e maturò sul terreno delle contraddizioni della società borghese.
La sensibilità e la capacità di lotta del proletariato non si sviluppano ovunque sullo stesso terreno immediate. Vedemmo che in Francia, le cause immediate delle battaglie armate del proletariato furono piuttosto di natura politica, in Inghilterra esse furono piuttosto economiche. In Germania, il doloroso processo di sviluppo ed il suo stesso compimento si attuano in rapporto dialettico con i motivi ideologici e col travaglio del pensiero.
La critica della società, della proprietà, dello Stato, non era che la critica del proletariato, non derivava che dalle sofferenze di questa classe. Marx lo aveva ben capito ed espresso fin da quando nel 1842 collaborava alla Gazzeta Renana; "I filosofi non spuntano dal terreno come i funghi. Essi sono il prodotto del loro tempo... lo stesso spirito che fa costruire le ferrovie genera le idee nella mente del filosofo … ed arriva di necessità il momento in cui essa (la filosofia) entra in azione e reazione col mondo...". E nel 1843, così sintetizzava lo scopo rivoluzionario degli "Annali franco-tedeschi": "sviluppo della coscienza critica dell'epoca, autospiegazione per mezzo della filosofia critica delle lotte e delle aspirazioni del tempo". E' la pressante esigenza della formazione di una chiara "coscienza di classe" che addita a Marx la via da seguire: "attraverso una critica senza riguardi di tutto ciò che esiste: senza riguardi nel senso che la critica non ha paura dei suoi risultati e tanto meno del conflitto con gli attuali poteri costituiti".
Ma la critica filosofica non basta a cambiare la realtà. Per Marx, "l'arma della critica non è in grado di sostituire la critica delle armi; la potenza materiale deve essere rovesciata dalla forza materiale; ma anche la teoria diventa forza materiale non appena si impadronisce delle masse". La parola "masse" non inganni. II concetto di classe e la sua funzione storica saranno ben presto messi a punto, e chiaro apparirà il concetto di "coscienza di classe", che è quanto dire coscienza di Partito, ovvero della posizione di combattimento della classe proletaria quale unica condizione per definirsi classe rivoluzionaria.
La situazione generale storica in cui il proletariato tedesco e, con esso, il proletariato mondiale di allora e dei tempi futuri, raggiungerà la piena coscienza di classe e di quelle in cui si addensano le più forti contraddizioni. Man mano che si va verso il 1848, la situazione diventa sempre più critica non solo in Germania, ma nell'Europa in genere. La rivoluzione borghese bussa alle porte della Germania in condizioni che sono tuttavia molto diverse da quelle delle precedenti rivoluzioni borghesi di Francia e d'Inghilterra, e non potrà non assumere caratteri diversi da esse. Quale classe sociale dovrà sopportare il peso maggiore ed esserne la protagonista? La borghesia tedesca è o no rivoluzionaria al punto di mostrarsi all'altezza della situazione? Altro importante interrogativo: la rivoluzione borghese è il massimo traguardo posto dalla storia, o è possibile imboccare subito dopo anche la rivoluzione proletaria e comunista? Se la borghesia è politicamente arretrata, inetta e vile - come infatti lo era - può e deve il proletariato addossarsi anche i suoi compiti, e puntare poi verso l'emancipazione sociale di se stesso e dell'umanità? A questi interrogativi, Marx aveva risposto pure negli Annali, dove aveva pubblicato la "Introduzione alla critica della filosofia del diritto di Hegel": "In Germania non si può spezzare nessuna forma di asservimento senza spezzarle tutte. La base della Germania non può essere rovesciata senza una rivoluzione radicale poiché l'emancipazione della Germania è l'emancipazione dell'uomo. La testa di questa emancipazione è la filosofia, il suo cuore il proletariato. La filosofia [il programma] non si può realizzare che con l'abolizione del proletariato, ed il proletariato non può essere eliminato che con la realizzazione della filosofia".
