Newsletter numero 181, 21 dicembre 2011

S'inceppa l'invasione degli ultracorpi

Il modo di vita americano sembrava fino a poco tempo fa insuperabile. Naturalmente molti sapevano che non era tutto oro quel che luccicava, ma gli americani, solo il 5% della popolazione mondiale, rappresentavano comunque un buon 30% dell'economia globale e consumavano alla grande. Sembrava che solo la propaganda dei governi nemici potesse scalfire l'immagine del paese che aveva inventato il welfare. D'altronde, per "contenere" gli "stati canaglia", sembrava bastassero le 800 basi militari sparse in ogni angolo del pianeta. Tutto dunque sembrava andare per il meglio, nel migliore dei mondi possibili, finché qualcosa si è inceppato. L'isola felice è assediata e subisce colpi, anche militari, cui non era avvezza, mentre la sua stessa popolazione, disoccupata, indebitata, malata e senza casa si sta ribellando. Il suo grido è: svegliati America! Solo chi dorme può essere ancora pervaso dalla frode ideologica di un capitalismo dispensatore di benessere.

2003: Teoria e prassi della nuova politiguerra americana. V. L'invasione degli ultracorpi

Dal capitale fittizio alle rivolte

Il capitale anonimo ha spinto alle estreme conseguenze il tentativo di autovalorizzazione tentando di scavalcare la produzione e intasando il mondo con una massa enorme di valore fittizio. Ma ora che i nodi vengono al pettine è costretto a ricorrere alle essenziali "cause antagonistiche alla caduta del saggio di profitto". Il primo passo è stato l' abbassamento della composizione organica del capitale, cioè lo sfruttamento all'estero di milioni di salariati a basso costo. Il secondo passo è stato quello di reintrodurre, nei maggiori paesi capitalistici, le vecchie condizioni di lavoro. Il risultato è una tendenza al livellamento mondiale delle condizioni di vita. Così in Oriente si lotta per conquistare condizioni occidentali e in Occidente si lotta per non perderle. In tal modo però non si ottiene una media ma un abbassamento medio generale, perché nessun paese rinuncia all'aumento della produttività, che significa eliminazione di forza-lavoro dal ciclo produttivo. Perciò precariato, disoccupazione, para-schiavismo. E quindi rivolte.

2005: L'autonomizzarsi del Capitale e le sue conseguenze pratiche

Prove di governo tecnico

Da che esiste la politica, i politicanti difendono strenuamente la loro inutile categoria. Da una sessantina d'anni in Italia lo hanno fatto tacciando i loro critici di "qualunquismo". Ultimamente hanno cercato di demonizzare la cosiddetta "antipolitica" sfogando il loro livore contro le frange girotondine, grillesche, travagline, ecc. Con l'avvento del governo tecnico di Monti i sacerdoti della Dea Politica sono rimasti un po' spiazzati: il nuovo esecutivo vorrebbe essere un trionfo della vilipesa "antipolitica", ma è appoggiato dai politicanti, compresi quelli che fingono di avversarlo per ragioni elettorali future. Gli sviluppi potrebbero essere interessanti. Se l'intelligenza del capitale anonimo fosse appena un po' al di sopra di quella dei politici (e non ci vuole molto), la tentazione di far fuori un bel po' di zavorra inutile, dannosa e costosa, dovrebbe essere fortissima. Anche l'istinto di autoconservazione della politica è fortissimo, ma quando non c'è più trippa per gatti la festa è finita e basta.

2008: Elezioni non proprio normali

Che cosa succede in America?

Fin dall'inizio abbiamo tenuto d'occhio il movimento Occupy Wall Street. Ci siamo collegati ogni giorno al suo sito, abbiamo navigato fra i link della rete collegata, abbiamo visionato centinaia di filmati e fotografie, a volte più espliciti di tanti discorsi. Questo movimento per adesso non produrrà una piattaforma rivendicativa e nemmeno un programma universale sui destini dell'umanità. Esso si prefigura come un tentativo di vivere una società "diversa" in odio a "questa". Se si trattasse della solita utopia o della pulsione a costituire "comuni" come negli anni '60 del secolo scorso, non vi dedicheremmo tanto tempo. Ma una spinta materiale enorme sta polarizzando la società americana, incominciando a coinvolgere il proletariato. Si stanno imponendo forme di rifiuto così radicale da non avere possibilità di sbocco riformista. E quindi il tentativo di realizzare una critica della società presente si manifesta attraverso anticipazioni pratiche di quella futura. Nonostante i singoli continuino a pensare ad un "capitalismo migliore".

1998: Il comunismo non è un'idea ma una forza materiale che anticipa il futuro
2011: Occupy the World Together (l'ondata di rivolta iniziata in Nordafrica ha raggiunto l'America)

Occupy the World!

