Numero 132, 31 luglio 2008

La destabilizzazione della Turchia

In Turchia si acuisce lo scontro fra le correnti borghesi, principalmente fra quella islamica e quella "kemalista" laica. Dopo la decisione della Corte Costituzionale (kemalista) di mettere sotto accusa il partito al governo (AKP) e i suoi massimi esponenti per "politica confessionale", esplode, guarda caso, l'affaire Ergenekon, un'inchiesta su di una organizzazione segreta simile all' italica rete golpista Gladio, alla quale avevano aderito ex ufficiali, giornalisti, scrittori, accademici, politici e uomini d'affari. Gli indagati sono in tutto 86 , 48 dei quali arrestati, compresi due generali in pensione. Nel frattempo alcuni attentati di matrice ambigua aumentano il clima di destabilizzazione. L'impressione è che sia in corso un'operazione per esasperare la rivalità tra i due maggiori schieramenti politico-ideologici e per attizzare il fuoco anche fra le forze minori, come i fondamentalisti islamici e gli ultranazionalisti Lupi Grigi. A chi giova? Dopo il gelo diplomatico-militare con gli USA sulla questione curda, non ci vuole troppa fantasia per immaginare quale sia il maestro di compellenza in grado di ricattare la Turchia, un paese-chiave tra Balcani, Medio Oriente ed Eurasia.

2008: L'Europa virtuale e i nuovi attrattori d'Eurasia, la Turchia come fulcro dinamico

Guerre umanitarie: massacri e omertà

Le "guerre umanitarie" d'oggi sono un capolavoro di ipocrisia: si fanno per "costruire la pace" ma si massacrano le popolazioni che ne dovrebbero beneficiare. Il comando Usa di Enduring Freedom nega che nel raid del 6 luglio scorso, nella provincia montuosa del Nangarhar, Afghanistan, vi siano state vittime civili, e sostiene che sono stati uccisi soltanto guerriglieri talebani. Ben diverse le conclusioni della commissione d'inchiesta nominata dal presidente Karzai: nel bombardamento sono morti 47 civili, in prevalenza donne e bambini, colpiti mentre partecipavano ad una festa nuziale. Intanto il ministro della Difesa Ignazio La Russa informa che "i soldati italiani sono coinvolti già da un anno in combattimenti contro i talebani nella zona di Farah, ma né i giornali né il governo Prodi l'hanno reso noto". Non resta che ringraziare la cosiddetta sinistra radicale per l'omertà.

2003: L'invasione degli ultracorpi

Esercito nelle grandi città

A 3.000 soldati sarà dunque affidato il compito di partecipare a iniziative di "prevenzione" in dieci grandi città. L'opposizione critica il "decreto sicurezza", dimenticando il "pacchetto sicurezza" che aveva proposto quando era al governo. Ma a che cosa servono 300 soldati in una grande città? Un documento Nato, SAS 30 Urban Operation in the year 2020, redatto da esperti di sette paesi membri, Italia compresa, individua l'ambiente metropolitano come futuro campo di battaglia tra le masse diseredate e lo Stato. In tale contesto le normali forze di polizia non saranno in grado di condurre operazioni contro folle "ostili" o semplicemente "complici" dei nemici da colpire e neutralizzare. Per questo motivo si consiglia di iniziare gradatamente ad utilizzare l'esercito in funzione di ordine pubblico man mano che la crisi mondiale, ipotizzata per il 2020, si avvicina.

1946: Forza, violenza, dittatura nella lotta di classe

Il partito del cemento

Di fronte alle betoniere in funzione e alle varianti ai piani regolatori si eccitano allo stesso modo palazzinari incalliti e partigiani dello "sviluppo sostenibile". Il partito del cemento è un libro che potremmo definire bipartisan, come le speculazioni che dal Nord al Sud deturpano il "Belpaese". Il sottotitolo Politici, imprenditori, banchieri evidenzia chi sono i tesserati di questo partito: "Politici locali e nazionali, di destra e di sinistra, imprenditori, alti prelati, banchieri, siedono contemporaneamente in più consigli di amministrazione e si spartiscono cariche pubbliche, concorsi, appalti, finanziamenti. Allo scopo servono anche associazioni culturali o in difesa dell'ambiente, appuntamenti gastronomici, feste e premi...". Il Capitale d'oggi deve agire in fretta, valorizzarsi e andare subito altrove. Quello che conta sono i cantieri, il cemento, l'acciaio e le successive speculazioni. Ogni impedimento di natura sociale dev'essere neutralizzato (senza fare troppo rumore) e le mazzette aiutano.

