Newsletter numero 242, 29 dicembre 2020

Cronache da Virolandia

Mentre scriviamo il contatore inesorabile della pandemia segna 81,4 milioni di contagiati nel mondo con 1,8 milioni di morti. I dieci maggiori paesi per numero di contagiati sono tutti ritornati a grafici con curve di crescita esponenziale più o meno pronunciata. Ciò significa che le pur ridicole misure di contenimento e/o l'inizio di un barlume della cosiddetta immunità di gregge avevano sortito qualche effetto che però è svanito. Tutto da rifare, dunque? Si ripeterebbero gli stessi "errori". Vien da pensare che se lasciassimo fare a madre natura, oltre una certa soglia, quando si vedessero troppi morti contigui, parenti, amici, compagni di lavoro, ci si spaventerebbe adeguatamente e, invece di alimentare ingannevoli dietrologie, si adotterebbero almeno misure di autodifesa. In ogni caso non siamo di fronte a un progetto cosciente, o a una organizzazione delle immani risorse potenziali, ma a un darwinismo sociale, alla sopravvivenza del più adatto, come animali braccati nella giungla capitalistica, secondo l'efficace osservazione di Marx.

2020: Prove di estinzione (la dottrina del rimedio)

Shopping assassino

Si debbono adottare allora le drastiche misure che hanno avuto tanto successo in Cina? Probabilmente no, perché nessun altro paese ha una massa critica di 1,4 miliardi di abitanti e così concentrati. Democrazia o pseudo-comunismo non c'entrano: se i cinesi avessero agito come gli americani, avrebbero 100 milioni di contagiati e 1,5 milioni di morti (forse di più, perché oltre ai numeri contano la concentrazione urbana, la mobilità, l'inquinamento, ecc.). Comunque, è già certo che, con le pseudo-misure preventivate per l'assassino shopping natalizio ci sarà la terza ondata di espansione del virus con la conseguente terza chiusura sociale. Anche i taiwanesi sono cinesi: sono 22 milioni, hanno avuto 780 contagiati in tutto e 7 morti. Sono più furbi degli altri? O hanno semplicemente pensato che il prendere drastici provvedimenti subito avrebbe evitato il diffondersi del virus dopo?

2001: Controllo dei consumi, sviluppo dei bisogni umani

Con matita e righello

Andiamo su uno dei tanti siti che offrono dati sul virus e prendiamo il grafico dei contagi totali nel mondo. I primi cinquanta milioni sono stati raggiunti il 6 novembre, 8 mesi dall'inizio della pandemia. Ora stampiamo il grafico, prendiamo matita e righello, allunghiamo l'asse dei contagi, quello del tempo e proseguiamo a matita la curva, senza spezzarne la continuità. I secondi cinquanta milioni di contagiati saranno raggiunti entro gennaio, 2 mesi. Adesso facciamo la stessa operazione con la curva dei morti: il primo milione è stato raggiunto in 7 mesi. Il secondo milione sarà raggiunto in 2 mesi. Il terzo milione l'avremo entro gennaio, 1 mese. Se confrontiamo con l'andamento passato e teniamo conto dello shopping natalizio, possiamo accettare con una certa sicurezza l'andamento della macabra curva, nel frattempo diventata esponenziale (dall'inizio novembre) e la tendenza alla diminuzione del tempo di incremento del milione di morti sarà accentuata. Questo vuol dire che se tutto rimane così, entro la primavera salterà il sistema sanitario mondiale. Abbiamo usato un metodo troppo primitivo? Tranquilli, si è fatta una tale confusione con i dati che matita e righello al confronto sono macchine di precisione.

1957: Triviale rigurgito di illuminismo
2017: Il grande collasso

Dati meno inaffidabili

Nelle scorse newsletter abbiamo commentato le previsioni riguardo alla crisi economica, in corso ben prima che comparisse il virus. Adesso stanno uscendo i dati di previsione per il 2021 come proiezione di quelli del 2020, quindi più realistici. Sul milione circa di imprese con 3 o più addetti, 73.000 hanno già chiuso, mentre ci si aspetta per i primi mesi dell'anno prossimo la chiusura di 390.000 imprese del commercio non alimentare e di 150.000 del terziario. L'andamento è grave in quanto fino allo scorso novembre il 70% delle imprese italiane lavorava, segno che quelle misure non erano efficaci. Oggi sono il 70% le imprese che prevedono una diminuzione del fatturato. Pesano sull'attività delle imprese in generale la restrizione del credito (per il 40% delle imprese commerciali) proprio quando sarebbe necessario espanderlo, oltre all'incertezza dei blocchi, che ovviamente i capitalisti vorrebbero eliminare del tutto, contagi o meno. Un lockdown nazionale sarebbe "devastante per imprese e lavoro", dice una fondazione di consulenti dell'industria. Devastante il rifiuto del lavoro da parte dei proletari quando è matematicamente certo che a causa del lavoro una data percentuale di loro deve morire?

