Newsletter numero 223, 9 maggio 2017

Riunione pubblica

12 Maggio ore 21.00 presso la sede di n+1
Via Rismondo 10 - Torino

La dimora dell'uomo

Diecimila anni di abitare collettivo.

La mano e il cervello

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology le attuali informazioni che abbiamo sulla struttura del cervello umano sarebbero da rivedere. Finora si credeva, infatti, che determinate aree del cervello fossero dedicate alle funzioni svolte da corrispondenti parti del corpo, come ad esempio l'area di Broca per il linguaggio e il coordinamento mano-cervello. Ora pare accertato che invece quelle stesse aree cerebrali non siano così specializzate ma possano assumere compiti diversi. Un individuo a cui manchi una mano, ad esempio, può sostituirla con altre parti del corpo (bocca, piedi, ecc.) che il cervello dedica allo scopo. Sarebbe dunque provata anche per questa via la "plasticità" del cervello, che avrebbe avuto una parte importante nell'evoluzione. E siccome abbiamo più volte posto in relazione il cervello individuale con quello sociale, possiamo dire che quando le rivoluzioni incidono su quest'ultimo sconvolgono le sue relazioni con i nuovi organi e con il nuovo corpo come in una profonda mutazione genetica.

2006: Genesi dell'uomo-industria
2015: Fare, dire, pensare, sapere

Il peggio del peggio

Ogni due o tre settimane dalla Cina arriva la notizia di un nuovo "terremoto finanziario". Per attutire gli effetti della bolla che stava crescendo, era stata varata una stretta creditizia che aveva prodotto la fuga di almeno 500 miliardi di dollari. In questi ultimi giorni se ne sono visti gli effetti sul comparto delle materie prime: dall'oro allo stagno, dal ferro al rame, dal petrolio ai minerali rari, i prezzi sono crollati, impedendo al capitale speculativo di trovare rifugio nell'aumento di prezzo dei beni tangibili. Ciò si è riverberato nell'edilizia, che sta attraversando una crisi gigantesca con miliardi di nuovi metri cubi inutilizzati. E, come se non bastasse, tutto ciò avviene mentre il sistema economico cinese è schiacciato dall'esplosione del debito. La situazione è aggravata ulteriormente dal fatto che rallenta la produzione industriale, non solo in Cina ma anche negli Stati Uniti, come effetto dell'innalzamento dei tassi voluto dalla Federal Reserve per il prossimo giugno (mentre a rigor di logica in una situazione come questa bisognerebbe abbassarli per stimolare la crescita). Ma chi ha un sia pur minimo controllo sul capitale impazzito?

2005: L'autonomizzarsi del Capitale e le sue conseguenze pratiche
2012: Energia e materie prime

Una specie che ammazza il proprio futuro

In un "Rapporto Giovani 2017" commissionato da banche e vari enti, sono presentate cifre pesanti sulla condizione giovanile fra i 18 e i 32 anni. Oltre il 70% dei giovani che vivono in famiglia dichiara di non potersene allontanare per cause economiche. E, sempre a cause economiche, l'80% dei disoccupati che non cercano più lavoro attribuisce la propria condizione. Il 79% dei giovani occupati con contratti a termine sostiene che non ce la fa a campare senza l'aiuto della famiglia. E ancora per cause economiche l'81% di coloro che hanno un lavoro dichiara di non poter avere il primo figlio. Il 92% dei giovani in questa fascia di età vede la propria posizione immutata o peggiorata rispetto all'anno scorso. In conclusione, se prescindiamo dal linguaggio burocratico, nella ricerca si afferma che alla gioventù non è consentito accedere ai mezzi che permettono la riproduzione della specie. Se questa situazione durasse fino alla scomparsa degli attuali genitori, saremmo all'estinzione dell'umanità per cause economiche.

2006: Legge della miseria crescente

Gli ultimi

In Italia il 24% dei giovani sotto i trent'anni non ha lavoro né lo cerca più. Sono 2,2 milioni i giovani ormai passati dal classico "esercito industriale di riserva" in un primo tempo alla sovrappopolazione relativa e infine alla sovrappopolazione assoluta. Tra l'altro, in Italia il dato va scorporato: nel nord questa "categoria" di disoccupati rappresenta il 17%, al sud il 34%. Tali numeri sono indicativi non tanto dell'automazione o dell'immigrazione, come si tende a credere adesso, ma del cambiamento profondo intervenuto nella struttura della società globale. È vero che masse di uomini si sono mosse attraverso continenti, livellando verso il basso i salari locali, ma soprattutto merci che un tempo venivano prodotte in Occidente, ora lo sono in Oriente. Merci che un tempo richiedevano molta materia prima, lavoro e impianti, ora si sono smaterializzate. Un mondo che era in crescita e quindi ricettivo di merci ora non c'è più, sostituito com'è da un altro mondo, congestionato di merci. Credere che sia possibile esorcizzare tutto questo con qualche "corso di formazione" o qualche "politica giovanile" non è solo ridicolo, è infame perché culla i giovani nell'illusione che il capitalismo possa essere rattoppato.

