Newsletter numero 168, 18 dicembre 2010

Effetto domino

Uno dopo l'altro, stanno cedendo gli anelli deboli del capitalismo europeo: dopo l'Islanda e la Grecia, ora l'Irlanda, nonostante i suoi trionfali incrementi del PIL neppure troppo remoti, richiede il salvataggio alla Banca Centrale Europea. All'orizzonte si profilano salvataggi anche per Portogallo e Spagna. Qualcuno aggiunge anche l'Italia. Mancando una politica unitaria, ciascun paese cercherà di rimediare al proprio deficit agendo sulle condizioni di vita della popolazione, cosa che d'altronde stanno già facendo anche paesi "forti" come USA, Francia, Inghilterra e perfino Germania. Il Capitale avrebbe bisogno di un fascio-keynesismo centralizzatore mondiale e le singole borghesie si trastullano con la difesa delle prerogative liberal-nazionali. Antistoriche su tutta la linea.

2001: Rottura dei limiti d'azienda
2008: Un modello dinamico di crisi

L'unificazione catastrofica del Capitale

La Cina è ormai un partner troppo ingombrante per gli Stati Uniti. Così Obama è volato in India. Il paese è solo 14° nella graduatoria degli scambi commerciali con gli USA, ma ha 1,2 miliardi di abitanti e una robusta crescita economica. Duecento amministratori delegati delle maggiori imprese americane e un esercito di portaborse hanno seguito il presidente: l'apparato diplomatico e industrial-commerciale più vasto della storia. Durante un incontro all'università di Mumbai uno studente ha però messo in dubbio gli intenti di reciprocità americani chiedendo perché mai Washington blocchi l'espansione dei servizi telematici in outsourcing di cui l'India è il primo fornitore mondiale. Comprare senza vendere, esportando solo debito, per Washigton incomincia ad essere un problema.

1999: Globalizzazione
2008: Non è una crisi congiunturale

Dei profitti e delle pene

Negli Stati Uniti la popolazione carceraria ha ormai sorpassato i due milioni e mezzo di individui, dei quali 100.000 in isolamento, 128.000 all'ergastolo e 100.000 minorenni. Record mondiale: un detenuto ogni 100 abitanti adulti. Tutta questa gente non può certo essere ospitata gratis. Ecco quindi leggi ad hoc per il "recupero" attraverso i lavori forzati (Beccaria docet). L'attivismo delle lobby carcerarie private si fa frenetico: aumenta la pressione sugli uffici statali e federali per il mantenimento della "tolleranza zero". Massimo incremento della popolazione carceraria, mega business assicurato.

2010: L'outsourcing globale

La singolarità è vicina

Così è intitolato un libro di Ray Kurzweil, ristampato quest'anno. Meditando sullo sviluppo tecnologico, l'autore vede avvicinarsi velocemente "il punto di rottura degli equilibri del passato"; la svolta si verificherà quando l'intelligenza umana avrà completatemente superato il suo carattere biologico. Nel libro non si parla esplicitamente di rotture politico-sociali, e l'apparato scientista sembra ereditare il "progressismo" positivista ottocentesco; ma a noi il sorpasso del mondo "costruito" su quello "biologico" fa venire in mente la marcia della nostra specie dal caos darwiniano al progetto cosciente, traguardo che Marx ed Engels ritenevano possibile solo con l'avvento di una società non capitalistica.

2001: Einstein e alcuni schemi di rovesciamento della prassi
2006: Genesi dell'uomo-industria

Comunismo persistente

L'ideologia delle classi dominanti ha sempre "eternizzato" configurazioni sociali che le rivoluzioni hanno dimostrato essere invece transitorie. Oggi la borghesia eternizza ideologicamente proprietà privata, classi, lavoro salariato proiettando queste categorie sia nel passato che nel futuro; ma basta un approccio appena un po' critico al lavoro degli archeologi per capire che per millenni esse sono rimaste sconosciute alla nostra specie. Anzi, in una visione unitaria del divenire storico dell'uomo semplicemente non c'è posto per una "assenza di comunismo": anche nelle società di classe si sono sempre manifestate "persistenze comunistiche" seppure nascoste o mistificate, come nel ciclo produttivo interno alla fabbrica dove non vige la legge del valore, come in alcune forme monastiche o come in piccoli gruppi di individui raccolti in "comunità intenzionali" egualitarie e senza proprietà. Sembra quasi che la storia umana abbia sbrigativamente affrontato il salto nelle forme classiste per procedere velocemente e disfarsene il più in frettta possibile. Il percorso dal comunismo originario a quello sviluppato è infatti a chiarissima scansione logaritmica e la durata del capitalismo sarà ridicolmente beve.

