Newsletter numero 214, 21 marzo 2015

Riconquistata Tikrit. Dall'Iran.

All'inizio di marzo in Iraq un esercito di 30.000 soldati iracheni affiancato da 15.000 miliziani sciiti iracheni e da alcune migliaia di pasdaran iraniani sotto il comando del generale iraniano Qassem Suleimani (responsabile della diffusione del Khomeinismo fuori dall'Iran) marciava alla riconquista di Tikrit caduta in mano al Califfato di Raqqa. Alla fine dell'avanzata il mondo era stato informato che l'obiettivo era raggiunto al 95% (rimanevano i cecchini e le strade minate). Solo 2.000 soldati dell'esercito regolare erano entrati in città, mentre milizie sciite e pasdaran terminavano la riconquista con operazioni di rastrellamento. Asia News, un sito cattolico di solito assai informato, fa notare che la massiccia presenza sciita significa rivalsa sui sunniti di Tikrit e quindi massacro. Comunque la presenza di truppe al comando diretto di Teheran con la benedizione della Giordania e l'assenso degli USA, l'avversione crescente dell'Arabia Saudita, il defilarsi dell'Inghilterra e operazioni eseguite con aerei senza contrassegno introducono nella guerra in corso un alto grado di complicazione e un intricato doppiogiochismo delle potenze coinvolte.

2004: Un superbo lavoro, Rummy
2014: L'improbabile califfato

Assalto a tutto campo

Il fenomeno della guerra diffusa, da noi più volte preso in esame, si manifesta in modo sempre più chiaro. L'attività militare dei gruppi affiliati al Califfato coinvolge un numero crescente di obiettivi: in Libia, ad esempio, e, mentre scriviamo, in Tunisia. Nell'Africa sub sahariana le milizie jihadiste attaccano in diversi paesi senza badare ai confini e obbligano l'Unione Africana (tutti gli stati del continente meno il Marocco) a racimolare in fretta e furia un contingente simbolico di 7.500 soldati. Intanto, se quel che riportano le agenzie non è propaganda di guerra, lo Stato Islamico starebbe procedendo, in tutti i territori controllati, all'epurazione dalla memoria storica di tutto ciò che non è Islam sunnita. Risulterebbero distrutte: la raccolta di arte assira di Mosul, le mura di Ninive, la città assira di Nimrod, la capitale dei Parti Hatra, la fortezza assira di Korshabad, alcune antiche moschee "apostate". I reperti trasportabili sarebbero stati venduti al mercato nero. Come in tutte le guerre, siamo di fronte a un copione preconfezionato da ambo le parti per far montare la rabbia contro il nemico e reclutare combattenti.

2007: Dall'equilibrio del terrore al terrore dell'equilibrio
2011: Marasma sociale e guerra

Ripresa

Il governo americano spiattella le cifre della sicura ripresa. Produzione industriale in aumento, disoccupazione riportata al minimo fisiologico, debito sotto controllo, fine della necessità di creare moneta. Qualche migliaio di miliardollari spesi dal 2008 a oggi per drogare ulteriormente un'economia già drogata prima del collasso sono stati un buon investimento. Ci dicono. Sarà. Allora attendiamo che la locomotiva americana incominci a trainare i vagoni d'Europa e del mondo. Ovviamente si rimetteranno in moto anche i capitali fittizi per il momento congelati. Solo sotto la forma di derivati ammontano a 1.200.000 miliardi di dollari. Diciassette volte il PIL mondiale, che è circa 70.000 miliardi di dollari. Quella in corso chiamatela "crisi", se volete, ma quella che si prepara avrà di certo un altro nome.

