Numero 116, 6 novembre 2007
Centomila soldati per una potenza euroasiatica
Con il pretesto della guerriglia curda la Turchia ha schierato 100.000 soldati al confine iracheno (il suo esercito e conta 1.300.000). Con ciò non ha certo inteso solamente mostrare la propria determinazione nei confronti del nascente Kurdistan. Umiliata dall'insulsaggine degli europeisti che accolgono a braccia aperte insignificanti staterelli-mafia mentre le negano l'ingresso all'Unione Europea, ha deciso infine di far pesare la sua funzione geopolitica di perno fra l'Europa e l'Asia. Se necessario contro l'Europa e contro l'alleato americano sempre meno amichevole. La guerra in Iraq è ormai in un vicolo cieco e la possibilità che il paese sia diviso fra curdi, sunniti e sciiti è sempre meno remota. In tal caso nascerebbe un Kurdistan poggiato sui più vasti giacimenti di petrolio dell'area, in grado di sconvolgere tutti i precedenti tentativi di equilibrio (il Kurdistan si stende fra Turchia, Iraq, Iran, Siria e Armenia). Gli Stati Uniti per adesso cercano di mediare, dato che hanno bisogno della grande base militare di Incirlik per le operazioni in Iraq, e del porto di Ceyhan, dove sbocca uno dei più importanti oleodotti strategici, che raccoglie anche parte del greggio iracheno. Il groviglio medio-orientale presenta ormai troppe variabili, per cui la situazione rischia di sfuggire completamente al controllo americano. Siamo alla terra di confine fra ordine capitalistico e caos generalizzato. L'intervento turco può essere un acceleratore formidabile dei processi in corso.
2005: La grande cerniera balcanica e il futuro dell'Unione Europea
Superstizione democratica
La base della FIOM, utilizzata per giochi di vertice dai vari Rinaldini e Cremaschi, lamenta brogli elettorali nel referendum sul protocollo di luglio sul cosiddetto welfare Molti proletari, in buona fede ma ammalati di superstizione democratica, credono che l'esito della consultazione, scontato in partenza, sia stato il risultato di manomissioni e brogli. In realtà, solo l'aperta sconfessione dell'intero apparato sindacale, e non del solo meccanismo referendario, avrebbe potuto cambiare il risultato del voto. Ma non siamo a quel punto: il superamento di una situazione che vede i sindacati rappresentare una semplice appendice del Ministero del Lavoro comporterebbe un tale sommovimento sociale che persino i più sinistri fra i sinsitri capi sindacali vedono come la peste. Il morboso attaccamento a un'impossibile democrazia sindacale si spiega con lo speculare morboso attaccamento alla condizione capitalistica. E infatti è assolutamente generalizzata l'infatuazione mistica per il cretinismo parlamentare, nel quale sguazzano gli "onorevoli amici dei lavoratori".
1922: Il principio democratico
In questo mondo libero...
L'umanità soffoca sotto il dominio del Capitale, giunto alla fase della disperata ricerca di auto-valorizzazione. Sono diminuiti i proletari puri d'industria, ma è aumentata a dismisura la massa dei senza-riserve che si affannano nelle metropoli alla ricerca di qualche briciola. Nel suo ultimo film (presentato al Festival del Cinema 2007 a Venezia) Ken Loach affronta la condizione di Angie, una giovane donna divorziata con un figlio che non vede mai, la quale, come molte delle sue coetanee, passa da un lavoro all'altro cercando spasmodicamente un minimo di stabilità. Dopo l'ennesimo licenziamento, decide di mettersi in proprio improvvisando con un'amica un'agenzia di lavoro temporaneo. Qui Loach evita finalmente il suo consueto approccio moralistico-social-politico, non suddivide più il mondo in sfruttati buoni e sfruttatori cattivi, ma affronta realisticamente la condizione umana determinata dall'oppressione sistemica e onnicomprensiva del capitalismo giunto a questa fase. Sottolinea che la regola vale per tutti: non guardare in faccia nessuno. Angie non vedendo alternative accetta di diventare un'aguzzina e viene inevitabilmente precipitata in un abisso fatto di concorrenza e disumanità. Nessuno la guarderà più in faccia. In questo mondo libero... le regole del gioco sono fisse.
2003: La
legge Biagi o il riformismo illogico del Capitale-zombie
2005: L'autonomizzarsi
del Capitale
La schiavitù non conviene
Molti ricorderanno il film Queimada, dove un cinico agente imperialista (Marlon Brando) spiegava agli ottusi borghesi compradores come fosse conveniente utilizzare le prestazioni dell'operaio e della prostituta rispetto a quelle dello schiavo e della moglie: i primi li si paga solo quando lavorano, i secondi costano in ogni momento. Una battuta, ma è storicamente vero che gli schiavi e i servi lasciarono il posto agli operai perché il loro sfruttamento era vantaggioso. Su un sito americano di annunci, una "Superficiale bellissima" cercava un marito da almeno 500.000 dollari all'anno. La risposta di un banchiere è stata piuttosto interessante: "Tu adesso hai 25 anni e rimarrai attraente per i prossimi cinque anni, ma sempre meno ogni anno che passa. La tua bellezza comincerà a sbiadire. Non è quindi un buon affare 'comprarti' - che è quello che chiedi - sarebbe meglio affittarti". Nessun "bene durevole" mantiene il suo valore per sempre. Il valore d'uso di una merce decade appunto con l'uso nel tempo, e di conseguenza decade anche il valore di scambio. L'ingenua aspirante schiava voleva fare la furba, ma il potenziale acquirente ha saputo risponderle con esattezza scientifica. Chi ha soldi, come il banchiere, non compra più neppure l'automobile, non conviene. La noleggia, così l'ha sempre nuova. Vale per una notte da "Superficiale bellissima"; vale per un operaio, otto ore al giorno.