Pure in un linguaggio di intonazione ancora filosofica, Marx già intende perfettamente il futuro corso storico: la battaglia da affrontare a più o meno breve scadenza non potrà essere affidata alla sola borghesia, pena l'arenarsi di ogni emancipazione, anche dal feudalesimo. La storia, con il trionfo della controrivoluzione, confermerà le previsioni di Marx come confermerà quelle di Lenin circa l'inevitabile sconfitta della rivoluzione proletaria in Russia ove non fosse stata seguita dalla rivoluzione europea. Come si vede, il marxismo e in egual misura scienza della rivoluzione e scienza della controrivoluzione.
Nello svolto storico del 1848, la esistenza in Germania ed in Europa sia del feudalesimo che del capitalismo rivoluzionario e controrivoluzionario spiega a sufficienza come la lotta che si profila all'orizzonte non possa avere limiti nazionali e come ogni tipo di violenza armata divenga necessario e utile. La concentrazione in Germania di tutte le contraddizioni della società di allora fa sì che ogni sbocco vi diventi possibile. Ecco perché l'"arretratezza" della Germania, apparente paradosso, si risolve nella più favorevole condizione per lo sviluppo teorico e politico del proletariato e per la formulazione più realistica della sua strategia rivoluzionaria, valida non solo per la Germania di allora ma per tutti i paesi che si troveranno nelle stesse condizioni. La tesi dunque che il proletariato ha tanto più attitudine alla teoria, cioè a capire il programma comunista e ad agire per realizzarlo, quanto meno esso ha "beneficiato" degli apporti intellettuali della borghesia, è tesi marxista che troverà conferma in Russia con Lenin e Trotsky.
Precedenti storici delle strutture controrivoluzionarie della Germania allo scoppio della rivoluzione del 1848. Fino alla rivoluzione francese
Nell'esame della questione militare nella società feudale abbiamo visto che la forza viva che dette luogo a questa nuova società sulle rovine di quella schiavista, risiedeva nei Germani. Ma, il frutto degli sforzi di questi popoli giovani, cioè le nazionalità moderne e la loro organizzazione sociale borghese, si ebbero nei paesi da essi conquistati, anziché in Germania. Qui si Trapiantò quella struttura medioevale che fu il Sacro Romano Impero Germanico, le cui caratteristiche materiali ed ideali, anziché favorire il processo storico, lo contrastarono. L'imperatore, in quanto tale, era contro i feudatari ed i principi, ma come signore feudale appoggiava la nobiltà terriera e, contrariamente alla monarchia in Francia ed in Inghilterra dal 14° secolo in poi, adopererà il suo potere politico, la violenza organizzata dell'apparato statale, in senso decentralizzatore, sciupandola all'esterno in un espansionismo colonizzatore di tipo feudale. Da qui la tendenza all'aumento dell'autorità dei principi nei confronti del potere imperiale e la tendenza verso forme stabili di divisione territoriale. Queste forze centrifughe, che in altri paesi, nella misura in cui erano battute, finivano per dare un carattere assoluto alla monarchia, in Germania facevano sì che l'imperatore continuasse ad essere eleggibile come i primi re franchi. Ciò aveva per conseguenza che la nazione tedesca non si confondesse con una casa reale, come avvenne altrove, e non s'avviasse ad assumere i caratteri unitari della nazione moderna. La scelta dell'imperatore avveniva ad opera dei principi, singoli o riuniti in gruppi, e quando, come nel 15° secolo, l'imperatore minacciò la loro potenza, essi cambiarono la dinastia.
