Newsletter numero 160, 10 maggio 2010
XL Incontro redazionale - Pesaro 4-5-6 giugno 2010 (aperto ai lettori)
Relazioni:
- - La crisi "greca" e l'Europa disunita
- - O programma di transizione o catastrofe rivoluzionaria
- - Il capitalismo si autosopprime?
Il ritrovo è in hotel (35 euro al giorno tutto compreso) venerdì 4 giugno entro le 20. Le prenotazioni si chiudono inesorabilmente il 18 maggio. I prenotati riceveranno il programma dettagliato dell'incontro con tutte le indicazioni necessarie. Scrivere a: aledip@libero.it specificando nome e cognome, il tipo di camera (matrim., doppia o singola con suppl.) l'orario di arrivo e quello di partenza.
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La rivolta greca
"Ma non scoppiano forse tutte le rivolte, senza eccezione, nel disperato isolamento dell'uomo dalla comunità[Gemeinwesen]? Ogni rivolta non presuppone forse necessariamente questo isolamento? Avrebbe avuto luogo la rivoluzione del 1789 senza il disperato isolamento dei cittadini francesi dalla comunità? Essa era appunto destinata a sopprimere tale isolamento. Ma la comunità dalla quale l'operaio è isolato è una comunità di ben altra realtà e di ben altra estensione che non la comunità politica. Questa comunità, dalla quale il suo lavoro lo separa, è la vita stessa, la vita fisica e spirituale, la moralità umana, l'attività umana, l'umano piacere, la natura umana. La natura umana è la vera comunità umana. Come il disperato isolamento da essa è incomparabilmente più universale, insopportabile, pauroso, contraddittorio dell'isolamento dalla comunità politica, così anche la soppressione di tale isolamento e anche una reazione parziale, una rivolta contro di esso, è tanto più infinita quanto più infinito è l'uomo rispetto al cittadino e la vita umana rispetto alla vita politica. La rivolta industriale, perciò può essere parziale fin che si vuole, essa racchiude in sé un'anima universale; la rivolta politica può essere universale fin che si vuole, essa cela sotto le forme più colossali uno spirito angusto" (Karl Marx, Glosse marginali di critica all'articolo Il Re di Prussia e la riforma sociale, 1844).
2003: Principii di organizzazione (complessità, auto-organizzazione e teoria delle reti)
E' una crisi sistemica!
Al vertice dell'Eurogruppo del 7 maggio, il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, ha messo in guardia i leader: "Attenzione, siamo di fronte ad una crisi sistemica". Davvero? Ma guarda! Fa eco The Economist che negli ultimi due numeri, significativamente, riporta in copertina: "Acropolis now, la crisi europea del debito va fuori controllo" e "Verso una città a te vicina? La Grecia, l'Euro e il contagio". Ecco il problema: il contagio. Portogallo, Spagna, Irlanda e Italia sono in coda sulla soglia. L'Inghilterra è senza l'ombrello dell'Euro. Sotto la pressione dei capitali fittizi vaganti i maggiori paesi europei hanno trovato un'unione che non esisteva il giorno prima e che quindi durerà quanto deciderà un Capitale che muove i governi a bacchetta.
2008: Non
è una crisi congiunturale
2008: Un
modello dinamico di crisi - Indagine sul futuro prossimo del capitalismo
Per l'Europa si aggirano spettri
Nella newsletter n. 157 avevamo sollevato una domanda: Gli Stati hanno salvato le banche, ora chi salverà gli Stati? Il sociologo Ulrich Beck scriveva qualche giorno fa sulle pagine di Repubblica: "L'anno scorso il problema erano le banche; quest'anno lo sono i governi. Ma chi salverà gli Stati dalla bancarotta statale? Il rischio della bancarotta statale non equivale alla bancarotta statale. Rischio significa l'anticipazione della catastrofe nel presente, che va chiaramente distinta dall'effettivo avverarsi di un evento futuro. Questa distinzione è importante perché le asserzioni di rischio prefigurano proprio quel futuro che si tratta di evitare. In questo senso i governi europei combattono contro ciò che finora era impensabile, ossia lo spettro della possibile bancarotta statale e del crollo dell'euro, uno spettro che si aggira per i mercati finanziari". Ci sono effettivamente molti spettri in giro per l'Europa.
1998: Il comunismo non è un'idea, ma una forza materiale che anticipa il futuro
Capitalismo che smaterializza sé stesso
Per certi primitivisti la tecnologia è nemica. Ma per piacere: nemico è chi usa la tecnologia contro la vita. La smaterializzazione delle merci e lo sviluppo del cervello sociale sono oggettivi bastoni fra le ruote alla formazione del valore. Fra poco sparirà un altro pezzo di storia del computer: Sony smetterà produzione e vendita dei floppy disk. Altri produttori seguiranno a ruota e già si profila all'orizzonte la scomparsa di Cd e Dvd, sostituiti ovunque dalle chiavette Usb. Un domani non lontano spariranno anche queste, sostituite da memorie remote accessibili con collegamenti veloci. Ma allora spariranno anche il personal computer e i suoi programmi, i libri, gli archivi pieni di dossier...
