Numero 119, 15 gennaio 2008

Il Richistan, nazione virtuale autonoma

Robert Frank nel suo saggio Crown Publishers, divenuto subito un best-seller in Usa e Gran Bretagna, afferma: "I milionari [in dollari] sono cittadini di una nazione virtuale, una società nella società". Richistan vuol dire "terra dei ricchi" e, nell'epoca del Capitale globalizzato, è ovviamente un "luogo" senza confini. Come fosse un paese con nove milioni e mezzo di abitanti (la popolazione della Svezia), ma con un Prodotto Interno Lordo di 37.000 miliardi di dollari, tre volte quello degli Stati Uniti. Un paese che per di più cresce a tassi maggiori di quelli della Cina. Il numero degli abitanti del Richistan è aumentato nell'ultimo anno dell'11.4%, grazie soprattutto al reclutamento dei nuovi ricchi orientali. Di fronte a un PIL mondiale che si incrementa in termini reali dell'1 o 2%, è matematico che la miseria relativa ingigantisca. Alla faccia di chi afferma la fine della polarizzazione sociale, perciò di classe.

2006: La legge della miseria crescente

Riforma del lavoro in Cina

Sotto la spinta di poderose rivolte sociali e altrettanti scioperi operai (23.900 nel solo 2006) è entrata in vigore dal primo gennaio 2008 la riforma del diritto del lavoro in Cina. Le nuove norme assegnano un ruolo significativo alle organizzazioni sindacali e regolano la durata dei contratti e l'ammontare dei salari. Sembra che il Governo cinese cominci ad ascoltare il gran piagnisteo dei capitalisti occidentali sul confronto fra il costo del lavoro in Europa e in Cina. In realtà sono le multinazionali occidentali le prime a beneficiare del differenziale facendo concorrenza ad altre aziende occidentali. Adesso alla notizia dell'entrata in vigore della riforma, alcune grosse multinazionali come la Nike e Olympus hanno annunciato che sposteranno rami produttivi in Vietnam per tagliare i crescenti costi del lavoro. Lo sviluppo asiatico non può che essere sinonimo di contrazione produttiva in Occidente con le prevedibili, da noi auspicate conseguenze.

2000: Lotte di classe in Cina
2005: Sindrome cinese

Nella valle di Elah

E' nella valle di Elah che il piccolo Davide uccide il gigante Golia. Ce lo ricorda Paul Haggis nel suo ultimo film, in cui la guerra americana mostra il suo fronte interno, quello dei reduci che non possono più essere "normali". Hank Deerfield, patriottico veterano del Vietnam cerca la verità sul figlio Mike, scomparso durante una licenza dall'Iraq. Del ragazzo viene trovato il cadavere, fatto a pezzi e bruciato, presso la base militare che lo ospitava. L'esercito cerca di insabbiare il caso, ma Hank indaga per conto suo. Il patriottismo del vecchio militare si sgretola poco a poco di fronte alla sporca realtà che emerge. Il film riprende senza retorica una storia vera, una delle tante di questa e di altre guerre. Come nel film precedente, Crash, Haggis rifiuta la contrapposizione fra "buoni" e "cattivi": la società macina tutti, e i sacri valori Dio, Patria e Famiglia si confondono con l'orrore quando si scopre che il buon ragazzo di provincia è un massacratore e torturatore, al pari degli "altri". Alla fine del film, simbolicamente, il vecchio patriota esegue un alzabandiera con il vessillo a rovescio, che in codice militare significa "aiuto!".

