Numero 108, 24 aprile 2007
Disturbo "mentale"
A Blacksburg, Virginia, uno studente ha ucciso meticolosamente 32 suoi compagni a scuola. Tragedia, orrore, condoglianze, preghiere e naturalmente assicurazioni che la potente congrega dei fabbricatori d'armi non sarà toccata. E da ogni parte il solito ricorso al disturbo mentale. Ora, negli Stati Uniti, vengono assassinate a causa di sparatorie in media 14.000 persone ogni anno, altre 16.000 si fanno fuori da sé e 650 muoiono per fuoco accidentale. L'equazione alla Michael Moore è semplice: con 240 milioni di armi da fuoco in mano ai privati è statisticamente certo che si finisce per uccidere alla grande. Il ragionamento non fa una grinza, bisognerebbe però capire come mai gli americani hanno paura, come mai si sentono sicuri solo se armati. Comunque lo studente era un serial killer "regolare", essendo un disturbato mentale in possesso di due pistole. Lo ha detto pure lui, che ha fatto in tempo, prima di uccidersi, a rendere pubblico il suo testamento visionario contro chi "lo stava obbligando a uccidere". Vale a dire contro la religione, le donne che lo evitavano, gli studenti ricchi e debosciati, i falsi maestri ciarlatani e ingannatori. Doveva proprio essere pazzo per prendersela con gli dei, il sesso, il denaro e l'inganno. Vale a dire con i pilastri del capitalismo americano.
2005: Una vita senza senso
Chi ha paura della Cina?
Pechino ha confermato ufficialmente l'annunciato piano per impiegare in modo più razionale i circa mille miliardi di dollari accumulati grazie alla forza straripante delle sue esportazioni. Nascerà quindi una super-holding per diversificare gli investimenti, con un occhio di riguardo verso quelli in Euro. Oggi le eccedenze valutarie cinesi sono per lo più impegnate in obbligazioni a basso rischio denominate in dollari, e la diversificazione di investimenti così massicci produrrà un impatto enorme sui mercati finanziari internazionali. L'intero assetto mondiale degli investimenti potrebbe risultarne sconvolto (nel 1992 lo speculatore Soros mandò in crisi la Sterlina e la Lira con "soli" 10 miliardi di dollari). Inutile ribadire che i primi ad essere colpiti sarebbero gli americani, dato che i cinesi sono tra i maggiori finanziatori del loro debito pubblico. Il tutto può continuare finché gli Usa pagheranno il conto... e finché la Cina non li aiuterà a farlo.
2002: Cina, polveriera del mondo capitalistico
Africa, ultima frontiera del capitale
Se la concorrenza è la molla delle alleanze e dei conflitti, bisognerà seguire USA, paesi europei e Cina in Africa. S'era appena chiuso il China-Africa Corporation Forum ed ecco nascere Africom, nuovo comando del Pentagono per il rafforzamento della presenza militare americana in Africa. Un continente-serbatoio di materie prime pieno di abitanti di cui il capitalismo farebbe volentieri a meno. A parte gli altri minerali, in base alle attuali proiezioni, nel 2015 l'Africa rifornirà di petrolio gli USA fino ad un quarto del loro consumo interno. Ma c'è molto movimento imperialistico intorno ai pozzi. La Nigeria sta già provando cosa vuol dire avere a che fare con i petrolieri europei di Shell, BP e Chevron mentre Kenya, Uganda, Ciad, Camerun e Sudan sono le prossime prede. Gli USA non possono stare semplicemente a guardare di fronte agli effetti combinati delle mosse di Cina e paesi europei. Già la maggior parte del petrolio dell'Arabia Saudita finisce in Europa, Cina, India, Giappone, per cui la decadente superpotenza deve sbrigarsi a dispiegare il suo potenziale - economico e militare - prima che sia troppo tardi. La teoria della guerra preventiva avrà pure una base materiale, o si crede ancora in una pensata metafisica dei neocon bushiti?
Miseria crescente nel cuore del sistema
Gli ultimi dati ISTAT segnalano un notevole livello di diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza in Italia. Nel 2004, il 20% più ricco della popolazione ha ottenuto il 40% circa del valore totale prodotto, mentre il 20% più povero soltanto l'8%. L'insicureza cresce con il crescere di alcuni "strati di reddito": coppie con più figli che non lavorano ancora, singoli con figli, anziani soli, famiglie con un solo salario, giovani coppie con lavoro precario, ecc. Nella società borghese non esiste uno strumento che possa contrastare efficacemente la povertà e infatti essa è in crescita anche nel cuore dell'Occidente sviluppato. Il capitalismo non produce miseria perché non abbia ancora trovato l'antidoto, la realtà è che ne ha assoluto bisogno per sopravvivere.