Negli Stati Uniti il movimento Occupy Wall Street ha proclamato per la seconda volta uno sciopero generale, bloccando tutti i porti della Costa del Pacifico e quello di Huston, sul Golfo del Messico. Logistica e coordinamento sono stati impeccabili. In Egitto i rivoltosi sono tornati ad occupare Piazza Tahrir e nelle manifestazioni continuano ad esserci morti e feriti. In Siria non accenna a diminuire la pressione della piazza sul governo, la repressione è feroce e i morti ormai si contano a migliaia. In Cina un'intera città si è ribellata ed è intervenuto l'esercito ad assediarla tagliando acqua e viveri. Ovunque l'occupazione permanente delle piazze, le assemblee frequenti e gli scontri continui con l'apparato statale introducono principii di organizzazione locali che trascendono rapidamente a livello globale. Ormai sono milioni le persone coinvolte in tutto il mondo, tanto che non è più possibile seguire tutti gli avvenimenti. Manifestazioni e scioperi non sono più orientati alla difesa di posizioni ma stanno evolvendo verso un atteggiamento di attacco, per la caduta di un governo, per la realizzazione di strutture, per il riconoscersi in nuove comunità.

2011: Marasma sociale e guerra (Egitto, Libia, Siria)

Globalizzazione

Per noi è evidente che la società futura sta premendo per liberarsi dal vecchio involucro capitalistico. Che al momento ci riesca o no, di fatto tutte le potenze del mondo si sono alleate contro questo processo. Più aumenta la pressione sociale, più gli stati devono aumentare la forza per contrastarla. In Cina la rivolta è diventata endemica. A Shenzhen, Dongguan, Foshan, i lavoratori sono scesi in sciopero rivendicando migliori condizioni. Le aziende coinvolte lavorano per i grandi marchi globali e di fatto rappresentano un legame con il resto del mondo. Messaggi di solidarietà arrivano da Occupy Wall Street proprio all'inizio della stagione dei consumi natalizi. I sindacati giapponesi dichiarano la solidarietà dei lavoratori del Giappone per il blocco dei porti della West Coast americana. La rete si struttura e si estende. Mari e oceani sono attraversati in lungo e in largo da collegamenti sempre più fitti.

2000: Lotte di classe in Cina
2002: Cina, polveriera del mondo capitalistico

Fusioni

Gli operatori di borsa NYSE, Euronext e Deutsche Borse hanno presentato una nuova proposta alla Commissione Europea riguardo la loro fusione. Le società intendono potenziare la propria attività nel settore dei derivati azionari e auspicano che Bruxelles dia il via libera all'operazione. Certo, si sentiva proprio, nell'ora tragica dei sacrifici, delle lacrime e del sangue, la mancanza di nuovi, grossi e spregiudicati operatori per il movimento di capitale fittizio.

2011: Merci immateriali

Sciopero di due ore. No, di quattro. Troviamoci nel mezzo, facciamo tre

Non c'è limite alla perversione masochistica nella politica sinistrorsa. Messo da parte il ducetto di Arcore, ecco l'armata brancaleone di destro-sinistra ammiccare di buon grado all'ineffabile comodità di non sporcarsi le mani con misure di macelleria sociale prima delle elezioni. Avrebbero venduto la madre pur di non prendersi delle responsabilità. Eppure un tempo le socialdemocrazie se le prendevano, all'occorrenza sparando sugli operai. Ma già, quelle di oggi non sono neppure più socialdemocrazie, preferiscono sferrare a tradimento coltellate alla schiena. La grinta fasulla della CGIL è durata poco. Passa il dialogo con il nemico UIL-CISL e vengono dichiarate tre orette di sciopero (proposte quattro, controproposte due, mercanteggiate tre a fine turno). Quale poi la discussione del giorno? L'articolo 18, l'imprescindibile, intoccabile, simbolico, intramontabile articolo 18. Nel mondo dei dieci milioni di precari c'è qualcuno che lo applica? No, ma bisogna pure salvare la faccia. Eppure contro la piaga endemica dei licenziamenti e della sovrappopolazione operaia relativa, basterebbe rendere conseguente la proposta del Ministro del Lavoro applicandola anche ai disoccupati: reddito minimo garantito. Diciamolo con il linguaggio di classe: no alla ottusa difesa dei posti di lavoro in aziende fallite, sì al salario ai senza-lavoro e alla drastica riduzione della giornata lavorativa. Per il proletario, la soluzione della miriade di provvedimenti, casa, benzina, tariffe, fisco, sanità, ecc. ecc. è nella busta paga e nel tempo dedicabile alla vita, non nella politica di classe che chiamano economia.

2010: Risposta ai lavoratori che salgono sui tetti

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