Un mondo sempre più fuori di testa
L'umanità sta degenerando non solo socialmente ma anche geneticamente. Il mondo intero sta andando fuori di testa. E siccome sulle cause non può certo agire la Medicina, l'unico rimedio resta il Rattoppo. Tra i 15 e i 27 milioni di americani soffrono di depressione grave (9 milioni di disturbo bipolare, depressione con episodi di eccitamento), ma l'unico rimedio è sempre lo psicofarmaco. Anche in Italia, secondo il progetto Arno, una donna su 18 e un uomo su 33 nella fascia d'età compresa tra i 19 e i 44 anni assumono regolarmente psicofarmaci. Per il mercato e per l'industria va benone, i profitti sono enormi e l' "indotto" foraggia strizzacervelli e sociologi di ogni sorta. L'industria fa aumentare il PIL, famigerato indicatore del "benessere", le mezze classi parassite lo distribuiscono e l'organismo umano è sempre più debole e impotente.
2005: Una vita senza senso
La privatizzazione della guerra
In Iraq, oltre all'esercito degli Stati Uniti e dei paesi che partecipano all'occupazione, ce n'è un altro, quello dei "contractors". L'organico dell'esercito parallelo dei mercenari privati provenienti da diversi paesi ha ormai superato quello dell'esercito USA. Almeno 100.000 mercenari sono arruolati dal Pentagono tramite aziende private, altri 20.000 operano ufficialmente per la "sicurezza" delle aziende e un numero imprecisato non compare nelle statistiche o è arruolato dalla borghesia collaboratrice irachena. Si calcola che vi siano in totale almeno 180.000 paramilitari operanti in Iraq per servizi di ogni tipo: intelligence, logistica, scorta, sanità, campi profughi, interrogatori dei prigionieri, ecc. Circa 25.000 sono impegnati in servizi armati e godono di impunità rispetto alle leggi sia degli Stati Uniti che dell'Iraq. Sono quindi utilizzati per lo più nel "lavoro sporco", cioè in operazioni nelle quali i governi preferiscono non comparire. Nel 2006 i soli contrattisti in Iraq erano già costati al bilancio federale americano 40 miliardi di dollari, l'8% dell'intera spesa militare (che è 500 miliardi, 4,06% del PIL).
2007: Dall'equilibrio
del terrore al terrore dell'equilibrio
2004: Hay
gente que te quiere y gente que te USA
Precaria è la vita stessa del proletario
Suicidato in uno stanzino della fabbrica dove lavorava. È finita così al storia di un operaio di 43 anni di Pollenza, Macerata. Si era comprato un appartamento, dove viveva insieme alla moglie e al figlio di 6 anni. Il salario non era gran che, ma con il lavoro precario della moglie era riuscito bene o male a pagare il mutuo alla banca. A settembre però la moglie aveva perso il lavoro, e alla fine mese non riuscivano ad arrivare. Lavorava alla Meloni di Tolentino, lo hanno trovato i compagni di lavoro, allarmati dal fatto che non lo vedevano più al suo posto. Significativamente, ha scelto la fabbrica che non gli dava abbastanza per rimanere vivo sul mercato.
Insulsa propaganda borghese
Il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, in una lezione tenuta all'università di Torino ha affermato che "la politica economica avrà successo se aiuterà i giovani a scoprire nella flessibilità la creatività, nell'incertezza l'imprenditorialità". Questo bisogno da parte della borghesia di ribadire i propri capisaldi ideologici fino al ridicolo capovolgimento dei significati, in questo caso è anche una feroce presa per i fondelli. Il popolo dei precari spende tutto il suo tempo nella ricerca affannosa di lavori e quando li trova li svolge nell'angoscia provocata dai contratti a termine, conducendo in pratica una non-vita. La forza-lavoro ormai non viene trattata solo come merce, ma viene esposta sugli scaffali come in un supermercato dove aspetta che qualcuno allunghi la mano. Il proletario diventa una figura ibrida la cui forza-lavoro non viene sfruttata a tempo pieno in una fabbrica o in un ufficio ma viene fatta viaggiare alla ricerca di un'occupazione qualsiasi, magari da bottegaio con partita IVA. Un dispendio enorme di energie, uno spreco persino per i capitalisti che, oltre a trovarsi una popolazione superflua, si trovano con degli oggettivi sabotatori involontari del ciclo produttivo, dato che non sanno fare alcun lavoro.
2003: La
legge Biagi o il riformismo illogico del Capitale-zombie
2005: Per
la saldatura di lotta e organizzazione fra precari e non