1953: Spazio contro cemento
1952: Politica e "costruzione"

Preoccupate analisi

Il cosiddetto lavoro flessibile è il prodotto della diminuzione storica del numero dei lavoratori nel processo produttivo e dell'enorme ampliamento della sovrappopolazione relativa, alla quale è necessario trovare un'occupazione se non la si vuole solo mantenere (o lasciar morire di fame). Secondo il Censis l'11,9% degli occupati presta lavoro a termine (apprendisti, interinali e stagionali, principalmente) e un altro 12% lavora in nero. Una platea di quasi 5,8 milioni di italiani, pari ad un occupato su quattro. Gli analisti borghesi vedono nero e lanciano severi moniti per gli effetti futuri di un'economia improduttiva che si avvita su sé stessa: "Dietro la questione disoccupazione si catalizzano le ansie e le paure individuali di una società che ha visto negli ultimi anni assottigliarsi sempre più i confini tra lavoro e non lavoro, accrescere i margini di incertezza e di rischio che connotano la dimensione professionale dei singoli, esplodere i fenomeni di marginalità economica e sociale connessi all'insicurezza lavorativa". Così la osservano in laboratorio, come si fa con le metastasi di un cancro.

2003: La legge Biagi o il riformismo illogico del Capitale-zombie

Stress da lavoro

Un'indagine svolta dall'assessorato alla Salute del Comune di Milano rivela che la metà dei lavoratori italiani è affetto da stress da lavoro. E anche per questo motivo cresce enormemente l'uso di psicofarmaci. Il capoluogo lombardo detiene il record dei "drogati da lavoro" e ciò spinge i politici locali a mobilitarsi con una fondamentale iniziativa contro la "inaccettabile" piaga sociale: un bel libro bianco per "combattere" gli infortuni sul lavoro con morti e feriti, il mobbing, lo stress, l'abuso di psicofarmaci. Ma veramente il lavoro (salariato) è così patogeno? E pensare che ci hanno sempre accusato di guardare la società attraverso le lenti deformanti dell'ideologia.

2000: Tempo di lavoro, tempo di vita

Una società infame

L'irriformabilità di questa società morente è dimostrata dal numero in costante crescita dei detenuti. Oggi in Italia sono 54.605, nonostante i posti letto regolamentari siano 42.890. Alla fine del 2007 erano 48.693, in sei mesi sono quindi cresciuti di circa 6.000 unità. Solo nello scorso anno ci sono stati 45 casi di suicidio. La miseria, la disoccupazione, lo sfascio del Sistema, producono una fibrillazione sociale in cui l'individuo implode e la società esplode dando luogo a fenomeni sempre più marcati di "criminalità" e "devianza".

L'improntitudine delle impronte

Impronte come se piovesse, prese a tutti. Siamo tutti rom, sostenevano i buonisti veltroniani contro il mostro Maroni che le voleva prendere solo a quelli. Detto fatto: una legge unanime o, come "usa" dire oggi, bipartisan impone dal 2010 che tutti abbiano l'impronta impressa nella carta d'identità. E a chi dice che è come nel vituperato "Ventennio", si può rispondere che è come nei superdemocratici Usa: yes, we can. E poi chi non fa nulla di "male" non ha niente da temere. Senonché in tempi che minacciano burrasca è sempre più lo Stato ad aver paura di cittadini sempre più scontenti. E la bestia che ha paura è la più pericolosa.

2002: Arrestate Cassandra
1949: Inflazione dello Stato

Punk capitalism

Se pensavate di fregare la proprietà intellettuale attraverso il file sharing, dovete ricredervi: nel recente libro di Matt Mason, The Pirate's Dilemma, la pirateria è considerata come un mezzo per creare ricchezza e "nuovi modelli di business", ovvero capitale. Nel campo musicale l'era del CD è ormai superata da quella dell'Mp3, grazie al contributo fondamentale dei "pirati". Si afferma l'auto-produzione degli artisti e la rielaborazione collettiva degli utenti. Mason parla addirittura di "capitalismo punk"! Chissà cosa avrebbero detto i punk old school del '77. Comunque niente di strano: per valorizzarsi il Capitale deve continuamente negarsi, ovvero socializzarsi al massimo. Avanza quindi la smaterializzazione crescente della merce, per cui il prodotto "discreto" viene regalato al fine di fidelizzare il cliente e rifilargli quel prodotto "continuo" che Marx alla sua epoca poteva identificare solo con le ferrovie e il telegrafo. Il cliente diventa utente e non gli si chiede più un prezzo bensì un flusso. Il regno della "gratuità" costa una rendita sulla vita.

2007: Madonna no-bit

Funny games

Una benestante famiglia borghese, con pargolo e cane al seguito, si reca in automobile alla casa sul lago: prato ben curato, barca a vela e vicini gentili. Con un pretesto Peter e Paul, due ragazzi vestiti da caddies col viso pulito da figli di papà, si introducono con modi gentili e prendono in ostaggio la famigliola. Picchiano, torturano, uccidono, tanto per passare il tempo. E per ricominciare poi di nuovo... Il regista austriaco Michael Haneke ha portato negli Stati Uniti il suo film del 1997, ricalcando in inglese ("la lingua franca della violenza") la sceneggiatura dell'originale a uso e consumo degli americani (che non hanno gradito). Funny Games è una critica sadica della società dello spettacolo e si beffa in maniera grottesca delle certezze dello spettatore, vera vittima delle brutalità psicologiche dei protagonisti. Insomma, non troppo diversamente da come gli accade ogni giorno.

2005: Una vita senza senso

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