Numero 117, 26 novembre 2007

Venerdì 30 Novembre ore 21.00
conferenza pubblica sul tema:

Sviluppo capitalistico?
Miseria crescente, polarizzazione sociale e definitivo tramonto degli spazi reali per ogni ipotesi riformista

Presso Calusca City Lights
Via Conchetta 18 – Milano

Sulla miseria politica dei neo-progressisti

Con la parola "opportunismo" il movimento rivoluzionario non volle esprimere un semplice giudizio morale sul tradimento dei suoi capi che, nei momenti decisivi, si rivelavano agenti, coscienti o incoscienti, della borghesia. Spesso diffondendo parole d'ordine diametralmente opposte a quelle che avevano gridato per anni. L'opportunismo, si disse, è un fatto storico e sociale, è un infiltrarsi naturale del nemico nelle file del proletariato per sconfiggerlo dall'interno. Questa tesi è sempre valida, ma oggi risulta difficile tacciare di opportunismo i quaquaraqua della sinistra. Non c'è nemmeno l'ombra di un movimento operaio da infiltrare e comunque i molto onorevoli parlamentari se ne stanno bene alla larga dalle fabbriche. Questi surrogati dell'opportunismo schiferebbero persino l'ultra-opportunista Togliatti, quello che raccolse "il tricolore lasciato cadere nel fango dalla borghesia". E questi sarebbero i progressisti? Il fascismo era più progressista di costoro: nella sequenza temporale esso viene dopo la democrazia illuministica, quindi è più moderno e "aggiornato" (infatti, come dice anche il matematico Odifreddi, ha perso la guerra, ma ha vinto nella storia).

1946: Forza, violenza, dittatura nella lotta di classe
1947: Il corso storico del movimento di classe del proletariato
2000: Necrologi affrettati

La politiguerra è ovunque

La guerra non è più un evento a sé fra periodi di pace, ma diventa sempre più uno stato permanente della società. Si manifesta sia nella repressione armata di ogni movimento controcorrente, sia nel controllo capillare della popolazione. In Francia si prevede che piccoli aerei spia telecomandati (droni), come quelli usati sui campi di battaglia in Afghanistan, in Iraq e in Libano, sorveglino dall'alto le banlieues zoomando con le loro telecamere su assembramenti sospetti, manifestazioni e movimenti di rivoltosi come quelli del 2005. La proposta è stata ufficializzata dal ministro dell'Interno del governo Sarkozy. Il cretinismo parlamentare non si è fatto attendere: "L'uso da parte di forze civili di apparecchi di concezione militare non è neutro" ha tuonato Daniel Goldberg, deputato socialista del dipartimento di Seine-Saint-Denis. Il capo dei servizi tecnologici per la sicurezza interna risponde: "Certamente non vogliamo seguire la linea di una sorveglianza militare di lunga durata, di tipo militare... si tratta di uno strumento supplementare per gli interventi della polizia". Excusatio non petita, accusatio manifesta: una scusa non richiesta è come un'auto-accusa.

2006: La banlieue è il mondo
2007: Dall'equilibrio del terrore al terrore dell'equilibrio

Il solito calcio?

Una domenica calcistica come tante altre. Un tifoso muore assassinato da un poliziotto a un distributore di benzina. La notizia si propaga velocemente sui cellulari: in tutti gli stadi esplode la rabbia, si alzano cori e sventolano striscioni contro le forze dell'ordine. Su Internet il blog del ragazzo morto si riempie di messaggi anche da parte di chi non lo conosceva. Si stabilisce una rete spontanea: tante monadi separate, all'improvviso si uniscono in una specie di organismo unico anche se per un obbiettivo momentaneo. Il solito calcio? Teppisti violenti? Terroristi della domenica? Certo, il calcio è il solito, gli inguaribili violenti si moltiplicano e non è del tutto illogico definire terrorista chi tenta di far saltare un avamposto dello Stato. Ma, come dice persino il SISDE, non è che in questa società manchi di logica proprio il senso della vita?

2005: Una vita senza senso

Draghi, il keynesismo e gli aumenti anticipati

Aveva incominciato un anonimo pastaio, mettendosi nei panni dei propri dipendenti e constatando di persona che con il loro salario non si arrivava alla fine del mese. Poi sono arrivati la Fiat e altri grandi industriali proponendo di anticipare una trentina di euro sui contratti in scadenza. Infine il governatore della Banca d'Italia ha sancito: i salari in questo paese sono i più bassi fra quelli dell'Europa che conta. Il grido d'allarme è significativo: non si tratta soltanto di sostenere la capacità di consumo ma di reimpostare il sistema produttivo su un controllo statale del capitalismo selvaggio. Il quale, lasciato a sé stesso, non può che tendere alla trintià caos-monopolio-fame. Il guaio per la borghesia è che il fascismo come rimedio è già stato provato e non è servito a salvarla che momentaneamente.