Quando il livello generale raggiunto dalle forze produttive fu abbastanza alto, la Germania era attraversata da tutte le strade del commercio europeo, e le prospettive di formazione di un mercato interno e quindi di una unità nazionale erano favorevoli. Ma sia le condizioni della rivoluzione borghese manifestatasi dapprima come movimento religioso (Riforma), sia lo spostamento dell'asse del commercio sulle rive dell'Atlantico, condannarono la Germania ad un ulteriore processo di decomposizione. All'Olanda fu facile staccarsi e prendere per sé la foce del Reno, dove giungevano le vie del commercio mondiale. Così pure lo Schleswig-Holstein si separò aggregandosi alla Danimarca, e la Svizzera si costituì in nazione autonoma, mentre, la Riforma essendo mancata anche al suo intento dichiarato, la divisione religiosa rafforzava quella materiale e politica: la Germania si avviava a divenire una sorta di Cina europea e nessuno al suo interno poteva più opporsi all'ingerenza straniera; i Francesi potevano comprare con l'oro i principi, come già reclutavano i mercenari tedeschi. Il punto culminante è raggiunto con la guerra dei Trent'anni (l6l8/'48), dopo la quale l'impero non è più che un nome: l'economia è in rovina e la popolazione decimata, e la sovranità che ancora resta ai principi ed allo stesso imperatore è "garantita" dal Trattato di Vestfalia.
Ogni guerra successiva assumerà l'aspetto di guerra civile, perché l'imperatore troverà sempre nel campo nemico qualcuno dei principi tedeschi alleati con lo straniero. Ormai la frattura religiosa diverrà un'istituzione politica, con un Nord protestante ed un Sud cattolico. Le rivalità fra Russia ed Austria completeranno la rovina della nazione tedesca: le loro guerre permetteranno alla Russia, massima potenza feudale del tempo, di venirvi a dettare legge e produrre un'asfissiante stagnazione nella quale gli unici segni di vita della borghesia tedesca saranno dati all'insegna delle "virtù più infami".
Dalle guerre napoleoniche al l830
La speranza di una "rigenerazione" della Germania non può ormai avvenire che dalla violenza rivoluzionaria della Francia dell'89. Al vergognoso ruolo controrivoluzionario svolto da tutte le potenze grandi e piccole del Reich tedesco per soffocare la rivoluzione borghese in Francia, seguirà l'azione punitiva delle guerre napoleoniche.
Abbiamo altre volte detto come Napoleone possa essere chiamato "il padre della rivoluzione borghese tedesca".
Le sue guerre infatti, non certo per gli scopi che si prefiggevano, ma per i risultati materiali che conseguirono, furono oltremodo salutari per la nazione tedesca. II loro carattere imperialistico e distruttivo fece nascere per reazione dialettica il sentimento nazionale e l'ardore guerriero dei patrioti, e portò alla guerra di liberazione del 1813. Distruggendo molti staterelli del Sud e dell'Ovest ed aggregandoli agli stati più grandi, Napoleone compì un'opera rivoluzionaria che sarebbe stata anche più decisiva se egli avesse fatto altrettanto con i principi del Nord prima ancora di fonderne i paesi nella Confederazione del Reno (questa nasce nel luglio 1806, e nell'agosto muore l'Impero), e non lo fece perché lo scopo delle sue guerre non era di favorire il processo rivoluzionario, ma di battere la rivale Inghilterra nella lotta per il dominio dei mercati. Certo, Napoleone si rendeva ben conto che nessuna vittoria militare si sarebbe mai consolidata se, all'inizio specialmente, non avesse sfruttato l'eredità della rivoluzione, ma lo sviluppo reale della storia mostra proprio nel suo esempio che la rivoluzione borghese non può superare i limiti nazionali e quindi promuovere una guerra rivoluzionaria con chiari caratteri aggressivi. Internazionale è solo la controrivoluzione borghese diretta contro l'internazionalismo rivoluzionario proletario. Più Napoleone introduceva riforme borghesi nei territori conquistati, più veniva a cadere la legittimità storica della sua presenza e, dal momento in cui si alleò con il despota russo, Alessandro I, egli perse ogni diritto ad essere considerato "il liberatore del popoli", mentre alla rottura dell'alleanza con lo zar, dovrà subire l'urto dell'ultima coalizione borghese feudale dell'Inghilterra e della Russia e, incredibile ma vero, vedrà le truppe russe e prussiane lottare sotto la bandiera della libertà della sua dittatura militare.
