Newsletter numero 203, 24 ottobre 2013

6 ottobre 1963: Vajont cinquant'anni fa

"Perché mai la stretta di Fréjus si chiamava del Mal passet? il malo passo davvero. Il monte che fiancheggiava il lago artificiale e che è franato in esso facendolo debordare paurosamente, perché si chiamava monte Toc? In veneto Toc vuol dire pezzo; era roccia che veniva via a pezzi, e tutti i valligiani aspettavano la frana. Vajont, in dialetto ladino friulano vale il veneto va zo, va giù, che viene giù, che rovina a valle". Paolini, trent'anni dopo, ripete quasi le stesse parole nel suo efficacissimo monologo sul disastro. Non diciamo che ha copiato, ma che ha utilizzato il semplice buon senso. Buon senso annientato da questa civiltà moribonda a favore dello sfruttamento del gran salto d'acqua, 263 metri. Ecco, "sfruttamento" in regime capitalistico è sempre la parola giusta.

1963: La leggenda del Piave (disastro del Vajont, 1963)

Falliscono, non falliscono?

Secondo la Costituzione degli Stati Uniti, per autorizzare la spesa pubblica il Congresso deve approvare una legge di bilancio. Se la spesa non viene approvata, il governo non può più spendere un dollaro per i servizi non essenziali. Per questo 800.000 dipendenti federali su un paio di milioni sono stati lasciati a casa. Il guaio è che alla lunga nessun governo può permettere né che la semplice gestione del debito si mangi le entrate fiscali, né che si impoverisca l'insieme della popolazione al punto di non pagare tasse. Il debito federale americano è al momento di 17.000 miliardollari, più o meno come il PIL. Al quale bisogna aggiungere quello degli Stati, quasi tutti anch'essi sull'orlo del fallimento, e quello dell'industria (altri 27.000 mld). A loro volta i privati sono indebitati per 16.000 mld. In totale la stratosferica cifra di 60.000 miliardi, quasi come il PIL mondiale. La struttura dell'economia americana, basata su forsennati consumi, non può reggere. Paradossalmente, dal punto di vista capitalistico, hanno "ragione" i repubblicani, che in modo più o meno becero avvertono l'avvicinarsi della catastrofe.

2010: La struttura del debito americano

Qatar, 4.000 morti per giocare

Undici stadi più innumerevoli alberghi ed edifici vari sono in costruzione per i mondiali di calcio. Gli operai delle imprese vengono tutti dall'estero, com'è normale in questi mondi artificiali. Sono principalmente indiani, nepalesi, pakistani. Da quando sono incominciati i lavori, due anni fa, ne sono già morti 1.200. Lavorano a temperature che arrivano ai 50 gradi, con turni massacranti, in condizioni disumane. Abitano in prefabbricati fatiscenti e sovrappopolati. Quando muoiono, è sempre per "cause naturali". Chi vuole scappare dopo aver provato questo inferno non può, perché gli è stato sequestrato il passaporto e non ne ha i mezzi dato che la paga viene dilazionata in modo da fargli accumulare mesi di arretrati. La Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC) prevede che, anche se il ritmo costruttivo calerà man mano gli edifici saranno finiti, ci saranno almeno 4.000 morti nei cantieri. Ma non c'è solo il Mondiale di calcio: tutti gli Emirati sono un immenso cantiere dove crescono i grattacieli come funghi. Quanti anonimi morti negli anni?

1953: Spazio contro cemento

Fusione fredda

Per sapere se funziona occorre misurare in uscita una energia superiore a quella in entrata. Sembra banale ma è da ventiquattro anni che si discute sull'esattezza di questa misura e non sappiamo ancora che cosa sia la fusione fredda, se sia teoricamente ammissibile, se sia mai realmente ottenuta in laboratorio. Ad ascoltare detrattori e sostenitori sembra di assistere a una guerra di religione. Lo scorso maggio a Milano è stato presentato un esperimento pubblico ma non sono stati ammessi controlli da parte di scienziati "esterni". Ora sembra che un gruppo di fisici italiani sia riuscito a vendere in Svezia addirittura il progetto per una centrale a fusione fredda da 1 Megawatt, da realizzare entro il 2013. Dicono che le prove siano state positive. Anche in questo caso, però, niente controlli da parte di esperti "esterni". Dopo ventiquattro anni di diatribe non sarà una catastrofe aspettare qualche altra settimana per sapere se l'umanità è riuscita ad affrancarsi per sempre dal giogo energetico!

