Newsletter numero 147, 28 giugno 2009

Siamo al delirio

Qualche sinistro s'è accorto che gli americani sfruttano la rivolta iraniana. Geniale intuizione. Spuntano sempre più numerosi i distinguo, i paralleli con le "rivoluzioni arancione" appoggiate dalla CIA. C'è chi fa notare l'anti-americanismo e anti-sionismo di Ahmadinejad ricordando che la "rivoluzione komeinista" ha spiazzato le mire imperialistiche di Washington. E che dopo tutto chi si sta rivoltando è la classe media, mentre il proletariato e il contadiname stanno dalla parte del governo, medioevale ma riformatore. L'interpretazione politicantesca trionfa, le spinte materiali che fanno esplodere una rivolta urbana, moderna, sono ignorate. "Ma non scoppiano forse tutte le rivolte, senza eccezione, nel disperato isolamento dell'uomo dall'ordine esistente? Non presuppone forse necessariamente, ogni rivolta, questo isolamento?". Dice Marx. Messo sotto ai piedi, come al solito.

Mr. Obama e il 1929

Bene, la General Motors è fallita, nazionalizzata e risorta. Il salvataggio della più grossa fabbrica del mondo è costato 100 miliardi di dollari. Un'altra ipoteca sul plusvalore che verrà dallo sfruttamento globalizzato. Oltre ai miliardi per altre operazioni mirate e agli 800 del piano anti-crisi. Tremila miliardi in tutto l'Occidente, calcola The Economist. I principali istituti finanziari saranno sottoposti all'autorità della FED, che controllerà anche le agenzie di rating e gli investimenti nei fondi chiusi e affini. I giornali scrivono: è dal 1929 che non si vedevano simili piani di intervento statale. Sorgono tendopoli di sfrattati e disoccupati nelle periferie delle maggiori città americane. Si moltiplicano le code per la minestra pubblica. Ma quello con il 1929 è un paragone debole: oggi, a differenza di allora, tutto è già stato escogitato. Infatti non si sta facendo nient'altro che iniettare denaro fittizio dove ce n'è già troppo. E il controllo dello Stato, cioè il fascismo, non ha più effetto. Mentre ha effetto, eccome, l'immobilità del proletariato.

2008: Barack Obama e il governo del mondo

Cibo in eccesso, un miliardo di affamati

Jean Ziegler, ex relatore dell'Onu per il diritto al cibo, parlando del miliardo di affamati attuali, fa notare che secondo i calcoli della FAO l'agricoltura così com'è sarebbe in grado di nutrire dodici miliardi di persone. Ma ogni cinque secondi un bambino muore di fame "ed è di fatto assassinato". Non è un problema di quantità, ma "di accesso al cibo [perché questo] è un ordine mondiale omicida e allo stesso tempo assurdo". Da quasi cinquant'anni Jean Ziegler copre incarichi di responsabilità per il rattoppo di questo ordine mondiale.

2001: L'uomo e il lavoro del Sole
2007: Perché gli agrocarburanti affameranno il mondo

Evoluzione depressiva

Nei paesi del cosiddetto benessere un giovane su cinque soffre di problemi depressivo-mentali. Di qui al 2020 i disturbi neuropsichiatrici cresceranno almeno del 50%, divenendo una delle cinque principali cause di malattia, disabilità e morte. Neurologi evoluzionisti americani (gli Stati Uniti hanno la più alta percentuale di depressi del mondo) ipotizzano che la depressione sia un fattore evolutivo: quando l'organismo è posto di fronte a una meta irraggiungibile e quindi a una dissipazione inutile di energia o pericolo, il cervello reagisce abbassando il livello delle sostanze stimolanti, inducendo uno stato depressivo lieve. Se l'impossibile traguardo non è rimosso, lo stato depressivo si aggrava e cronicizza. Insomma, siamo fatti per un armonico sviluppo e non per una crescita capitalistica esponenziale.

2005: Una vita senza senso

Mobili comunità metropolitane

Oggi Berlino pullula di feste techno, rave party 24 ore su 24, locali e squat economici aperti tutta la notte. Insomma, musica e melting pot. Tra biglietti low cost e sistemazioni di fortuna organizzate da agenzie si può viaggiare con pochi soldi. E i social network come Facebook e MySpace amplificano le reti di contatto dando le dritte giuste. Perciò un fiume di giovani provenienti da tutta Europa invade la città nel weekend. Più di un milione solo alle Loveparade (replicate nella maggiori città del mondo). Ma perché occuparsene? Quarant'anni fa per un sussulto entro il sistema si mossero milioni di persone sulle piazze e fra le piazze d'Europa. Stiamo cercando di immaginare che cosa potrebbe succedere oggi, in campo internazionale, se invece di questo panis et circenses esplodesse una polarizzazione sociale contro il sistema.

