Newsletter numero 89, 7 febbraio 2006

Ai lettori:

Un po' più di cinque anni fa usciva il primo numero della nostra newsletter. Inviata all'inizio a poche decine di destinatari, oggi ne raggiunge quasi tremila. Nel frattempo ci sono state ovviamente molte cancellazioni (un migliaio), dovute soprattutto ad estinzione degli indirizzi, ma spesso anche a disaccordi su specifici punti. Il ricambio degli abbonati avviene attraverso tre sole vie: 1) l'abbonamento diretto; 2) il suggerimento dei lettori; 3) la registrazione automatica di coloro che ci scrivono. Prima di questo invio abbiamo aggiornato l'indirizzario eliminando con larghezza i recapiti di case editrici, redazioni, gruppi di discussione, librerie, ecc. Abbiamo invece aggiunto un centinaio di recapiti individuali segnalati dai lettori su nostro invito. Ringraziamo in anticipo per vostre eventuali osservazioni.

Politiguerra israeliana...

Il premier israeliano Sharon è stato colpito da un ictus che lo ha ridotto in coma. Generale dell'esercito, lucido e spietato, aveva un approccio alla "questione palestinese" di tipo prettamente militare: ottenere la massima efficacia con le minori perdite nel minor tempo possibile, senza riguardo ai risvolti politico-morali. Prima del Settembre Nero aveva ipotizzato l'annessione della Cisgiordania e il trasferimento dei palestinesi in Transgiordania, cosa che avrebbe portato inevitabilmente alla nascita di un territorio palestinese tolto alla Giordania (opzione valutata anche da settori dei servizi segreti inglesi e francesi). Questa visione militare s'è concretizzata nello sgombro della striscia di Gaza e di parte della West Bank, lasciate alle fazioni borghesi e pre-borghesi arabe. Truppe inutilmente congelate sono ora libere per altri compiti. Ciò ha dato un duro colpo al partito trasversale ebraico, al quale il vecchio generale ha contrapposto un nuovo partito trasversale borghese di unità nazionale. L'operazione è da manuale, alla Clausewitz: politica e guerra sono in vicendevole continuità.

2000: Palestina: scontro fra borghesie vendute
2001: Il vicolo cieco palestinese

...e inconseguenza palestinese

L'organizzazione popolare Hamas ha vinto le elezioni, risollevando discussioni preoccupate sulla "questione nazionale" palestinese. Di fatto la maggior parte dei palestinesi è andata ad allargare il proletariato dell'intero Medio Oriente, ed è stata sradicata dalla "patria" con l'avanzare brutale del capitalismo: è un controsenso storico che ora sia obbligata a "scegliere" fra un nazionalismo corrotto e uno fondamentalista. Adesso i sinistrissimi di ogni risma applaudono all'elettoralismo voluto dagli americani, senza andare troppo per il sottile riguardo la vittoria dei fondamentalisti islamici e del cretinismo parlamentare. Soprattutto senza badare al fatto che Israele appoggiò Hamas con il beneplacito della CIA, i buoni uffici del Mossad e i soldi dall'Arabia Saudita al fine di rompere il fronte laico e socialisteggiante entro l'OLP, un tempo appoggiata dall'URSS. Forse non s'è letta bene la dichiarazione di Bush: abbiamo fortemente voluto la democrazia e adesso non ci lamentiamo dei suoi risultati. Il capo di Hamas, Yassin, era stato arrestato dagli israeliani per detenzione di armamenti e condannato a 24 anni. Militanti del suo gruppo avevano rapito un soldato israeliano per uno scambio. Di fronte al rifiuto, avevano ucciso l'ostaggio. Due anni dopo Israele liberava Yassin. Non a tutti i "capi" palestinesi era andata così liscia, anche se alla fine Yassin s'è attirato il solito missile. E non è neppur vero che la "creazione" di Hamas si sia alla fine rivoltata contro i suoi ideatori: la vittoria elettorale e l'invio al governo di un'organizzazione di quel tipo è la miglior soluzione per togliersela dai piedi quando non serve più, come già successe con Al Fatah. Arafat sfuggiva sempre agli "attentati" degli israeliani, nonostante fosse spesso allo scoperto, mentre ignoti militanti ben nascosti venivano spietatamente fatti fuori con mirabile precisione. Del resto si noti quanto siano "preoccupati" sia gli americani che gli israeliani: già stanno trattando con il "nemico".

