Newsletter numero 148, 24 agosto 2009

Perdere l'Afghanistan

Mentre si celebra il sospetto risultato di elezioni più che altro simboliche, lo scontro militare sta producendo il più alto numero di caduti della coalizione occidentale da quando è incominciata la guerra nel 2001. Nel frattempo la guerriglia si è normalizzata e le complesse componenti tribali e internazionali che per convenzione vengono chiamate "Talibani" si sono coordinate dilagando in Pakistan. Cresce in Occidente il timore di una "disfatta strategica" (The Economist). L'esercito di occupazione non può ormai andarsene, ma ha difficoltà a restare, a meno di non intensificare una guerra che però già destabilizza i rapporti fra le potenze che hanno interessi nell'area. Con un corollario importante: dopo i 3.000 miliardi di dollari spesi per la guerra irachena, non ci sono più soldi per un'altra guerra che si preannuncia più dura e lunga, in un territorio che ha già visto l'umiliazione dell'esercito inglese nell'800 e di quello sovietico nel '900.

2001: La guerra planetaria degli Stati Uniti d'America

Partigiani cercansi

In una nota ufficiale l'Iran condanna la repressione della polizia italiana nei confronti dei manifestanti anti-G8. Sarebbe una notizia appena un po' paradossale, se non fosse diffusa proprio nel momento in cui la maggior parte dei gruppi luogo-comunisti si barcamena fra gli schieramenti interni della borghesia iraniana. Che siano stalinisti o anti-stalinisti, in molti casi lasciano trasparire una decisa partigianeria nazionalistica a favore dei paesi dell'area ex stalin-maoista e alleati, al momento antiamericani. Incauti: il partigiano è una merce usa-e-getta, quasi sempre è stato preso a fucilate proprio dai suoi ex padroni.

2005: L'angoscia marxologica e il prurito sinistro

Spettri di Algeri

L'8 luglio Mohamed Benmouna è morto nella cella di un commissariato di Firminy. Impiccato. Si sa che la fliccaille ha mano pesante ed è difficile che si controlli, specie con uno che si chiama Mohamed. Non era uno stinco di santo, dicono, qualcosa avrà fatto e se è morto se la sarà cercata. Qualche mese prima, per l'ennesima volta nei dintorni di Parigi, dei poliziotti erano stati attirati in un'imboscata. Questa volta però invece delle solite pietrate s'erano beccati delle fucilate. La guerra, dice Clausewitz, trova le sue polarità, o simmetrie. Concatenazioni di cause-effetto che, volute o meno, gli americani chiamano escalation.

2006: Nous, les zonards voyous (l'incendio delle periferie francesi)

Tranquilli... è tutto fuori controllo

Con la liberazione delle colonie portoghesi considerammo definitivamente terminata la funzione rivoluzionaria delle "questioni nazionali". Da allora quelle non risolte - e irrisolvibili fino a quando durerà il capitalismo - vengono utilizzate dalle borghesie antagoniste come teste di ponte all'interno di aree storicamente determinate. Un esempio di nazionalismo crescente è quello dell'area turcofona che va dall'Anatolia allo Xinjiang (Turkestan Orientale, Cina) attraversando tutta l'Asia. Ankara, ponte fra l'Europa e l'Asia, coltiva questo nazionalismo, Cina e Russia l'avversano, mentre gli Stati Uniti appoggiano solo quello dello Xinjiang in funzione anticinese. Fatalmente attratti dalle forze geostoriche centripete che puntano sull'Asia centrale in un intreccio di azioni e reazioni ormai inestricabile, i maggiori paesi imperialisti "fumano come turchi" accendendo zolfanelli seduti su una polveriera.

2008: L'Europa virtuale e i nuovi attrattori d'Eurasia, la Turchia come fulcro dinamico

E dàgli con gli "attacchi padronali"

Nella città scozzese di Dundee un sindacalista ha accusato di cecità il management che cercava di soffocare la lotta dei netturbini rifiutando la trattativa. E pensare che i bonzi sindacali stavano cercando la solita soluzione... "compatibile e realista". I bonzi hanno fiuto quando è in ballo la loro funzione o addirittura lo stipendio. Percepiscono l'insofferenza montante dei lavoratori nei confronti dello spazio angusto delle lotte addomesticate e "compatibili". Cassandra inascoltata, il funzionario ha quindi lanciato l'avvertimento più terribile che conoscesse: la esecrabile volontà di annientamento espressa dalla controparte pubblica  potrebbe impossessarsi anche dei lavoratori. Fosse vero, non ne vediamo l'ora.

