Newsletter numero 185, 9 aprile 2012
Primavera globale
La popolazione americana, che un tempo beneficiava della politica neocoloniale degli Stati Uniti, incomincia a rendersi conto che un limite è stato raggiunto e che essa stessa è ormai colonizzata. Supersfruttata, indebitata, senza riserve e senza copertura sanitaria sta faticosamente cercando la via della ribellione. Il movimento Occupy Wall Street ha compiuto sei mesi di vita e in centinaia di città sta intensificando le occupazioni, le manifestazioni, gli interventi contro banche, multinazionali e simboli dello stato. Chiama i suoi militanti a una grande esercitazione in vista del grande sciopero generale internazionale proclamato per il Primo Maggio. S'intensifica ovviamente anche la repressione: "La polizia, armata fino ai denti, sta lanciando operazioni in stile militare per impedire le proteste anche prima che accadano, in uno scenario che ricorda gli sforzi contro-insurrezionali degli USA in Iraq o in Afghanistan". Come tende a svanire la distinzione tra fronte interno e fronte esterno, così svanisce la distinzione tra polizia ed esercito.
2003: L'nvasione
degli ultracorpi
2011: Occupy
the world together
We are the 99%
Ci sono migliaia di anonime schede personali in uno dei siti del movimento americano. Sono quasi tutte di proletari, mogli e figli di proletari o comunque senza-riserve proletarizzati. Alcuni rottami stalinisti, cui fanno eco pretesi ultra-sinistri con la puzza sotto il naso, disprezzano questo movimento e le sue ingenue parole d'ordine. Ciechi politici, non vedono che dal ventre della balena si alza una voce anticapitalista che non si limita a "rivendicare guarentigie" entro il sistema.
Non è un governo congiunturale
La rivoluzione mina le fondamenta del parlamentarismo inviando in parlamento i suoi affossatori. Essi mostrano di essere al servizio della democrazia, ma proclamano che se il popolo bue "non è pronto" per il governo tecnico risanatore potrebbero anche mollare. Ma non molleranno. E siccome non si tornerà all'orbace e al manganello, siamo di fronte a una tendenza che andrà oltre l'attuale demofascismo. Vedremo dunque compiersi la prima fase di macelleria sociale e avanzare una seconda fase di riforma del corporativismo ereditato dal ventennio. Sarà spiegato al popolo che è necessario ammodernare la "politica", riformare la legge elettorale, magari cambiare la costituzione. Se le spinte materiali saranno sufficienti, si passerà a una Terza Repubblica, più tecnica, più snella, meno parolaia, meno dissipativa. Sarebbe piaciuta a Giuseppe Bottai, teorico della riforma tecno-fascista.
1992: Il
18 brumaio del partito che non c'è (nasce la Seconda Repubblica)
2008: Elezioni
non proprio normali
2011: Il
piccolo golpe d'autunno (breve storia di un governo tecnico)
Terra di confine
E' nato negli Stati Uniti un esperimento fai-da-te chiamato Villaggio Globale. Si tratta di un kit strumentale e progettuale in grado di soddisfare le esigenze di una piccola comunità. Quest'ultima, con l'ausilio di una cinquantina di macchine autoprogettate e costruite (trattore multiuso, gruppo elettrogeno, pressa per mattoni, ecc.) cercherà di dimostrare che non è impossibile affrancarsi dal consumismo e dal ciclo mercantile. Saranno autoprodotte macchine per mezzo di macchine e realizzati oggetti complessi come computer, o di grandi dimensioni come case. Tutto sarà basato su progetti open source, liberi, gratuiti, sviluppati in rete con il metodo wiki, sperimentati e migliorati di continuo. Lo stesso villaggio iniziale (Factor E Farm) nell'insieme è il risultato di un minuzioso progetto. Quella che a prima vista sembra una isolata comunità utopica proudhoniana di bricoleur è invece - per adesso - una potenziale rete complessa, una entità glocale in grado di superare le condizioni esistenti. L'industria progetta consapevolmente oggetti a termine, nel nostro caso il kit è progettato per non rompersi mai. Gli uomini hanno sempre migrato verso le macchine, nel nostro caso succede il contrario. L'industria capitalistica è prima di tutto azienda, nel nostro caso è solo industria. La produzione-distribuzione capitalistica è concorrenza, nel nostro caso è cooperazione. Nel mercato impera il valore di scambio, nelle Factor E Farm impera il valore d'uso.
2002: Fabbriche
portatili
2008: Il
movimento per la semplicità volontaria
Social-virus
Complice la diffusione delle nuove tecnologie e dei nuovi prodotti (internet, hashtag, social network, blog, email, reti collabortive, ecc.), ritorna alla ribalta la teoria evoluzionistica dei "memi", ovvero della trasmissione di unità di informazione fra gli individui, cioè fra le cellule del nostro cervello sociale. I memi si propagherebbero di cervello in cervello tramite i mezzi suddetti proprio come i geni (l'assonanza dei termini non è casuale) si propagano di corpo in corpo tramite le cellule riproduttive. Così, sulla Rete, abbiamo visto lo scorso ottobre diffondersi in mille città del mondo l'esigenza di manifestare contro il capitalismo. Recentemente, a un messaggio di solidarietà di Occupy Wall Street nei confronti di lavoratori cinesi in lotta ha fatto eco un messaggio di antagonisti cinesi in solidarietà con i militanti americani. Messaggi pubblici di amicizia da israeliani a iraniani e viceversa hanno fatto immediatamente il giro del mondo, producendo anche manifestazioni in Israele contro le prospettive di guerra.
