Newsletter numero 182, 24 gennaio 2012

Affondata

Anche il Titanic e l'Andrea Doria s'inabissarono a causa delle insufficienze nei compartimenti stagni. Quando affondò la nave italiana, la nostra corrente scrisse che "la mania della tecnica moderna è orientata nel fare economie sulle strutture, usando profili leggeri, sotto il pretesto di materiali di resistenza miracolosa, garantiti più da una pubblicità sfacciata che dalle prove tecniche". La pubblicità è quella dei dépliant turistici dove l'apparenza è ben più importante della sostanza e si sposa benissimo con il risparmio di capitale costante. La Costa Concordia viaggiava rasentando la scogliera a passo d'uomo, come richiede lo stupido "inchino" propagandistico: nonostante la bassa energia cinetica, tutti hanno potuto vedere lo squarcio di settanta metri in uno scafo dal pescaggio ridicolo in confronto alla enorme mole emersa. Ma quest'ultima è quella "pagante", non importa che innalzi talmente il baricentro da far ribaltare l'intera struttura dopo un impatto relativamente modesto.

1956: Drammi gialli e sinistri della moderna decadenza sociale

Buon 2012!

I giornali riportano che in Grecia vi è un ritorno dalla città alla campagna. Sembra che lì, almeno, qualcosa si mangi. In Italia, oltre ai disoccupati ufficiali, vi sono tre milioni di "inattivi", fra i quali molti non cercano nemmeno più un lavoro. La disoccupazione giovanile incombe ovunque. In Spagna tocca il 40 per cento. In Olanda s'è calcolato che un calo di mezzo punto del PIL equivale a 90.000 posti di lavoro in meno, il 5,5 per cento degli occupati. Se tale parametro valesse per la media europea, esploderebbe una catastrofe sociale: nell'ultimo trimestre il PIL europeo è sceso dell'1,75 per cento e gli economisti danno per certa una ulteriore recessione. Questo mentre l'Occidente non ha ancora recuperato le posizioni del 2007 e mentre un calo del PIL fa aumentare in percentuale il peso del debito, il quale a sua volta deve essere rinnovato nonostante il costo crescente della sua gestione. Senza parlare della Cina, una macchina produttiva con il motore imballato, che va su di giri ma stenta a sviluppare il mercato interno.

2008: Non è una crisi congiunturale

Riflessioni di fine anno

Il nuovo governatore della Banca d'Italia dice che "il mondo è cambiato. Dobbiamo muoverci verso un sistema che garantisca il lavoratore, non il posto di lavoro". Devono essere ben forti le spinte dovute alla situazione economica, se si insiste da parte borghese su questo argomento. L'aveva già detto la ministra del Lavoro e trapela qua e là fra le raccomandazioni di qualche economista. Ansia di impossibili riforme di un modo di produzione tuttora osannato. Vaga e nostalgica consapevolezza dei tempi in cui era possibile lavorare pensando al futuro, come facevano i costruttori di cattedrali del Medioevo, che pensavano all'eternità. Ma alla faccia delle storiche citazioni, oggi l'orizzonte è oscuro e troppi salmi finiscono ancora in gloria alla santissima trinità: proprietà, sfruttamento, profitto. Con l'immancabile, sterilizzata giaculatoria sulla "equità sociale". Persino la cinica classe dominante prova ormai fastidio per la propria autocelebrazione.

2008: Capitalismo che nega sé stesso - Una crisi ai limiti del modo di produzione capitalistico

La dittatura dei pochi

La centralizzazione industriale e finanziaria ha ormai sostituito a livello planetario la vecchia concentrazione. L'industria si è integrata con la finanza in una rete di interessi nella quale scompare il singolo capitalista e domina incontrastato il Capitale anonimo. Secondo uno rapporto di New Scientist, delle 43.000 imprese trasnazionali esistenti, 147 controllano il 40 per cento dell'economia mondiale, vale a dire che la dominano completamente. I proudhoniani vecchi e nuovi si indignano per lo strapotere monopolistico delle multinazionali. Ma "piccolo è bello" non è un motto del Capitale, che anzi reclama gigantismo in ogni campo. Scienza e tecnologia sono sottomesse alla crescita esponenziale. Quello che Marx chiamava macchinismo ha ormai il completo dominio sulla forza lavoro e tutta la società si fonda su bisogni inventati, merci virtuali, lavoro inutile, in estrema contraddizione col fatto che larga parte dell'umanità non è neppure più "esercito industriale di riserva" ma semplicemente "sovrappopolazione relativa" e non può consumare un bel niente.