1949:
Marxismo e miseria
2007:
La legge della miseria crescente (verifica sperimentale con un modello di
simulazione)
Lavoro sommerso, precarieta' diffusa
In Italia esistono circa tre milioni di lavoratori del tutto estranei al sistema corporativo-sindacale-giuridico dei cosiddetti diritti. In generale 12 su 100 sono coinvolti in prestazioni "irregolari". I dati del settore sommerso, che copre circa il 17% del PIL, mettono il Belpaese all'avanguardia nell'UE, dove invece l'indice si attesta al 5%. Ovviamente i sindacati si limitano a parlare di "fenomeno", e non di fase caratteristica di un paese a capitalismo ultramaturo. Aggiungiamoci che la forza-lavoro produttiva (esclusi cioè i servizi non vendibili) ammonta a circa 12 milioni di persone, sulle quali pesa tutta la produzione del valore circolante. L'Italia conferma appieno l'assunto marxiano della miseria crescente: poca forza-lavoro muove molto capitale. Di riflesso aumenta vertiginosamente la sovrappopolazione assoluta.
2003:
La legge Biagi o il riformismo illogico del Capitale-zombie
2005:
Atomizzazione della produzione ultra-socializzata
Generazioni senza futuro (in questa società)
A soffrire della diffusione del lavoro precario e della disoccupazione mascherata sono soprattutto i giovani. La vecchia distinzione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale si fa sempre più sfumata per lasciare il posto a una condizione di miseria generalizzata, tanto più che le nuove tipologie contrattuali vengono applicate in tutte le categorie e i salari si livellano. Per adesso, soprattutto tra i giovani, prevale lo spirito individualistico del "pensare per sé", dell'individuo che tira a campare tra un lavoro precario e un altro nella speranza di un miglioramento della propria situazione personale. Ma le metropoli capitalistiche stanno diventando delle polveriere: ancora poche le esplosioni di collera proletaria ma già forti quelle che le hanno sempre precedute nella storia, quelle puramente anti-sistema dei moderni sanculotti, come nelle banlieues francesi. Per contro vediamo che sono ancora forti quelle di coloro che hanno una speranza insensata nella riforma del capitalismo, come il massiccio movimento francese anti-CPE (contratto di primo impiego), svanito però come neve al sole alla prima apertura di "dialogo" con lo Stato. Mentre sacche di benessere destinate inevitabilmente ad esaurirsi si ribellano educatamente, la pauperizzazione e la proletarizzazione crescenti imposte dal Capitale esplodono in forme sorprendenti. Ma non del tutto originali: è nell'isolamento totale che l'uomo si è sempre ribellato e ha cercato una nuova comunità, prima ancora di sapere quale sarebbe stata.
2006: La banlieue è il mondo (rivolta e riforma)
L'epoca del "pensiero debole"
La borghesia decadente della nostra epoca cerca di ribaltare il senso del suo fallimento economico, politico e sociale inventando una filosofia che pretende nuova. Appurato l'esaurirsi delle grandi ideologie del XX secolo, non resterebbe che mettere fine alle vecchie contrapposizioni tra destra e sinistra stringendosi attorno al concetto moderato di governance. Basta "nemici" da neutralizzare, basta odio. Solo concorrenti da sfidare nel libero mercato delle merci e delle chiacchiere in parlamento. Gratta gratta è questa la vera "teoria" del "pensiero debole". Sarebbe finita l'era dei blocchi storici, delle egemonie culturali, mentre avanza il cittadino-consumatore come nuovo soggetto sociale. Siamo alla feccia, all'ultimo e più putrescente prodotto ideologico del trasversale partito della conservazione. Oltre al quale non c'è più niente. Era ora: la degenerazione totale delle forme sociali e politiche esistenti è condizione necessaria per liberare l'anima universale della lotta di classe e cancellare qualsiasi illusione di miglioramento dell'attuale modo di produzione. Milioni di persone lo stanno toccando con mano.
1961:
Origine e funzione della forma partito
2005:
Chi siamo e cosa vogliamo
Bisogno di comunità
Shortbus, di John Cameron Mitchell, è un film ambientato nella New York notturna, inquieta metropoli post 11 settembre. In uno dei tanti locali libertini della città, Shortbus appunto ( come dire Scuolabus), si snodano le storie e le vite di un variopinto genere di umanità, malinconica e desiderante. Una tragicomica umanità metropolitana che cerca di entrare in comunicazione, di connettersi, mettendo a nudo le proprie alienazioni, i propri timori e le proprie psicosi. La sua spasmodica ricerca di relazioni sessuali diventa la molla che spinge alla formazione di una rete di amicizie e conoscenze "altre", rispetto alla città ufficiale, diventa metafora del bisogno di relazioni umane tout court. Il locale diventa un hub, uno dei tanti nodi in cui s'intreccia la vacuità della grande rete sociale. Un terminal in cui precipitano sciami di uomini alla consueta ricerca di sé stessi attraverso gli altri. Reazioni assolutamente contrastanti da parte del pubblico, che evidentemente ha esso stesso un disperato bisogno di comunità umana, per la quale una richiesta collettiva aleggia e attende risposta.