1970: Dottrina dei modi di produzione
2003: Persistenze comunistiche ne corso della storia umana
2010: La prima grande rivoluzione
2010: Modo di produzione asiatico? Stabilità strutturale e morfogenesi nelle forme sociali di transizione

Austerity e polarizzazione sociale

La borghesia non ammette che la crisi "finanziaria" in atto sia la conseguenza di una cronica crisi di sovrapproduzione di merci e perciò di capitali. E vuole aumentare comunque la produttività, l'utilizzo degli impianti e l'investimento sui "fondamentali". Eppure il crollo della produzione industriale e dell'occupazione, l'impennata del debito pubblico, la contrazione dei consumi e il ristagno del prodottto lordo sono proprio dovuti a fattori che hanno mandato a rotoli i suddetti "fondamentali". Ogni provvedimento pone un rattoppo ma non fa che spostare a livello più alto il potenziale esplosivo della crisi. La risposta del proletariato per adesso consiste in focolai di lotta isolati. Ma Francia, Inghilterra, Grecia, Cina e altri paesi sono stati teatro di scontri sempre più significativi, e anche la gioventù condannata alla disoccupazione si ribella. La chiacchiera riformista ha il fiato sempre più corto.

2008: Non è una crisi congiunturale
2010: I fatti di Grecia e il loro generale contesto

I segreti di pulcinella

Edward Luttwak, il "mastino del Pentagono", dice che i "segreti" riguardanti l'Italia svelati da Wikileaks non sono che  rumore in confronto ai tentativi andreottiani e craxiani di far valere qualche briciolo di "sovranità nazionale". Tuttavia, come si sa, la neutralità italiana è targata Washington e nessuno, proprio nessuno, nemmeno il vecchio PCI moscovita ha mai messo in dubbio che così dovesse essere. Mica per niente durante la guerra americani e russi combatterono sullo stesso fronte, stabilendo poi a Yalta la spartizione del bottino. Se Andreotti e Craxi ebbero qualche guaio fu a causa del petrolio arabo, non certo per loro velleità neutraliste. Conferma la sbracata fedeltà atlantica il ministro Frattini, che urla livido di rabbia contro il discolo Assange, facendo eco a chi vuole addirittura revolverarlo. I vecchi sodalizi resistenziali sono duri a morire: il "comunista" D'Alema si fece complice bombardiere nella guerra contro la "dittatura" di Belgrado, mentre l'italietta continuò (continua) a spargere soldati sui fronti caldi al servizio delle guerre americane.

1945: Proletari! Disertate i Comitati di Liberazione Nazionale!
1946: La classe dominante italiana e il suo stato nazionale

Opponiamoci (ma non troppo)

"Chiediamo lo sciopero generale per dire chiaramente all’Europa delle banche che non può continuare a chiedere ai popoli e ai cittadini di sacrificare i loro elementari diritti per salvare la speculazione finanziaria". Popoli, cittadini e diritti, così il linguaggio della sedicente sinistra sindacale della CGIL. Che è talmente succube del sistema concertativo, ha talmente paura di contrapporsi ai padroni, è talmente sulla difensiva, da non essere neppure più in grado di proporre le classiche misure "anticrisi" che furono della borghesia, quelle del trentennio che seguì la Guerra, basate sull'incremento dei consumi proletari attraverso la leva del salario. Non è un caso che tutti i documenti prodotti dal sindacalismo d'oggi, ufficiale o minoritario, assomiglino a interventi parlamentari di banali politicanti.

2005: Sciopero generale: per saldare la lotta di tutti i lavoratori, più precari che mai

Il Diciotto Brumaio del Partito che non c'è

La borghesia, classe ormai inutile sulla scena storica, rappresenta in continuazione la stessa commedia. Adesso, a parte i sobbollimenti glandolari, emergerebbero relazioni pericolose del capo dell'Esecutivo con potenze straniere, mafie e trafficanti corrotti. I suoi predecessori corteggiavano il Capitale con non meno entusiasmo, e prima ancora il flirt si arricchiva di misteriose figure golpiste. Scomodi funzionari del Capitale e solerti sbirri dello Stato erano messi a tacere per sempre. Insomma, si può risalire all'Unità d'Italia e anche prima. Ogni tanto, in periodo di crisi, si tenta di cambiare rotta. La patria lo vuole. Solo che stavolta s'è infittito il mercato, e il meretricio col Capitale è alla luce del sole. Il partito dell'ordine si fa irresistible, solo che stenta a nascere, ci vorrà forse un parto cesareo tipo 1922.

1992: Il Diciotto Bruaio del partito che non c'è
2001: Governo in partita doppia (Berlusconi presidente del Consiglio)
2008: Elezioni non proprio normali

Studenti in piazza

Le manifestazioni che scaturiscono dalla rabbia dei giovani cozzano contro i propri limiti, rappresentati dagli obiettivi (la riforma Gelmini), dai programmi (una riforma diversa) e dagli alleati (tutti i politici, i giornalisti, i cantanti, ecc. dell'opposizione parlamentare). Nonostante la grande "visibilità mediatica" lo scontro non è ancora al livello raggiunto in altri paesi dove analoga è la disperazione di fronte a un futuro certo di disoccupazione e precariato. Le motivazioni ufficiali coprono in effetti un qualcosa di più profondo che non il disagio per la politica del governo o il vago desiderio di riforma. In gioco c'è un istinto elementare, alimentato da uno sguardo realistico sul futuro già segnato dal presente.

1995: Rompere con il capitalismo
2005: Una vita senza senso

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