1950: Imprese economiche di Pantalone

Riforme al tempo del Pd

Destino dei neo-riformisti è sfornare una serie infinita di contro-riforme. Ai tempi del riformismo classico, che si esprimeva in una corrente del Partito Socialista dalla fine dell'800 alla Prima Guerra Mondiale, "fare le riforme" significava modificare la struttura del capitalismo, istanza poi realizzata dialetticamente dal fascicsmo. Questo "avvicinamento al socialismo" ha ricevuto consenso anche da parte di vasti strati proletari, nonostante non avessero nulla da guadagnare. Il neo-riformista d'oggi fa a meno delle riforme. Dato che ha rinunciato per sempre all'idea di cambiare la società, ogni volta che sale al governo cancella leggi varate dal riformista precedente e ne vara alcune che il riformista successivo cancellerà senza che nessuno si accorga di qualche cambiamento. E finalmente, proclama Veltroni nel suo discorso d'insediamento, "i riformisti italiani hanno un partito". Mentre il povero Turati si rivolta nella tomba.

1950: Capitalismo e riforme

Voragine immobiliare

Gli Stati Uniti faticano a rimanere un paese rentier, con un cumulo di debiti privati e pubblici salito ad oltre il quadruplo del PIL. Le ripercussioni sono molteplici. Ad esempio: dato che il mercato finanziario ha inglobato titoli internazionali che contengono interessi su mutui, il mercato immobiliare si sta sincronizzando con esso. E gli effetti si fanno sentire ovunque. Tra marzo e settembre del 2007 il prezzo medio delle case negli USA è sceso del 18%, con punte di oltre il 30% in California e non garantisce più le ipoteche. Anche in Italia la percentuale di pignoramenti in seguito a mutui inevasi sale: a Napoli, Milano e Roma è arrivata rispettivamente al 29, 22 e 21%. Il Giappone rischia di tornare in recessione e anche là ne soffre l'edilizia (un calo su base annua del 23,4% in luglio, e del 43,4 per cento in agosto). La Spagna ha il 98% dei mutui a tasso variabile ed ora che in tutta Europa aumentano i tassi ufficiali d'interesse le ripercussioni sui mutui sono automatiche. Una reazione a catena mondiale.

2007: Lo starnuto di Washington è davvero polmonite d'Europa?

Terza persona

La borghesia santifica ogni giorno l'economia e la scienza, che renderebbero possibile il tanto sbandierato benessere capitalistico. Su di esse costruisce il proprio trionfo poggiante su due pilastri: Persona e Proprietà. Mai come oggi la nozione di "persona" costituisce il riferimento imprescindibile di tutti i discorsi - filosofici, etici, politici - volti a rivendicare il valore della vita umana in quanto tale, mentre invece folle immense vengono gettate nel più anonimo, massificato e coatto consumo di merci. Roberto Esposito nel libro Terza persona (ed. Einaudi, 2007) dimostra che il concetto di persona non è altro che un artificio storico e come tale destinato ad essere superato. Esso infatti si è imposto in un lungo periodo ottenendo l'effetto di separare, all'interno della specie umana e anche del singolo uomo, diritto da vita, anima da corpo, mente da natura, ecc. C'è da chiedersi, giunti alla fine del libro, come mai l'autore, che pur conosce bene certi temi, non nomini neppure una volta l'origine economica e sociale di tali separazioni.

1949: Marxismo e "persona umana"
1953: Il battilocchio nella storia
1953: Fantasime carlailiane

Stato (di sinistra) di polizia

Il nuovo "Pacchetto sicurezza" è pronto, ed ecco che il mostro da sbattere in prima pagina facilita l'immediata approvazione dei poteri di espulsione ai prefetti. Sull'onda dell'ultimo fatto di cronaca (rumeno ammazza donna italiana) le fazioni della borghesia si contendono il merito del decreto nella corsa all'autoritarismo più sfrenato. D'altronde il capitalismo non ha alternative se non un inasprimento rispetto al controllo sulle schegge sociali che le sue stesse contraddizioni fanno impazzire. L'Unione delle Camere Penali denuncia una "così pesante spirale autoritaria, che per di più non serve a procurare sicurezza ai cittadini, ma serve solo a creare una cortina fumogena che mascheri le incapacità di gestione del territorio e degli agglomerati sociali". Una società che genera mostri ha mostri da gestire, non angioletti.

2001: L'invasione

Death bonds: obbligazioni sulla morte

Con la crisi dei mutui subprime, molti pensavano che si stesse raschiando il fondo del barile, ecco invece una novità che sta rianimando l'ansia di speculazione del turbo-capitalismo finanziarizzato. Novanta milioni di americani, in mancanza di una previdenza sociale pubblica, hanno sottoscritto polizze di assicurazioni sulla vita. Arrivati a una certa età, e con la pensione che si dissolve in medicinali, diventa difficile continuare a pagare, e il rischio è perdere tutto il premio dell'assicurazione. Ecco allora che molti assicurati decidono di rivendere la polizza per una somma inferiore con la quale possono almeno tirare a campare. A questo punto entrano in campo i grandi fondi d'investimento che acquistano le assicurazioni, continuano a pagare il premio e aspettano che gli assicurati muoiano per poter incassare, esentasse, la somma totale. L'unico rischio è che l'anziano viva più a lungo del previsto... ma a questo si è già ovviato: basta, coinvolgendo magari qualche fondo pensione. La giusta chiusura del cerchio!

2005: L'autonomizzarsi del Capitale e le sue conseguenze pratiche

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