Newsletter numero 150, 12 ottobre 2009
Barack Obama premio Nobel per la pace
I giudici di Stoccolma hanno spiazzato gli allibratori perché questi accettavano scommesse solo su personaggi che avessero fatto qualcosa. In effetti nessuno poteva aspettarsi che il premio venisse dato a uno che finora ha solo detto frasi generiche sulla pace degli uomini e su quella dei dollari. Si è scritto che il premio è un monito per il futuro. Se è vero, allora le prossime scommesse diventeranno fin troppo facili: Obama sarà il capo conseguente del maggiore paese imperialistico, con quel che serve, pace o guerra che sia (e comunque per adesso ha scelto la guerra).
Emergenza della nuova forma e incrostazioni ideologiche
La senescenza mortale del capitalismo sta producendo un rigurgito di tutti gli "ismi" che sembravano condannati dalla storia. Il primo posto va allo stalinismo, il più efficace travestimento dell'ideologia borghese infiltrata nelle file proletarie. Per quanto faccia un po' ridere uno stalinismo senza Stalin, senza i suoi discendenti diretti e senza l'URSS, l'effetto controrivoluzionario continua ad essere tremendo. Il secondo posto va al proudhonismo, sia nella versione anarcoide (niente a che vedere con gli anarchici di una volta), sia nella versione borghese, ecologista e no-global. Tutto il resto deriva da questi due grandi ceppi storici. L'insieme possiede a sua volta un'invarianza di fondo: il travestimento parolaio e non di rado truculento di vuote istanze borghesi come libertà, uguaglianza, fraternità, giustizia, ecc., e quindi democrazia interclassista. Di fronte all'emergere della nuova forma sociale, che si impone classicamente come struttura che non sopporta più la sovrastruttura, tutta la "politica" tradizionale non è altro che accanimento terapeutico sul cadavere del capitalismo. Proprio mentre s'intravede entro i rapporti attuali l'emergere potente della nuova forma, mai come oggi abbondano gli atteggiamenti auto-referenziali dei politicanti in crisi.
2003: Principii
di organizzazione (complessità, auto-organizzazione e teoria delle reti)
2009: Fenomenologia
del leader movimentista
Magie e superstizioni della decadente economia borghese
La borghesia mostra sempre più la propria incapacità di porre i fatti economici in un quadro teorico e sistematico, riducendosi a trattare lo stato dell'economia attuale come un episodio passeggero. Con qualche contraddizione. Ad esempio Tremonti, a un anno dal precipitare della crisi (il fallimento della banca Lehman Brothers), con una perifrasi da catastrofe atomica, si sbilancia ad ammettere che il capitalismo è stato prossimo a un meltdown del nocciolo sistemico. Poi, come tutti i suoi colleghi nel mondo, procede come se non fosse necessario capire quel che è andato succedendo da almeno trent'anni a questa parte. Perciò è stato celebrato il compleanno della crisi in clima di scampato pericolo, senza che ci si facessero troppe domande sul perché e sul percome di eventi che non possono certo ripetersi all'infinito.
2009: Un modello dinamico di crisi
Win for Life
Dopo il boom del Superenalotto con lo sviluppo della piattaforma dedicata agli Skill Games, arriva sul mercato un nuovo gioco: Win for life. Chi vince avrà un vitalizio mensile di 4.000 mila euro esentasse per 20 anni. Come dire: mentre una volta si abbindolava l'operaio facendogli credere di poter diventare un Rockefeller, adesso si abbindola il disoccupato facendogli credere che può avere un surrogato di salario. Eh, sì, anche piccoli epifenomeni sono lo specchio della realissima realtà. La quale però si vendica illuminando le notti delle metropoli di incendi, non proprio per gioco.