Invece l'interesse nostro per il fenomeno Hamas è ben altro: la situazione difficile (e i capitali dall'estero) gli hanno permesso di sviluppare una "comunità reale", fatta di strutture tangibili come scuole, ospedali, centri di assistenza agli orfani e alle vedove, auto-amministrazioni locali, ecc. Questo ha "vinto le elezioni", mentre la "comunità virtuale", quella politica, dell'OLP è stata sconfitta. La mistica dell'urna e del patriottardismo da "appoggiare incondizionatamente" non c'entra.

2003: L'invasione degli ultracorpi - L'estrema ratio dell'immolazione dei corpi

I proletari immigrati, invisibili ma indispensabili

La realtà dell'immigrazione è ben diversa dai cliché cucinati dai media, in bilico fra la minaccia alla legalità e il buonismo paternalistico. Si tratta invece di una risorsa economica a basso costo, di cui il Capitale ha vitale bisogno per contrastare la legge della caduta del saggio di profitto. Gli "invisibili", però, sono utili al sistema produttivo solo se tenuti ai margini delle metropoli, in condizioni disumane, sotto il ricatto dell'espulsione. Al loro arrivo li aspettano i Centri di Permanenza Temporanea, veri e propri lager del XXI secolo, nei quali la violenza, compreso lo stupro, è l'unica merce offerta dalla democrazia. La forza-lavoro è la sola risorsa che gli si lascia, anche se la sua remunerazione basta appena a sopravvivere. Questo è l'effetto di un apparato produttivo impersonale che travasa quotidianamente merce umana dai serbatoi di "sovrappopolazione relativa" ai luoghi dove sono concentrati i mezzi di produzione. E' la legge capitalistica della miseria crescente, legge che comporta, con la necessità di incrementare il profitto, un aumento dello sfruttamento "assoluto" rispetto a quello "relativo" (sfruttare tanti proletari a basso costo invece che pochi a costo alto). Così cresce la concorrenza fra proletari locali e proletari immigrati, facendo diminuire il differenziale di salario internazionale. Una società meno fetente, a parte un progetto demografico che armonizzi il numero di umani con le risorse della natura, porterebbe le macchine agli uomini e non questi alle macchine, come se fossero un loro carburante.

2000: L'invasione

Paese che vai, usanza che trovi, ma il precario è sempre lo stesso

A metà gennaio i maggiori porti europei sono stati bloccati dallo sciopero. Diecimila portuali di vari paesi hanno manifestato a Strasburgo contro la liberalizzazione dei servizi portuali, fino ad ora gestiti da cooperative (quindi con un minimo di garanzie contrattuali). I pompieri sindacali non hanno potuto contenere la rabbia di chi vede in pericolo le proprie condizioni di vita, tant'è vero che i rappresentanti dei due principali sindacati si sono affrettati a condannare gli "eccessi di violenza", da parte di alcuni manifestanti, che hanno portato all'assalto del parlamento europeo e al ferimento di poliziotti. La stampa non ha mancato di riprendere i toni già usati a proposito degli incidenti delle banlieues: "volontà imbecille di rompere tutto per sentirsi esistere". L'accostamento non è per nulla arbitrario: la direttiva europea sui docks è praticamente morta già nel 2003 e nessun paese l'avrebbe votata neppure se fosse passata a Strasburgo, quindi il malessere dei portuali deve avere un'altra origine, più generale. Il fatto è che la vita del proletario è sempre più caratterizzata dall'insicurezza e dalla precarietà, dalla concorrenza fra poveri e dallo sfruttamento bestiale. Questo è il cancro che sta divorando il capitalismo, obbligato a uno sfruttamento inaudito proprio mentre è impossibilitato a mantenere quella popolazione che deve essere esiliata nel deposito della manodopera "usa e getta".