La Germania, questa colonia europea, combatte così la prima guerra antimperialista. Ma quale carattere contraddittorio ha questa guerra di liberazione! La violenza popolare armata ha potuto rovesciare il despota imperialista, ma il feudale monarca prussiano Federico Guglielmo III può, insieme al suo protettore russo, rimangiarsi ogni promessa di libertà, di unità e di indipendenza della Germania, e di Costituzione. Così, dopo Waterloo (1815) si abbatte sull'Europa un periodo che, se non sempre ne dovunque può essere di restaurazione sociale (l'aratro napoleonico aveva scavato troppo a fondo: non si poteva tornare più indietro!), e però dominate da una desolante reazione politica che non permette più alla borghesia di alzare la testa e di organizzarsi politicamente, Altra lezione della storia è dunque che la borghesia tedesca va debitrice ad una dominazione straniera di quel tanto di emancipazione sociale che aveva conquistato, ed è poi costretta a combattere il proprio liberatore sociale mettendosi al servizio dei propri oppressori, gli unici a beneficiare della vittoria.
Di tutte le promesse fatte per l'unità tedesca non rimase che "la beffa di quella Confederazione Germanica, composta ancora di 36 Stati legati da una Dieta in cui sedevano i delegati dei vari principi, che resterà uno strumento della reazione in mano alla Prussia ed ancor più all'Austria. L'unico tentativo di resistenza della borghesia in questo periodo è la creazione della Burschenschaft, un'associazione patriottica di studenti. Nel quindicennio che va dal 1815 al 1830, in Germania si deve ricostruire ciò che è stato distrutto dalle guerre del quindicennio precedente: l'apparato economico è quindi di debole struttura, l'industria è ancora la più arretrata d'Europa, con poche zone di relativa concentrazione nella Slesia, nella Sassonia e soprattutto in Renania, dove nasce Marx e dove è stato già introdotto il codice napoleonico.
Dalla rivoluzione di luglio al 1848
La rivoluzione borghese in Europa, che al Congresso di Vienna aveva segnato il passo, riprende col 1830 un nuovo se pur temporaneo slancio. II periodo di pace seguito alle guerre napoleoniche ha ridato impulso all'economia, e al segnale delta rivoluzione politica della borghesia francese, nel luglio 1830, tutte le forze sociali borghesi degli altri paesi si mettono in movimento, dove più e dove meno. Le ripercussioni in Germania si esauriscono in poche e deboli agitazioni a nord e in qualcuna più forte a sud, ma in complesso il movimento riesce poco pericoloso ed i suoi risultati sono scarsi ed insignificanti. Senza grande sforzo sia il dispotismo prussiano che quello asburgico, servito quest'ultimo dall'"onnipotente" Metternich, fanno rientrare il movimento politico borghese. Tuttavia, loro malgrado, alcuni governi tedeschi, presi nella morsa delle necessita finanziarie e costretti a difendersi dalla concorrenza estera, prepareranno dal 1834 quella misura economica rivoluzionaria dell'Unione Doganale (Zollverein) che, insieme alla costruzione delle ferrovie, stimolerà la produzione industriale e intensificherà lo scambio mercantile, assestando così un duro colpo ai tradizionali preconcetti particolaristici. Da questa crescente fusione di interessi borghesi si sviluppa la forza della borghesia, che trova sempre più assurda la divisione del paese in 36 Stati; e la conseguenza sarà il suo passaggio alla opposizione politica liberale. Questo cambiamento può essere dato al 1840; e allora che ha inizio un vero e proprio movimento politico della borghesia in Germania.
Insieme al movimento rivoluzionario economico e politico della borghesia in Europa, si sviluppa il suo pensiero rivoluzionario. Al culmine di questo moto generale europeo avverrà la triplice frattura di classe in Inghilterra, in Francia e in Germania. La svolta storica che matura in questi anni, e che apparirà alla luce del sole nel '48, è quella che vede la classe operaia staccarsi definitivamente dalla borghesia e contrapporsi ad essa da una posizione autonoma di classe. Ma se tale movimento politico proletario è importante, più importante ancora è la fusione tra movimento operaio e socialismo ad opera del marxismo.