2002: L'importanza del movimento americano contro la guerra

Una società mucillagine

La borghesia è sempre più angosciata dalla continua "perdita di energia" del sistema. Nel 41° Rapporto sulla situazione sociale del Paese il presidente del Censis osserva che "cultura", "scuola", "istituzioni", ecc. sono ormai parole prive di significato reale. Di conseguenza sono vuoti i tentativi di assemblare "partiti del Popolo", di destra o di sinistra. Proposte prive di senso, dal momento che nessuno crede più a "uno sviluppo collettivo in cui ci stiamo tutti". A questo si aggiungono "la violenza, la volgarità, lo sballo", una "dimensione sempre più disadorna della cultura collettiva", una "scuola dileggiata dai ragazzi che filmano gli insegnanti con il cellulare o provocano incendi". La sociologia fotografa la situazione ma non può avanzare soluzioni, perciò il suo discorso si traduce in una predica vuota.

2003: L'estinzione della scuola e la formazione dell'uomo sociale
2005: Una vita senza senso

Il grande rifiuto

La polizia giapponese ha arrestato un elettricista di 33 anni che dal 2006 gestiva un sito web, con lo scopo dichiarato di fornire assistenza agli aspiranti suicidi. In Giappone più di 30.000 persone si sono uccise nel solo 2006. Secondo gli esperti, i siti specializzati attraggono persone che altrimenti non avrebbero il coraggio di uccidersi autonomamente, quindi favoriscono il fenomeno. Migliaia di individui si rendono conto che è loro preclusa ogni possibilità di vita umana, perciò sono posti di fronte a un'alternativa spietata: o dedicarsi anima e corpo a un qualcosa che appartiene ad altri (cioè a un'astrazione come il Capitale resosi indipendente dagli uomini) o negarsi a questa mostruosità, cosa che è possibile solo attraverso vie estreme. Il suicidio è la faccia negativa della ribellione cosciente.

2005: L'autonomizzarsi del Capitale

Impatto sociale delle nuove tecnologie

Si stanno affermando sul mercato hard disk di notevole capacità basati su memorie flash (cioè senza meccanica mobile), poco più voluminosi di una carta di credito. Il fatto di per sé non è particolarmente significativo, ma è un altro passo verso quella che Calvino definiva marcia verso la "leggerezza", cioè verso merci che richiedono sempre meno cicli produttivi. Il loro impatto sostitutivo non può essere paragonato a quello provocato dall'uso del vapore, dell'elettricità, del telegrafo e persino dalla prima informatica. La "obsolescenza morale" (Marx) della massa di manufatti che ricopre buona parte della crosta terrestre è sempre più veloce. Potenzialmente è già morto il computer personale, dal momento che basterebbe un terminale (schermo, tastiera e un po' di memoria) per collegarsi a un possibile e in parte già realizzato cervello comune. Potrebbero sparire da subito molte fabbriche di computer, radio, televisori e l'apparato di produzione e trasmissione radiotelevisiva. Via anche il libro di carta, la libreria, il Cd, il negozio che lo vende e lo affitta, la biblioteca, la cartiera, la piantagione di alberi da carta, il boscaiolo, la tipografia, la scaffalatura, la polvere da levare, le fabbriche di rotative e altre macchine, ecc. ecc. La produzione che rimane potrebbe essere molto più automatizzata. Un pericolo? Non vediamo l'ora...

2000: Essere digitali
2000: Massimo di centralizzazione

Possedere il clima: la fantapolitica diviene realta

La guerra preventiva si sta estendendo a campi che fino a poco tempo fa sembravano relegati alla fantapolitica. La documentazione del generale Fabio Mini sul penultimo numero di Limes (Owning the Weather, ossia possedere il clima) dimostra che la guerra si sta svolgendo anche mediante la distruzione della natura e il cambiamento delle condizioni climatiche nelle aree avversarie. Per il momento l'accusato speciale per l'influsso sul clima è la Cina, ma solo perché il suo apparato produttivo inquina come quello occidentale degli anni '50. Sta di fatto che non potrà durare a lungo la situazione di complementarità fra USA e Cina. Se quest'ultima sta utilizzando il residuo slancio consumistico americano, l'America non potrà tollerare a lungo la crescente supremazia industriale cinese (raggiunta, ricordiamolo, nel 2003). Perciò vi saranno solo due soluzioni: o il raggiungimento di una complementarità totale (servizi e finanza in cambio di industria) contro il resto del mondo, o uno scontro diretto. Ma siccome non è possibile per gli USA una guerra frontale contro il resto del mondo, ecco che si profila quella politiguerra strisciante dove ogni mezzo è buono, dal clima al cibo, dalle tempeste finanziarie alle malattie.