2000: Tempo di lavoro, tempo di vita
2008: Un modello dinamico di crisi

Boh

La Brexit costerà al Regno Unito 223 miliardi di euro entro la fine di quest'anno. Le quote di appartenenza alla UE contro le quali si scagliavano i nazionalisti sono costate, in 47 anni, 240 miliardi. Il trattato prevede zero dazi e zero quote per le merci rigorosamente britanniche, esclude tuttavia i servizi, i quali rappresentano l'80% dell'economia dell'Isola. Ricordiamo sempre che il capitale ha base planetaria mentre la borghesia che lo possiede ha base nazionale. Ma qui siamo di fronte a qualcosa che non è solo nazionalismo. Quella inglese è evidentemente una borghesia che crede ancora di avere il controllo sul capitale come ai tempi della regina Vittoria. Però, senza una vera economia produttiva nazionale alle spalle, è esclusa anche quella parvenza di controllo del capitale di cui ha bisogno la finanza come copertura. Ciò viene avvertito dagli altri paesi nel gioco della concorrenza internazionale. Boris Johnson cavalca un pragmatismo un po' sbruffone, al limite della legalità, come la sconfessione di trattati internazionali (questione irlandese) o come la truffa sui vantaggi della sua get brexit done, (facciamola finita con 'sta brexit), ma non tiene conto che bisogna fare i conti con un capitale non più vincolato alla proprietà di qualcuno: com'è arrivato a Londra sull'onda della finanziarizzazione, se ne può anche andare con la crisi della finanza. Per adesso qualcuno ha calcolato che occorreranno nei vari uffici cinquantamila funzionari in più solo per gestire l'import-export non più regolato, mentre la burocrazia richiederà ben 270 milioni di documenti in più rispetto ai 55 milioni attuali.

2005: L'autonomizzarsi del Capitale e le sue conseguenze pratiche
2019: Brexit

Interclassismo risorgente e tenace

Il periodico Le Monde Diplomatique celebra il centenario della nascita del Partito Comunista Francese con un articolo così intitolato: "Cento anni fa nasceva un partito autenticamente popolare". Il sottotitolo recita: "Dal momento in cui vide la luce, nel dicembre 1920, il Partito Comunista Francese rivendicò un posto singolare nel paesaggio politico francese: quello della sola formazione popolare diretta da gente del popolo per servire gli interessi del popolo. Nell'ora in cui il fossato fra le classi dirigenti e le classi laboriose sembrava più profondo che mai, la sua storia è ricca di insegnamenti." Il numero uno dei quali, per i partiti opportunisti come per i borghesi è: colmare il fossato con lo stato corporativo.

2017: La socializzazione fascista e il comunismo
2020: La Grande Socializzazione

Artico in dissoluzione

Il disgelo del permafrost, il terreno perennemente ghiacciato dell'Artide, sta provocando la circolazione di microrganismi finora poco diffusi o addirittura sconosciuti. L'impatto sulla biosfera e le conseguenze sono in gran parte ignote: da un lato vi sono conseguenze fisico-chimiche come la liberazione di metano dai ghiacci e la sua bio-produzione da parte di batteri, dall'altro è sempre più minacciosa la ricomparsa di vecchie malattie (nel 2016 in Alaska il disgelo ha liberato spore di antrace causando un'epidemia). Ma il pericolo maggiore deriva dai microorganismi sconosciuti, che potrebbero interagire con il potenziale genetico ricombinante di quelli conosciuti e altamente letali. Di fronte a queste sfide da parte della natura, che l'uomo asseconda nonostante i mezzi esistenti per prevenirle, è sempre più evidente che non servono a niente "forme di governo" legate all'economia politica. Se non ci togliamo dai piedi in fretta la letale forma capitalistica, il pericolo di estinzione della nostra specie rimane all'orizzonte del possibile.

2006: Il rovesciamento della prassi
2019: Dov'è finito il Futuro?

Newsletter