2000: Il
cervello sociale
2009: Uno
spettro si aggira per la Rete
Offensive padronali, lacrimatoio sindacale
La CGIL finge una grintosa difesa dell'articolo 18. La cosiddetta sinistra sindacale si lamenta per la malafede degli apparati dirigenti, ma è pronta anch'essa a difendere il principio che vuole la lotta di classe ingabbiata in leggi dello stato borghese. Il governo per parte sua se ne frega di tutti gli articoli 18 e li adopera soltanto come materia di concertazione. Gli fa eco il neo eletto della Confindustria: nessuno ha mai licenziato o evitato di licenziare in base all'articolo in questione. Se proprio si vuole rivendicare una regola, invece di trattare su cavilli da azzeccagarbugli si lotti per una diminuzione della giornata lavorativa e per il salario ai disoccupati. Se proprio si vuole lottare contro le "politiche antisociali del governo e della BCE" si cerchi di essere almeno in grado di contrapporre uno sciopero generale, l'unico deterrente che i nostri avversari capiscano.
1949: Lotta
di classe e "offensive padronali"
2002: Una
storia infinita di "articoli 18" (la lunga storia dello Stato
corporativo)
La Religione del Capitale
"Con i provvedimenti adottati è stato portato al sicuro il Paese": ora bisogna "azionare tutti gli strumenti e investire tutte le risorse" per creare lavoro, "priorità assoluta", perchè "bene sommo è la persona, e la persona che lavora" . Queste parole che sembrano un collage fra Bersani e Cremaschi, sono state pronunciate dal capo dei vescovi Bagnasco. Finché parla così un prete, possiamo lasciar perdere, fa il suo mestiere. Il guaio è che l'arco completo della cosiddetta sinistra è allineato e coperto sulla religione del lavoro. Prega inginocchiato davanti al dio Capitale al quale chiede la grazia per un aumento del lavoro. E naturalmente per investimenti, crescita, produttività. Bisognerebbe non dimenticare mai che una volta si lottava perché venisse eliminato tempo di lavoro, che il Primo Maggio è stato proclamato dall'Internazionale come giornata di sciopero generale in ricordo degli operai uccisi a Chicago nel 1886 perché chiedevano una riduzione della giornata lavorativa.
1997: Diritto
al lavoro o libertà dal lavoro salariato?
2010: A
tutti i lavoratori che salgono sui tetti
Paurosi colli di bottiglia
Negli ultimi dieci anni il consumo giornaliero di petrolio della Cina è aumentato del 90%. Il consumo dell'India è aumentato del 47%, quello dell'Africa del 35%, quello del Brasile del 29% e quello dell'Arabia Saudita del 78%. Deutsche Bank ha calcolato che, se i consumi energetici di quest'ultimo paese continueranno a crescere a questo ritmo, da massimo fornitore mondiale diventerà importatore netto entro il 2038! Ciò significa che lo sviluppo capitalistico nei prossimi dieci anni sarà fortemente compromesso da una gigantesca "questione energetica", dato che le nuove scoperte di giacimenti non copriranno il fabbisogno. Chi può corre ai ripari. Ad esempio chi possiede altre materie prime, ne aumenterà il prezzo. La Cina, che possiede attualmente il 95% dei giacimenti di terre rare, ne ha già fortemente contingentato le esportazioni, suscitando una denuncia al WTO da parte di USA, Europa e Giapppone. Le terre rare sono indispensabili per le nuove tecnologie, e il MIT ha calcolato che nei prossimi 25 anni solo di neodimio e disprosio aumenterà il consumo rispettivamente del 700% e del 2.600%. Già è incominciato il contrabbando, fra poco costeranno come la droga. Una quantità enorme di plusvalore supplementare dovrà essere prodotta dai proletari per pagare la rendita.
In time
Conoscendo il capitalismo, non è difficile immaginare un mondo nel quale si sia privati del tempo di vita. In cui a venticinque anni d'età inizi il conto alla rovescia che porta, dopo un anno, alla morte. In cui l'unica soluzione per non crepare sia guadagnare tempo, letteralmente. In cui un contatore sul braccio ricordi quanto tempo resta e, per guadagnarne si debba essere schiavo, rispettare le regole, correre senza sosta, a differenza dei pochi riccastri immortali che detengono il monopolio temporale. In time è un film del regista Andrew Niccol. Ricorda inevitabilmente l'antenato del genere, La fuga di Logan (1976) e, pur essendo carico di stilemi holliwoodiani in attrito con un certo cyber-realismo, mette bene in luce l'alienazione prodotta da una società che obbliga i due protagonisti a diventare rapinatori di banche del tempo. Essi si ribellano e, come l'ormai vecchio Logan, disgregano il vecchio ordine. Buona l'idea, peccato la sceneggiatura puerile.
2000: Tempo
di lavoro, tempo di vita
2005: L'autonomizzarsi
del Capitale e le sue conseguenze pratiche