Newsletter numero 151, 30 ottobre 2009

La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni

Dai giornali borghesi traspare - magnifica per noi - la preoccupazione della classe al potere per la propria... impotenza. E' la volta del Financial Times che a settembre stima per il mercato azionario una sopravvalutazione del 30-40%. Di fronte a un fatturato industriale che non cresce, è difficile prendere per buono l’auspicio degli economisti per una ripresa che riporti i livelli del PIL al 2007 entro il 2014. Perciò il giornale inglese non fa che riconoscere una rinnovata corsa alla collocazione del capitale fittizio, insomma, un'altra bolla finanziaria, alla faccia delle buone intenzioni produttivistiche dei governanti.

2008: Capitalismo che nega sé stesso - Una crisi ai limiti del modo di produzione capitalistico

Parliamo realisticamente del futuro

Governanti, capitalisti, sindacalisti, "comunisti" e preti d'ogni specie hanno un bel gridare che il lavoro è sacro, che è un diritto sancito dalla Costituzione, che nobilita l'uomo. Ma quando viene eliminato non è né sacro né maledetto, è semplicemente superfluo. Per ogni operaio che si arrampica sul tetto dell'azienda, o si ammazza di lavoro per dodici ore al giorno con salario tagliato per salvare la "sua" fabbrica dalla concorrenza, ce ne sono migliaia che non lavorano più. Secondo il presidente dell'Istat, nel secondo trimestre di quest'anno ci sono stati 556.000 disoccupati in più, soprattutto giovani. Una generazione perduta. Che futuro l'aspetta? Di fronte a un capitalismo che sfrutta sempre di più sempre meno lavoratori sarebbe ora di smetterla con la "difesa del posto di lavoro" e incominciare a immaginare una società senza capitalismo nella quale la liberazione dal tempo di lavoro sarà tempo di vita guadagnato.

2009: Disoccupazione

Incrocio pericoloso

La curva ascendente della produzione cinese di automobili ha appena incrociato quella discendente della produzione americana. Nel 2001 Cina e Stati Uniti producevano rispettivamente 2,5 e 19 milioni di automobili; oggi entrambi i paesi ne producono 12 milioni. L'incrocio dell'intera produzione industriale si era già verificato nel 2003. Il prossimo incrocio sarà quello delle produzioni ad alta tecnologia e fra una dozzina di anni, se le cose continuano così, ci sarà quello dell'intero prodotto nazionale. Già oggi la Cina possiede 2.000 miliardi di dollari in titoli di stato americani e riserve monetarie, vale a dire un settimo del PIL americano: fra dodici anni possiederà virtualmente gli interi Stati Uniti. E' evidentemente in corso una sfida al possibile. Interessante.

L'iceberg

Secondo CreditSights, una società di ricerca americana, le grandi banche USA salvate dal disastro e praticamente nazionalizzate stanno rimettendosi in sesto e marciando verso un'altra bolla. Il guaio è che esse rappresentano solo la punta dell'iceberg, il resto per adesso non fa notizia. Dall'inizio del 2008 sono fallite in USA 118 banche sulle 8.200 esistenti. Ma secondo la suddetta società altre 1.100 banche potrebbero aver bisogno di essere salvate. Dicono che sia a causa dei titoli tossici di ogni tipo che continuano ad essere sul mercato. Sarà, ma intanto non arrivano segnali da quella che chiamano economia reale, dove si produce il plusvalore.

Mezze classi in via d'estinzione

Di fronte ai 27 ministri dell'agricoltura dell'Unione Europea riuniti, cinquemila contadini hanno gridato: "Cambiare il sistema del latte o sarà guerra". Questa volta le sovvenzioni (280 milioni di euro, circa 1.000 euro a produttore) garantite dall’Unione non sono bastate a fermare la protesta. Al contadino europeo produrre latte costa mediamente 40 centesimi al litro, ma sul mercato egli ne spunta solo 28. Il resto lo paga lo Stato, come avviene per altri prodotti agricoli, con un trasferimento di valore dal resto della società al contadiname, al fine di calmierare il prezzo del cibo (un po' come se ci fosse la "mutua" per gli alimenti, di cui paghiamo solo il ticket). Questo valore è per definizione profitto, salario e rendita; quando la crisi esplode proprio per carenza di valore reale, lo scontro si acuisce.