2005: L'autonomizzarsi del Capitale e le sue conseguenze pratiche
Le periferie occidentali bruciano
La moderna società del Capitale tende a esasperare la distanza fra i suoi estremi, offrendoci la verifica sperimentale della marxiana legge della miseria relativa crescente. Di qui, senza far ricorso a contorte spiegazioni sociologiche, le periodiche rivolte che incendiano i quartieri proletari. Questa volta è successo a Molenbeek-Saint-Jean, sobborgo alla periferia di Bruxelles, una delle zone più povere della capitale: in seguito al tentativo di alcuni agenti di identificare un giovane immigrato (ma la scintilla poteva scoccare per qualsiasi motivo) s'è scatenata una battaglia con pietre e bottiglie di benzina. Cinquanta arresti e le prove della "delinquenza" nelle motivazioni: violenza, detenzione di armi illegali, oltraggio a pubblici ufficiali. Andate a fare un bel discorsetto sulle riforme a questi "teppisti".
1962: Evviva
i teppisti della lotta di classe
2006: Banlieue
è il mondo (rivolta e riforma)
Circoli viziosi
Condannando l'eccessiva finanziarizzazione del capitalismo, gli economisti, echeggiati dai governanti, hanno sostenuto la necessità di un robusto sostegno alla cosiddetta economia reale. Naturalmente. Ma intanto Il Sole 24 Ore documenta la progressiva riduzione del credito concessa dalle banche alle imprese. Ma come: se solo negli USA la quantità di moneta circolante è aumentata del 100%! Dunque il denaro ci sarebbe. Solo che non arriva alla suddetta economia reale perché essa è in crisi e perciò non è affidabile. Quindi il denaro c'è ma non può far altro che diventare capitale fittizio. Perché? Con criteri anticapitalistici la risposta diventa facile: semplicemente, siamo di fronte a una crisi industriale che si manifesta solo in secondo luogo come crisi finanziaria. Piaccia o no, è la marxiana legge della caduta del saggio di profitto.
2009: La
crisi storica del Capitale e la nostra teoria dell’imperialismo
2009: Accumulazione
e serie storica
La grande antitesi tra capitalismo/fascismo e comunismo
Scrive Guido Rossi, avvocato, manager, esperto di conflitti intercapitalistici: "La soluzione che appare più sicura nei suoi risultati per dominare una lex mercatoria, frammentaria, interscambiabile e facilmente eludibile sarebbe quella della creazione di un'autorità politica mondiale che avesse i necessari poteri per applicare un diritto di governo finanziario ed economico globale". Luigi Spaventa, economista, docente universitario, manager ed ex ministro dell'economia aggiunge: "Un dittatore universale onnipotente e benevolo risolverebbe la questione manovrando leve opportune (segue l'elenco)". Anche Sua Santità Benedetto XVI non è indifferente al problema e suggerisce nella sua ultima enciclica: "Urge la presenza di una vera Autorità politica mondiale". Il guaio per ogni borghesia è che il suo potere ha base nazionale e questo vuol dire concorrenza e guerra, altro che governo universale.
1999: Globalizzazione
Sulla irreversibilità della crisi
Ci sono dei sapientoni che soffrono se non sparano idiozie. Con l'uscita del numero 24 di n+1 sulla crisi sono partiti all'attacco, quasi fossero sincronizzati da una forza della natura: "Non ci sono crisi irreversibili!", "La loro cratteristica è di essere cicliche!", "A ogni crisi segue un boom!", e così via. Tranquilli, nessuno vuole spaventarvi: per questa volta, alla "ripresa", avrete ancora modo di crogiolarvi nell'orgia dei consumi. Forse. Quello che non avete capito è che il capitalismo si salva con le crisi cicliche ma soffre di una crisi storica. Della quale parliamo da mezzo secolo. E' quella che è irreversibile, è quella che lo ucciderà, sollevando il proletariato. La crescita esponenziale non può essere infinita e un punto di flesso è già stato raggiunto a livello mondiale. La legge della caduta tendenziale del saggio di profitto ci mostra appunto la tendenza locale (crisi e boom) e l'esito storico (la sussunzione reale del lavoro al Capitale, la liberazione di forza-lavoro con l'aumento della produttività). Va letta come una legge fisica; e certo piccoli politicanti immediatisti non la possono capire.