1949: Marxismo e miseria
2008: Capitalismo che nega sé stesso

"La più preziosa risorsa del mondo"

Così recita il titolo di copertina dell'Economist del 6 maggio. Sottotitolo: "I dati e le nuove regole della concorrenza". Un enorme flusso di informazioni di ogni genere permette alle aziende che operano nel settore dei dati di accumulare un gigantesco potere. Se da una parte, osserva l'Economist, queste aziende pensano che si possano aprire nuove prospettive per superare la crisi del capitalismo, dall'altra la spiccata tendenza al monopolio dei giganti della rete potrebbe essere pericolosa proprio per il libero mercato. Questi inossidabili nipoti di Adamo Smith sono in fondo degli ingenui: non mettiamo in dubbio la loro smisurata fede nell'eternità del modo di produzione capitalistico ormai cadavere, ma è interessante notare che essi trattano un argomento del genere come nei secoli passati si trattava di manifatture e telegrafi. È infatti nella natura dei grandi gruppi informatici tendere al monopolio, assai più ferocemente che nei settori industriali del passato. Se si accetta il capitalismo per quello che è, bisogna accettare la tendenza al monopolio, cioè "la cospirazione contro i consumatori", come sa chiunque abbia uno smartphone in tasca e abbia avuto a che fare con contratti, tariffe, e ladrocini vari.

2000: Massimo di centralizzazione

Un altro non-stato

Nelle ultime settimane in Venezuela si sono succedute continue e violentissime manifestazioni contro il governo attuale. Ci sono stati 30 morti. Le motivazioni sono molte, ma certo quelle che riguardano l'ex presidente e quello attuale sono ininfluenti, anche se le persone catturano l'attenzione più dei fatti materiali. Sullo sfondo c'è una crisi economica che ormai ha portato al razionamento del cibo e all'assalto dei supermercati, crisi originata anche dal crollo dei prezzi del petrolio (quello venezuelano è di bassa qualità e quindi costoso da lavorare). Il fatto che lo stato non sia riuscito a fronteggiare la crisi economica e politica produce una situazione di assenza dello stato (a parte l'uso delle armi contro la popolazione), come ormai succede in decine di paesi del mondo.

2004: Petrolio
2012: Lo Stato nell'era della globalizzazione

Sciopero generale in Brasile

Era da 21 anni che non veniva proclamato uno sciopero generale in Brasile. La causa scatenante è stata la riforma peggiorativa delle leggi sul lavoro e sulle pensioni, ma la rabbia della popolazione ha origini più generali, nella crisi, nella invivibilità non solo delle favelas ma anche delle città. Il blocco delle attività è stato totale grazie anche all'organizzazione di efficaci picchetti nelle vie di grande comunicazione. Alcune manifestazioni hanno visto la polizia non-schierata (alla vigilia sembrava addirittura che aderisse allo sciopero). Molte altre sono state represse nella violenza, come a Rio. I governi che si sono succeduti negli ultimi anni non hanno fatto altro che gestire il declino di un'economia che sembrava sfidare la crisi. Così il Brasile si avvia a raggiungere la lunga lista degli stati fuori controllo.

2007: Non trascurate il Sudamerica

Wikipedia a Istanbul

Navigando su Wikipedia, in questi giorni si legge nella testata un annuncio che invita a protestare contro la censura imposta dal governo turco. La motivazione dell'oscuramento consiste nel fatto che sarebbero state aperte voci contro il governo attuale. Quello della Turchia è solo l'ultimo caso, sono molti i governi che hanno bloccato l'enciclopedia negli ultimi tempi. Comunque sia, in caso di necessità, è dimostrato fin dai tempi delle manifestazioni in Egitto, che chiudere la Rete non serve a niente. C'è un esercito di smanettoni più che disposto a superare questi stupidi ostacoli. Anzi, l'accanimento censorio non fa altro che stimolare esperienze diffuse, obbiettivi condivisi, solidarietà forti.

2007: Wikipedia: il caos e l'ordine
2011: Le unghie della Talpa

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