La Germania alla vigilia della rivoluzione
Non ci soffermeremo a descrivere la complicata composizione sociale della Germania pre-quarattottesca, base della sua organizzazione politica. La nobiltà fondiaria vi era numerosa e, a parte che non controllava più i principi, le erano rimasti i privilegi medioevali, l'esenzione dalle imposte e la giurisdizione sui sudditi. La borghesia, benché dal 1815 avesse visto aumentare la sua ricchezza e la sua importanza politica, era ancora economicamente e politicamente arretrata: il suo movimento politico, abbiamo già detto, data dal 1840. La piccola borghesia è molto numerosa: di qui la sua grande importanza politica nelle future lotte. La sua posizione intermedia fra borghesia e proletariato ne determina il carattere oscillante.
La classe operaia non può non risentire della arretratezza della borghesia. Ciò nondimeno, si forma in mezzo ad essa una corrente vigorosa le cui idee circa l'emancipazione del proletariato sono molto più chiare ed in armonia con i fatti esistenti e con le necessità storiche. II movimento attivo del proletariato data dal 1844, cioè dalle insurrezioni degli operai industriali della Slesia e della Boemia. I contadini costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione e comprendono pochi agrari con operai agricoli al loro servizio e molti piccoli proprietari indipendenti la cui proprietà è però soltanto nominale in quanto ancora gravata da molte servitù. La rivoluzione in Francia aveva dato ai contadini la libertà della persona e quella della proprietà: frutto delle guerre napoleoniche, per la Germania era stata solo la libertà personale. Una rivoluzione borghese in Germania era quindi attesa dai contadini per ottenere anche la libertà della proprietà. Malgrado questa loro importante aspirazione, i contadini, a causa della loro dispersione, non riescono però a suscitare un movimento indipendente e, come la storia di ogni paese dimostra, hanno bisogno della spinta della popolazione urbana, più concentrata e facile ad organizzarsi.
A questa struttura di classe si aggiunga la divisione politica del paese e si ha il quadro complessivo della situazione: interessi diversi e spesso contrastanti; nessun centro come Londra o Parigi le cui decisioni possano, col loro peso, evitare la lotta per una stessa questione in ogni provincia; inevitabilità che il conflitto di classe si risolva in un pulviscolo di combattimenti sconnessi, sanguinosi e sterili; difficoltà quindi di risolvere il problema militare.
L'Austria
L'Austria, utilizzando la burocrazia civile e militare, era governata da Metternich sulla base di due principi: quello tradizionale delle monarchie assolute di appoggiarsi allo stesso tempo sulla nobiltà e sulla borghesia e quello di tenere soggette le varie nazioni del composito impero, opponendo le une alle altre. Un cordone sanitario di censori isolava il paese dall'influenza straniera, perché lo "spirito maligno" del tempo non lo invadesse. Tutto sembrava tranquillo, e per trent'anni (dal 1815) regno il bastone.
Ma anche qui l'aumento delle forze produttive si era fatto inesauribilmente strada e con esso il malcontento generale, se non una vera e propria opposizione: quindi anche l'Austria andava verso un mutamento profondo.
La Prussia
La Prussia era più aperta alle correnti di pensiero provenienti dall'ovest e, dopo l'ingresso nello Zollverein, la sua borghesia aveva acquistato tanta forza da reclamare apertamente da Federico Guglielmo IV la realizzazione delle promesse fatte dal padre e regolarmente tradite. E' appunto il rifiuto del nuovo monarca di mantenerle che la spinge a radicalizzarsi e ad iniziare la sua battaglia nella Gazzetta Renana del 1842. Quando poi la monarchia, a corto di quattrini, è costretta nel febbraio 1847 a concedere una Dieta Unita per ottenere prestiti dalla borghesia, questa ha il coraggio di negarglieli perché l'Assemblea non è per nulla "rappresentativa", in quanto, fra i delegati delle otto Diete provinciali che la compongono, dominano gli elementi della nobiltà terriera. Al rifiuto della borghesia, la monarchia reagisce sciogliendo anche la Dieta Unita: la lotta è ormai inevitabile e, poiché manca un partito repubblicano, l'alternativa è: monarchia costituzionale o socialismo.
Stati minori
Anche negli altri Stati tedeschi la situazione è rivoluzionaria.
