Newsletter n. 98, 4 settembre 2006
I primi cinque anni di guerra infinita
Sono passati cinque anni dall'11 settembre 2001. Ancora oggi vi sono pesanti interrogativi senza risposta sulla meccanica degli avvenimenti di quel giorno, ma intanto la "guerra infinita" continua. Dopo le invasioni dell'Afghanistan e dell'Iraq si sono succedute le "rivoluzioni" filo-americane, dall'Ucraina al Tagikistan. A volte sono esplose le rispettive "controrivoluzioni" come in Libano, dove un milione di persone erano scese in piazza "con i blues jeans" e un altro milione "con il chador" (gli abitanti sono 3,8 milioni). Nel caso del Libano s'è visto com'è andata a finire: chi scivola sulla china dei "paesi canaglia" viene semplicemente distrutto e occupato militarmente (specificamente da un servizievole alleato come Israele). E provocare un milione di profughi con i bombardamenti è peggio che semplicemente distruggere. Siccome però né gli Stati Uniti né Israele hanno forze militari sufficienti al controllo del territorio, ecco che s'imbastisce una "politica internazionale" atta a dislocare centinaia di migliaia di soldati di varia nazionalità in giro per il mondo. Gioco pericoloso, dato che i vari paesi potrebbero incominciare a muovere truppe per conto proprio. In Libano gli europei ci stanno già provando.
2003: Teoria e prassi della nuova politiguerra americana
Scelte economiche integrate tra Russia e Cina
Per mantenere i suoi elevati standard produttivi, la "locomotiva" cinese ha sempre più bisogno di accedere direttamente alle fonti energetiche. Così dallo scorso 26 maggio il petrolio grezzo kazako fluisce attraverso una conduttura di 1000 km che va da Atasu al Passo di Alataw, all'estremo ovest cinese. Questo oleodotto è il primo caso di fornitura diretta di petrolio alla Cina, ed entro il 2011 verrà esteso per altri 3000 km fino a Dushanzi, dove i cinesi stanno costruendo la loro più grande raffineria. La Cina sta poi trattando con i russi per ottenere dal 2008 il rifornimento di gas e petrolio al Nordest attraverso condotte siberiane. Inoltre la compagnia statale cinese Grid Corp ha annunciato che aumenterà le importazioni di elettricità dalla Russia per poter sopperire all'incapacità di coprire l'intera domanda interna d'energia elettrica, che attualmente costringe la Cina ad una politica dei "black out programmati".
2002: Cina, polveriera del mondo capitalistico
La SCO in funzione anti-americana
La SCO, Shanghai Cooperation Organization, fu fondata nel giugno 2001 da Cina e Russia, insieme a Kazakistan, Kirgizistan, Tagikistan e Uzbekistan, per sviluppare una cooperazione economica soprattutto nelle scelte di politica energetico-finanziaria. Negli ultimi tempi questi paesi hanno preso anche accordi strategici per arginare le mire egemoniche degli Stati Uniti, che già avevano appoggiato le loro partigianerie nelle cosiddette rivoluzioni colorate. La Russia ad esempio sta progettando di rendere il rublo convertibile in euro, per usarlo nelle transazioni di gas e petrolio; intende inoltre convertire in oro 40 miliardi di dollari delle sue riserve. Se andassero in porto le trattative per l'ingresso dell'Iran nell'organizzazione, la SCO controllerebbe gran parte delle riserve mondiali di gas e una porzione significativa di quelle di petrolio. L'Iran ha già occupato militarmente alcune isole strategiche nello stretto di Hormuz, sulla rotta delle petroliere che trasportano gran parte del petrolio diretto in Occidente.
2005: Ucraina, Georgia, Libano, Kirghizistan
Nuovo fronte della guerra globale
L'Africa occidentale ha riserve petrolifere accertate per circa 60 miliardi di barili. Le agenzie di ricerca americane calcolano che il 20% del petrolio che fluirà verso il consumo mondiale di qui al 2010 arriverà dal Golfo di Guinea. La Nigeria fornisce già agli stati Uniti il 10% della loro importazione petrolifera, l'Angola il 4%, cifra che potrebbe raddoppiare entro la data suddetta. Il Pentagono si sta perciò muovendo per consolidare la presenza militare USA nel Golfo di Guinea. Le riserve petrolifere africane sono d'importanza primaria anche per la Cina, che importa più del 25% del proprio petrolio proprio dall'Africa (Angola, Sudan, Congo) e che, con la crescita esponenziale della propria produzione, considera gli approvvigionamenti energetici come elemento strategico primario. Gli Stati Uniti non intendono affatto perdere la loro posizione egemonica e stanno facendo di tutto per arginare i possibili futuri concorrenti, stipulando alleanze più strette con i paesi dell'Asia centrale.