2001: L'uomo e il lavoro del Sole (l'agricoltura di domani)

Primarie PD: segretario in fondo a destra

Con le primarie per l'elezione del capo del PD la farsa elettorale si è ripetuta e aggravata. Il proletario in veste di elettore "libero e sovrano" non solo è chiamato a scegliere ogni cinque anni i rappresentati di chi lo sfrutta (Lenin); adesso dovrebbe anche votare per la scelta di chi lo chiamerà... a votare. Siamo al delirio. Niente programmi, niente proposte, neanche in ambito beceramente riformista. Neanche un minimo di pragmatismo stalinista residuo. Solo puro parlamentarismo clownesco, ma con effetti dolciastri da pubblicità del Mulino Bianco.

1919: O elezioni o rivoluzione
1953: Il cadavere ancora cammina

Vecchie volpi e sparate demagogiche

Il ministro dell'economia sta logorando l'effetto delle sue sparate, diventate un po' troppo frequenti. Questa volta, forse memore del suo passato "socialista", s'è lanciato in difesa del posto fisso e di tutti i valori collegati, compreso il welfare, che c'entra con il mettere su casa e famiglia, garanzia di stabilità sociale. Impossibile dargli torto: con Mussolini funzionò benissimo. Berlusconi approva. Marcegaglia, capa della Confindustria, ingrana la protesta automatica. I sinistri sono spiazzati. I sindacalisti prendono in parola il ministro "nemico". Intanto fuori dalla sala, lontano dalle chiacchiere, milioni di senza riserve agognano un salario che non avranno mai. Caro ministro, il posto fisso col welfare vi converrebbe un sacco, ma è acqua passata. Come la stabilità sociale.

1993: Il capitalismo è marcio!

Rapporti di farsa

Una volta nelle lotte del lavoro valevano i rapporti di forza. Poi i sindacati si sono dati anch'essi alla meravigliosa democrazia del confronto. Rinaldini, segretario dei metalmeccanici Fiom-Cgil, comiziando a Milano durante l'ultimo sciopero, ha avuto un'idea geniale: sancire tale democrazia per legge. Gli accordi sindacali dovrebbero essere ratificati dalla maggioranza dei lavoratori. Lo stato-sbirro come garante della loro volontà. Dalla piazza sembra non gli sia arrivato nemmeno un piccolo sputacchio.

1951: Partito rivoluzionario e azione economica

Guerra in corso

Le cannonate non mancano, ma per il momento la guerra preventiva degli USA al resto del mondo si configura come guerra economica per il controllo dei flussi di valore. Difficile però condurla sul piano valutario come al tempo della supremazia totale del Dollaro. Oggi la valuta americana viene lasciata cadere a 1,50 contro l'Euro. Si avvantaggiano le esportazioni USA e si svaluta anche un poco il debito americano. Ma gli Stati Uniti sono un paese importatore netto, con un deficit commerciale intorno ai 3-400 miliardollari all'anno, quindi pagano caro quel che producono altri. Inoltre i paesi asiatici, Cina e Giappone in testa, hanno forti crediti e riserve in dollari, quindi mal sopportano giochetti su quel terreno. Così spingono - specie la Cina - per un'alternativa, magari una moneta internazionale al posto del Dollaro. Equilibrii delicatissimi: il maggiore paese imperialista collasserebbe se la sua non fosse più la moneta di riserva mondiale.

2003: Teoria e prassi della nuova politiguerra americana
2009: Accumulazione e serie storica

Non ci sono vergini sulla via della perdizione

Criticando strane operazioni della Fondazione Bordiga ci siamo attirati gli insulti isterici di un "partito" che ne fu sponsor primario e che adesso pretende di non aver mai avuto nulla a che fare con essa.  Forse oggi se ne vergogna, ma nell'ambiente lo sanno tutti che almeno tre elementi di spicco di quel gruppo erano alla presidenza della Fondazione,  nel suo consiglio d'amministrazione e nel suo comitato scientifico (vedi qui).

2009: Con Bordiga non riusciranno a fabbricare la solita icona inoffensiva

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