Newsletter numero 157, 2 marzo 2010
Bene bene, un'altra catastrofe
In Cile, come all'Aquila, qualche bastardo sta sghignazzando per la ricostruzione in vista. Terremoti e alluvioni sono forze della natura, ma le catastrofi sociali che ne derivano sono opera umana. Il terremoto in sé non uccide, sono le case che crollano a uccidere, guarda caso in ragione dell'appartenenza di classe. Nell'epicentro cileno s'è liberata un'energia pari a 30 volte quella che ha raso al suolo Haiti, ma i danni non sono confrontabili, come non lo è, appunto, il PIL pro capite.
1951: Omicidio dei morti
1966: Questa friabile penisola si disintegrerà sotto l'alluvione delle leggi speciali
Fallimenti a catena
L'ondata recessiva cominciò con l'insolvibilità dei titolari di mutui subprime e la crisi di banche grandi e piccole. S'innescò una reazione a catena che ne fece chiudere centinaia nel mondo (più di 100 solo negli USA dove altre 400 sono sull'orlo del fallimento). La maggior parte di esse e qualche industria, specie quelle "troppo grandi per fallire", furono però salvate dagli Stati. Adesso gli stessi Stati, indebitati fino al collo, rischiano il fallimento. Il mondo della finanza anglosassone s'era inventato l'acronimo "Pigs" (maiali) per sfottere i paesi mediterranei (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna), ma la crisi corre e incomincia a parlare anche inglese (Irlanda, USA e Regno Unito) o altre lingue (Dubai, Giappone, Est Europa). Chi salverà gli Stati? Al di sopra di essi non c'è altro, a meno di non pensare agli extraterrestri...
2008: Capitalismo che nega sé stesso
Grecia esplosiva
Entro un mese le società di rating potrebbero abbassare l'affidabilità della Grecia di due o tre punti. L'Unione Europea ha già stabilito di intervenire con qualche decina di miliardi di euro, ma il piano di "risanamento" sarà elaborato dal Fondo Monetario Internazionale, cioè dagli Stati Uniti, con il solito criterio dei "sacrifici". Ciò è stato meravigliosamente recepito dal proletariato greco che, prima ancora di sapere quali saranno le misure adottate, è sceso in piazza con un possente sciopero generale preventivo. Ottimo deterrente, compagni.
2008: Non è una crisi congiunturale
Paradosso apparente
Solo chi ha adottato il motto secondo cui il lavoro nobilita, o santifica, o "rende liberi" com'è scritto sul cancello di Auschwitz, crede che sia un paradosso lottare contro il lavoro quando il lavoro manca. Più una società è moderna, più libera forza-lavoro e la rende superflua. Nessuno può impedirlo. E' un processo reale che relega economisti, sindacalisti, preti e tutti i cultori del "diritto al lavoro" al rango di mediocri utopisti, sacerdoti della Religione del Capitale. Essi contribuiscono a castrare l'istinto di classe. Spostano il problema dall'uso della forza dei milioni di proletari alle trattative avvocatesche caso per caso. Dalla rivendicazione storica e inconfutabile del salario ai disoccupati e della riduzione del tempo di lavoro, alla disperazione di chi sale sui tetti o s'incatena sperando che ci sia in giro qualche telecamera. C'è stato un nuovo suicidio tra i dipendenti della France Telecom, il quarantaduesimo. E ce ne sono ovunque. Gli operai di un secolo fa lottavano durissimamente e orgogliosamente contro il lavoro e non si sognavano di far violenza a sé stessi, semmai riversavano il loro furore sull'avversario.
1946: Forza, violenza, dittatura nella lotta di classe
1950: Capitalismo e riforme
1997: Diritto al lavoro o libertà dal lavoro salariato?
2010: Risposta ai lavoratri che salgono sui tetti
Come volevasi dimostrare
Nella scorsa newsletter avevamo fatto notare di sfuggita che Guido Bertolaso aveva messo in discussione le "capacità di coordinamento e di leadership" nella gestione degli aiuti ad Haiti da parte degli americani, troppo inclini "a confondere l'intervento militare con quello di emergenza". Sarà un caso, ma ecco che puntuale gli arriva tra capo e collo un'inchiesta per corruzione, con qualche scontato sospetto sulla sua condotta sessuale. I sinistri gongolano: incuranti della proverbiale caduta dalla tragedia alla farsa, si sentono di nuovo resistenziali ogni volta che scivola il ducetto con i suoi gerarchetti.