2001: Rottura dei limiti d'azienda

Uomini in più

Nonostante le fanfare ufficiali suonino ottimistiche partiture, i tentativi di rianimare il capitalismo malato con medicine stataliste scadute sembrano inutili. E' ovvio: la forza produttiva sociale cresce più velocemente della capacità del sistema di assorbire l'enorme quantità di merci potenzialmente producibili. E' la formula inesorabile della morte del capitalismo. Per adesso sono state escogitate due nuove ricette asiatiche: a Shanghai è stata abolita la legge del figlio unico per forzare la riproduzione della forza-lavoro; in Giappone è stato proposto di sottodimensionare la potente macchina produttiva che, secondo stime del governo, impiega sei milioni di uomini in eccesso. Su sei miliardi e mezzo di esseri umani, i salariati sono 1,3 miliardi. Anche molto al di sotto dei criteri giapponesi, una massa enorme sarà "liberata" dal lavoro nel mondo. Ma non ancora dalla necessità del salario. Sarà una bomba sociale.

1953: Vulcano della Produzione o palude del mercato?

Gabbie

Lungi dal determinare i rapporti sociali, le leggi non fanno che sancirne a posteriori gli effetti. Questa volta è il caso delle "gabbie salariali", ovvero delle differenze retributive tra Nord e Sud, che si vogliono ristabilire per decreto. Ma esse non sono mai sparite, determinate dal costo della riproduzione della forza-lavoro. La campagna della Lega per migliorare la condizione economica degli operai del Nord ha quindi un sapore meramente elettoralistico, mentre si prepara la fine formale dei contratti collettivi nazionali. Era ora: quella era una delle gabbie vere che imprigionavano la forza proletaria nella concertazione corporativa. I tempi della lotta non possono essere fissati dal calendario.

1993: Il capitalismo è marcio!

Moralismo piccolo-borghese e vera morale borghese

Il povero Berlusca non sta passando una bella estate. Hanno incominciato a fargli la morale quelli di Repubblica e adesso ci si mettono pure i preti. Ipocriti tutti quanti. A noi sembra che il comportamento "egocrate" del capo dei borghesi non sia troppo originale. Sentite qua: "Le caratteristiche del denaro sono le mie stesse caratteristiche e le mie forze essenziali, cioè sono le caratteristiche e le forze essenziali del suo possessore. Ciò che io sono e posso, non è quindi affatto determinato dalla mia individualità. Io sono brutto, ma posso comprarmi la più bella tra le donne [...] Io sono un uomo malvagio, disonesto, senza scrupoli, stupido; ma il denaro è onorato, e quindi anche il suo possessore. Il denaro è il bene supremo, e quindi il suo possessore è buono; il denaro inoltre mi toglie la pena di esser disonesto; e quindi si presume che io sia onesto. Io sono uno stupido, ma il denaro è la vera intelligenza di tutte le cose; e allora come potrebbe essere stupido chi lo possiede? (Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844).

1959: Appunti sui Manoscritti di Marx del 1844

Pesante come una nuvola

Non soddisfatti di come sono finite le città-colonie progettate sulla Terra, gli architetti si cimentano con quelle sulla Luna o su Marte. Nientemeno. Il celebre Fuksas aveva progettato una struttura con travi a sezione irrisoria, tanto leggera ed eterea da poterla chiamare "Nuvola". Ma erano arrivati gli ingegneri a rovinare tutto: le leggi della fisica pretendono travi d'acciaio di dimensioni non arbitrarie, la Nuvola non si può fare. Colpo di scena: il progetto di colonia sulla Luna rispolvera la Nuvola. Lassù la forza di gravità è irrisoria, l'acciaio si ridimensiona. No, ribattono gli ingegneri rompiscatole, lassù non c'è l'aria, la struttura va pressurizzata, l'acciaio ci vuole, e nella misura giusta. Perciò le città lunari, a nuvola o no, non si faranno: non ci son razzi che tengono quando bisogna portare nello spazio tonnellate di acciaio.

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