2001: La Guerra planetaria degli Stati Uniti d'America
Il dragone si affaccia sul continente nero
Per sopperire al fabbisogno energetico futuro, la Cina si è mossa anche in direzione dei consolidati domini petroliferi americani, inglesi e francesi in Africa. Dal 2000 ha ridotto le tariffe di 190 beni importati da 28 paesi africani e ha cancellato 1,2 miliardi di dollari dal loro debito. La banca cinese di import-export ha prestato 2 miliardi di dollari alla sola Angola in cambio di un accordo per la prospezione petrolifera. Ora, la Cina è il principale sfruttatore dell'oleodotto in Sudan, da cui proviene il 7% delle sue importazioni petrolifere. Ha già raggiunto accordi d'estrazione con Nigeria (maggior produttore africano), Gabon, Costa d'Avorio, Liberia e Guinea Equatoriale, in cambio di investimenti in infrastrutture locali. Il più importante organismo di politica estera statunitense, il New York Council on Foreign Relations, ha lanciato l'allarme sull'accanita ricerca di fonti energetiche da parte della Cina, in quanto mette in discussione "i nostri crescenti interessi nazionali nel continente".
2004: Petrolio
Out of control
Il libro di Kevin Kelly (ediz. Urra-Apogeo) anticipa un futuro che determinerà il nostro stesso cammino evolutivo. Le macchine diverranno sempre meno distinguibili dagli organismi viventi: "Il regno del nato – tutto ciò che è natura – e il regno del prodotto – tutto ciò che è costruito dall'uomo – stanno diventando una cosa sola. Le macchine stanno diventando biologiche, e ciò che è biologico sta diventando meccanizzato". Una civiltà neobiologica quindi, dove le macchine – e i sistemi politici, economici e sociali – assumono i connotati degli organismi naturali (cellula, cervello, ecc.) per poter continuare a funzionare. "La logica di Bios viene trasfusa nelle macchine allo stesso tempo che la logica di Tecne viene trasfusa nella vita". Oggi le cose prodotte dall'uomo si comportano in maniera sempre più ''vivente'', e la vita si sta meccanizzando. Tende a sparire la separazione tra l'organico e il manufatto, che sono sempre stati due componenti di un solo essere: l'uomo-industria (Marx, Manoscritti del 1844). Una lettura potrebbe essere: sotto il capitalismo l'uomo non ce la farà a unificare la conoscenza, ci vuole un'altra società. Adesso mondo del prodotto e mondo del nato sono per definizione separati, quindi per definizione out of control, fuori controllo.
2006: Genesi dell'uomo-industria (contro il primitivismo)
Il lavoro (oggi) mortifica l'uomo
Il lavoro angoscia quando non lo si trova e quando lo si è trovato non è che renda felici e sereni. Ma c'è chi sfoga la propria angoscia esistenziale proprio nel feticcio del lavoro. La marxiana alienazione "del" lavoro diventa alienazione "nel" lavoro e anche "da" lavoro; diventa cioè assorbimento totale da parte di quello che sembra l'unico scopo della vita. Al di fuori del quale è sempre più difficile identificarsi in qualcosa, visto che le attitudini individuali vengono sacrificate in un processo produttivo che schiavizza. Anche il cosiddetto tempo libero finisce per diventare tempo di lavoro: sport e divertimento non sono altro che l'espansione della produzione al di là della fabbrica. Anche la scuola, che a rigore dovrebbe essere tempo di vita (conoscenza) diventa azienda, il preside manager, gli insegnanti produttori di ideologia borghese e gli alunni clienti.
1997: "Diritto
al lavoro" o libertà dal lavoro salariato?
2000: Tempo
di lavoro, tempo di vita
2002: Il
lavoro prossimo venturo