2000: Massimo di centralizzazione

2011: A Year in Revolt

Il sito di Occupy Wall Street celebra il nuovo anno con un bilancio della propria attività in quattro mesi di esistenza e con qualche indicazione sul futuro. Nato Negli Stati Uniti sull'onda della rivolta araba, il movimento si è radicato in centinaia di città americane e si sta estendendo in altri paesi, praticamente in tutti i continenti. I gruppi locali sono collegati in una rete e tendono a sincronizzarsi in occasioni particolari. Nascono e crescono in modo indipendente, ma ricevono e trasmettono reciprocamente informazione ed esperienza e quindi si influenzano a vicenda, accumulano conoscenza e capacità di organizzazione. Se non verrà sconfitto, il movimento dovrà fare un salto di qualità e di ciò è consapevole. Affinerà il network globale di cui si è già dotato, si darà strutture meno evanescenti anche tentando di occupare grandi edifici in cui collocare apparati di servizio nello stile di una società nella società. I militanti sono molto motivati e di fronte alle prospettive che offre questa società, sostengono che la loro permette di affermare che "ci sono più ragioni per l'entusiasmo che per la paura".

2011: Marasma sociale e guerra (Egitto, Libia, Siria)
2011: Occupy the World Together (l'ascesa del movimento OWS)

Mutuo soccorso globale

In relazione ai multipli appelli di OWS alla solidarietà internazionale (ultimo quello per lo sciopero generale ad oltranza iniziato in Nigeria) c'è un fatto interessante: mentre in Europa occidentale il sinistrismo si appropria semplicemente dell'etichetta OWS per imbellettare le consuete posizioni politiche, altrove l'indirizzo e la simbologia OWS incominciano a comparire in contesti di lotta di classe. Questo era già successo negli Stati Uniti, sporadicamente ma insistentemente; poi a Varsavia durante le manifestazioni del 15 Ottobre e adesso vediamo che sta succedendo anche in Africa, dove le rivolte incominciano ad assumere un'impronta proletaria. In Egitto il governo ha già assimilato giuridicamente gli scioperi generali al terrorismo. In Nigeria, al blocco dei pozzi petroliferi il governo ha risposto con la repressione armata causando morti e feriti. In Sudafrica il movimento OWS locale ha lanciato la "Operation Ubuntu", termine utilizzato anche dall'omonimo sistema operativo open source, che vuol dire grosso modo "Io sono ciò che sono in relazione agli altri".

2011: Occupythe World Together (l'ascesa del movimento OWS)

Uno dei tanti esempi di incoerenza sindacale

Circa 500 lavoratori della Valeo di Pianezza (Torino), fabbrica che produce fanaleria per automobili, hanno accettato un accordo con la direzione che prevede sia la cassa integrazione per crisi sia una nuova regolamentazione per estendere i turni di lavoro anche al sabato e alla domenica, in previsione di una possibile commessa con la Toyota, che pretende ritmi di produzione più intensi. I sindacati, Fiom compresa, hanno accettato, del resto coerentemente con l'accordo del 28 giugno e con il presumibile "piano per il lavoro" da essi invocato per allontanare le gravi tensioni sociali dovute alla recessione. Avanti quindi con l'aumento della produttività e con la diminuzione relativa degli operai. Salvo poi rivendicare, questa volta in spregio alla coerenza, la "difesa del posto di lavoro" invece del salario ai disoccupati e la diminuzione della giornata lavorativa.

1949: Lotta di classe e "offensive padronali"
1949: Precisazioni a "marxismo e miseria e "offensive padronali"

Astrologia del tetro

Al fine di ricavare un pronostico rispetto all'andamento dell'economia inglese per il 2012, il Financial Times ha interrogato 83 famosi economisti. Una schiera di chiromanti, astrologi e oracoli che ha provato a leggere l'oroscopo, a partire dalla sopravvivenza dell'euro, per il prossimo anno. Uno di essi ha riassunto per tutti: "La nostra scelta appare essere tra una prolungata miseria se l'euro sopravvive e una catastrofe immediata se l'euro collassa". La maggior parte di questi esperti prevede una profonda recessione nell'anno che viene, a partire proprio dall'Inghilterra, lo storico avamposto del capitalismo mondiale. Non sapendo che pesci pigliare, ripetono come pappagalli quanto già detto e fatto in tutti i paesi del mondo: tagli, tagli e ancora tagli. Con buona pace delle "magnifiche sorti e progressive" contemplate dalla loro stupida ideologia.

2002: L'Europa disunita e la moneta dei suoi Stati
2007: Feticcio Europa

Capitolazioni borghesi sulla "più fetente delle merci"

Abolire la proprietà intellettuale (M. Boldrin e D. Levine, Laterza), un libro appena uscito, che non a caso le maggiori riviste economiche si sono ben guardate dal recensire. Gli autori cercano di fornire riscontri empirici alla ormai dibattuta questione e giungono alla conclusione che sì, è vero: la proprietà intellettuale impedisce l'innovazione invece di stimolarla economicamente. Sembra che l'innovatore-tipo perda più tempo in tribunale per difendere la propria invenzione che lavorando a perfezionarla o a inventare altro! Watt, brevettando i suoi miglioramenti alla macchina a vapore avrebbe ritardato di un paio di decenni la rivoluzione industriale. Il problema evidentemente non è solo quello di pretendere del denaro per la diffusione della tecnica. La proprietà privata "priva", appunto, tutta la nostra specie del libero godimento di conoscenze che sono sempre il risultato di una lavoro collettivo anche se in dati frangenti sintetizzate in un solo individuo.

2011: Merci immateriali

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