1959: Traiettoria
e catastrofe della forma capitalistica
1985: La
crisi storica del Capitale senile
2009: Un
modello dinamico di crisi
Congresso in arrivo, attivismo in partenza
Il prossimo congresso della CGIL si terrà nel mezzo di un drammatico peggioramento dell'occupazione, dei salari e delle condizioni di vita e di lavoro in generale. Le varie sinistre, non solo sindacali, affermano che il congresso sarà decisivo e avrà conseguenze sulla natura del maggiore sindacato per l'avvenire. Purtroppo per tutti costoro, la natura dei sindacati è stata storicamente determinata dall'affermarsi del corporativismo interclassista e sancita dal patto del lavoro del dopoguerra. Questo processo, perdurando le condizioni attuali, è irreversibile e la prova sta nel fatto che di fronte al suddetto peggioramento delle condizioni proletarie non corrisponde una mobilitazione reale ma tante dichiarazioni sulla responsabilità verso l'economia in crisi. Ci vuole ben altro che un congresso-parlamentino per seppellire il "sindacato di tutti i cittadini" e far rinascere una forma intermedia di classe.
1993: Capitalismo,
produttività, disoccupazione
1997: Diritto
al lavoro o libertà dal lavoro salariato?
2005: Per
la saldatura di lotta e organizzazione fra precari e non
Difesa del futuro contro pruriti partigianeschi
"Il cittadino non informato o informato male è meno libero", ha detto il presidente emerito della Corte Costituzionale. S'è dunque svolta la manifestazione nazionale "per la libertà d'informazione". Mah, per noi che frequentiamo ancora il vecchio Carlo Marx il regno della libertà è il superamento di quello della necessità in cui ancora ci troviamo e per adesso l'informazione non è altro che distribuzione a pioggia di ideologia dominante. Schierarsi con la componente di destra o di sinistra di questa ideologia è sempre schierarsi con una parte borghese e sappiamo come va a finire: prima o poi una parte chiede al proletariato di dare una mano, in guerra, contro l'altra.
1946: Forza, violenza, dittatura nella lotta di classe
Una lunga storia di catastrofi annunciate
"La italica borghesia è sempre lì, e con entusiasmo investe i suoi redditi nel pagarsi guerre ed altri flagelli, che glieli riportano quadruplicati". Così scriveva la nostra corrente più di mezzo secolo fa in merito alle catastrofi che puntualmente devastano la friabile penisola italiana. Ci risiamo, dopo il terremoto in Abruzzo "la forza della natura" si scaglia contro gli abitati in provincia di Messina. Ma la strage anche questa volta era annunciata: case costruite nelle fiumare (chissà perché si chiamano così!), fondi della ricostruzione post-alluvionale utilizzati per costruire nuovi quartieri a rischio, corsi d'acqua imbrigliati nel cemento, ecc. Una normalità per la quale non esistono più parole che non siano già state dette.
1951: Omicidio
dei morti
1951: Piena
e rotta della civiltà borghese
1966: Questa
friabile penisola si disintegrerà sotto l'alluvione delle "leggi
speciali", vane, equivoche e sterili
Videocracy
"La malvagità del banale", così s'è espressa la critica antiberlusconiana parlando dell'ultimo film di Erik Gandini. Nel quale si parla del presidente-imprenditore tanto caro agli elettori italiani, di come egli abbia adattato a sé stesso una "società civile" che non ha fatto alcuna resistenza nel farsi adattare. Nel film c'è molto moralismo sinistrorso, ma oltre all'indignazione piccolo borghese emerge anche qualcosa di interessante. La società del Capitale è ormai mera contemplazione onanistica dell'immane accumulo di merci (materiali, immateriali e soprattutto ideologiche) che la inzeppa. E quindi non ha più freni inibitori né un qualche tipo di Etica Pubblica. Persino il cervello singolo diventa un terminale del Capitale impersonale, per cui la vita stessa è ridotta a pura rappresentazione egoistica di tipo televisivo, senza un briciolo di memoria sull'appartenenza comune di specie.
2005: Una vita senza senso