2005: Per la saldatura di lotta e organizzazione fra precari e non

Capitalismo all'ultimo stadio

La concatenazione degli episodi finanziari che ha avuto come protagonisti il governatore della Banca d'Italia e alcuni squallidi burattini del Capitale (i "furbetti del quartierino") ha mostrato un ambiente al di sotto persino del putridume borghese. Ha rivelato come questa società non abbia più nemmeno una classe in grado di utilizzare con stile i servizi sottobanco di volonterosi (e costosi) lacché. Tutto finirà come al solito: insabbiature e muri di gomma. La stessa nomina del nuovo governatore della Banca d'Italia non è affatto quell'operazione di recupero della "credibilità" italiota attraverso un personaggio di alto profilo come si va dicendo. Come a Sodoma e Gomorra Abramo non trovava un giusto da salvare (l'ideologia dominante è, appunto, dominante!), così negli ambienti del Capitale nessuno può essere senza peccato. Del resto la Banca d'Italia non può agire al di sopra dei suoi compiti, che, fin dalla sua fondazione, sono di indirizzo e di mediazione tra i gruppi di influenza della borghesia. Man mano che il Capitale si rende autonomo rispetto alla società, i gruppi si fanno sfumati e le responsabilità diffuse, in un intreccio di interessi impossibile da districare. Perciò anche il nuovo governatore, prima ancora di essere insediato, s'è visto lavare i panni in pubblico in quanto prodotto di uno scontro fra le indefinite fazioni (oh, i nomi del Gotha mondiale, certamente: Opus Dei, Goldman Sachs, Bilderberg, Rothschild, Warburg, Barings, ecc.). Inutile tracciare la rete degli interessi che contano, potrebbe cambiare domani. Sta di fatto che a capo di una banca nazionale sta un personaggio prodotto dal Capitale senza nazioni, autonomo rispetto ai governi e ai partiti, che s'è fatto le ossa come internazionalizzatore dell'industria nazionale (i maligni dicono che l'ha svenduta allo straniero, ma sono dei piccoli borghesi nazionalisti che non contano).

2005: L'autonomizzarsi del Capitale e le sue conseguenze pratiche
2000: Massimo di centralizzazione

Sharing communism

Nel 2005, solo in Italia, sono stati sequestrati 1,5 milioni di CD musicali "pirata", quasi 900 mila DVD e oltre 6 milioni di supporti vergini pronti per le copie illegali. Aumentano a scala mondiale tutte le operazioni contro la pirateria legata ai sistemi di condivisione di informazioni multimediali (file sharing). Tra l'industria discografica statunitense e quelle di altri paesi si è fatto fronte unico. Come conseguenza, anche le rispettive magistrature hanno stabilito che i servizi di file sharing violano le leggi sul copyright. Perciò un'ondata di azioni giudiziare sta coinvolgendo tutti i principali network (Kazaa, Gnutella, Bearshare, eMule, eDonkey, ecc.). I file considerati illegali attualmente disponibili in rete sono quasi un miliardo e lo scambio gratuito è destinato ad allargarsi rapidamente grazie alla diffusione della banda larga. La Rete ha sempre dimostrato una buona capacità di auto-organizzazione, producendo sistemi di elusione più sofisticati delle tecniche di controllo. La velocità di diffusione in Rete vanifica ogni giurisprudenza, legata ai tempi tecnici delle burocrazie. In prospettiva si giungerà allo scambio di qualsiasi merce digitalizzabile senza passare attraverso il suo equivalente in valore-denaro. Questo fenomeno è un sicuro sintomo fra i molti che anticipano i caratteri della società futura.

2000: Proprietà violata

Quarto potere

L'efficacia dell'informazione è dovuta in gran parte all'effetto fiducia. In teoria, chi non ha una reputazione di correttezza non dovrebbe essere creduto. Ormai però questa causa-effetto è sovvertita: prima si crea mediaticamente una fiducia virtuale, poi si può sparare qualsiasi sciocchezza tramite lo stesso canale mediatico, sicuri che sarà creduta. Ciò vale soprattutto per giornali e televisioni, ma anche per Internet, che è lo specchio della società. Con una differenza: sulla Rete può scrivere chiunque, dimostrando che quel residuo feudale chiamato albo dei giornalisti può andare in pensione. Sulla Rete si può scrivere senza prendere lo stipendio da nessuno, rendendo conto solo a chi legge. Wikipedia, con tutti i suoi difetti, è già un buon esempio di condivisione gratuita e a-corporativa della conoscenza: un'inchiesta della rivista Science ha stabilito che i lemmi scientifici dell'enciclopedia internettiana hanno un'affidabilità e una profondità di analisi non inferiore a quelli dell'Enciclopedia Britannica. Vi sono dei Blog (siti personali o di gruppo) di giornalisti e scrittori in grado di dare più informazione degli altri media, in quanto subiscono meno filtri editoriali. Perciò l'attendibilità del messaggio non può più ormai prescindere dalla modalità di trasmissione: a senso unico, come i media classici, oppure in doppia direzione, come nella Rete, che è in grado di simulare i neuroni di un cervello. Anche qui s'intravvede la potenza dell'uomo-specie che può sovrastare la pochezza dell'individuo isolato e perso nella sua opinione "soggettiva".

2002: Riscontri e prospettive

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