Le pur blande costituzioni strappate dopo i moti del 1830-'31, sono state soppresse e, non potendo più utilizzare i parlamenti provinciali, le borghesie locali si mettono nelle mani della borghesia di Prussia. Concludendo con Engels: "La Germania all'inizio del ‘48 si trovava alla vigilia di una rivoluzione, e questa rivoluzione sarebbe certamente scoppiata, anche se la rivoluzione francese non ne avesse affrettato lo scoppio".
Parallelo sviluppo rivoluzionario del movimento politico proletario e della sua teoria
Le prime forme del movimento operaio tedesco sono riconoscibili in quelle organizzazioni che nascono all'estero fra operai e garzoni artigiani i quali, o a causa della disoccupazione e della fame o perché espulsi dalla reazione imperante in Germania, sono costretti ad emigrare. La più importante fra queste organizzazioni è la Lega del Proscritti, sorta a Parigi nel 1834. Per le sue tendenze democratico-repubblicane e per la sua forma cospiratoria, questa organizzazione può considerarsi simile alla francese "Società dei Diritti dello Uomo". Ma presto le tendenze proletarie si accentuano e si separano da quelle piccolo-borghesi. Nel 1836, l'ala più radicale capeggiata da Schuster si scinde, e fonda la Lega del Giusti che già organizzativamente si differenzia dalla precedente: non più gerarchia di tipo militare e dittatura di un capo cui si deve obbedire ciecamente, come richiesto dalle finalità cospiratorie, ma direzione democratica. Questo non è solo un passo avanti sul piano dell'organizzazione, ma sta a significare che lo stesso modo di concepire la lotta rivoluzionaria va cambiando: alla cospirazione si antepone la propaganda per suscitare movimenti di più vasta portata. La Lega dei Giusti si appoggiava alla consorella francese, la Società delle Stagioni, capeggiata. dal Barbes e dal Blanqui, e da questa fu coinvolta nella insurrezione parigina del 12 maggio 1839. Parte dei suoi membri, con a capo il Weitling, si trasferì allora in Svizzera: parte si spostò a Londra con Schapper, e assunse carattere più internazionale perché, oltre a tedeschi e svizzeri, vi aderivano inglesi, olandesi, cechi, polacchi e russi: parte rimase a Parigi, affidata ad Hess ed a Ewerbeck, seguace del comunista francese Gabet.
Come sull'onda della rivoluzione borghese si andava inserendo l'azione rivoluzionaria del proletariato, così, sull'onda della rivoluzione intellettuale borghese (riflesso di quella economico-politica) si andava sviluppando il pensiero rivoluzionario del proletariato, per dar luogo alla sua dottrina rivoluzionaria ed al suo programma storico, ad opera di Marx e di Engels. In Germania tale processo intellettuale trovavasi ad un livello più alto che altrove e prendeva le mosse dalla critica di Hegel da parte dei suoi allievi.
Ma l'attacco si rivolse non alla politica (concezione del lo Stato, suoi rapporti con la società, ecc.), "terreno ancora troppo spinoso", dice Mehring, bensì alla religione. Il più radicale dei giovani hegeliani, Feuerbach, dimostrò che senza distaccarsi dalla filosofia hegeliana non ci si poteva neppure staccare dalla teologia. Ma questa rottura completa con l''idealismo filosofico non era ancora il materialismo di Marx, perché si riduceva ad essere soltanto una scienza naturale e non anche una scienza sociale. Ora, dirà Marx, "la critica del cielo deve trasformarsi nella critica della terra", e a questa. critica egli non giungerà attraverso una erudizione libresca: "Per la scienza non c'è via maestra (dirà nella prefazione francese del Capitale) ed hanno probabilità di arrivare alle sue cime luminose soltanto coloro che non temono di stancarsi a salire i suoi ripidi sentieri".
Solo le sofferenze del proletariato ed il dramma storico che si stava per aprire potevano creare in lui quella formidabile volontà e quella passione che gli agiteranno il cuore ed il cervello, e che gli faranno approfondire gli studi economici e quelli storici - "l'amor che muove il sole e l'altre stelle".