2007: Dall'equilibrio del terrore al terrore dell'equilibrio
2002: Cina, polveriera del mondo capitalistico

Tra i rifiuti della banlieue napoletana

In Napoli e provincia si producono 523 kg di spazzatura pro capite all'anno, più o meno la stessa quantità della provincia di Torino (533) o Milano (576), ma l'impatto ambientale e sociale sembra oggettivamente diverso. Perché? Ovviamente la causa generale è un cocktail di concause, e la napoletanità non c'entra, dato che il vistoso fenomeno locale non è che l'esplosione di una prassi globale. Insomma, finché condizioni particolari permettevano all'industria di tutto il paese e anche dell'estero uno smaltimento incontrollato delle scorie in quella zona, tutto andava bene. Adesso che la popolazione non ne può più, ecco che scoppia il bubbone. E la "monnezza" campana, come per una vendetta e per sollecitare una reazione, viene abbandonata nelle strade dal potere pubblico. Inusitato? Ridicolo? Mica tanto. Prendiamo ad esempio la nomina del grande sbirro-commissario: egli avrà il potere di inviare la spazzatura campana in tutta Italia e anche all'estero per lo smaltimento. Ed ecco infatti sollevarsi la protesta anche nei luoghi di destinazione. Abbiamo sotto agli occhi l'evoluzione di una rete di interessi, ben intreccciati: il "popolo" non vuole più la spazzatura sotto le finestre e tantomeno le malattie indotte; il "potere" dà ragione al "popolo" ma chiede una collaborazione fattiva: raccolta differenziata e filiera produttiva fino al cosiddetto termovalorizzatore; il "sottopotere" gestirà la logistica del grande business. Lo smaltimento costa 200 euro a tonnellata, 100 euro pro capite all'anno, più la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio. Per 58 milioni di abitanti. Facendosi i conti in tasca la vecchia mafia dei pizzini preferisce farsi industria, ma ha bisogno del popolo e dello Stato. O viceversa, che fa lo stesso.

2000: Elevare i costi di produzione

USA, rischio recessione

Il 2008 si apre con una crescita del tasso di disoccupazione americano. La notizia ha scatenato una bufera sui mercati finanziari. L'indebolimento dell'economia americana mentre è debole anche il Dollaro, la crisi immobiliare legata ai mutui subprime, gli alti prezzi del petrolio e le pressioni inflazionistiche complicano la vita ai dirigenti della Federal Reserve. Tra settembre e dicembre, hanno già abbassato il costo del denaro per tre volte consecutive, portandolo al 4%. I paesi asiatici - tutti esportatori netti - non possono e non vogliono accettare supinamente un'eccessiva svalutazione del Dollaro, cioè una rivalutazione della propria moneta, cioè una penalizzazione delle proprie esportazioni. Dalla Cina alla Corea, dal Giappone a Singapore, le nazioni asiatiche cercano di impedire la caduta del Dollaro ingolfandosi di riserve e di titoli di stato americani. Ma fino a quando potrà durare questo circolo vizioso? Se qualche paese creditore non volesse più accumulare i buoni del tesoro di Washington, l'indebitamento americano verso il mondo non sarebbe più sostenibile. Più si espande l'insieme del debito USA (federale, statale, privato ed estero) più i paesi creditori si trovano esposti alla reazione americana.

2007: Lo starnuto di Washington è davvero polmonite d'Europa?
2007: Dall'equilibrio del terrore al terrore dell'equilibrio

Newsletter