2003: Teoria e prassi della nuova politiguerra americana
Melmosa borghesia
Sarebbe sempre più necessario, per il capitalismo, un governo mondiale dell'economia globalizzata, e invece si assiste a una regressione nel controllo dei capitali, al consolidarsi di una gestione familistico-mafiosa di traffici. La Sinistra Comunista "italiana" aveva individuato, nella moderna forma di proprietà capitalistica, non più la vecchia, capace e feroce oligarchia, bensì una melmosa rete anonima di interessi che si esprime con la forma fenomenica di cricche, o racket. Che oggi, tronfi della propria impunità, diventano pasticcioni, incauti, rozzi, esposti al reciproco ricatto.
1947: Il ciclo storico del dominio politico della borghesia
Rumori di fondo
Quando nella società il valore totale prodotto è scarso, si fatica non solo a distribuirlo keynesianamente fra le classi, ma anche a farlo fluire nelle tasche dei pochi capitalisti e dei tanti rentier strappa-cedole nullafacenti. Come risultato del tutto naturale si intensifica la lotta con ogni mezzo per l'accaparramento del poco che c'è, lotta che ovviamente esula da ogni regola giuridica. E in modo altrettanto naturale sboccia la schiera dei bofonchianti moralisti, piazzaioli violacei o parlamentaristi in doppiopetto, ma sempre paladini di un capitalismo senza effetti collaterali, giustizialisti adoratori della Legge, anzi, sbirri del Potere Etico.
1949: Capitalismo e processi politici
Passaggio obbligato
La situazione endemica di crisi comporta l'aumento irreversibile della disoccupazione e delle nuove forme di schiavitù più o meno salariata. La generazione più colpita dal fenomeno è ovviamente l'ultima che si è presentata sul mercato del lavoro, quella che - dicono le statistiche - oggi ha dai 16 ai 36 anni; quella sulla quale si è concentrato disastrosamente l'effetto dell'attuale recessione in termini di posti di lavoro. Si tratta di una fascia giovanile che, contradditoriamente, ha abbracciato l'ideologia disumana della società-spettacolo, dell'individualismo, dell'apparire, del consumismo. Ma i nessi economici e sociali che provocano il suo malessere si stanno chiarendo. Ed essa, materialisticamente, sente già il bisogno di una comunità umana oggi negata, anche se questa per adesso non prende forma.
1913: Un programma: l'ambiente
1995: Rompere con il capitalismo
Politica da boudoir
Mentre gli esecutivi nazionali (mai accoppiata sostantivo-aggettivo fu così fuori luogo), si allineano passivamente alle aspettative del mercato internazionale, i politici si dedicano all'intrattenimento serale dei talk show. Sappiamo così che, accantonati i discorsi sulle veline, nelle liste del Pdl appariranno il dentista di Berlusconi, il fisioterapista del Milan e il geometra di Arcore. Nel Pd la precaria di Alitalia, il ballerino e il ciclista. Per carità, non faranno danni imputabili a dilettantismo, tanto le decisioni non si sono mai prese nei parlamenti. Con buona pace dello stupido mito democratico, come sottolinea da tempo persino un borghese come Massimo Fini.
2008: Elezioni non proprio normali
Peccati capitali
Nell'enciclica Spe salvi Benedetto XVI affermava che i cristiani del tempo di Paolo "appartenevano ad una società nuova, verso la quale si trovavano in cammino e che, nel loro pellegrinaggio, veniva anticipata" . Frase veramente comunista, riferita al movimento anti-forma di allora. Lungi da noi la pretesa che la Chiesa non reciti sé stessa, ma quando il pastore tedesco dice adesso che "la schiavitù del denaro e l'ingiustizia hanno origine nel cuore dell'uomo, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza col male", viene in mente per forza la sua potente reprimenda contro il relativismo. Dentro al quale la Chiesa sguazza alla grande, in macroscopica "connivenza col male", servendosi con appassionata partecipazione di qualsiasi mezzo le assicuri materialissimi vantaggi.
1946: La repubblica dei preti
1959: La Chiesa del Patto Atlantico
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Avete visto la favola con i pirotecnici effetti speciali e una riedizione new age del mito illuminista del buon selvaggio. Adesso rivedete il film, magari senza il 3D. Notate la sintesi sulla natura dell'imperialismo, l'utilizzo dei nuovi missionari scientifici, la risposta di un cervello sociale (Pandora-Gaia) con la sua rete di neuroni, il crollo del fronte militare interno degli invasori e la cacciata di quest'ultimi per mezzo delle loro stesse armi. Come diceva Wittgenstein, "c'è sempre qualcosa di intelligente in uno stupido film americano".