2012: Energia e materie prime

Fusione calda

Anche sul fronte della fusione calda ci sono alcune novità. Da mezzo secolo si sta cercando di riprodurre il processo nucleare che alimenta le stelle, ma difficoltà per ora insormontabili hanno impedito di ottenere una macchina capace di fornire significativamente più energia di quanta ne assorba. Si ottengono temperature stellari ma per frazioni di frazioni di secondo. Si riesce a simulare una stella, ma non c'è recipiente che la possa contenere. Non si usano materie radioattive, ma nella reazione si producono neutroni capaci di uccidere. Adesso sembra che abbandonando la potenza bruta e lavorando di precisione con il laser si sia riusciti a ottenere un processo di fusione meno dissipativo e senza il corollario dei pericolosi neutroni. Fra cinquant'anni ci sarà forse un altro passetto, ma niente paura: c'è ancora un po' di petrolio.

2012: Energia e materie prime

Cimitero liquido

Centinaia di morti in un solo affondamento, migliaia e migliaia in uno stillicidio che dura da anni e di cui il più delle volte non si sa nulla. Continua il massacro degli "esuberi" assoluti. Eppure l'alta probabilità di morire non ferma l'esodo dei superflui che inseguono il Capitale in continua dislocazione. Annegano in mare, congelano nei camion frigoriferi, soffocano nei container, cadono fra le ruote dei TIR sotto i quali si aggrappano per nascondesi, precipitano addirittura dai carrelli retrattili degli aerei. L'ONU calcola che l'anno scorso siano state sradicate dalle loro origini 250 milioni di persone, in migrazioni interne o da paese a paese. Il governo italiano questa volta ha promesso funerali di Stato (che non sono avvenuti). La processione rivoltante dei politici s'è ripetuta esaurendo il vocabolario delle frasi di circostanza. Se la voglia di vendetta dei dannati della terra uccidesse, lo Stivale sarebbe una distesa di ipocriti morti.

2001: Rottura dei limiti d'azienda (la società futura e le migrazioni)

Vomitorium Montecitorii

Se i parlamenti e gli esecutivi servissero a legiferare e governare, non passerebbero tutto il loro tempo a blaterare su sé stessi e sui personaggi che lì si ritrovano. Non perderebbero anni a discutere senza costrutto delle leggi elettorali che servono a costituirli. Non si dedicherebbero al gioco imbecille di fare e disfare leggi che lasciano tutto come prima. Più producono sterco, più invocano la "questione morale". È dall'Unità d'Italia che rompono le scatole con il mercato delle vacche fra deputati, con il trasformismo (invenzione genuinamente italiota), con l'arraffa-arraffa, con l'accondiscendenza bovina verso le istanze del Capitale. Non servono a nulla ma costano un sacco, anche se tutti trovano naturale che siano essi stessi a quantificare le proprie prebende. I Comunardi avevano risolto il problema: la Comune, dissero, non è un parlamento ma un luogo di lavoro. Finché ci sarà lo Stato, ai suoi funzionari andrà la paga di un operaio. Saranno controllati e, se del caso, saranno revocabili all'istante.

1960: Vomitorium Montecitorii

Vo Nguyen Giap

Il grande tattico della guerra di movimento era diventato, ancora in vita, elemento di studio nelle accademie militari, con Lawrence d'Arabia, Tuchachevskij, Rommel, ecc. Morto a 102 anni, fu buon rappresentante del "comunismo nazionalista" d'Asia, uno dei militanti meglio attrezzati delle rivoluzioni borghesi anticoloniali. Considerarlo allievo di Von Clausewitz o di Sun Zu come ha fatto qualcuno nei necrologi, è fuorviante: per quanto opposte, le dottrine militari dei suddetti classici erano il prodotto di Stati consolidati che muovevano eserciti regolari, mentre Giap rappresentava il lievito nazional-popolare per la formazione dello Stato e dell'esercito a partire da masse polverizzate, senza ordine e disciplina. I due capolavori militari, contro i Francesi e gli Americani, furono il frutto di una polarizzazione storica più che della dottrina militare di un capo geniale.

1953: In Asia la terza Serajevo?

Tranquilli, non vogliamo spaventare nessuno

Bella manifestazione quella di Roma: pacifica, ordinata, propositiva. Un tale in testa a uno spezzone di corteo gridava nell'altoparlante rivolgendosi ai negozianti: Avete fatto male a chiudere per paura! Così ci avete rimesso, perderete clienti! In un volantino della sinistra sindacale di Napoli si faceva appello agli "autorevoli esponenti del movimento" per la costituzione di un "Comitato di Salvezza Nazionale che operi da centro autorevole…" Giustamente: per dare un lavoro dignitoso a tutti e aiutare il paese a risollevarsi dalla crisi. Del resto era un vecchio slogan: 'A fatica ce sta, ma nun ce 'a vonno dà! I perfidi e dispettosi capitalisti non capiscono che così si fanno male da soli. Bisogna dargli una mano. Democrazia bellaciao costituzione economiareale oraesempreresistenza abbassoberlusconi vivailparlamento. Gruppi di operai incazzati, silenziosi, stranieri per classe e per anagrafe disturbavano un po' l'estetica complessiva.

1952: La legalité nous tue

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