Senza il terreno ardente della lotta di classe, senza l'esigenza di risolvere le grandi contraddizioni abbattendo tutti gli ostacoli e operando rivoluzionarie trasformazioni sociali, la passione rivoluzionaria di Marx resterebbe del tutto inspiegabile. Studio e partecipazione alle lotte reali si alternano in lui in dialettico svolgimento. Ogni esperienza pratica è stimolo allo studio; ogni conquista nella teoria è sprone per saggiare il terreno solido delle lotte pratiche.
II soggiorno berlinese gli aveva mostrato una faccia della società tedesca: quella piccolo-borghese piagnucolante ed impotente. In Renania, egli affronta istruttive lotte pratiche sulla Gazzetta Renana e comprende subito fino a che punto è rivoluzionaria la borghesia tedesca e quanto è retriva la monarchia prussiana, ostinata nei suoi metodi dispotici. Dalla soffocante aria della Germania, Marx passa a respirare quella più libera della Parigi borghese, capitale della rivoluzione europea. E' qui che per tutto il 1844 si abbevera alle fonti della rivoluzione francese e prende contatto con le associazioni socialiste di L. Blanc, Flocon e Ledru-Rollin, e con quelle comuniste di Cabet: qui si avvicina ai proletari e garzoni tedeschi della Lega dei Giusti, rimasta a Parigi dopo la sconfitta del l839.
Delle concezioni di questi partiti della classe operaia, Marx fa uno studio comparativo criticando i lati buoni e cattivi di ciascuno.
E' a Parigi che egli incontra sul cammino rivoluzionario del suo pensiero Federico Engels, che a sua volta, sospinto dalle stesse cause motrici (le lotte del proletariato) e dallo stesso interesse (la rivoluzione), aveva lasciato la Germania ed era passato in Inghilterra a vivere le esperienze del proletariato allora più numeroso e più ricco di storia della moderna industria capitalistica. E' da questo momento che i due grandi rivoluzionari continuano a lavorare assieme per la stessa causa a cui erano giunti percorrendo strade diverse. A Manchester, nel 1843, Engels aveva compreso l'importanza dei fatti economici: "base della formazione dei partiti, delle lotte dei partiti, e con ciò di tutta la lotta economica". Marx - continua Engels - era "giunto alle stesse conclusioni, le aveva già realizzate negli Annali franco-tedeschi .... Allorché nell'estate 1844 lo incontrai a Parigi, ci accorgemmo della nostra completa concordanza in tutti i punti teorici, e da quel momento data il nostro comune lavoro". Dunque, ormai, non c'è dubbio per loro che il problema sociale sia un problema essenzialmente pratico. Altrettanto dicasi della necessità della rivoluzione e del suo doppio carattere: "ogni rivoluzione abbatte il vecchio potere, ed in ciò è una rivoluzione politica. Ogni rivoluzione elimina l'antica società, ed in ciò è una rivoluzione sociale".
Dunque, "il comunismo non può realizzarsi senza rivoluzione".
Occorre notare che Marx ed Engels non hanno dato finora che una adesione ideale al comunismo. Prima che essa possa divenire politica, occorre epurare quanto ancora di "grossolano" c'è nel comunismo; far luce sulla confusione di idee e di sentimenti più o meno "fraternalistici".
L'adesione politica senza riserve poteva avvenire ad una condizione: che da parte proletaria avvenisse l'adesione ideale alle loro concezioni. L'incontro fra movimento politico proletario e socialismo scientifico non poteva realizzarsi in modo unilaterale: solo se il proletariato, nei suoi elementi più genuini, mostrava di capire la loro dottrina e di preferirla a tutte le visioni del socialismo utopistico degli idoli più popolari, si sarebbe potuta saggiare la forza di penetrazione della dottrina stessa come segno del suo profondo realismo e della sua giusta comprensione del corso storico.
In altri termini, gli operai dovevano operare una scelta definitiva sulla base del loro più sano istinto di classe, proprio per trasformare quell'istinto in coscienza teorica, in coscienza di classe.