2005: L'autonomizzarsi del Capitale e le sue conseguenze pratiche
2008: Non è una crisi congiunturale

Irrisolvibile "questione" ucraina

Da una parte gli Ucraini più o meno Doc, visti spesso con i costumi del tempo che fu, pope benedicenti in testa; dall'altra i Filorussi, un po' più pragmatici, specie dopo l'annessione democratica della Crimea, che ha creato un precedente succulento. Difficile però per i Russi annettere anche il ricco Bacino del Donetz e le incerte zone limitrofe del Nordest, con la NATO di mezzo e Washington che strilla non essendo riuscita a far vincere fino in fondo la "rivoluzione arancione". Così lo scontro fra cecchini si è trasformato in breve nella guerra civile attuale, con cittadini borghesi armati che si fronteggiano, sotto copertura delle armi pesanti e dell'aviazione di eserciti regolari. L'Ucraina è una, solo una, delle parti del mondo in cui si sta sperimentando la guerra imperialista in forma di guerra civile.

1950: Guerra imperialista e guerra rivoluzionaria
2005: La grande cerniera "balcanica" e il futuro dell'Unione Europea

Economia impazzita

Draghi e la BCE hanno varato e attuato il piano europeo di quantitative easing per stimolare l'economia e impedire che la situazione si incancrenisca fino a una conclamata situazione deflattiva (economia ghiacciata che perde dinamica). Vedremo i risultati. Nel frattempo s'è venuta a creare una situazione che, prospettata a un economista sei o sette anni fa, avrebbe provocato niente più di un sorrisino di compassione e la risposta: "è impossibile". E infatti è vero: secondo i dettami dell'economia politica, non sarebbero possibili la contemporanea creazione di moneta e la deflazione, i prezzi di costo in calo e la stagnazione, i tassi azzerati e gli investimenti congelati. Invece tutto ciò è sotto i nostri occhi e sembra davvero che sia capitalismo "impossibile", morto.

2008: Un modello dinamico di crisi
2008: Capitalismo che nega sé stesso

Sostituire macchine a uomini

L'azienda cinese Foxconn introdurrà 1.000.000 di robot nel suo apparato produttivo. Il Giappone, che ha già il più alto numero di automi impiegati nella produzione, sta pianificando di aumentarli, avendo margini per variare ulteriormente la composizione organica a favore delle macchine: infatti ha una popolazione attiva del 52%, la più alta del mondo (67 milioni di occupati su 128 milioni di abitanti). Anche la Germania ha una popolazione attiva molto numerosa: 50%, potrebbe automatizzarsi di più. La Francia ha una percentuale dell'occupazione al 43%, margine ristretto per l'aumento di produttività. L'Italia è il solito paese atipico: con l'occupazione al 36% l'aumento della produttività diventa assai problematico. Nel mondo è però al primo posto per la produzione di macchine automatiche… per la produzione. Ne esporta, ma già che le produce, le adopera. La legge della caduta del saggio di profitto funziona alla grande: non per nulla l'Italia è il paese più disastrato fra quelli citati.

1997: "Diritto al lavoro" o libertà dal lavoro salariato?
2006: Legge del valore e automazione totale
2013: I robot di Foxconn

Giocare con le bambole

In Giappone, a Nagasaki, aprirà un hotel "quasi completamente gestito da robot". Essi avranno sembianze umane e saranno in grado di riprodurre il nostro linguaggio, le nostre espressioni, i nostri gesti. Così dice la pubblicità che sta invadendo Internet. Tutto ciò non avrà alcuna utilità pratica, ma sui clienti farà colpo con effetto da baraccone delle meraviglie. A parte la realizzazione di protesi, i progettisti di macchine automatiche non hanno alcun motivo tecnico per copiarci. Anzi, le macchine raggiungono un grado di efficienza superiore se non le si costringe entro la nostra forma biologica. Motori, ruote, batterie, telecamere, accelerometri, altoparlanti, radar, sensori e attuatori di ogni tipo non hanno affatto bisogno di essere schiaffati in involucri di similpelle.

2006: Genesi dell'uomo-industria
2014: Macchine automatiche e plusvalore

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