2009: Uno spettro si aggira per la Rete
Postmodernismo iperrealista
Nello scorato libro Soffocare, lo scrittore americano Chuck Palahniuk descrive così l'utente televisivo-zombie, tanto più convinto d'essere libero quanto più è preda dell'ideologia dominante: "Accende la televisione e si mette a guardare una soap opera, avete presente, no? Gente vera che interpreta gente finta e con problemi inventati, a uso e consumo di gente vera che le guarda per dimenticare problemi veri". Accidenti, fa venire in mente governanti finti in un parlamento vero a parlare di riforme che tutti considerano una finzione per esorcizzare problemi veri...
1953: Il cadavere ancora cammina
Business as usual
Con tutti i sensori orientati alla ricerca dei primi sintomi di una ripresa ormai annunciata da mesi, un inviato di Repubblica crede di coglierla nel frenetico movimento dell'hub centrale di smistamento del gruppo logistico Fedex a Memphis, in cui sembra di essere tornati ai bei tempi delle merci a go-go. Città felice della pazzia capitalistica "dove gli stipendi crescono a vista d'occhio (ma solo) a chi accetta i suoi turni massacranti, gli straordinari obbligatori, il ritmo folle dei voli che consegnano la scatola globale". Senza andar troppo lontano l'inviato poteva interrogare gli immigrati che lavorano nelle cooperative connesse ai giganti nostrani. La normalità sembra essere tornata, gli affari ripartono. O è forse solo una ricostituzione delle scorte dopo la gelata della crisi? Non importa, la smisurata follia iperproduttiva non è sottoposta a critica, anzi, è la misura della normalità, come normale è la miseria crescente.
1993: Il capitalismo è marcio!
La favola dei vincoli alla competitività
Al congresso della Fiom, il segretario generale difende l'esistenza del sindacato che sarebbe nato "contro la pura logica di mercato, per affermare vincoli sociali alla competitività." La logica di mercato o la si accetta fino in fondo, o la si rifiuta fino in fondo. La concorrenza commerciale è spietata e richiede uno sfruttamento spietato all'interno dei singoli paesi per rendere più competitive le merci. Il fatto è che tutti i paesi adottano le stesse misure per ottenere gli stessi risultati. Non vi sono vie di mezzo, e i sindacati da anni sono invischiati fino al collo nella logica della responsabilità verso l'economia..
1993: Capitalismo, produttività, disoccupazione
Eyjafjallajökull e Deep Water Horizon
Ogni giorno i voli civili e militari sui cieli europei liberano nell'aria 340.000 tonnellate di CO2, mentre il povero vulcano islandese in eruzione non ne produce che 15.000. In compenso butta nell'atmosfera polvere silicea che sembra avere effetti micidiali sulle turbine dei motori a reazione anche in piccole concentrazioni. Quindi quando gira il vento, aerei a terra. Piccole vendette della natura. Davanti alle coste della Louisiana continua, anzi aumenta, la fuoruscita di greggio dopo il disastro della piattaforma incendiata e affondata. Ogni giorno 6.000 barili (ma alcuni tecnici dicono 60.000) salgono in superficie alimentando una macchia oleosa di migliaia di chilometri quadrati. Vari tentativi di bloccare il flusso sono falliti e i tecnici non sanno più cosa fare. Ce ne sono migliaia di piattaforme come la Deep Water Horizon.
1999: Globalizzazione
Reintrodurre la schiavitù
"Un possibile strumento di controllo dei potenziali nemici della società è il ripristino, in qualche forma conciliabile con la tecnologia e le procedure politiche moderne, della schiavitù. Il fatto che questa istituzione sia tradizionalmente associata con antiche culture preindustriali non dovrebbe renderci ciechi di fronte alla sua adattabilità a forme sociali progredite. Né dovremmo lasciarci accecare dalla convinzione tradizionale che sia incompatibile con i valori morali e religiosi dell'Occidente. E' invece possibilissimo che una forma progredita di schiavitù diventi indispensabile per il controllo sociale. In pratica la conversione del codice di disciplina militare in una forma di schiavitù richiederebbe un numero sorprendentemente esiguo di modifiche" (Rapporto segreto da Iron Mountain, un documento - fantapolitico ma non troppo - di autore sconosciuto, forse Kenneth Galbraith, pubblicato nel 1967). Non sarà più sufficiente: la società borghese è già arrivata al punto di non potersi nutrire con il lavoro dei propri schiavi ma deve nutrirli (Marx, Il Manifesto).