A dire il vero, l'adesione formale al movimento politico proletario, per Marx ed Engels, non manca solo per queste essenziali ragioni. Essi hanno ancora da percorrere un ulteriore tratto per giungere alla chiara e definitiva comprensione della realtà sociale e storica. Ciò avverrà nell'esilio di Bruxelles, dal 1845 al 1848, dove Marx riparerà come reo di aver fatto l'apologia della grande rivolta dei tessitori della Slesia sul Vorwarts : "II sollevamento slesiano del 1844 comincia là dove finiscono le rivolte inglesi e francesi: con la coscienza della natura del proletariato. Il sollevamento stesso, l'azione, riveste questo carattere superiore. Non solo le macchine, queste nemiche dell'operaio, ma i libri contabili, i titoli di proprietà, furono distrutti, e mentre gli altri movimenti non si erano levati che contro nemici visibili, i padroni dell'industria, questo movimento si è diretto anche contro i banchieri, cioè il nemico nascosto. Nessun sollevamento operaio inglese è stato condotto con tale coraggio, una tale riflessione ed una tale tenacia".
A Bruxelles, Marx è raggiunto da Engels, che resta con lui tra la primavera del '45 e l'estate del '46. Egli proveniva da Elberfeld dove il governo prussiano aveva interdetto le sue riunioni con gli entusiastici simpatizzanti di cui era riuscito a circondarsi. "Quando ci incontrammo a Bruxelles, nella primavera del 1845, Marx aveva già, dai principi enunciati, elaborato la sua teoria materialistica della storia nei tratti principali, e noi ci adoperammo a sviluppare nelle più diverse direzioni le opinioni recentemente acquisite nella nostra coscienza" (Prefazione di Engels a Rivelazioni sul processo dei comunisti a Colonia).
Nell'estate, Marx ed Engels vanno in Inghilterra, e qui Marx conosce i membri più influenti della Lega dei Giusti, come Schapper, Moll, ecc. ed il direttore del "Northern Star", J. Harney, del movimento cartista.
Ancora una volta essi ricevono l'invito ad aderire alla Lega; ma, ancora una volta, "naturalmente", rifiutano. Ad essi urgeva "elaborare in collaborazione il contrasto della nostra concezione con la filosofia ideologica tedesca e cioè di fare effettivamente i conti con la nostra precedente coscienza filosofica. II progetto venne attuato in forma di "critica della filosofia post-hegeliana" (Prefazione alla Critica dell'economia politica). Nacque così quella Ideologia tedesca che, per le solite difficoltà editoriali, venne abbandonata alla non metaforica "critica roditrice dei topi", ma ebbe per i nostri maestri una funzione altamente chiarificatrice delle idee, e dei fatti che le idee producono.
Qui è detto a tutte lettere che "non è la critica, ma la rivoluzione la forza motrice della storia, come della religione, della filosofia e delle altre teorie". Qui il comunismo trova la sua definizione, del tutto opposta alla maniera utopistica della ricetta da estrarre di tasca: "il comunismo non è per noi un sistema che debba essere istituito, un ideale secondo il quale la realtà dovrebbe uniformarsi. Noi chiamiamo comunismo il movimento reale che opera per l'eliminazione della situazione presente"-. II comunismo quindi si inserisce nel processo storico in atto. Si tratta ora di favorire ed accelerare questo processo con l'azione rivoluzionaria nella giusta direzione e nel tempo opportuno: cose che possono essere individuate sulla base della teoria del materialismo storico.
Si può dire che la "questione militare" stia tutta qui. Nella definizione ora data del comunismo è infatti chiaro che l'appropriazione di tutte le forze produttive da parte del proletariato, ed il loro successivo trasferimento all'umanità intera, possono realizzarsi solo attraverso la "espropriazione degli espropriatori", la rivoluzione violenta.
Da "Il programma comunista" nn. 23 del 1961, 1-9-10 del 1962, 5-12-13-23 del 1963, 1-2-13-14 del 1964, 6-7-8 del 1965, 2-3-4-1-12-13 del 1966.