La rete è inestricabile

Con la socializzazione estrema della produzione non ha più senso dividere la sfera produttiva da quella improduttiva, perché ogni cosa è integrata alla produzione di valore. Ad esempio è difficile isolare i flussi di informazione pericolosi da quelli considerati innocui o addirittura essenziali, come le transazioni via Internet Business to Business. Se ne è accorta la sbirraglia iraniana che, nel caos sopraggiunto dopo la farsa elettorale, ha tentato di bloccare i flussi di contro-informazione. Tentativo non riuscito, visto che il black-out totale della rete, unico modo per fermare le centinaia di blog e affini, avrebbe significato congelare il sistema produttivo dell'intero paese.

Sceneggiate sinistre  e drammi reali

Volendo, qualche tratto in comune fra Gheddafi e Berlusconi lo si può trovare. Infatti il recente incontro ufficiale sembrava a un reality show, comprese le bizze di prammatica. Sull'immigrazione si è assicurato il popolo che saranno regolati i flussi, subito è scattata l'ira contestataria. Solo che i giovani ondivaghi non si sono accorti che il colonnello stava dicendo quello che essi stessi dicono quando manifestano in veste di no-global anti-americani. Tranquilli: continueranno gli "accordi"; gas e petrolio fluiranno; uomini, donne e bambini disperati continueranno ad arrivare o a morire in fondo al mare e nei nuovi campi di concentramento; giovani movimentisti si indigneranno lanciando slogan truculenti contro l'imperialismo. E' la politica, baby.

1952: Lebbra dell'illegalismo bastardo

Un morto qualunque

Digitate su Internet "Napoli, romeno, morto". Guardate una delle riprese dalle telecamere fisse. Un gruppo di motociclisti passa veloce, sparando. La gente scappa. All'entrata della Metro si accalca ai tornelli. Un uomo entra barcollando, ferito, sorretto da una donna. Cade. La gente lo guarda, si scansa, timbra il biglietto, se ne va per gli affari suoi. L'uomo rantola, si trascina fuori dal passaggio come per non farsi calpestare, la donna grida e gesticola verso gli indifferenti, disperata. Una ragazza fa per tornare indietro, forse per aiutare, ma un'altra che è con lei la strappa via, come per dire: non impicciarti. L'uomo muore. Intorno il vuoto. Né più né meno di quando era vivo.

Giochi al tramonto

Su Il Sole 24 Ore il calcio è definito come "un prodotto del capitalismo contemporaneo né più né meno di altri fenomeni (bolle speculative finanziarie, mercato dell'arte, mutui-banche-truffe ed altro ancora)". Verissimo: "il gioco più bello del mondo" è in effetti una branca qualsiasi del mondo della produzione e dello spettacolo. Tutto si gioca intorno alla pubblicità e ai diritti televisivi. Ma così il secondo "oppio dei popoli" (dopo la religione) catapulta lontano dal campo i tifosi, ormai meno numerosi degli spettatori nei teatri. Gli stadi costano, gli ingaggi sono da capogiro, come fu per gli impianti e i divi di Hollywood. Basterebbe però copiare dal cinema. Uno stadio di cartapesta nello sfondo, spettatori-comparsa realizzati in computergrafica. Anzi, anche lo stadio potrebbe essere virtuale. E perché no, anche i calciatori, come nei videogiochi. Solo che l'economia virtuale permette un risparmio sul capitale fisso e sul "salario", ma non un proporzionale aumento del saggio di profitto. La crisi del calcio si aggraverà, come quella generale.

Arretratezza culturale

Che Berlusconi non sia uno stinco di santo lo sanno tutti, a partire dai suoi zerbini che lo santificano un giorno sì e l'altro pure. Perciò lo squisito intrattenimento esquimese per gli ospiti nei suoi palazzi e ville non ha affatto colpito gli ipocriti cristianucci. Anche i laici nemici del cavaliere se ne fregano delle belle escort: le usano come artiglieria nella consueta guerra tra fazioni borghesi. Il puritanesimo anglosassone sembra invece aver preso sul serio la "questione morale"ed ha amplificato a livello planetario le velleità glandolari del premier. Questi barbarici ficcanaso non potranno mai capire l'ineffabile decadenza che ci deriva da ventisette secoli di civilization. Prendete ad esempio la Chiesa, che è parte integrante di questa civiltà per gli ultimi venti secoli: essa lascia tette e chiappe ai vari Financial Times limitandosi cautamente e saggiamente a "chiedere chiarezza". Sta certamente calcolando i pro e i contro dei sotterranei movimenti di truppe. E volete che la sua millenaria esperienza non le suggerisca qualcosa dopo gli accordi del governo con Putin e Gheddafi? Il cosiddetto gossip potrebbe profumare non di donna ma di petrolio.

Newsletter